Storia e personaggi; le donne samurai

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Le donne dei samurai avevano come ruolo principale quello di badare alla casa. Questo era particolarmente cruciale nell’età feudale, quando i mariti erano spesso lontani a combattere in altri Stati oppure impegnati in battaglie di clan. La moglie, o okugatasama (Letteralmente: colei che rimane a casa), oltre che badare ai figli e alle faccende, si trovava spesso a dover fisicamente difendere la casa da ladri e invasori. Per questo motivo molte donne della classe dei samurai venivano addestrate all’abile uso di un’arma a forma di palo chiamata naginata, o di uno speciale coltello chiamato kaiken. Proteggere la famiglia, ma anche l’onore erano di primaria importanza.

Queste donne venivano cresciute secondo i valori dell’umiltà, dell’obbedienza, dell’auto-controllo e della lealtà. Nonostante fossero considerate come appartenenti alle classi alte, le donne dei samurai erano sempre subordinate agli uomini e, secondo la legge confuciana che ne definiva la disciplina, doveva occuparsi anche di questioni finanziare e di eventuali suoceri anziani, oltre che dei mariti, della gestione della servitù e dell’educazione dei figli. A questi ultimi non si doveva dimostrare troppo amore o affetto, per evitare che essi crescessero in maniera viziata.

Durante l’era feudale giapponese molte mogli, ma anche vedove, figlie e ribelli appartenenti alla classe bushi,cioè dei samurai, risposero alla chiamata in battaglia, insieme agli uomini, differenziandosi così dalla figura di quelle donne prettamente “mogli e casalinghe”. Questi guerrieri al femminile venivano chiamate onna-bugeisha ed erano considerate molto importanti nella società, in quanto difendevano le comunità che mancavano di uomini combattenti. Addestrate alla Tantōjutsu, una violenta e velocissima lotta con i coltelli, queste donne si rendevano delle eroine, per il loro coraggio e agilità.

Una in particolare, l’Imperatrice Jingu (circa 169-269 A.C.) utilizzò le sue abilità per ispirare cambiamenti sociali ed economici. Jingu guidò l’invasione della Corea nel 200 A.C. in veste di onna-bugeisha, dopo che il marito, l’Imperatore Chuai, fu ucciso in battaglia. Secondo la leggenda, essa avrebbe portato a termine la missione senza versare una sola goccia di sangue. Nonostante la sua reale esistenza non sia mai stata interamente confermata, Jingu diventò l’emblema della onna-bugeisha e riuscì a trascendere le strutture socioeconomiche presenti in Giappone. Nel 1881 Jingu diventò la prima donna la cui effige comparve su una banconota giapponese, stampata per combattere la contraffazione.

Durante i periodi Heian e Kamakura, il ruolo della donna tornò ad essere di sottomissione all’uomo, ma alcune figure femminili portarono comunque avanti il prestigio delle donne guerriero, addirittura fino alla formazione e al capeggiamento di clan. Nei racconti di Heike Monogatari che narrano le eroiche gesta di samurai durante la guerra tra le potenti famiglie dei Taira e Minamoto (1180-1185), figura una donna, Tomoe Gozen, moglie di Minamoto Yoshinaka, la quale fu sempre presente al fianco del marito. Abilissima arciere, Gozen aveva pelle bianca, lunghi capelli e bellissimi lineamenti. Non temeva il nemico: quando si lanciava in battaglia sul suo cavallo, armata di una enorme spada e protetta da una forte armatura, dimostrava di essere più coraggiosa e abile di molti uomini. Le sue azioni in battaglia, così come sono raccontate da Heike, hanno avuto un forte impatto nella classe guerriera e sono state spesso immortalate in dipinti.

Durante lo shogunato di Kamakura, un’altra donna ebbe una posizione prominente, Hojo Masako, la quale ebbe una forte presenza nel campo politico quando suo marito, Minamoto no Yoritomo morì.

Durante il Periodo di Edo invece, quando i samurai erano ormai dei burocrati più che dei combattenti, lo status di potere della onna-bugeisha andò scemando, lasciando il posto a pura obbedienza all’uomo. Sacrifico e auto-rinuncia diventarono gli imperativi della vita della donna giapponese.

Nel 1868 però, una donna si distinse nell’ambito guerriero e politico: Nanko Takeko, membro del clan Aizu, fu reclutata per diventare il leader del corpo femminile che ando a combattere durante la Guerra Boshin. Il suo squadrone di circa 20 donne, abilissime maneggiatrici di naginata, si accompagnò in battaglia a 3000 altri samurai Aizu.




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