Napoli, rivolta degli avvocati: green pass incostituzionale

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Green Pass – Contestano e lo fanno a voce alta  la legittimità costituzionale del decreto legge varato dal governo Draghi a metà settembre, quello che impone ovunque l’obbligo del certificato verde, il green pass, a pena di sospensione dal lavoro e di perdita dello stipendio. Chiedono che sia ritirato e che la materia «venga disciplinata con criteri che garantiscano la libertà individuale nella scelta terapeutica senza sacrificio dei diritti fondamentali oggi illegittimamente compressi e compromessi». Hanno per questo promosso e sottoscritto un appello che sta girando suo social e sulle chat riscuotendo ulteriori adesioni. Protagonisti della iniziativa circa un centinaio di avvocati, gran parte dei quali del Foro di Napoli, un magistrato ed alcuni cancellieri. Gli avvocati rivendicano la portata generale della mobilitazione, che non nasce da interessi corporativi o di categoria perché sono gli unici professionisti ai quali, a partire dal 15 ottobre, sarà possibile entrare in Tribunale anche senza certificato verde. Dovranno mostrarlo, invece, i magistrati, i giudici onorari, i cancellieri e gli operatori di giustizia.

Il contrasto

«I firmatari del presente appello — recita il documento — non possono esimersi dal denunciare la criticità del provvedimento. Esso, oltre a difettare dei requisiti di necessità ed urgenza, addirittura con una previsione differita, lede i diritti del singolo e della collettività, ponendosi in contrasto con principi costituzionali fondanti l’impianto normativo nazionale, letto anche alla luce delle norme sovranazionali recepite». Elencano i principi costituzionali che ritengono violati: la dignità del lavoro e dei lavoratori prevista dall’articolo 1 della Carta fondamentale; i doveri di solidarietà politica sanciti dall’articolo 2; l’obbligo della Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitino la libertà e l’uguaglianza tra i cittadini al quale fa riferimento l’articolo 3; il riconoscimento del diritto al lavoro sancito dall’articolo 4; la riserva di legge per i trattamenti sanitari obbligatori, «in ogni caso limitati dal divieto di violazione del rispetto della persona umana», prevista dall’articolo 32. Un sistema giuridico che si fondi su tali valori, sostengono gli artefici dell’appello, «non può non espellere come corpo estraneo un provvedimento che, nei fatti, si pone in antitesi coi principi fondamentali richiamati e che ha lo scopo dichiarato di obbligare i cittadini e nello specifico i lavoratori a sottoporsi ad un trattamento sanitario, pena un danno economico o la perdita dello stipendio o del lavoro».

Norme europee da rispettare

Gli avvocati in rivolta contro il green pass fanno riferimento anche alle norme europee le quali, sostengono, sarebbero in stridente antitesi con l’obbligo di certificato verde per i lavoratori che Draghi e la composita maggioranza che lo sostiene hanno previsto a partire da metà ottobre. «Il regolamento Ue 953/2021 — scrivono — pone l’obbligo di non discriminare, tanto direttamente quanto indirettamente, chiunque abbia scelto di non vaccinarsi». Il decreto legge, in spregio di tale regolamento, «da un lato introduce un surrettizio obbligo vaccinale senza che una legge lo disponga, dall’altro individua due categorie di cittadini evidentemente con trattamento disuguale. Esso incide sull’economia dei singoli e delle famiglie creando un doppio binario in termini di libertà della scelta terapeutica. Potranno continuare a scegliere di non vaccinarsi solo coloro i quali potranno permetterselo perché in condizione economica vantaggiosa. Il concetto di libertà non può essere declinato in termini economici. La libertà è o non è. Non si compra con una reviviscenza di antichi istituti romanistici nei quali lo schiavo poteva acquistare la propria emancipazione». Aggrava i timori di chi ha firmato l’appello la circostanza che il decreto legge pone in capo ai datori di lavoro «poteri enormi di controllo e ricatto non previsti da alcuna fonte normativa e da alcun contratto collettivo nazionale. Ciò si aggiunge all’abominio del mancato ristoro da parte dell’Inps della malattia allorquando sia causata dal Covid».

Continuano le proteste contro la carta verde, questo green pass proprio non piace!




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