Vip Party – 29 Marzo – Buon compleanno a Terence Hill

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Terence Hill – Il 29 Marzo è il compleanno di uno degli attori preferiti dagli italiani di tutte le età, Mario Girotti.

Ad alcuni di voi, specialmente  tra i più giovani questo nome non porterà alla mente l’amico di tante avventure di Bud Spencer, il Pietro a cavallo sulle montagne o il compagno di dodici anni di avventure, Do Matteo! Ora sono certo abbiate le idee più chiare su chi festeggiamo oggi.

Felice compleanno a Terence Hill.

Terence Hill compie 81 anni e festeggia una vita costellata di successi, fra personaggi indimenticabili e film che sono entrati nella storia. Occhi azzurri e sorriso enigmatico, Terence continua a  dimostra almeno vent’anni in meno della sua età.

Merito della genetica, ma anche di tanto sport e dell’entusiasmo nell’approcciarsi alla vita. Arrivato al successo grazie al genere degli spaghetti western, in coppia con Bud Spencer, ha saputo reinventarsi, superando la depressione (per la morte di Ross, il figlio adottivo scomparso in un indicente) e incarnando protagonisti entrati nell’immaginario del pubblico, da Trinità a Don Matteo sino alla guardia forestale di Un passo dal cielo. Accanto a lui, da sempre, la moglie Lori Zwicklbauer, l’amore della sua vita, conosciuto sul set di Dio perdona…io no! e il figlio Jess.

Registrato all’anagrafe come Mario Girotti, è nato il 29 marzo a Venezia nel 1939 da padre chimico – originario di Amelia dove il piccolo Mario trascorse gli ultimi giorni della guerra mondiale – e da madre tedesca. Lei si chiamava Hildegard Thieme e nella sua casa vicino a Dresda, il futuro Don Matteo vide da vicino i più terrificanti bombardamenti alleati sulla Germania.

Timidissimo, racconta di essere diventato un attore quasi per caso. Accettò di recitare per mantenersi agli studi e correre in moto, una delle sue passioni insieme al pugilato e alla Roma. Dino Risi lo aveva notato, ad appena 12 anni durante una gara di nuoto, e lo aveva fatto debuttare in “Vacanze con gangster”. Ebbe maestri come Pabst, Pontecorvo, Steno, Matarazzo, Bragaglia, fino a firmare negli anni ’60 un contratto in Germania mettendo a frutto il suo perfetto tedesco. Poi Luchino Visconti lo volle per la parte del Tenente Cavriaghi nel “Gattopardo”. Da allora, se si scorre la sua filmografia, non c’è praticamente anno, in cui non sia stato sul set sempre diretto dai più grandi registi.  L’apice della popolarità lo deve però al filone comico spaghetti western. Aveva già più di 30 film all’attivo quando, con lo pseudonimo di Terence Hill, fu chiamato a sostituire il protagonista di “Dio perdona, io no”, che si era rotto una gamba. Sullo stesso set recitava anche Bud Spencer, nome d’arte di Carlo Pedersoli, ma i due non si incontrarono mai. Girotti incontrò invece quella che sarebbe diventata sua moglie, Lori Zwicklbauer, allora segretaria di edizione. Nel 1970 un altro colpo di fortuna: E.B. Clucher (alias Enzo Barboni) cercava un protagonista per “Lo chiamavano Trinità” e l’interprete designato, Franco Nero, rifiutò perché impegnato sul set di Camelot. Il regista scelse il giovane Terence proprio per la sua somiglianza con Nero. Fu un trionfo immediato e il varo di una coppia inossidabile con Bud Spencer (18 film tra il 1967 e il 2004), ma anche il trampolino di lancio per la chiamata a Hollywood, dove recitò con Gene Hackman e Valerie Perrine. Sono gli anni di tante pellicole cult come “…continuavano a chiamarlo Trinità”, “…altrimenti ci arrabbiamo!”, “I due superpiedi quasi piatti”, “Io sto con gli ippopotami”, “Nati con la camicia” e “Non c’è due senza quattro”. Nel 1987 toccò a E.B.Clucher chiudere un decennio e dire addio a un modo tutto italiano di fare cinema in America: il regista di Trinità volle Hill in Renegade – Un osso troppo duro, road movie dove l’attore recitava accanto al figlio adottivo Ross che morirà due anni dopo in un incidente d’auto a sedici anni, lasciando il padre in una profonda depressione. Gli anni di Don Matteo Nel 1991 Terence Hill è regista di se stesso in “Lucky Luke”, adattamento dei fumetti del belga Morris, film pilota per una serie TV di buon successo. Poi torna in Italia: comincia la stagione trionfale in tv con il ruolo di Don Matteo, ma anche del forestale di “Un Passo dal Cielo” girata a San Candido. Don Matteo gli cambia la vita fino a farlo trasferire definitivamente dagli Stati Uniti, insieme alla moglie, a Gubbio e poi a Spoleto, luoghi in cui si gira la serie. Nel 2018 Hill torna dietro la macchina da presa ne Il mio nome è Thomas. Una storia on the road fra Italia e Spagna che richiama le atmosfere western, genere per il quale è diventato un volto iconico grazie a titoli come I quattro dell’Ave Maria, Il mio nome è Nessuno e Lo chiamavano Trinità, uno dei molti film interpretati in coppia con l’amico Bud Spencer. E proprio a lui Terence Hill ha dedicato il lungometraggio girato in parte nel deserto dell’Almeria.

Nonostante il successo, non si è fatto travolgere dalle regole dello show business. “Il mio primo agente diceva: ‘Devi farti vedere in quel posto, se no non arriverai mai’”, raccontava qualche tempo fa. “All’inizio soffrivo, ma sono arrivato dove volevo a modo mio. Lavorando”. Dividendosi tra l’Italia e il ranch in Massachusetts, a contatto con la natura, ha mantenuto un equilibro che lo ha aiutato anche nei momenti più dolorosi, la morte del figlio Ross a 16 anni per un incidente stradale, nel 1990. L’attore più amato dai ragazzi e dalla generazione che andava al cinema per vederlo in coppia con Bud Spencer, spiegava con modestia che tutta la sua carriera è stato un ‘caso organizzato’.

“Un attore che lavorava su set di Il gatto, il cane e la volpe, primo titolo di Dio perdona, io no, si fece male a un piede litigando con la fidanzata. Il regista Giuseppe Colizzi corse in Italia e Manolo Bolognini, il fratello di Mauro, mi presentò. Feci il provino a mi presero, fui scaraventato dall’aereo sul set. La prima scena fu subito una scazzottata. In quel film abbiamo inventato anche il modo di cadere, che poi abbiamo insegnato al ‘messicano’ del film Lo chiamavano Trinità che di botte ne prendeva tante”. Con Bud Spencer-Carlo Pedersoli (16 film insieme in 27 anni), la sintonia nacque dopo poche scene “perché aveva il potere di far emergere un’altra parte di me”.

Quando l’amico di una vita è morto, nel 2016, qualcosa si è spezzato. Anche in quell’occasione Hill ha vissuto il dolore con discrezione: “Con Bud c’era la gioia e so già che quando ci rincontreremo le prime parole che mi dirà saranno: ‘Noi non abbiamo mai litigato!'”. La cosa a cui tiene di più è l’integrità. “Buonista? No. Neanche il mio personaggio lo è: Don Matteo è come Trinità. All’inizio avrebbe dovuto chiamarsi Don Teodoro ed era un prete un po’ tradizionale. L’ho voluto trasformare, lo dissi ai Bernabei: ‘Non mi sento Teodoro, che facciamo?’. Mi chiesero di trovare un nome. Mi piaceva Matteo, un nome forte. È atletico come mi sento io, perché limitarlo fisicamente? Perché doveva essere un prete striminzito curvo pentito? Ce ne sono tanti di sacerdoti energici”. Forse a 80 anni difficile trovarne come lui. Ma in questo caso attore e personaggio coincidono. Tanti auguri.

Nato Mario Girotti, scelse il nome d’arte quando era sul set in pochissimi minuti. Terence Hill lo conquistò da subito, perché suonava bene e perché conteneva le iniziali di sua madre, Hildegard Thieme.

A differenza di molti non sognava sin da piccolo di lavorare nel cinema, ma all’inizio si avvicinò al mondo dello spettacolo solo per potersi pagare gli studi e le corse in modo. Era infatti iscritto alla facoltà di lettere e filosofia all’Università di Roma, ma lasciò tutto dopo il 1962, anno in cui recitò ne Il Gattopardo.

Ha raccontato che gli proposero di interpretare John Rambo al posto di Sylvester Stallone, ma lui rifiutò. “Fu una scelta sofferta, ma stavo facendo i film con Bud Spencer – ha raccontato tempo fa al settimanale Vero -. Ero a Los Angeles, avevo un grandissimo produttore nonché uno degli agenti più prestigiosi: mi dicevano che se non avessi accettato la mia carriera sarebbe finita. lo, alle cinque di mattina, sono montato in auto con mia moglie e i miei due figli piccoli e sono sparito senza dire nulla a nessuno

Gli spettatori hanno ascoltato per la prima volta la sua voce in Don Matteo. Sino al 1997, nei film con Bud Spencer, Terence Hill era stato doppiato da Pino Locchi.




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