Il Capitano Ultimo e la deriva autoritaria in Italia

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Capitano Ultimo – L’allarme giunge direttamente dal Capitano Ultimo: “Mala tempora currunt, amico mio. C’è troppo autoritarismo in giro, e lo dico non dimenticando mai di essere stato e di sentirmi ancora un servitore dello Stato e un uomo delle istituzioni come carabiniere per più di quattro decenni”.

Capitano Ultimo parla delle piazze definite “No vax” e “no green pass”: “Li si vuole considerare un’unica entità. Quindi mentre si vuole sciogliere Forza Nuova per l’assalto alla Cgil (e a me va benissimo, la violenza è l’antitesi della democrazia) si esercita una forma sottile di coercizione verso chi magari trova singolari le affermazioni del ministro dell’Interno sugli scontri e il ruolo degli agenti preposti alla verifica della forza ondulatoria di una jeep“. “Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere” dice il militare “qui si accusa di oscurantismo il regime dei talebani, ma davanti a certe iniziative mi chiedo chi voglia davvero tornare al medioevo”. “Lei sa che è stata emanata una circolare bavaglio in cui ai carabinieri si inibisce, con ferrei paletti, l’uso dei social anche per quanto riguarda foto o messaggi di natura affettiva, amicale, familiare?”, domanda Capitano Ultimo, denunciando in questi modo la per niente sottile, in effetti, coercizione nei confronti delle forze dell’ordine stesse.
“Sarà possibile per gli uomini e le donne che indossano una divisa avere opinioni come cittadini, oppure il principio di uguaglianza e quello di libertà di espressione, articoli 3 e 21 della nostra Costituzione, valgono per tutti tranne che per loro?” si chiede Capitano Ultimo.
Se gli si fa notare che il motto degli appartenenti alla Benemerita è “usi ad obbedire tacendo”, Di Caprio ribatte: “Si e tacendo morir, ma in battaglia, non nella vita di tutti i giorni in cui, quando non hanno la divisa addosso non possono essere considerati italiani di serie B. Si è leali nei confronti dello Stato, ci si adegua e si fanno rispettare le disposizioni, ma non si può abrogare per loro il diritto di critica, non si può criminalizzare il dissenso“.



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