Vaccini a scuola: obbligo per tutti i bambini da 0 a 6 anni ma è giusto?

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Via libera venerdì scorso da parte del Consiglio dei ministri al decreto legge che reintroduce l’obbligatorietà delle vaccinazioni a scuola. Da 0 a sei anni, in assenza dei vaccini i bambini non potranno accedere ad asili nido e scuole materne.
Come comunicato sul sito del Ministero della salute (cfr. Le novità del decreto legge sui vaccini, in www.salute.gov.it, 19 maggio 2017), saranno d’ora in poi obbligatorie per legge, secondo le indicazioni del Calendario allegato al vigente “Piano nazionale di prevenzione vaccinale” (età 0-16 anni), le seguenti 12 vaccinazioni:
1. anti-poliomelitica;
2. anti-difterica;
3. anti-tetanica;
4. anti-epatite B;
5. anti-pertosse;
6. anti Haemophilusinfluenzae tipo B;
7. anti-meningococcica B;
8. anti-meningococcica C;
9. anti-morbillo;
10. anti-rosolia;
11. anti-parotite;
12. anti-varicella.
L’obbligo delle vaccinazioni per l’iscrizione a scuola scatterà dal prossimo settembre per la fascia di età 0-6 anni, ma questa strada dell’obbligo riguarda l’intero arco da 0 a 16 anni anche se con modalità diverse. In concreto, se da 0 a 6 anni se non si rispetta l’obbligo di vaccinazione, il bambino non potrà entrare a scuola. Tutti i vaccini resi obbligatori potranno essere omessi o differiti
solo in caso di «accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate e attestate dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta». In caso di violazione dell’obbligo vaccinale sono applicate, da parte delle Aziende Sanitarie Locali ai genitori esercenti la responsabilità genitoriale e ai tutori, sanzioni salatissime (da 500 a 7.500 euro).
Nella scuola dell’obbligo al dirigente scolastico viene fatto carico di un ulteriore onere rispetto ai moltissimi che, già adesso, la legge gli attribuisce. Dovrà infatti segnalare alla ASL competente la presenza a scuola di minori non vaccinati e, la mancata segnalazione, gli può costare addirittura una denuncia penale, per l’accusa di reato di omissione di atti d’ufficio ai sensi dell’art. 328 c.p.
Del tutto sproporzionata risulta poi la sanzione prevista per il genitore o l’esercente la potestà genitoriale che si rendano “colpevoli” di violazione dell’obbligo di vaccinazione.
Saranno infatti d’ora in poi segnalati «dalla ASL al Tribunale dei Minorenni per la sospensione
della potestà genitoriale». Insomma, finora potevano essere benissimo genitori responsabili pur omettendo di far iniettare uno dei 12 – dicasi dodici – vaccini ma, ora, “per decreto legge”, sono dichiarati indegni dei ai loro figli e reprobi tanto da non perdere l’esercizio delle potestà genitoriali.
Siccome le misure del decreto entreranno in vigore dal prossimo anno scolastico, a partire
dal 1° giugno partirà una campagna straordinaria di “sensibilizzazione” per l’intera popolazione sull’importanza delle vaccinazioni per la tutela della salute. «Nell’ambito della campagna – leggiamo sul sito istituzionale della Sanità -, il Ministero della salute e il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca promuovono, dall’anno scolastico 2017/2018, iniziative di formazione
del personale docente ed educativo e di educazione delle alunne e degli alunni, delle studentesse e degli studenti sui temi della prevenzione sanitaria e in particolare delle vaccinazioni, anche con il coinvolgimento delle associazioni dei genitori».
Il provvedimento in questione è stato oggetto alla vigilia della sua approvazione di una – apparente? – divergenza di opinioni fra le titolari dei due dicasteri, Beatrice Lorenzin che ne avrebbe voluta una applicazione meno severa (uso il condizionale perché siamo abituati da anni a certi “giochi delle
parti”) e Valeria Fedeli che ha spinto fino all’ultimo per la linea dello statalismo similsovietico
che contraddistingue ancora oggi gli ex-comunisti pur riciclatisi dopo l’Ottantanove.
«Non vorrei che si alimentassero luoghi alternativi alla scuola, pubblica o privata», aveva infatti dichiarato alla vigilia dell’esame del d.l. il ministro dell’istruzione, aggiungendo con preoccupazione che in Italia «si sta estendendo l’educazione parentale ». Almeno su questo apprezziamo gli esponenti della vecchia sinistra post-comunista: parlano chiaro senza ricorrere agli espedienti della comunicazione dei “neo-dem”. Per la Fedeli e chi la pensa come lei, comunque, in
una democrazia di facciata come la nostra, le libertà di scelta dei genitori scelta vanno eliminate una ad una ma inesorabilmente.
«Superare le difformità a livello regionale e dare un’unica linea di indirizzo»: questo l’obiettivo del decreto secondo quanto dichiarato dopo l’approvazione dalla Lorenzin Al termine del Consiglio dei ministri il ministro della salute ha quindi aggiunto: «Alcune misure del decreto sui vaccini sono state approvate “salvo intese”, ci sono ancora dei nodi che tecnicamente stiamo cercando di
risolvere».
La prima Regione italiana che, guarda caso, ha approvato nell’estate scorsa una legge
sull’obbligo a scuola di alcuni vaccini, cioè quelli contro difterite, tetano, poliomelite ed epatite, è stata l’Emilia-Romagna e, il presidente Stefano Bonaccini (bersaniano del Pd), ne ha salutato l’entrata in vigore con toni epici: «Si tratta di una battaglia di civiltà, perché abbiamo a cuore la salute dei bambini ». Anche qui, dopo aver dato un anno (circa) di tempo alle famiglie per adeguarsi, l’obbligo vaccinale è stato imposto “a gamba tesa”. Con il divieto, cioè, di frequenza per
i figli dei “non adempienti”. Nella “regione rossa” per antonomasia, quindi, il popolo “antivax” ha fatto sentire la sua voce ingaggiando campagne di protesta pubblica e battaglie anche in tribunale. Da Rimini, dove ha sede il “Comilva”, cioè il coordinamento del “Movimento italiano per la libertà delle vaccinazioni”, è partita ed è ancora in corso la rivolta contro la legge regionale che,
secondo i rappresentanti del coordinamento, avrebbe pure profili di incostituzionalità.
Secondo il “Comilva”, il provvedimento della giunta di centro-sinistra contrasta con l’analoga
legge regionale sul diritto all’obiezione vaccinale, in vigore ormai da otte anni e, probabilmente, è scarsamente applicabile stante l’alto numero di obiettori e danneggiati da vaccini in tutta l’Emilia Romagna.
Ufficialmente, a indurre il provvedimento di legge fortemente voluto dal presidente Bonaccini,
è stato il calo progressivo delle vaccinazioni di prassi nei primi due anni di vita dei bambini, scese sotto la soglia del 95%.
Non contestiamo certo, né potremmo farlo sia per mancanza di competenza professionale sul punto sia per il fatto di scrivere su un giornale “generalista” come La Croce quotidiano, il merito del confronto su singolo vaccino sì-singolo vaccino no. La nostra critica è squisitamente politica e, se vogliamo, da cittadini e da genitori: com’è possibile che nella maggior parte dei Paesi europei la
vaccinazione obbligatoria nelle scuole nonc’è o, se c’è, è molto più limitata di quanto previsto dal decreto Lorenzin/Fedeli? Se quest’ultima “ministra” si preoccupasse di più di migliorare il livello del sistema scolastico in Italia invece di esprimere un discutibile disappunto per l’educazione parentale sarebbe decisamente meglio.
Ci risulta che le vaccinazioni siano obbligatorie nei seguenti 14 Stati europei: Belgio (solo per Polio), Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Ungheria. In Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia,
Germania, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito (quindi 15 Paesi), gli stessi vaccini non sono obbligatori!
Comunque, non è difficile constatare come i vaccini spesso falliscono e, in alcuni casi, non garantiscono neanche con la cosiddetta “immunità di gregge”, quando cioè la copertura
supera il 99-99% degli interessati, come rilevato lo scorso anno proprio a Ferrara.
Queste situazioni sono possibili, secondo gli esperti scettici sulla vaccinazione obbligatoria,
proprio perché è l’efficacia stessa dei singoli vaccini a non essere provata. La copertura, cioè, non è così certa come si sostiene. La preoccupazione per la violazione della libertà di scelta della famiglia è avvertita dopo l’approvazione del d.l. anche nel mondo degli home schooler, quei genitori cioè
che fanno scuola a casa senza per questo venir meno al principio fondamentale dell’istruzione
obbligatoria (è una delle alternative previste dalla nostra legislazione, datoche l’obbligo scolastico può essere assolto sia presso le scuole di Stato, sia presso altra istituzione scolastica parificata sia direttamente dai genitori). Sebbene il decreto legge stabilisca l’obbligo delle 12 vaccinazioni per
l’iscrizione a scuola, e non esplicitamente l’obbligo vaccinale tout court, prova ne è che il dirigente scolastico comunica l’evasione dell’obbligo alla ASL, che è l’ente preposto a vaccinare e sa benissimo chi è vaccinato e chi no e non avrebbe bisogno della segnalazione della scuola per irrogare le sanzioni, ne discende che chi non si iscrive a scuola non sarebbe soggetto alla norma.
Anche perché la sanità è a competenza regionale, e per esempio in Veneto, i vaccini non sono obbligatori.
D’altro canto, però, se l’obbligo vaccinale è per i bambini in età scolastica, altrimenti è
prevista la sanzione, si potrebbe ipotizzare che valga anche per gli homescooler! Potrebbe
essere che, al momento di affrontare l’obbligatorio esame annuale, ai ragazzi che frequentano l’educazione parentale sua richiesto di accedervi necessariamente con il libretto-vaccini… La questione è ancora da chiarire ma, visti i venti liberticidi che tirano, la tensione sale.
Se passa come principio il fatto che chi visita una scuola occasionalmente deve vaccinarsi,
allora dobbiamo far vaccinare non solo i ragazzi in età dell’obbligo, ma anche tutti i
cittadini italiani fra mamme, papà, maestre, docenti, personale Ata, delle mense, postini,
elettricisti, autisti dei pulmini etc. che frequentino gli istituti. E negli ospedali e centri
nei quali si dovrebbe iniettare il vaccino? Il ministro Lorenzin ha subito annunciato, in
proposito, che si sta valutando l’obbligo vaccinale anche per gli operatori sanitari: «La
questione dell’obbligo delle vaccinazioni per gli operatori sanitari sarà un altro aspetto
che potremmo inserire nella fase parlamentare.
È un problema ed infatti proprio gli operatori sanitari sono molto colpiti dai contagi in ospedale».
Per vedere se l’Homeschooling si salva occorrerà leggere il testo definitivo del decreto,
e quello con il quale lo convertiranno in legge, se non cade prima la legislatura. Dai
gruppi social delle scuole parentali, comunque, l’appello è per la libertà di tutti i genitori:
“C’è da combattere anche per tutti quei bambini che vanno a scuola ma non sono vaccinati, che scherziamo?», leggiamo ad esempio sul profilo facebook di Erika Di Martino, autrice del primo manuale di “educazione parentale” pubblicato in Italia, “Homeschooling. L’educazione parentale in
Italia” (s.i.p., Pavia 2014). Lei stessa scrive sul punto: «Per ora nulla di ufficiale sulla questione esami/vaccini. Sono in trepidante attesa… una settimana da dimenticare».
Nessuno vuole mettere in dubbio che, nella gran parte dei casi, i vaccini sono una delle più importanti scoperte scientifiche nella storia della medicina e rappresentano lo strumento più efficace per proteggere le persone, in particolare i bambini. Nello stesso tempo, però, ci si lasci dire che l’estensione dei vaccini obbligatori operata con il decreto “Lorenzin/Fedeli”, presenta diversi
profili problematici. È un provvedimento incostituzionale? È l’ennesimo regalo che i nostri ultimi governi-non-eletti fanno alle lobby dei farmaci come sostenuto dall’associazione di consumatori “Codacons”? Ci pare che, così come stanno le cose, né un decreto-legge, né una sua conversione (ora che è stato approvato in fretta e furia) si giustificano. Attendiamo almeno l’esito dei ricorsi alla Corte Costituzionale e, se necessario, anche alle Corti di giustizia europee.
Nel frattempo, chi può (parlo soprattutto alle associazioni professionali e familiari), intervenga! Personalmente, mi sento di sostenere che, ai rischi connessi ai trattamenti sanitari coattivi, del d.l. si aggiungono anche altri profili problematici. Un così vasto obbligo vaccinale e le relative draconiane
sanzioni cozzano a mio avviso col diritto alla scelta dei genitori, per non parlare poi della crescita abnorme dei costi per il SSN che deriveranno dalla decisione di un Governo della cui rappresentatività popolare, francamente, dubitiamo non poco.
“Last but not Lest” i profili etici. Secondo una recente Dichiarazione della Pontificia Accademia “Pro Vita” (PAV), infatti, la produzione del vaccino contro la rubeola, cioè la rosolia, del quale si impone l’obbligatorietà nel d.l. appena approvato, «è in connessione con atti di aborto procurato» (Pontificia Accademia “Pro Vita”, Riflessioni morali circa i vaccini preparati a partire da cellule provenienti da feti umani abortiti, Città del Vaticano 5 giugno 2005). Si tratta, prosegue il documento dell’organismo vaticano attualmente presieduto da mons. Vincenzo Paglia, di quei vaccini «con virus vivi che sono stati preparati a partire da linee cellulari umane
di origine fetale, usando tessuti di feti umani aborti come fonte di tali cellule».
Per noi dire infine della “polizia politica” che il decreto prevede, con l’arresto fino a 3 mesi o l’ammenda fino a 10mila euro per chi diffonde «notizie antiscientifiche, atte a generare comportamenti potenzialmente lesivi della salute individuale e di quella pubblica ». La pena è raddoppiata se a divulgare notizie “antiscientifiche” «è una persona capace di avere impatto sull’opinione pubblica ». Ma non erano sovraffollate le carceri
italiane?

di Giuseppe Brienza




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