Freddo e solidarietà

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Freddo e solidarietà

Il grande freddo atteso per l’Epifania è dunque arrivato e sta mettendo in ginocchio l’Italia.
Ancora una volta il Bel Paese evidenzia tutte le sue carenze e la cronica incapacità di affrontare le basse temperature. Nuovamente ci si deve appellare all’opera dei volontari per cercare di dare una mano a chi è costretto ad affrontare l’emergenza freddo con pochi mezzi o peggio senza dimora. Così mentre i nostri governanti cercano di mettere pezze alle carenze organizzative il Vaticano, guidato dalla sapiente opera di Papa Francesco è all’opera per aiutare chi è in difficoltà.
Papa Francesco ha autorizzato l’Elemosineria apostolica, l’ufficio della carità del Pontefice, a lasciare i dormitori aperti 24 su 24 per i senzatetto di Roma. Si tratta del Dono di Misericordia, accanto alla Chiesa di Santo Spirito in Sassia, del Dono di Maria, il dormitorio in Vaticano gestito dalle suore di Madre Teresa di Calcutta, e della struttura di via Rattazzi, alla stazione Termini. “Per coloro che invece non intendono lasciare i loro ritrovi abituali – riferisce alla Radio Vaticana mons. Konrad Krajewski, l’Elemosiniere del Papa – sono state messe a disposizione le auto dell’Elemosineria dove già la scorsa notte una clochard di 85 anni ha dormito nelle vicinanze del Vaticano”. Per i senzatetto anche sacchi a pelo speciali resistenti a temperature di meno 20 gradi e guanti per il freddo “comprati – aggiunge l’Elemosiniere – proprio oggi” (ieri ndr). “Nel dormitorio di via dei Penitenzieri abbiamo ospitato 20 persone in più ma ci sono anche 40 sedie. Insomma, chi bussa – sottolinea mons. Krajewski – viene accolto e può restare al caldo, ricevendo the, caffè e da mangiare”.
Il Pontefice era già intervenuto con un appello durante l’Angelus domenicale. Dopo aver parlato del battesimo di Gesù e del suo significato Bergoglio ha anche lanciato un appello in aiuto dei senza fissa dimora.
“ Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Oggi, festa del Battesimo di Gesù, il Vangelo (Mt 3,13-17) ci presenta la scena avvenuta presso il fiume Giordano: in mezzo alla folla penitente che avanza verso Giovanni il Battista per ricevere il battesimo c’è anche Gesù. Faceva la coda. Giovanni vorrebbe impedirglielo dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te» (Mt 3,14). Il Battista infatti è consapevole della grande distanza che c’è tra lui e Gesù. Ma Gesù è venuto proprio per colmare la distanza tra l’uomo e Dio: se Egli è tutto dalla parte di Dio, è anche tutto dalla parte dell’uomo, e riunisce ciò che era diviso. Per questo chiede a Giovanni di battezzarlo, perché si adempia ogni giustizia (cfr v. 15), cioè si realizzi il disegno del Padre che passa attraverso la via dell’obbedienza e della solidarietà con l’uomo fragile e peccatore, la via dell’umiltà e della piena vicinanza di Dio ai suoi figli. Perché Dio è tanto vicino a noi, tanto!
Nel momento in cui Gesù, battezzato da Giovanni, esce dalle acque del fiume Giordano, la voce di Dio Padre si fa sentire dall’alto: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (v. 17). E nello stesso tempo lo Spirito Santo, in forma di colomba, si posa su Gesù, che dà pubblicamente avvio alla sua missione di salvezza; missione caratterizzata da uno stile, lo stile del servo umile e mite, munito solo della forza della verità, come aveva profetizzato Isaia: «Non griderà, né alzerà il tono, […] non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità» (42,2-3). Servo umile e mite.
Ecco lo stile di Gesù, e anche lo stile missionario dei discepoli di Cristo: annunciare il Vangelo con mitezza e fermezza, senza gridare, senza sgridare qualcuno, ma con mitezza e fermezza, senza arroganza o imposizione. La vera missione non è mai proselitismo ma attrazione a Cristo. Ma come? Come si fa questa attrazione a Cristo? Con la propria testimonianza, a partire dalla forte unione con Lui nella preghiera, nell’adorazione e nella carità concreta, che è servizio a Gesù presente nel più piccolo dei fratelli. Ad imitazione di Gesù, pastore buono e misericordioso, e animati dalla sua grazia, siamo chiamati a fare della nostra vita una testimonianza gioiosa che illumina il cammino, che porta speranza e amore.
Questa festa ci fa riscoprire il dono e la bellezza di essere un popolo di battezzati, cioè di peccatori – tutti lo siamo – di peccatori salvati dalla grazia di Cristo, inseriti realmente, per opera dello Spirito Santo, nella relazione filiale di Gesù con il Padre, accolti nel seno della madre Chiesa, resi capaci di una fraternità che non conosce confini e barriere.

La Vergine Maria aiuti tutti noi cristiani a conservare una coscienza sempre viva e riconoscente del nostro Battesimo e a percorrere con fedeltà il cammino inaugurato da questo Sacramento della nostra rinascita. E sempre umiltà, mitezza e fermezza”.
Dopo l’Angelus l’appello: “Cari fratelli e sorelle! Nel contesto della festa del Battesimo del Signore, stamattina ho battezzato un bel gruppo di neonati: ventotto. Preghiamo per loro e per le loro famiglie. Anche ieri pomeriggio ho battezzato un giovane catecumeno. E vorrei estendere la mia preghiera a tutti i genitori che in questo periodo si stanno preparando al Battesimo di un loro figlio, o lo hanno appena celebrato. Invoco lo Spirito Santo su di loro e sui bambini, perché questo Sacramento, così semplice e nello stesso tempo così importante, sia vissuto con fede e con gioia.
Vorrei inoltre invitare ad unirsi alla Rete Mondiale di Preghiera del Papa, che diffonde, anche attraverso le reti sociali, le intenzioni di preghiera che propongo ogni mese a tutta la Chiesa. Così si porta avanti l’apostolato della preghiera e si fa crescere la comunione.
In questi giorni di tanto freddo penso e vi invito a pensare a tutte le persone che vivono per la strada, colpite dal freddo e tante volte dall’indifferenza. Purtroppo, alcuni non ce l’hanno fatta. Preghiamo per loro e chiediamo al Signore di scaldarci il cuore per poterli aiutare.
Saluto tutti voi, fedeli di Roma e pellegrini italiani e di vari Paesi, in particolare il gruppo di giovani di Cagliari, che incoraggio a proseguire il cammino iniziato con il Sacramento della Confermazione. E li ringrazio perché mi offrono l’occasione di sottolineare che la Confermazione o Cresima non è solo un punto di arrivo – come alcuni dicono, il “sacramento dell’addio”, no, no! –, è soprattutto un punto di partenza nella vita cristiana. Avanti, con la gioia del Vangelo!”.
Dunque un’emergenza freddo che sta colpendo con insistenza l’Italia. In Abruzzo nell’area di Sulmona la neve è arrivata ad 1.80 metri. In Puglia molti raccolti sono stati devastati dal maltempo. Neve anche in Sicilia tra molteplici disagi.
In molte scuole del sud Italia slitta ancora il rientro dopo le vacanze. Constatate le avverse condizioni meteo, i sindaci di molti comuni hanno quindi preferito rimandare di qualche giorno il ritorno tra i banchi dei ragazzi. Lo stop prolungato delle lezioni è stato commentato anche dal ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, nel messaggio pubblicato sul sito del Miur per augurare un buon rientro a scuola agli studenti dopo la pausa natalizia. “Il maltempo che si è abbattuto sull’Italia ha creato qualche disagio e per questo, responsabilmente, alcune amministrazioni locali e alcuni dirigenti scolastici hanno preferito posticipare i ritorno a scuola, per evitare ogni possibile rischio”.
A causa della neve e del maltempo le Ferrovie hanno soppresso alcune tratte in tutta la Sicilia che saranno sostituite da un servizio bus. “Garantiti gli spostamenti con una decurtazione dell’offerta commerciale come da Piano Neve sulle relazioni Palermo-Catania e Palermo-Agrigento”, spiegano le Ferrovie in una nota. Anche in Puglia rimangono interrotti i collegamenti ferroviari delle Ferrovie appulo-lucane, la linea che da Bari, penetra in provincia. Una situazione che continuerà praticamente a tenere isolati centri popolosi come Altamura, Gravina e Matera, visto che anche la strada statale 96 è sostanzialmente impraticabile specie nelle ore notturne, per il ghiaccio, gli accumuli di neve e la presenza di automobili lasciate sui lati della carreggiata dopo che gli automobilisti avevano constatato l’impossibilità di proseguire.Ma il freddo non è vissuto nello stesso modo in tutta Europa. Ad esempio in Russia, dove la temperatura in alcune città ha raggiunto i meno 28 gradi non ci si fascia la testa più di tanto anzi…. Nonostante il freddo polare che sta attanagliando Mosca (in questi giorni il termometro è arrivato a -27 gradi) un gruppo di coraggiosi ciclisti si è dato appuntamento per una “pedalata ghiacciata” lungo le vie della capitale russa.Circa 500 persone hanno partecipato a una biciclettata lunga 15 chilometri, organizzata per promuovere l’uso delle due ruote in città.
Proprio dalla Russia giunge una curiosità sul freddo. C’è una città siberiana che ha avuto la minima record di – 72 °C. Si tratta della più bassa mai registrata in un luogo abitato dagli esseri umani.

La città in questione di chiama Oymyakon: i suoi valori estremi, anche se già raggiunti nella storia climatica di queste zone sono comunque decisamente più bassi delle medie già molto rigide invernali. La causa va ricercata nella presenza ben salda dell’anticiclone Russo Siberiano che, coadiuvato anche dall’esiguità della durata dell’insolazione al minimo, si comporta come una sorta di freezer naturale che si autoalimenta. Così, anche quando le temperature nell’Est Europa risalgono, quelle della Siberia orientale continuano a restare, grazie alla presenza di questo anticiclone termico Siberiano, molti gradi sotto lo zero.
I – 72 gradi registrati a Oymyakon, è la temperatura più bassa mai registrata per qualsiasi postazione costantemente abitata sulla Terra. Il villaggio ospita circa 500 persone: tra il 1920 e il 1930, prima che diventasse una postazione stabile, è stato un luogo in cui sostavano gli allevatori di renne che qui facevano abbeverare le loro greggi.
A rendere stabile il villaggio fu il governo sovietico che voleva così risolvere il problema delle popolazioni nomadi. Ironia della sorte, Oymyakon significa in realtà “non-congelamento dell’acqua”: il nome nasce da una sorgente di acqua calda che si trova vicino la villaggio.
Oymyakon si trova a circa 750 metri sul livello del mare, il che significa che la lunghezza di un giorno varia dalle 3 ore di dicembre alle 21 ore dell’estate. Nonostante i suoi inverni terribili, a giugno, luglio e agosto le temperature molte volte superano i 30 °C. Nel villaggio è impossibile vivere di coltivazioni: la gente qui mangia prevalentemente carne di renna e carne di cavallo.
A Oymyakon molti edifici hanno ancora il bagno fuori dalle case dove la maggior parte della gente si riscalda ancora bruciando carbone e legna. Quando ci sono problemi nelle consegne di carbone, la centrale termica che si trova nel villaggio comincia a bruciare legno. Se la centrale si spegnesse, in circa cinque ore i tubi delle case si congelerebbero per poi spaccarsi a causa del ghiaccio.




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