Portogallo – Il Messaggio di Papa Francesco per la marcia della vita

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Occorre “un rinnovato impegno per la promozione dei veri valori umani, morali e spirituali” in difesa della persona e della famiglia: ecco quanto scrive Papa Francesco in un messaggio, a firma di monsignor Angelo Becciu, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, inviato agli organizzatori della «Marcia per la vita» che si terrà sabato 14 maggio in Portogallo.
Nel documento, il Vescovo di Roma, sottolinea l’importanza di “ispirare gli individui, le famiglie e la società portoghese nel perseguimento del bene comune, radicato nell’armonia, nella giustizia e nel rispetto dei diritti della persona umana, dal concepimento e fino alla morte naturale”.
Quindi il Pontefice ricorda quanto scritto nell’esortazione apostolica «Amoris Laetitia sull’amore nella famiglia»: “uno sguardo attento alla vita quotidiana degli uomini e delle donne di oggi mostra immediatamente il bisogno che c’è ovunque di una robusta iniezione di spirito famigliare. Non solo l’organizzazione della vita comune si incaglia sempre più in una burocrazia del tutto estranea ai legami umani fondamentali, ma, addirittura, il costume sociale e politico mostra spesso segni di degrado”.
Il tema di quest’anno dell’evento organizzato dalla Federazione portoghese per la vita «Camminiamo sempre per la vita», è giunto alla sesta edizione e si svolgerà a Lisbona e dintorni. L’iniziativa assume anche un valore particolare, dato il dibattito in corso, all’interno del Paese, sulla possibilità o meno di legalizzare l’eutanasia. I promotori sperano che l’progetto sia “una chiara testimonianza pubblica per la difesa della vita in tutte le fasi del suo sviluppo”.
La marcia sarà una parte importante di un evento più vasto con cui la Chiesa cattolica del Portogallo si prepara a celebrare, dal 15 al 22 maggio, la “Settimana per la vita”. Punto di partenza dell’iniziativa – spiega in una nota la Commissione episcopale per i laici e la famiglia, che organizza l’evento – sarà l’Enciclica “Laudato si’ sulla cura della casa comune” scritta da Papa Francesco.
“Sorprende il fatto che la questione ecologica sia al centro della Settimana della vita?”, chiedono i presuli portoghesi. No – spiegano – se si legge quanto scritto dal Pontefice nell’Enciclica: “Quando non si riconosce nella realtà stessa l’importanza di un povero, di un embrione umano, di una persona con disabilità difficilmente si sapranno ascoltare le grida della natura stessa. Tutto è connesso”. Pertanto, ribadiscono i vescovi portoghesi, ciò a cui bisogna puntare è “un’ecologia integrale” che guardi alla dignità di ciascuno.
In vista della Settimana, la Commissione episcopale ha diffuso anche un apposito sussidio che offre, per ogni giorno dell’evento, spunti di riflessione. Per il 15 maggio, ad esempio, che coincide con la Giornata internazionale delle famiglie indetta dall’Onu e incentrata sul tema “Famiglie, vita sana e futuro sostenibile”, i presuli portoghesi invitano a riflettere sul paragrafo 213 della “Laudato si’” in cui si legge: “Nella famiglia si coltivano le prime abitudini di amore e cura per la vita, come per esempio l’uso corretto delle cose, l’ordine e la pulizia, il rispetto per l’ecosistema locale e la protezione di tutte le creature”.
“Che questa Settimana della vita – conclude la Chiesa portoghese – favorendo un incontro con l’ecologia integrale, risulti essere per tutti una celebrazione gioiosa della vita accolta, gradita e condivisa”.
L’aborto è stato reso legale in Portogallo solo nel 2007 con un referendum tenuto l’11 febbraio. Fino ad allora aveva una delle leggi sull’aborto fra le più restrittive in Europa: consentito solo in casi di gravidanza avvenuti dopo uno stupro, oppure in casi in cui la salute della paziente o del feto erano a rischio. All’infuori di questi casi veniva punita con un massimo di tre anni di carcere. Poi, con il referendum il sì raggiunse il 59,25% ma non si raggiunse il quorum del 50% il che in Portogallo rende non vincolante la proposta referendaria.
L’allora primo ministro José Sócrates sottopose una nuova legge sull’aborto al presidente della Repubblica senza discuterla in Parlamento (poteva farlo perché aveva vinto il sì, ma non era obbligato a farlo perché non si era superato il 50 per cento di affluenza): la legge fu firmata dall’allora presidente della Repubblica Aníbal Cavaco Silva il 10 aprile 2007.
Poi, il 22 luglio del 2015 la legge sull’aborto è stata nuovamente cambiata (al governo, i socialdemocratici) e sono stati introdotti nuovi obblighi: il pagamento di una “tassa” dall’importo ancora sconosciuto (che limiterebbe di fatto le possibilità di accesso all’aborto alle fasce economicamente più basse); un periodo di riflessione durante il quale i genitori devono essere affiancati da psicologi e assistenti sociali (la consulenza è obbligatoria e improntata a comunicare il valore della vita e della cura del nascituro); il limite legale per abortire resta di 10 settimane. Insomma, una legge che scontentava tutti.
Le modifiche in questione (e i conseguenti veti) riguardano particolarmente la questione delle “consulenze psicologiche” e della partecipazione dei medici obiettori di coscienza a tali percorsi. Una modifica che, secondo il veto di Cavaco Silva, diminuisce il diritto di informazione delle donne che decidono di abortire.
Per quanto riguarda l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso, Sandra Cunha (deputata femminista e “bloquista) ha accusato il presidente di mettere “i propri pregiudizi davanti ai diritti fondamentali. Solo il pregiudizio e la totale mancanza di senso della realtà possono spiegare perché si rifiuta a migliaia di bambini il diritto a una famiglia”.
«Con il nostro voto di oggi, nella legislazione portoghese cessa di esistere un’esplicita discriminazione basata sull’orientamento sessuale. È un momento storico», ha concluso la deputata.




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