La famiglia: caposaldo per gli operatori delle FF.PP. (forze di polizia) e FF.AA. (forze armate)

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Avete mai sentito parlare delle Caste? Qualcuno vorrebbe farci credere che tutti i nostri giovani italiani che decidono di sacrificare la propria vita per il Paese, siano essi appartenenti alle Forze Armate o Forze di Polizia, godano di benefici intoccabili ed anzi, oltre ad essere intoccabili, questi benefit sembrano proprio aumentare in concomitanza con il cambio di Vertici Politici e Militari, in concomitanza con una crisi di Governo o con la nomina di un nuovo Governo. Ma quanto sono importanti queste persone per gli esponenti politici e quali di questi esponenti politici li considerano persone e non “una manciata di voti”? Quanti di questi rappresentanti politici soddisfano pienamente le esigenze di questi uomini e donne che per poche centinaia di euro lasciano tutto e partono per servire lo Stato?

Bisogna ricostruire il valore della famiglia nell’ambito delle forze armate e forze di polizia poiché la situazione è critica e dilaga il malcontento generalizzato, attenuato solo da qualche euro in più in busta paga (i famosi 80 euro del comparto sicurezza o la recente approvazione di clausole contrattuali scadute da anni che sostituiscono gli 80 euro e conferiscono circa 100 euro lordi al militare in busta paga), che è solo fumo negli occhi.

Gli attuali ordinamenti e regolamenti interni alle amministrazioni, che si occupano di sicurezza interna ed esterna al nostro paese, difficilmente permettono che il nucleo familiare del operatore di polizia o militare risieda al completo sotto lo stesso tetto. La maggior parte dei giovani, poliziotti, finanzieri, polizia penitenziaria, carabinieri, soldati, marinai, avieri ecc…ecc…, espletano servizio lontano dalla propria famiglia. Questi ragazzi e ragazze arruolati e sposati sono di fatto separati, l’uno dall’altra, per anni, lontano dai figli (che riescono a vedere solo dopo giorni, settimane o addirittura mesi di servizio);

Probabilmente la causa di ciò è riconducibile a delle leggi e regolamenti che non permettono loro di ricongiungersi alla propria famiglia, non appena espletato il periodo minimo di servizio prestabilito (la consueta “gavetta”). Non sembra esserci infatti uno studio di settore che permetta un bilanciamento delle forze e una distribuzione nonché ottimizzazione delle unità operative sul territorio nazionale che possa concorrere ad accrescere e sviluppare “La Famiglia Tradizionale e l’Unità Familiare Tradizionale” come valore fondamentale e nucleo primordiale per la salute del nostro paese.

Nell’Arma dei Carabinieri per esempio ci sono almeno più di 10.000 militari il cui nucleo familiare oltre ad essere composto dal militare stesso e dalla moglie, gode della presenza di un figlio al di sotto dei 3 anni e quasi tutti espletano servizio lontano dalla propria famiglia. Ci sono numerosi casi di infertilità di coppia che vanno avanti anni e anni senza che la coppia possa ricorrere ad un supporto adeguato o accedere in maniera agevole ai protocolli sanitari prestabiliti a causa delle tanto indiscusse “esigenze improrogabili di servizio”;
le giovani coppie trovano serie difficoltà a raggiungere e trovare un equilibrio stabile che favorisca la naturale fertilità di coppia (che passa anche attraverso uno stile di vita sereno ed equilibrato);
in taluni casi per via della lontananza tra i coniugi è impensabile ricorrere all’adozione (perché nessun tribunale affiderebbe un bambino ad una coppia scoppiata).

Oltre quanto rappresentato ci sono innumerevoli casi e diverse migliaia di carabinieri con più figli (due o tre) che vivono cmq situazioni di disagio in relazione al fatto che non vedono crescere i propri figli giorno dopo giorno.
Le trasferte che ogni settimana, mese e anno vengono pagate dai nostri militari per raggiungere il proprio nucleo familiare vanno a depauperare il bilancio domestico, lo aggravano togliendo risorse economiche ai propri figli, arricchiscono le tasche dello stato e dei gestori dei servizi di trasporto nazionale e tutto questo è favorito dalla facoltà discrezionale e arbitraria, in materia di impiego di risorse umane, delle rispettive Amministrazioni dello stato che partecipano al controllo e sicurezza del territorio nazionale.

L’ultimo bando di concorso per l’arruolamento dei carabinieri nel 2017, scaricabile da Internet, prevede all’art. 17 che “i vincitori del concorso saranno impiegati, per un periodo di tempo comunque non inferiore a quindici anni, nelle aree: nord-ovest (Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia) e nord-est (Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige)” e una tacita sottoscrizione di una clausola che a sua volta prevede l’impiego del personale neoarruolato per 15 anni nel Nord del Paese senza facoltà di poter essere trasferito a casa o comunque di poter rientrare nel luogo/paese/città d’origine prima del termine prestabilito; in pratica il prezzo da pagare per ottenere l’arruolamento è molto alto: 15 anni di impiego nel Nord Italia, lontano da famiglia e figli, lontano dalla propria identità e usi e consuetudini proprie, espiantato dal luogo d’origine per sopperire alla mancanza di una dislocazione operativa-razionale delle forze o la verosimile inettitudine degli organi preposti.

Ricostruire queste famiglie significa debellare il malcontento latente dei nostri ragazzi e uomini che pur di stare vicino ai propri cari rinuncerebbero al promuovere ricorsi gerarchici, ricorsi ai TAR per provvedimenti troppo arbitrari, rinuncerebbero al promuovere azioni per la separazione coniugale (demoltiplicando la burocrazia amministrativa e le spese connesse), rinuncerebbero a una, sempre facilmente e disponibile, assistenza medica per l’interruzione volontaria di gravidanza (per mancanza o lontananza del partner), rinuncerebbero probabilmente a quei miseri pochi euro di adeguamento contrattuale pur di essere vicini alle proprie famiglie;

incentivare la stabilità di coppia, incentivare la funzione genitoriale equa padre-madre, incentivare il concepimento e le nascite, promuovere e ricostruire il matrimonio e l’Unità Familiare significa sanificare la base della società screditando le derive antropologiche e ideologiche che potrebbero prendere il sopravvento negli anni futuri; significa ricostruire un rapporto di fiducia tra politica-stato-forze armate e forze di polizia, ristabilendo e consolidando un patto di solida e reciproca fiducia per la conseguente difesa e salvaguardia del Paese su cui si riscontrerebbero immediati e proficui risultati;

“fate tornare a casa un figlio dalla madre; fate tornare a casa un marito dalla moglie, fate tornare a casa un papà dai propri figli, fate tornare a casa un soldato dalla patria e tutta la Nazione ve ne sarà riconoscente” (cit.).

Ma di quante persone stiamo parlando? In Italia abbiamo centinaia di migliaia di militari e altrettanti tra le forze di polizia, senza contare le polizie locali per cui vale tutto questo discorso; il 60-70% vivono un disagio familiare da separazione;…supponiamo quindi che almeno 200.000 uomini e donne credano che PDF risolva realmente il loro problema, ma supponiamo che solo 50.000 abbiano intenzione di dare fiducia a PDF, con il voto, perché sanno di poter concretamente ricongiungersi alla propria famiglia; a questo punto “PDF” potrebbe realmente aiutare queste persone conquistando e contando su:

– 50.000 voti dei mitari-polizie;
– 50.000 voti delle mogli o mariti;
– 100.000 voti di entrambi i genitori;
– 100.000 voti di entrambi i suoceri;

se siamo ottimisti ne potremmo aggiungere altri 300.000 dei fratelli e sorelle, cognati e altri familiari che conoscono le loro problematiche, arrivando ad un numerico di circa 600.000 persone che potrebbero aiutare lo stesso “PDF” ad arrivare e superare quella soglia del 3% per avere una rappresentanza politica in Parlamento e cambiare realmente la vita di queste persone e famiglie.

NICOLA DI MATTEO




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