Papa Francesco ad Auschwitz-Birkenau: Dio perdoni tanta crudeltà

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Papa Francesco ad Auschwitz-Birkenau

Signore abbi pietà del Tuo Popolo, Signore, perdono per tanta crudeltà”. E’ il messaggio che Papa Francesco ha lasciato sul libro d’onore di Auschwitz durante la sua toccante visita al campo di sterminio nazista. Qui, ha incontrato 10 sopravvissuti della Shoah. Successivamente, il Pontefice si è recato nel lager di Birkenau, dove ha incontrato 25 Giusti delle Nazioni. Come aveva chiesto il Papa, il silenzio e la preghiera hanno contraddistinto tutti i momenti di una visita toccante e di grande intensità.

Solo il rumore dei passi rompe il silenzio che domina Auschwitz. Sono da poco passate le 9 quando Papa Francesco, a piedi, lentamente passa sotto la famigerata scritta della cancellata del campo di sterminio: “Arbeit macht frei”, “Il lavoro rende liberi”. Aveva voluto una visita senza discorsi, Papa Francesco, aveva chiesto il dono delle lacrime. E così è stato. Il primo luogo dove il Pontefice ha potuto raccogliersi in preghiera è stato il piazzale dell’appello, dove i prigionieri dei nazisti venivano impiccati, a volte anche per futili motivi. Il Papa, visibilmente commosso, ha toccato e baciato una delle travi che sorreggono la struttura usata dai nazisti per le impiccagioni.

Francesco prega al muro delle fucilazioni, incontra i sopravvissuti
Quindi, è giunto all’ingresso del “Blocco 11”, dove è stato accolto dal primo ministro polacco, Beata Maria Szydlo. Francesco si è così recato nel piazzale dove venivano compiute le fucilazioni degli ebrei e degli altri prigionieri. In questo luogo, si è vissuto uno dei momenti più forti della visita: il Papa incontra dieci sopravvissuti della Shoah, tra cui una signora di 101 anni. E’ un momento contrassegnato dalla tenerezza: poche parole. A prevalere sono gli sguardi, le carezze, un abbraccio, una stretta di mano che si prolunga come a non voler lasciarsi più. Il Papa cammina lentamente verso il muro delle fucilazioni, stende le mani per toccarlo, resta immobile per alcuni istanti, poi lascia lì una candela donata dall’ultimo superstite che ha incontrato poco prima.

Il Papa in preghiera nella cella di San Massimiliano Kolbe
Ancora al Blocco 11, il Pontefice fa ingresso in un edificio dove si trova la “cella della fame”, dove gli assassini nazisti lasciavano i detenuti senza cibo fino alla morte. Qui, in questo luogo di tenebre, splende la testimonianza di San Massimiliano Kolbe, che proprio 75 anni fa, sacrificò la sua vita per salvare quella di un altro innocente destinato alla morte. Anche qui, nella cella 18 del seminterrato, Francesco resta solo, lungamente in silenzio, assorto in preghiera. Uscendo, il Papa firma sul libro d’onore e lascia questo messaggio: “Signore abbi pietà del Tuo Popolo, Signore, perdono per tanta crudeltà”. E’ l’ultimo momento della visita ad Auschwitz prima di trasferirsi in auto al lager di Birkenau, un’area immensa di 175 ettari, il più terribile strumento di morte della follia nazista.

In preghiera al monumento delle vittime di Birkenau
Qui, Francesco ha percorso a bordo di un’auto elettrica la via che costeggia i binari dei treni su cui arrivavano i treni con i deportati: uomini, donne, bambini, innocenti che poco dopo l’ingresso a Birkenau sarebbero stati condotti alla morte in una delle 4 camere a gas del lager. Accolto dagli applausi degli ospiti, circa mille persone, Francesco ha lentamente camminato davanti ad ognuna delle 23 stele commemorative del Monumento internazionale a ricordo delle vittime del nazismo. Minuti di silenzio, rotti solo dal pianto di un bambino, che ha reso ancora più toccante il momento. 23 stele, con una scritta in 23 lingue, quante erano parlate dai prigionieri:

Il toccante incontro con 25 Giusti delle Nazioni, il Salmo 130
“Per sempre lasciate che questo posto sia un grido di disperazione e un avvertimento per l’umanità, dove i nazisti uccisero circa 1,5 milioni di uomini, donne e bambini, per lo più ebrei provenienti da vari Paesi d’Europa”. Il Papa ha deposto una lampada votiva, prima di ascoltare il Salmo 130, il “De Profundis”, intonato dal rabbino capo della Polonia. Un Salmo che è stato poi letto in polacco dal sacerdote di un paese della Polonia dove una famiglia cattolica fu sterminata, compresi i bambini, per avere ospitato e salvato ebrei. Dunque, l’incontro conclusivo con 25 Giusti delle Nazioni, donne e uomini che si sono opposti al male assoluto, che non si sono lasciati vincere dal male, ma hanno vinto il male con il bene.

Momenti commoventi durante la visita del Papa, nel pomeriggio, all’ospedale pediatrico universitario di Prokocim, a Cracovia. Si tratta del più grande ospedale pediatrico del Sud della Polonia e ogni anno cura 200mila bambini. E’ all’avanguardia, in particolare, nella separazione dei gemelli siamesi, nel trattamento delle ustioni e degli scompensi cardiaci. Giovanni Paolo II lo ha visitato nel 1991.

Ad accogliere il Papa è stato il premier polacco, la signora Beata Szydło, e una cinquantina di piccoli malati con i loro genitori. Il Papa li ha salutati uno per uno, li ha accarezzati, ha ricevuto in dono qualche disegno, poi si è recato nel reparto emergenze per visitare altri bimbi. “Vorrei poter stare un po’ vicino ad ogni bambino malato, accanto al suo letto – ha detto Francesco – abbracciarli ad uno ad uno,  ascoltare anche solo un momento ciascuno di voi e insieme fare silenzio di fronte alle domande per le quali non ci sono risposte immediate. E pregare”. Gesù – ricorda – sempre si accorge dei malati, “li guarda come una madre guarda il figlio che non sta bene, e sente muoversi dentro di sé la compassione”:

“Quanto vorrei che, come cristiani, fossimo capaci di stare accanto ai malati alla maniera di Gesù, con il silenzio, con una carezza, con la preghiera. La nostra società è purtroppo inquinata dalla cultura dello ‘scarto’, che è il contrario della cultura dell’accoglienza. E le vittime della cultura dello scarto sono proprio le persone più deboli, più fragili; e questa è una crudeltà”.

“Segno della vera civiltà, umana e cristiana”, è invece “mettere al centro dell’attenzione sociale e politica le persone più svantaggiate”. Ma “a volte – aggiunge – le famiglie si trovano sole nel farsi carico di loro. Che cosa fare?”:

“Da questo luogo in cui si vede l’amore concreto, vorrei dire: moltiplichiamo le opere della cultura dell’accoglienza, opere animate dall’amore cristiano, amore a Gesù crocifisso, alla carne di Cristo. Servire con amore e tenerezza le persone che hanno bisogno di aiuto ci fa crescere tutti in umanità; e ci apre il passaggio alla vita eterna: chi compie opere di misericordia, non ha paura della morte”.

Infine, il Papa incoraggia tutti coloro che hanno fatto dell’invito evangelico a “visitare gli infermi” una personale scelta di vita: medici, infermieri, tutti gli operatori sanitari, come pure i cappellani e i volontari:

“Il Signore vi aiuti a compiere bene il vostro lavoro, in questo come in ogni altro ospedale del mondo. Non vorrei dimenticare, qui, il lavoro delle suore – tante suore! –  che spendono la vita negli ospedali. Che il Signore vi ricompensi donandovi pace interiore e un cuore sempre capace di tenerezza”.◊

Abbiate un cuore misericordioso, lanciatevi nell’avventura della Misericordia, la Chiesa vuole imparare da voi. Sono alcuni dei passaggi chiave del discorso che Papa Francesco ha rivolto ai giovani di tutto il mondo, riuniti al parco Blonia di Cracovia, per la cerimonia di accoglienza della 31.ma Gmg, sul tema “Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia”. Nonostante il cattivo tempo, l’evento è stato contraddistinto dalla gioia e dall’entusiasmo dei giovani, oltre 500 mila. Il Pontefice ha messo in guardia i giovani dai venditori di false illusioni e li ha esortati a far entrare Gesù nel loro cuore per alzare lo sguardo e sognare alto. L’intervento del Papa è stato preceduto dal saluto del cardinale Stanilsaw Dziwisz e dall’animazione dei giovani.

“Finalmente ci incontriamo!”. Papa Francesco ha esordito, così, nella cerimonia d’accoglienza al Parco Blonia di Cracovia: tre semplici parole per sintetizzare i sentimenti di attesa per una Gmg dal sapore “speciale”, perché avviene nel Giubileo della Misericordia e perché si svolge nella terra di San Giovanni Paolo II che, come ha ricordato Francesco, le Gmg le ha prima sognate e poi ha dato loro vita. Prima dell’evento, il Papa ha ricevuto le chiavi della città dal sindaco quindi è arrivato al grande parco a bordo di un tram ecologico, assieme a 15 giovani disabili, accompagnato lungo la strada da applausi e cori festosi.

L’animazione dei giovani che ha preceduto il discorso del Papa, con canti e danze dei diversi Paesi di provenienza dei ragazzi, è stata incentrata sulla santità, su alcuni grandi testimoni della misericordia dei cinque continenti, da Madre Teresa di Calcutta a San Vincenzo de’ Paoli. Donne e uomini che hanno seguito Gesù e così sono diventati strumenti della Misericordia di Dio.

Un cuore misericordioso si apre a chi soffre, a poveri e migranti
Proprio sul tema della Gmg, “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” si è incentrato il discorso che Francesco ha rivolto ai giovani. La misericordia, ha detto, “ha il volto sempre giovane”, perché un cuore misericordioso “ha il coraggio di lasciare le comodità” e “abbracciare tutti”.

“Un cuore misericordioso sa essere un rifugio per chi non ha mai avuto una casa o l’ha perduta, sa creare un ambiente di casa e di famiglia per chi ha dovuto emigrare, è capace di tenerezza e di compassione. Un cuore misericordioso sa condividere il pane con chi ha fame, un cuore misericordioso si apre per ricevere il profugo e il migrante. Dire misericordia insieme a voi, è dire opportunità, è dire domani, impegno, fiducia, apertura, ospitalità, compassione, sogni”.

La Chiesa vuole imparare dai giovani, dal loro entusiasmo
Francesco ha quindi confidato che, negli anni vissuti da vescovo, ha imparato che non c’è nulla di più bello che “contemplare i desideri, l’impegno, la passione e l’energia” dei giovani. Ed ha osservato che “quando Gesù tocca il cuore” dei ragazzi, “questi sono capaci di azioni veramente grandiose”:

“E’ un dono del cielo poter vedere molti di voi che, con i vostri interrogativi, cercate di fare in modo che le cose siano diverse. E’ bello e mi conforta il cuore, vedervi così esuberanti. La Chiesa oggi vi guarda – direi di più – il mondo oggi vi guarda e vuole imparare da voi, per rinnovare la sua fiducia nella Misericordia del Padre che ha il volto sempre giovane e non smette di invitarci a far parte del suo Regno, che è un Regno di gioia, è un Regno sempre di felicità, è un Regno che sempre ci porta avanti, è un Regno capace di darci la forza di cambiare le cose”.

I giovani, ha ripreso il Papa, dialogando con loro hanno la forza di “opporsi” a quelli che non vogliono cambiare, i “quietisti”. Francesco ha quindi messo in guardia dal diventare “giovani che sembrano pensionati prima del tempo”. Mi preoccupa, ha detto, “vedere giovani che hanno gettato la spugna prima di iniziare la partita”:

I giovani non corrano dietro ai venditori di false illusioni
Al tempo stesso, ha rilevato, ci sono “giovani che lasciano la vita alla ricerca della vertigine” e “poi finiscono” per “pagare caro”:

“Fa pensare quando vedi giovani che perdono gli anni belli della loro vita e le loro energie correndo dietro a venditori di false illusioni e ce ne sono! Venditori di false illusioni (nella mia terra natale diremmo ‘venditori di fumo’) che vi rubano il meglio di voi stessi … e questo mi addolora”.

Per questo, ha detto, “ci siamo riuniti per aiutarci a vicenda, perché non vogliamo lasciarci rubare il meglio di noi stessi, non vogliamo permettere che ci rubino le energie, la gioia, i sogni con false illusioni”. L’unica risposta alle domande esistenziali, ha detto il Papa, “non è una cosa, non è un oggetto, è una persona ed è viva, si chiama Gesù Cristo”:

“Vi domando: Gesù Cristo si può comprare? [No!] Gesù Cristo si vende nei negozi? Gesù Cristo è un dono, è un regalo del Padre, il dono del nostro Padre. Chi è Gesù Cristo? Tutti! Gesù Cristo è un dono! Tutti! [Gesù Cristo è un dono!] E’ il regalo del Padre”.

E’ Lui, ha detto Francesco, che “ci porta a non accontentarci di poco e a dare il meglio di noi stessi”, “ci spinge ad alzare lo sguardo e sognare alto”. La mano di Gesù, ha soggiunto, “sempre è tesa per alzarci, quando noi cadiamo”.

Lanciatevi nell’avventura della misericordia, costruite ponti non muri
Quindi ha tracciato una parallelo tra la visita di Gesù nella casa di Marta e Maria di Betania e la vita dei giovani:

“In questi giorni della Gmg, Gesù vuole entrare nella nostra casa; vedrà le nostre preoccupazioni, il nostro andare di corsa, come ha fatto con Marta… e aspetterà che lo ascoltiamo come Maria: che, in mezzo tutte le faccende, abbiamo il coraggio di affidarci a Lui. Che siano giorni per Gesù, dedicati ad ascoltarci, a riceverlo in quelli con cui condivido la casa, la strada, il gruppo o la scuola”.

Il Papa ha infine incoraggiato i giovani a “lanciarsi nell’avventura della misericordia”, “nell’avventura di costruire ponti e abbattere muri”, “nell’avventura di soccorrere il povero, chi si sente solo e abbandonato, chi non trova più un senso per la sua vita”:

“Eccoci, Signore! Mandaci a condividere il tuo Amore Misericordioso. Vogliamo accoglierti in questa Giornata Mondiale della Gioventù, vogliamo affermare che la vita è piena quando la si vive a partire dalla misericordia, che questa è la parte migliore, è la parte più dolce, è la parte che mai ci sarà tolta”.




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