Giappone: ecco le mascherine-biglietto da vista

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Giappone:  una storica azienda ha deciso di produrre delle mascherine – biglietto da  visita.

Arrival T-Project del Nagaya Group il dispositivo di protezione facciale più desiderato da venditori, comunicatori e più in generale da chiunque non abbia perso la speranza di trovare un impiego anche nei mesi della pandemia: perché sì, presentarsi a un appuntamento o a un colloquio con il proprio biglietto da visita stampato sulla bocca.

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In Giappone in realtà, le mascherine non sono arrivate con il coronavirus, ma venivano utilizzate già da molto tempo per problemi legati all’inquinamento. Ed è per questo che, di fronte a uno strumento di protezione che ormai fa parte della vita quotidiana della popolazione, un’azienda giapponese ha deciso di creare una mascherina- biglietto da visita. 

Le mascherine in questione, come viene spiegato dallo stesso portale su cui è possibile ordinarle, sono realizzate in strati di cotone, e proprio per questo è comunque consigliabile portarle al di sopra di un dispositivo chirurgico vero e proprio, o comunque di sostituirle e igienizzarle a dovere dopo averle indossate per qualche ora.

Tre, sostanzialmente, i modelli proposti dal T-Project: una vera e propria maschera «per affari», su cui stampare nome, cognome, job title ed eventuali recapiti; una Customer Service Mask, pensata invece per i dipendenti a contatto con il pubblico, che riporta sostanzialmente il nome e la compagnia di riferimento; e uno speciale modello messo a punto espressamente per venditori & co, con possibilità di aggiungere a nome e contatti anche un’immagine esplicativa del proprio prodotto.

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Le mascherine vengono prodotte su ordinazione, e il l’acquirente può scegliere cosa stamparci sopra, se delle semplici informazioni o anche il logo della società che si sta rappresentando. Molti esperti sostengono che si tratta di un prodotto destinato ad avere molto successo in Giappone.

I prezzi delle tre mascherine personalizzate si aggirano intorno ai 10-15 euro, spese di spedizione escluse. Un’idea semplice, ma che potrebbe davvero risultare vincente per superare l’anonimato da mascherina in pubblico. anche se la privacy non risulta certo essere tutelata da un’iniziativa di questo tipo.

A proposito di mascherine, un gruppo di ricercatori giapponesi dell’Università di Tokyo ha condotto uno studio sul grado di protezione offerto dalle mascherine contro il CoViD-19, dimostrando l’efficacia, ma solamente parziale, di questo strumento di protezione. Dopo aver realizzato una camera sicura con teste di manichini poste una di fronte all’altra, di cui una, dotata di nebulizzatore, simulava tosse ed espelleva particelle di coronavirus reali e l’altra imitava la respirazione naturale, con una camera di raccolta per i virus che attraversavano le vie aeree, gli scienziati hanno rilevato come la mascherina di cotone riduca l’assorbimento dei virus fino al 40%, mentre la maschera N95, utilizzata dal personale medico, sarebbe in grado di bloccare fino al 90% dei virus.

In Giappone si lavora anche per l’ottimizzazione dell’uso delle mascherine e del rispetto delle regole.

Robovie, si chiama il robot che sta facendo le sue prove nella boutique di un club di calcio a Osaka, è dotato di una telecamera e di alcuni sensori. Messo a punto  da un centro di ricerche internazionali sulle telecomunicazioni di Kyoto, è in grado nello spazio di un negozio di captare chi non è in regole con le disposizioni sanitarie del paese. Robovie infatti non solo individua chi circola tra gli stand senza la mascherina ma anche chi non rispetta le distanze nei vari reparti o facendo la coda alle casse.

Il Giappone, che negli ultimi anni ha fortemente sviluppato la robotica per far fronte all’invecchiamento della sua popolazione, ha messo anche una serie di altri robot particolarmente adatti alla crisi attuale.  Lo dimostra il boom di vendite del can robot Aibo o dei robot infermieri che permettono di combattere l’isolamento e ridurre i contatti esterni. Per aiutare poi i bambini a superare lo stress della pandemia una scuola di Nagoya ha messo in campo Lovot, un robot di 43 cm che sembra uscito da un fumetto.

Arriveranno anche nel nostro paese?




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