Cinema – Film: nelle sale arriva Oltre la Nebbia

300

Oltre la nebbia – Esce nelle sale italiane il film ‘Oltre la nebbia. Il Mistero di Rainer Merz ’, pellicola di Giuseppe Varlotta, con Pippo Delbono, Corinne Cléry, Cosimo Cinieri, Luca Lionello, Frédéric Moulin, Joe Capalbo, Chiara Dello Iacovo. Il film, della durata di 86 minuti, ci narra una storia tutta da seguire. Una settimana prima di Pasqua. Ex fabbrica di cioccolato Cima Norma, BlenioTorre, Svizzera. Durante gli ultimi giorni di riprese, il famoso attore e “Maestro” Rainer Merz (Cosimo Cinieri) scompare dal set da lui allestito in segreto per girare un film storico sull’imperatore Federico II. L’investigatore privato Giovanni Andreasi (Pippo Delbono) viene incaricato dalla costumista del film e compagna dell’attore, Rosa Carlini (Corinne Clery), di scoprire cosa sia accaduto. Andreasi riconosce da una foto il volto di Merz come quello dell’uomo che da qualche tempo anima i suoi incubi: strani riti pagani legati ad un caso che l’investigatore seguiva prima di lasciare la polizia, il suicidio di una ragazza nella cascata di fianco all’ex fabbrica Cima Norma. Tutti gli altri attori, colleghi di vecchia data di Rainer ritrovatisi dopo anni dallo scioglimento della loro compagnia, sembrano nascondere qualcosa. L’unico contatto in zona legato a Rainer è il professor Armand Rubino (Vincent Nemeth), esperto di storia medioevale, che anni prima aveva ospitato Merz quando questi aveva sciolto la compagnia e lasciato l’Italia. Il mistero si infittisce ancora di più quando Andreasi scopre che oltre a Merz è scomparso anche il girato del film. Andreasi entra così in un mondo oscuro guidato solo dalle sue visioni e da un diario di Rainer dove sono scritti i ricordi dell’attore e la motivazione per cui si era recato in Svizzera. L’investigatore scoprirà che il suo passato è legato alla scomparsa di Merz e che dietro alla vicenda si nasconde in realtà uno scontro epocale tra poteri segreti.

ecco foto e locandina di OLTRE LA NEBBIA di giuseppe varlotta

Il regista Giuseppe Varlotta parlaldo del suo film lo racconta con queste parole. Quando anni fa incominciai a scoprire informazioni sulla Dea Madre legata alla luna rossa e alla Pasqua, scoprii che il Dio che tutti noi conosciamo come una figura maschile si è diffuso più tardi rispetto alla Dea Madre, circa 25 mila anni fa. Mi si illuminò la mente, e mi domandai: se tutto quello che sappiamo non fosse vero? A pensarci bene la donna e la Terra sono le uniche che possono procreare. Allora trovai interessante il ruolo del femmineo nel corso dei secoli. Poco dopo mi imbattei in alcune letture della scuola di medicina di Federico II, dove alcuni sostenevano che si facessero riti iniziatici per trovare l’elisir di lunga vita, e proprio in quel periodo su internet circolavano sempre più notizie di bambine che scomparivano nel nord Italia: non so per quale motivo, ma sentivo come se una voce interiore mi dicesse: forse non è una coincidenza? Da qui decisi di partire e incominciai a scrivere il film con il mio co-sceneggiatore Paolo. La conferma che fossi sulla strada giusta è arrivata quando, a un mese dall’inizio delle riprese, il proprietario della fabbrica mi chiese la trama del film. Non gli volli svelare nulla, gli dissi solo che era un thriller. Lui sorrise e mi disse: “ma lo sapevi che proprio qui molti anni fa morì una bambina: vedi proprio lì vicino alla cascata, forse cadde ma non si capì mai bene”?. Per molti sembrerà assurdo, ma ancor oggi mi domando: “e se tutto fosse “collegato”? La mia idea era di raccontare una storia inquietante e claustrofobica, da cui il pubblico rimanesse colpito al punto da chiedersi se ciò che avrebbe visto fosse frutto di pura fantasia oppure vi fosse una “parte” di verità. Mi immaginavo che lo spettatore avrebbe visto il mio film con gli “occhi dell’anima” e non solo con gli occhi. Il film racconta la storia dell’investigatore privato Giovanni Andreasi, incaricato di trovare il Maestro teatrale Rainer Merz: quest’ultimo è scomparso durante le riprese mentre stava ultimando un film su Federico II di Svevia in una ex fabbrica di Cioccolato nel Canton Ticino, in Svizzera, nel periodo antecedente alla Pasqua. L’investigatore è ancora preda delle “visioni” di una bambina morta in circostanze misteriose proprio nel luogo in cui è scomparso l’attore. Dapprima titubante, decide di accettare l’incarico, credendo forse che il nuovo caso sia in qualche modo collegato a quello della bambina. Ma scoprirà ben di più: una volta vicino alla soluzione si accorgerà che egli stesso è stato soggiogato anni prima da una setta impegnata a trovare l’elisir di lunga vita, una setta formata solo da uomini che hanno sempre incentrato il loro potere sulla violenza e sulla prevaricazione della donna, eseguendo riti iniziatici su giovani corpi femminili. Proprio per questo motivo quando l’investigatore prende coscienza di ciò che ha commesso, ovvero l’uccisione della bambina protagonista della sua “visione” con lo scopo di salvare la propria figlia, quest’ultimo non regge il dolore, si suicida, convinto che l’orrore della violenza dell’uomo sulla donna non avrà mai fine. Il nostro “Cristo eroe” muore, ma quando lo spettatore meno se lo aspetta saranno proprio le donne a fermare la setta alle prese con l’ennesimo sacrificio umano. Come enuncia la voce off all’inizio del film, solo al ritorno alla Dea Madre può riequilibrare la vita degli esseri umani in cui “ scienza e religione saranno di nuovo alleate e l’armonia seppellirà la spada del male umano”. Ma come in ogni thriller che si rispetti, quando tutto sembra che vada al proprio posto lo “shining del male” torna a bussare alla porta. Perché, si sa, il male si instaura sempre e solo nella purezza dell’essere umano. Per quanto riguarda l’estetica ho voluto dare un “colore” Noir al film grazie a tutte le location che andavo giorno dopo giorno a visitare in Svizzera, tra Bellinzona e la Valle di Blenio. Con il direttore della fotografia Fabio Olmi ho lavorato anche sul contrasto luce e ombra dei personaggi, cercando di rappresentare il conflitto morale alla base della storia.
L’attrice francese Corinne Clery parlando del film dice: “Varlotta è un pignolo, ma molto bravo e passionale e poi il cinema indipendente va aiutato sempre, spero solo che il mio contributo sia servito”.
Il film ha una sceneggiatura macchinosa non sempre facile da seguire. Trae ispirazione dalla Dea Madre per portare il discorso sul ruolo femminile procreatore. Da alcune letture della scuola di medicina di Federico II, dove si sosteneva di riti iniziatici per trovare l’elisir di lunga vita.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *