Film: Caccia al Tesoro il film dei Vanzina che sogna il bene ed il bello

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Con l’avvicinarsi delle feste natalizie tornano gli appuntamenti con la commedia cinematografica italiana. In una nutrita sala cinematografica romana, i fratelli Vanzina, hanno presentato il loro nuovo film “Caccia al Tesoro” con un cast di attori d’elite quali Vincenzo Salemme, Carlo Buccirosso, Max Tortora, Christiane Filangeri e Serena Rossi. Il film sarà da oggi nelle sale italiane con 350 copie. La fotografia e le musiche sono tutte da vivere, la recitazione e la storia tutte da seguire. In poche parole un film per tutti in grado di strappare sorrisi e far trascorrere 90 minuti all’insegna dell’allegria grazie a tre comici superbi, due attrici brave ed affascinanti ed un ragazzetto-attore del quale sentirete sicuramente parlare.

Come ha dichiarato Carlo Vanzina un film che sogna il bene ed il bello, trasformando i cattivi in buoni, ed i ladri in benefattori sempre con un occhio di riguardo al mondo del teatro. Perché come recita la battuta finale del film di Vincenzo Salemme: “Come nel teatro anche nella vita le cose finte possono diventare vere!”.

La storia del film è riassumibile così: Domenico Greco (Vincenzo Salemme) è un attore teatrale di “insuccesso”. Naviga nei debiti e vive a sbafo in casa della cognata Rosetta, vedova di suo fratello.
Rosetta (Serena Rossi) ha un figlio di nove anni, malato di cuore. L’unico modo per salvarlo da una morte sicura sarebbe operarlo in America. Ma l’operazione costa 160 mila euro. E né Rosetta, né lo zio Domenico li hanno. Disperati, i due vanno a pregare sotto la statua di San Gennaro. Chiedono un miracolo. Trovare i soldi dell’operazione. E San Gennaro risponde … dando loro via libera per
“prendersi” uno dei gioielli della sua Mitra custodita insieme al famoso Tesoro nella cripta
della chiesa. In realtà, a dare voce a San Gennaro è il posteggiatore del parcheggio fuori la chiesa che dà via libera agli automobilisti.
Le sue parole rimbombano nella navata attraverso una finestra aperta della cupola. E Domenico e Rosetta, sentendole arrivare dall’alto, le scambiano per quelle del Santo Gennaro.
Insieme a loro, in chiesa, c’è anche Ferdinando (Carlo Buccirosso), venuto a chiedere una grazia. Ha ascoltato tutto e obbliga Domenico e Rosetta a prenderlo come loro socio nell’operazione Tesoro di San Gennaro. Già, perché per impossessarsi del gioiello toccherà rubare, un vero e proprio colpo. Ma con la benedizione del Santo. La sera in cui i nostri si introducono nella cripta per rubare la Mitra, il tesoro non c’è più..! I nostri si disperano. E si disperano anche due altri ladri romani, Cesare (Max Tortora) e Claudia (Christiane Filangieri), che avevano tentato il colpo la stessa sera bucando una parete. Pensano che altri ladri li abbiano preceduti. Ma non è così. Il Tesoro è stato spostato a Torino per una mostra espositiva … Da qui parte la “Caccia al Tesoro” di San Gennaro. La banda ora è formata da quattro persone, alle quali si aggiunge il figlio di Ferdinando (Gennaro Guazzo), un simpatico ragazzino di undici anni.
Da Napoli, a Torino, fino a Cannes in Costa Azzurra, la caccia si snoda con colpi di scena, azione, peripezie come in un vero film sui “colpi”. Ma qui la cifra è comica. E anche umana. Come nella tradizione della commedia all’italiana. Entrano in scena poliziotti, rapinatori professionisti, camorristi e mercanti d’arte, in una girandola di situazioni esilaranti.

Lo sceneggiatore Enrico Vanzina racconta cosi’ il suo film: “Caccia al tesoro” è una commedia che vuole rendere omaggio alla grande tradizione della comicità napoletana, quella che ha sempre fatto da sponda al cinema popolare italiano. Per mio fratello Carlo e per me si tratta anche un po’ di una comicità di “famiglia”, visto che nostro padre Steno ha contribuito a renderla celeberrima con i suoi indimenticabili film insieme a Totò, Peppino De Filippo, fino ad arrivare alla maschera napoletana di Bud Spencer in “Piedone lo sbirro”.
Per celebrare questa gloriosa tradizione, abbiamo preso spunto (non è un remake) dal mitico film di Dino Risi “Operazione San Gennaro”. Anche nel nostro film si racconta un “colpo”, ma con modalità e motivazioni totalmente diverse da quelle di Risi. La nostra non è una banda di professionisti, ma piuttosto una sprovveduta banda di “poveri uomini” del 2017.
In “Caccia al tesoro” abbiamo rimesso insieme la coppia più affiatata della commedia napoletana: Vincenzo Salemme e Carlo Buccirosso, due grandi attori di cinema e teatro. Il loro irresistibile talento comico, al quale si aggiunge la loro profonda umanità, riescono a tramutare questo storia napoletana in una vera e propria commedia italiana, godibile per tutto il pubblico nazionale. Accanto ai due recitano il sempre più convincente Max Tortora, insieme a Christiane Filangieri e alla strepitosa Serena Rossi, oramai una certezza e non più solo una promessa del cinema italiano. Con loro, anche il piccolo Gennaro Guazzo, giovanissimo e comicissimo.
Il film è una action-comedy, che scorre con ritmo serrato e appassionante tra Napoli, Torino e Cannes. Un viaggio della speranza, alla “caccia” di un tesoro che potrebbe cambiare la vita ai nostri protagonisti. Ma sulla loro strada ci sono poliziotti, camorristi, mercanti d’arte, ladri professionisti. E il tutto si complica, fino al sorprendente finale. Un finale che mette insieme comicità e sentimento. Insomma, una favola realistica che nelle nostre intenzioni dovrebbe divertire il pubblico e stupirlo fino all’ultimo fotogramma”.

VINCENZO SALEMME (Domenico): “Chi è il personaggio che interpreta in “Caccia al tesoro” e che cosa gli succede in scena?”
“Si chiama Domenico Greco, è un attore sfortunato e in cattive acque la cui cognata (Serena Rossi), vedova di suo fratello, ha un figlio di nove anni con un serio problema al cuore che può essere risolto soltanto attraverso una costosa operazione negli Stati Uniti. Domenico non sa come risolvere la situazione ed entra in chiesa per chiedere una grazia a San Gennaro, quella di concedergli il permesso di “prelevare” qualcosa dal suo immenso tesoro. Nel frattempo per un equivoco scambia la voce di un posteggiatore che urla fuori dalla chiesa per quella del Santo che gli dà il suo assenso mentre un altro fedele in disgrazia (Buccirosso), entrato per chiedere a sua volta una grazia che lo salvi dai debiti, ascolta tutto e ricatta Domenico intimandogli di coinvolgerlo nel colpo grosso
altrimenti racconterà tutto alla Polizia. A loro si uniranno due ladri romani professionisti piuttosto “scombinati” (Max Tortora e Christiane Filangieri) scopertisi impegnati a loro volta nel tentativo di furto del tesoro che nel frattempo è stato trasferito a Torino per una Mostra. Si formerà così un variopinto gruppo di trame e intenzioni comuni a cui si unirà anche un bambino, il figlio di Ferdinando affidatogli dalla sua ex moglie vittima di un incidente che si rivelerà incredibilmente sveglio e creativo. Domenico È un personaggio che a suo modo ha una sua dignità e una giustificazione: rubare qualcosa a San Gennaro per un napoletano rappresenta qualcosa di sacrilego, un’eresia, ma lui si convince a farlo per salvare suo nipote e alla fine si capirà che ne valeva la pena.”
“Come si è trovato con gli altri attori?” “Max Tortora faceva sempre ridere tanto tutti, ogni tanto all’improvviso si prendeva la scena e urlava una frase a vanvera con una voce diversa di qualche personaggio celebre come Luciano Rispoli, Paolo Stoppa o Franco Califano: ridevamo tutti così tanto da dover sospendere le riprese. Per quanto riguarda poi Serena Rossi e Christiane Filangieri, le ho trovate due ragazze dolci, brillanti, spigliate ironiche e soprattutto autoironiche, recitare con loro è stato un vero piacere”.
“Come si è trovato questa volta con Carlo Vanzina?
“Lo chiamo da tempo “Lo scienziato” per la precisione e il valore che sa dare ad ogni dettaglio del suo lavoro. Ha sempre la capacità innata di raccontare le cose da un punto di vista cinematografico, mi piace la semplicità e la nettezza delle inquadrature che gira, ed è una semplicità.. concreta perché ti permette sempre di portare a casa la scena al meglio.
Quando giro i miei film da regista (sono da poco arrivato a quota dieci..) per affrontare le dinamiche del set guardo sempre a Carlo come punto di riferimento inimitabile sia da un punto di vista di capacità professionale sia per i rapporti con la troupe. Da tempo lo chiamo “Lo scienziato” per la precisione e il valore che sa dare ad ogni dettaglio del suo lavoro. È un grande esperto di cinema, è nato e cresciuto sui set di suo padre Steno e di Mario
Monicelli, è un asso del cinema popolare di cui ha fatto la storia ed è normale che io guardi a lui come un esempio.”
“Che rapporto ha invece con suo fratello Enrico?”
“Sono molto legato anche a lui e gli sono sempre molto grato, ogni volta prima di girare un film facciamo leggiamo la sceneggiatura anche insieme a lui per trovare nuovi spunti comici e poi lui viene a trovarci spesso sul set quando giriamo per aggiustare meglio il tiro delle varie battute e situazioni. Quando lavoro con loro Enrico e Carlo scrivono il copione direttamente su di me e sulle mie corde, con loro mi sento sempre a mio agio perché mi
ritrovo il personaggio da interpretare”calzato” addosso ma quando c’è una “traccia” che funziona è più facile anche aggiungere qualcosa di nuovo quando ci si ritrova in scena e anche sul set di “Caccia al tesoro” ci siamo divertiti moltissimo a farlo”.
“Che cosa c’è di nuovo in questo film rispetto alle vostre commedie girate insieme in passato?”
“Questa volta non c’è solo grande divertimento, c’è spazio anche per un’emozione vera e profonda che ha radici comunque nella tradizione del teatro napoletano dove accanto alla risata c’è sempre un aspetto romantico con emozioni forti e sentimenti nobili da mettere in rilievo. Si parte da un dramma personale e familiare che riguarda la salute di un bambino, si prosegue col divertimento allegro ma anche con diversi momenti di grande umanità e il
risvolto finale positivo offre comunque una punta di commozione profonda.”
“Napoli viene rappresentata in modo insolito, con meno cliché?
“È la Napoli nel centro storico, una bellezza pazzesca.. penso a luoghi finora poco sfruttati dal cinema, che sono stati fotografati nel modo giusto, entrano bene in commedia, portano con loro una storia di colori forti ma in questo caso in un contesto solare, ricco di energia sana e positiva”.

CARLO BUCCIROSSO (Ferdinado): “”Che cosa mi ha fatto apprezzare “Caccia al tesoro”?” “È un film che porta con sé il piacere di “citare” amabilmente i grandi attori e registi del passato, ma questa non è una novità per i Vanzina perché loro tornano spesso e volentieri su un argomento in maniera diversa e questa volta ci sono tante citazioni/omaggio che riguardano soprattutto la grande commedia “Operazione San Gennaro”, girata a Napoli da Dino Risi a metà degli anni ’60 con Nino Manfredi e Totò. Carlo sceglie sempre set e località gradevoli e coinvolge un gruppo di attori a cui spesso rimane molto legato. La novità in questa occasione viene dall’inserimento di Max Tortora in un contesto di attori napoletani e dalle due interpreti femminili, Serena Rossi e Christiane Filangieri, che si sono rivelate benissimo all’altezza della situazione, superprofessionali, misurate, molto a loro agio con i meccanismi della commedia e capaci di essere spiritose e di prendersi in giro. E poi c’ è tanta simpatia e spontaneità, si tratta di un film gioioso, allegro, spensierato e onesto dedicato in modo trasversale ad ogni tipo di pubblico. “Mi sono divertito moltissimo a girare alcune sequenze a Cannes con Max Tortora che era una specie di “macchina da guerra”, partiva con le imitazioni e cambiava voce e dialetto ogni momento sia sul set che fuori, sembrava “posseduto” e io non ce la facevo a non ridere. Ma la “tragedia” per tutti noi che recitiamo con lui è che le sue imitazioni/esternazioni è abituato a farle subito prima di una ripresa appena viene annunciato il ciak e la sua colorita estroversione inevitabilmente contagia un po’ tutti costringendoci a fermarci per le risate.“

MAX TORTORA: (Cesare):”Come sono stato coinvolto in questo nuovo progetto?” “In maniera piuttosto automatica, per mia grande fortuna, Carlo ed Enrico Vanzina dopo tante e felici esperienze insieme sanno ormai benissimo quello che possono aspettarsi da me, tra noi c’è una perfetta sintonia, psicologica e umana, ogni volta in cui ci ritroviamo ci divertiamo da matti: quando vado sui loro set non mi sembra mai di andare a lavorare. Questa volta intorno a me avevo due fuoriclasse della comicità come Salemme e Buccirosso, quando li guardavo mentre recitavano, improvvisavano e inventavano insieme nuove occasioni di divertimento mi sembrava di essere al cospetto di Totò e Peppino De Filippo, era un piacere che andava ben oltre il lavoro, la sera ero dispiaciuto di tornare a casa e questo non mi accade mai.”
“Chi è il personaggio che lei interpreta in scena?”
“Si chiama Cesare, è uno sbruffoncello tipicamente romano che è convinto di sapere tutto lui su tutto ma in realtà rivela continuamente un abisso di ignoranza. Fa il ladro di professione ma è un colossale incapace, trascorre più tempo in galera che a piede libero e quando si allea con Claudia, una giovane donna in cerca di lavoro appena licenziata da un locale di lap dance, finisce col metterla regolarmente nei guai nonostante lei abbia creduto
pienamente alle sue fanfaronate. A un certo punto lo vediamo irrompere insieme alla sua complice nella sala del tesoro di San Gennaro a Napoli dopo aver perforato un muro per impossessarsi dei gioielli: si ritroverà davanti agli altri rapinatori da strapazzo per poi scoprire insieme a loro che le sale sono vuote e che le inestimabili gemme sono stati spedite a Torino per essere esposti in una Mostra. Tra gli aspiranti razziatori nasce
un’intesa immediata e tutti si mettono subito sulle tracce del tesoro architettando un piano ingegnoso che li porterà da Napoli a Torino e infine a Cannes. Io, Salemme e Buccirosso incarniamo tre strani tipi incapaci a tutto messi a confronto che sono costretti a misurarsi con situazioni molto più grandi di loro, un gruppo di falliti che sembra trovare nel “colpo grosso” un’ultima chance, ma poi c’è anche una sorta di rivalsa sentimentale e tutto
finisce bene”.
“Con i fratelli Vanzina è possibile proporre ipotesi di cambiamenti alle scene?”
“Per quello che mi riguarda in questa occasione così come in passato loro sono in grado di valorizzare sempre al meglio i miei potenziali ma sulla base già precisa delle scene e dei dialoghi scritti nella sceneggiatura qualche volta capita di poter aggiungere e ridefinire meglio una sequenza direttamente sul set. Le piccole modifiche e gli ulteriori piccoli nuovi contributi con loro però non sono mai cambiamenti sostanziali perché la struttura del
copione è sempre solida ma quando fai un salto mortale e devi atterrare devi trovare il pavimento adeguato e Carlo ed Enrico te lo preparano sempre: se c’è una battuta o una situazione nuova che può funzionare viene naturale aggiungerla, non ci sono mai preclusioni.”
“Ricorda qualche sequenza che l’ha divertita più di altre?”
“Una in particolare in cui eravamo in scena e io, Buccirosso e Salemme che dovevamo raggirare un avvocato con le nostre chiacchiere. Ad un certo punto mi sembrava di essere stato catapultato in una di quelle grandi commedie italiane corali degli anni ’50 e ’60: io nella finzione dovevo imitare un gagà napoletano ma senza riuscirci affatto e loro due si disperavano increduli: “Marònna. questo qua non si può sentire…”.
“Che cosa pensa da spettatore della comicità napoletana?”
“Mi diverte tantissimo, è molto simile a quella romana o romanesca anche se i suoni sono diversi: le finalità sono le stesse, sia i napoletani che i romani hanno sempre un sottotesto di sfottò, un romano che si apposta fuori da un negozio soppesa col proprio sguardo tutti i passanti e ne ha sempre una per tutti e anche i napoletani in fondo sono così.”
Cosa le piace di più del cinema o dello spettacolo napoletano in generale?”
“Mi fa sentire a casa, come nelle scene dei testi teatrali di Eduardo, ti facilitano sempre il coinvolgimento emotivo e l’immedesimazione, è il cosiddetto “fattore casa” su cui io conto molto quando recito sia a teatro che al cinema. In particolare sono uno studioso di Peppino De Filippo, ricordo di aver visto mio padre ridere di gusto solo tornava a casa dopo aver assistito ad una sua commedia…in questo film rispetto alla napoletanità verace
del gruppo degli interpreti e della storia che raccontiamo ho avuto la possibilità di mantenere intatta la mia romanità verace e la mia comicità si è sposata ben con quella dei miei colleghi napoletani, si è creata una “triangolazione” perfetta tra i nostri i tempi comici ma con due cavalli di razza come Vincenzo e Carlo ero io quello che doveva intonarsi a loro e adeguarsi. Si è creata così una commistione divertentissima e grazie alle
varie differenze etnografiche e geografiche è venuto fuori un “miscuglio” molto divertente”-

CRISTIANE FILANGIERI (Claudia) “Come mi sono ritrovata sul set di questo film?”
“Ho incontrato Carlo Vanzina per caso tempo fa in un parco romano. Io ero con il mio bambino e lui con i suoi cani, si era ricordato di avermi incontrato in passato in occasione dei provini per un paio di suoi film e quando mi ha chiesto se sapessi recitare con l’accento napoletano gli ho consigliato di andare a vedere su youtube alcuni miei video dove mi sono divertita ad impersonare di volta in volta un una polacca, una russa, una tedesca e una brasiliana ma anche un’infermiera napoletana che avevo ideato, forte delle mie origini campane per parte di padre. Lo avevo fatto per dimostrare agli altri e a me stessa di essere in grado di poter cambiare pelle e di saper andare al di là degli stereotipi: nei film e nelle fiction tv come “Ho sposato uno sbirro” con Flavio Insinna sono quasi sempre una tipica ragazza della porta accanto o una moglie borghese tranquilla. Quando a distanza di tempo la mia agente mi ha procurato un appuntamento con Carlo per un ruolo nel nuovo film da girare a Napoli con Buccirosso e Salemme pensavo che volesse propormi di rifare il personaggio della napoletana e invece mi ha chiesto di rifare la escort russa che lo aveva particolarmente divertito.”
“Chi è il personaggio che lei interpreta e che cosa le succede in scena?”
“Claudia è una ragazza diventata una ladra piuttosto improbabile per “ripiego”, si è laureata presto, non ha trovato nessun lavoro ed è stata scritturata in un locale come spogliarellista: lì cercavano soltanto ragazze dell’Est e lei pur di non perdere l’opportunità ha finto di essere russa. A un certo punto viene licenziata e un avventore del night, Cesare, (Max Tortora)ladro e truffatore di professione, le propone di diventare sua
complice in una serie di furti e raggiri in cui lei dovrà continuare ad impersonare la parte della ragazza russa, Irina. I due si ritroveranno coinvolti per caso e per necessità in una vera e propria caccia al tesoro di San Gennaro insieme a tre rapinatori da strapazzo incontrati sulla loro strada (Salemme, Buccirosso e Serena Rossi): in un primo tempo sembra andare tutto bene ma poi arriva qualcosa che rovina i loro piani criminali, diretti
però per una volta a fin di bene perché la molla del furto, a parere loro “benedetto” dal Santo, è quello di permettere ad un bambino malato una costosa operazione al cuore che lo salverà. Carlo ed Enrico Vanzina mandano secondo me un messaggio importante sulla realtà sociale del momento e sulla cronica mancanza di lavoro che ci circonda: tutti i personaggi del film in fondo sono dei bonaccioni, sono tutti ladri per disperazione che alla
fine cercano l’occasione buona per cambiare. Verso la fine della storia c’è anche un momento di tenerezza di Claudia con il personaggio di Domenico interpretato da Salemme che potrebbe far presagire un futuro insieme e forse finalmente ognuno di loro avrà l’opportunità di capire cosa vuole davvero dalla vita.”
“Come si è trovata con Carlo Vanzina?”
“Benissimo, è un tipo di regista formatosi con la vecchia scuola, quando è sul set non va mai al monitor a seguire la scena che sta girando ma rimane sempre a pochi passi dai suoi attori per avere tutto e tutti sotto controllo alla vecchia maniera. Per me è stato molto bello vedere il modo in cui dirigeva, i consigli che dava a me e agli altri interpreti, eravamo sempre tutti ben sintonizzati tra noi. Carlo sa sempre benissimo quello che vuole, gira le varie sequenze avendo già il film “montato” nella sua testa ed è sempre pronto a perfezionare ogni dettaglio provando al momento nuove ipotesi e mentre lo ascoltavo ogni volta capivo che le sue modifiche erano sempre pertinenti e fondate. E poi era molto buffo sentirlo recitare le battute di tutti durante le prove quando rifaceva, se occorreva anche in dialetto napoletano stretto,le voci di tutti noi attori e dei nostri vari personaggi”.
“Come si è trovata invece con Max Tortora?”
“Splendidamente. Max quando si trova sul set è una “macchina da guerra” inarrestabile,parla continuamente imitando le voci degli altri, presenti e non, come se ne fosse “posseduto”, è spiritosissimo ma ha anche un cuore enorme e una bella anima come ho potuto verificare durante i tanti trasferimenti da una location all’altra nel corso delle riprese.
Si è dimostrato una persona vera, schietta, di cuore e di pancia, e un compagno di lavoro più che piacevole così come lo sono stati Salemme, Buccirosso e Serena Rossi che aveva già recitato con me in passato nelle due serie tv di “Ho sposato uno sbirro” con Flavio Insinna ed è da tempo una mia cara amica”.
“Che cosa l’ha gratificata di più in questa esperienza?”
“L’idea di poter passare da un travestimento all’altro, questo set per me è stato un allegro carnevale. Sono stata fortunata a ritrovarmi su un set superprofessionale, se in altre occasioni sono apparsa sempre più discreta e posata qui invece dovevo essere una ladra affascinante e vistosa per la necessità di sedurre e distrarre chi rappresenta un ostacolo per la riuscita del “colpo”. Per la prima fase del racconto eravamo d’accordo con Carlo
sull’idea che io apparissi in scena “citando” in qualche modo il personaggio di Eva Kant poi ci sono momenti in cui il mio look è piuttosto normale e poi ancora arriva la “recita”del personaggio di Irina, un tipo di prostituta aggressiva e vistosa con stivaloni alti in pelle e gioielli fuori misura. Avevo un tipo di trucco che mi valorizzava e un look particolarmente seduttivo ed “esagerato” e di questa metamorfosi liberatoria e “rivoluzionaria” ringrazierò Carlo per tutta la vita”.
“Ha qualche ricordo particolare di questo set?”
“Ricordo con grande divertimento soprattutto una scena in cui mi travestivo e fingevo di essere Irina: a un certo punto avevo il compito di distrarre il guardiano notturno di un museo giocando a fare la sexy,eravamo sotto a un porticato ma pioveva a dirotto e si sentiva fortissimo la pioggia. Abbiamo girato comunque la sequenza ma a causa dei rumori di fondo abbiamo dovuto incidere il sonoro di nuovo per intero a fine riprese in sala doppiaggio: ero così soddisfatta e divertita che quando mi hanno detto “Buona la prima!” ho pregato il direttore del doppiaggio di ripeterla ancora per il solo piacere allegro di giocare”.
“Come ha lavorato con Salemme e Buccirosso?”
“Vincenzo all’inizio del film si divertiva molto a fingere di essere sempre e comunque un attore “cane” come esigeva il suo personaggio e faceva morire tutti dal ridere mentre per quello che riguarda Buccirosso, sono d’accordo con Carlo Vanzina che lo definisce “un napoletano … inglese”: quando è in scena non ha bisogno di muovere un solo muscolo della faccia perché è già subito espressivo comunque. I due insieme sono perfetti, hanno
un’intesa naturale più che consolidata ma frequentandoli ho capito che insieme a loro si può parlare per una giornata intera soltanto di cibo: “E che ti sei mangiato? “E che ti cucini?. Sembrava di essere sul set di un programma di cucina tipo Masterchef”.
“Quali sono i suoi punti di riferimento e di arrivo nel cinema?”
“I miei miti sono Grace Kelly e Audrey Hepburn, mi piacciono le commedie romantiche e sofisticate ma soprattutto quelle che hanno ritmo: far piangere o commuovere è sempre più facile rispetto alla capacità di far sorridere. Preferisco sempre più le sfumature, il difficile equilibrio di un funambolo, devi muoverti in scena in maniera naturale in modo che non sembri che tu stia recitando, mi piace lavorare “in punta di piedi”, la discrezione e una
certa eleganza sono i tratti che prediligo da sempre”.

SERENA ROSSI (Rosetta): “La lavorazione è stata facile e piacevole, Carlo ed Enrico sanno benissimo quello che vogliono, non hanno mai dubbi o insicurezze e poi con loro si ride tantissimo, mi hanno raccontato aneddoti meravigliosi sui loro set e su quelli del loro padre Steno e dei film di Vittorio De Sica girati a Napoli. Mancavo da un set da quando nell’estate del 2016 avevo girato sempre a Napoli “Ammore e malavita” dei Manetti bros, sono stata ferma quasi un anno perché nel frattempo stava nascendo mio figlio Diego e mi ha fatto molto piacere immergermi subito in un’atmosfera piacevolissima, non mi sembrava affatto di lavorare ..era tutto un chiacchierare di figli con Vincenzo Salemme che avevo sempre adorato perché porta avanti la grande tradizione napoletana con eleganza e garbo così come Carlo Buccirosso con cui avevo già girato a Napoli i due film dei Manetti bros. “Song e Napule” e Ammore e malavita” provando anche per lui fin dal primo momento una sconfinata ammirazione.
“Ricorda qualche momento della lavorazione con più divertimento?”
“Forse una sequenza girata in mezzo ad un traffico a dir poco caotico a via Foria, siamo costretti a ridoppiarla in postproduzione, recitavamo tutti urlando a squarciagola per farci sentire ma il rumore intorno era infernale, eravamo sconfortati e sconsolati, pensavamo che non avrebbero mai potuto montare la scena ma invece abbiamo salvato poi tutto a Roma con il doppiaggio. A proposito della vita del set mi fa piacere ricordare la presenza
costante di Diego, il mio bambino che aveva solo pochi mesi ma era diventato subito una specie di mascotte della troupe. Vincenzo Salemme lo ha subito sottoposto al “battesimo del palcoscenico” facendogli fare insieme a lui alcuni passi sul palco di un teatro in cui abbiamo girato un giorno e questo non lo dimenticherò mai.”
“La commedia le piace più di altri generi?”
“Sì e in questo caso si tratta di una commedia corale con un cast particolarmente giusto e intonato, ognuno è funzionale al proprio ruolo, mi piace per l’ambientazione napoletana che mi permette di giocare in casa e poi perché giravamo strizzando l’occhio al grande passato del nostro cinema. “Caccia al tesoro” rappresenta un omaggio ad una commedia cult come”Operazione San Gennaro”, ad esempio la casa di famiglia in cui abbiamo girato era la stessa della terrazza in cui prendeva il sole Nino Manfredi progettando il furto del tesoro del Santo nel film di Dino Risi. Mi piacerebbe che il pubblico potesse notare questo e tanti altri riferimenti cinefili “seminati” da Carlo ed Enrico che rappresentano vere e proprie dichiarazioni d’amore ai grandi del cinema del passato”.




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