Papa Francesco a Lesbo

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Papa Francesco è dunque giunto in Grecia. Aveva promesso una visita ‘solidale e affettuosa’ ai migranti di Lesbo ed ha mantenuto il suo impegno. Prima di partire si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore per sostare in preghiera dinanzi all’Icona della Madonna, Salus populi Romani, domandando la protezione della Madre del Signore sulla sua visita. Il Pontefice ha offerto alla Madonna un mazzo di rose bianche e azzurre, secondo i colori della Grecia.

 

Il Papa, il Patriarca Bartolomeo e l’arcivescovo Ieronymos, riuniti nel porto dell’isola, rivolgeranno alle vittime le loro preghiere e il lancio nel mare di tre corone di alloro. Il pensiero a chi non ce l’ha fatta sarà il momento finale della visita, che si concentrerà in gran parte verso chi invece la speranza di ritrovare una vita ancora ce l’ha: sui migranti, che siano rifugiati, richiedenti asilo o economici.

Già al termine dell’udienza generale il Vescovo di Roma aveva ricordato la sua visita nell’isola di Lesbo, “dove nei mesi scorsi sono transitati moltissimi profughi”, invitando a pregare per questa missione. “Andrò, insieme con i miei fratelli il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e l’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Hieronymos, per esprimere vicinanza e solidarietà sia ai profughi sia ai cittadini di Lesbo e a tutto il popolo greco, tanto generoso nell’accoglienza. Chiedo per favore di accompagnarmi con la preghiera, invocando la luce e la forza dello Spirito Santo e la materna intercessione della Vergine Maria”.

In un momento in cui si alzano muri e l’Europa delega la responsabilità dei migranti a “un Paese che non ha neanche firmato la convenzione di Ginevra” come la Turchia, la visita di Bergoglio rappresenta “una critica forte a questa politica perché ritrovi la solidarietà e l’attenzione a un diritto fondamentale su cui si poggia la democrazia”. Queste le dichiarazioni di monsignor Gianfranco Perego, direttore della Fondazione Migrantes, braccio pastorale della Cei. “A Lampedusa il Papa ha inaugurato sostanzialmente un cammino di attenzione a questo mondo di immigrazioni forzate che nell’ultimo anno da 50 è diventato di 60 milioni di persone. Chiede quindi un’attenzione alla tutela dei diritti di coloro che chiedono protezione internazionale, da guerre in atto, da persecuzioni politica, religiosa, da disastri ambientali, da nuove forme di schiavitù. In questo senso c’è un parallelismo tra Lampedusa, Lesbo. Nel momento in cui crescono i muri, c’è una chiusura, c’è l’esternalizzazione verso la Turchia della protezione internazionale da parte dell’Europa, il viaggio diventa una critica forte a questa politica perché ritrovi la solidarietà e l’attenzione a un diritto fondamentale su cui si poggia la democrazia. È paradossale che si sia delegato alla Turchia, che non ha mai firmato la convenzione di Ginevra, il compito di proteggere persone che sono richiedenti asilo e rifugiati. Al tempo stesso questo viaggio il Papa non lo fa da solo, ma lo fa assieme al patriarca di Costantinopoli e all’arcivescovo di Atene, quindi assume anche una valenza ecumenica molto forte”.

 

Anche il cardinale arcivescovo di Tegucigalpa Oscar Rodriguez Maradiaga, ha sottolineato l’importanza del viaggio del pontefice: “Mi sembra che sia molto importante, anche come segno. Nel momento in cui alcuni Paesi cercano di chiudersi, il Santo Padre “si apre” e si apre fino ad arrivare a Lesbo. Certamente non è facile affrontare questo viaggio, in una sola giornata, ma lui lo fa anche per amore e per far riflettere tutta la comunità sul fatto che i rifugiati e i migranti non sono dei nemici, ma gente che soffre, gente povera, che ha bisogno di aiuto. E non è soltanto un aiuto intellettuale, teorico, fatto di misure politiche; peggio ancora quando si costruiscono muri, che sono la negazione della solidarietà. Penso che sia certamente un problema complesso, ma il Santo Padre con questo gesto, anche ecumenico perché va con il Patriarca, richiama ad una maggiore umanità”.

 

Anche padre Leone Kiskinis, unico parroco cattolico dell’isola di Lesbo ha esternato il suo entusiasmo: “E’ un viaggio di testimonianza a tutto il mondo che i migranti, prima di essere un numero da contare in un campo di accoglienza, sono delle persone, hanno una storia, hanno dei sogni, hanno un nome. Quindi, bisogna trattarli con dignità, da persone umane. Il Papa da sempre, da quando è salito al Soglio pontificio, ha dato questi segni di vicinanza a chi è emarginato, a chi è privo di dignità.

 

La visita è anche un gesto forte per interpellare le coscienze degli europei e della comunità internazionale. E’ quanto ha sostenuto il cardinale Peter Turkson, presidente del dicastero ‘Giustizia e Pace’: “La visita sarà di nuovo un tentativo per mettere sullo schermo globale la situazione di queste persone e al tempo stesso le sue cause, per interpellare il mondo e la coscienza globale, chiamandola a fare qualcosa per evitare tutto questo. C’è una situazione di violenza, ora in questo caso da parte dell’Is, ma prima ancora con la guerra in Siria. È necessario invece che ci sia la pace, una pace che non deve essere soltanto il frutto della diplomazia ma che si basi in gran parte sull’amicizia, l’amore e la fraternità che si possono mostrare nei riguardi di queste persone

 

Ecco il programma completo con gli orari della visita di Papa Francesco il 16 aprile a Lesbo, in Grecia, sono soggetti al fuso orario greco (1 ora avanti rispetto all’Italia):

 

07:00 Partenza dall’aeroporto internazionale di Roma-Fiumicino per Mytilene

 

10:20 Arrivo all’aeroporto internazionale di Mytilene

 

 

CERIMONIA DI BENVENUTO

Papa Francesco viene ricevuto dal Primo Ministro; riceve poi il benvenuto da parte da Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, da Ieronymos, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, e, subito dopo da monsignor Fragkiskos Papamanolis, presidente della Conferenza Episcopale greca.

 

10:35 INCONTRO PRIVATO CON IL PRIMO MINISTRO (in aeroporto)

 

10:55 Trasferimento in minibus con Sua Santità Bartolomeo e Sua Beatitudine Ieronymos al Mòria refugee camp (16 Km).

 

11:15 Arrivo al Mòria refugee camp (che ospita circa 2.500 profughi richiedenti asilo)

 

VISITA AI RIFUGIATI

 

Lungo le transenne sono riuniti circa 150 minorenni ospiti del centro.

I leader religiosi attraversano il cortile dedicato alla registrazione dei profughi e raggiungono la grande tenda dove salutano individualmente circa 250 richiedenti asilo.

 

12.25: Discorsi dell’Arcivescovo Ieronymos; del Patriarca Bartolomeo e del Santo Padre Francesco dal podio nel cortile di registrazione dei profughi.

 

12.40: Firma della dichiarazione congiunta.

 

12.45: Pranzo dei tre leader religiosi con alcuni rifugiati nel container alle spalle del podio.

 

13.30 trasferimento in minibus al porto (8 Km)

 

13.45 arrivo al Presidio della Guardia Costiera.

 

INCONTRO CON LA CITTADINANZA E CON LA COMUNITÀ CATTOLICA. MEMORIA DELLE VITTIME DELLE MIGRAZIONI.

 

Discorso del Santo Padre

 

Al termine, i tre leader religiosi recitano ciascuno una breve preghiera per le vittime delle migrazioni. Chiamato un minuto di silenzio, i tre leader ricevono da tre bambini corone di alloro, che verranno lanciate in mare.

 

14:15 trasferimento in minibus all’aeroporto (3 Km).

 

14:30 In aeroporto:

 

INCONTRO PRIVATO CON L’ARCIVESCOVO DI ATENE E DI TUTTA LA GRECIA

 

INCONTRO PRIVATO CON IL PATRIARCA ECUMENICO

 

INCONTRO PRIVATO CON IL PRIMO MINISTRO

 

15:00 CERIMONIA DI CONGEDO

 

15:15 Partenza in aereo dall’aeroporto internazionale di Mytilene per Roma.

 

16:30 Arrivo all’aeroporto di Roma-Ciampino.




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