Il Portogallo e l’eutanasia

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L’argomento è delicatissimo ed è sempre attuale. L’eutanasia è infatti un tema che sta accendendo il dibattito in diversi Paesi del mondo. Da mesi in Portogallo si agita l’ipotesi che possa essere legalizzata questa pratica: un movimento denominato “Diritto a morire con dignità” ha raccolto le firme necessarie per avviare il dibattito in Parlamento.

Con la netta opposizione della Chiesa cattolica, il Presidente della Repubblica del Portogallo ha ricevuto una petizione pubblica riguardante la depenalizzazione dell’eutanasia: il testo del manifesto è stato firmato da oltre 100 personalità della società lusitana. Occorre ricordare che, il 14 marzo scorso, il Consiglio permanente della Conferenza episcopale portoghese (Cep) aveva assunto una prima e chiara posizione sulla problematica, pubblicando una “Nota pastorale” intitolata: “Eutanasia: che cosa è in gioco? Contributi per un dialogo sereno e umanitario”, ribadita poi dal comunicato finale dell’Assemblea plenaria, tenutasi a Fatima dal 4 al 7 aprile con il contributo di alcuni specialisti in diritto e medicina: “I vescovi portoghesi riaffermano il loro totale rifiuto dell’eutanasia, che mette fine alla vita di una persona, determinandone la morte. La Chiesa non smetterà mai di difendere la vita come bene assoluto per l’uomo, opponendosi ad ogni forma di cultura della morte”. Il presidente della Cep, mons. Manuel Clemente ha lamentato che “nel tentativo di eliminare dall’orizzonte la dimensione della sofferenza il valore attribuito alle cure palliative sia ritenuto assolutamente secondario”, e ha ricordato che “il diritto alla vita è inviolabile anche dal punto di vista costituzionale”. Secondo il presidente della Conferenza episcopale, si possono utilizzare “molti eufemismi”, ma occorre innanzitutto sottolineare che “l’eutanasia comporta sempre la morte, la cessazione di una vita, anche se dietro richiesta della persona stessa” ha concluso il patriarca di Lisbona.

. Il presidente del Collegio degli Infermieri del Portogallo, Ana Rita Cavaco, ha deciso di smettere di tacere, e ha raccontato che l’eutanasia è praticata nel Paese, anche se in maniera occulta. A seguito delle sue dichiarazioni, il Ministero della Salute ha attivato un’indagine volta a scoprire la verità e ad aprire una procedura, se tali pratiche criminali sono confermate.

“L’eutanasia è già praticata negli ospedali del paese, a prescindere dalla legge”, ha detto Ana Rita Cavaco nel programma di Radio Renascença “Em mome lei”. Con queste parole, l’infermiere ha voluto rivelare una pratica che, benché illegale, accade in Portogallo, e non solo nei centri privati, ma anche in quelli pubblici.

Cavaco ha dichiarato che l`eutanasia occulta non è una sorpresa per i lavoratori del settore sanitario, poiché tutti sanno che si tratta di una pratica comune. “Ho personalmente assistito a tali situazioni. Ho visto casi in cui i medici hanno suggerito la somministrazione d`insulina per indurre un coma insulinico. Non ho alcuna intenzione di sconvolgere chiunque, poiché tutti quelli che lavorano nel servizio sanitario sanno che queste cose accadono fuori dalla vista e dal suono, quindi dovremo parlarne apertamente”, ha voluto sottolineare.

Tali dichiarazioni hanno scatenato un grande malcontento sia nel Ministro della Salute che nel Collegio dei Medici, che hanno negato che tali pratiche illegali siano in corso negli ospedali portoghesi. “Il contenuto delle dichiarazioni è stato particolarmente grave in quanto ha coinvolto medici e infermieri, accusati di un presunto crimine di omicidio negli ospedali”, ha dichiarato l`associazione medica. “Tuttavia, il fatto di non denunciare un crimine così, consiste anche nella commissione di un altro crimine”.

Sull’argomento vanno ricordate le parole di Papa Francesco Papa Francesco in difesa della vita umana. durante l’udienza all’Associazione medici cattolici italiani. Il Pontefice ha avvertito che bisogna respingere la “falsa compassione” che propone l’aborto, l’eutanasia e la “produzione” dei figli. La vita, ha detto, è sempre “sacra” ed ha messo in guardia da chi vuole trattare gli esseri umani come cavie.

Impegnarsi a prendersi cura della persona, ricordando sempre che la vita umana è sacra. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nel suo appassionato discorso ai medici cattolici, tutto incentrato sulla dignità inviolabile dell’essere umano. Il Pontefice ha ribadito che l’attenzione alla vita umana, specie in difficoltà, “coinvolge profondamente la missione della Chiesa”:

“Essa si sente chiamata anche a partecipare al dibattito che ha per oggetto la vita umana, presentando la propria proposta fondata sul Vangelo”.

Da molte parti, ha soggiunto, “la qualità della vita è legata prevalentemente alle possibilità economiche, al ‘benessere’, alla bellezza e al godimento della vita fisica, dimenticando altre dimensioni più profonde – relazionali, spirituali e religiose – dell’esistenza”:

“In realtà, alla luce della fede e della retta ragione, la vita umana è sempre sacra e sempre “di qualità”. Non esiste una vita umana più sacra di un’altra, come non c’è una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra, solo in virtù di mezzi, diritti, opportunità economiche e sociali maggiori”.

“La vostra opera – ha aggiunto – vuole testimoniare con la parola e con l’esempio che la vita umana è sempre sacra, valida ed inviolabile, e come tale va amata, difesa e curata”. Di qui l’esortazione “a proseguire con umiltà e fiducia su questa strada”, sforzandosi di “perseguire le vostre finalità statutarie che recepiscono l’insegnamento del Magistero della Chiesa nel campo medico-morale”: “Il pensiero dominante propone a volte una ‘falsa compassione’: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica ‘produrre’ un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre. La compassione evangelica invece è quella che accompagna nel momento del bisogno, cioè quella del Buon Samaritano, che ‘vede’, ‘ha compassione’, si avvicina e offre aiuto concreto (cfr Lc 10,33)”.

 

La vostra missione di medici, ha detto ancora, “vi mette a quotidiano contatto con tante forme di sofferenza: vi incoraggio a farvene carico come buoni samaritani”:

 

“La fedeltà al Vangelo della vita e al rispetto di essa come dono di Dio, a volte richiede scelte coraggiose e controcorrente che, in particolari circostanze, possono giungere all’obiezione di coscienza”.

Quindi, a braccio, ha denunciato la deriva di chi vuole “sperimentare con la vita”:

“Ma sperimentare è male. Di ‘fare’ figli invece di accoglierli come dono, come ho detto. Di giocare con la vita, lì. State attenti, eh?, che questo è un peccato contro il Creatore: contro Dio Creatore, che ha creato le cose così”.

Il Vescovo di Roma ha ricordato che fin da quando era sacerdote ha sentito tante volte obiezioni sull’aborto di chi lo riteneva un problema religioso. “No – ha detto il Papa – non è un problema religioso” e nemmeno “un problema filosofico”:

“E’ un problema scientifico, perché lì è una vita umana e non è lecito fare fuori una vita umana per risolvere un problema. ‘Ma, no, il pensiero moderno …’ – ‘Ma, senti, nel pensiero antico, nel pensiero moderno, la parola uccidere significa lo stesso!’. Lo stesso vale per l’eutanasia: tutti sappiamo che con tanti anziani, in questa cultura dello scarto, si fa questa eutanasia nascosta. Ma, anche c’è l’altra, no? E questo è dire a Dio: ‘No, la fine della vita la faccio io, come io voglio’. Peccato contro Dio Creatore. Pensate bene a questo”.




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