Cinema – Film – Vincenzo Salemme ci racconta “Una festa esagerata”

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Vincenzo Salemme torna nelle sale cinematografiche con una commedia delicata ma in grado di trattare argomenti attuali e complessi come il rapporto tra amore, gioia, morte, sofferenza e felicità con il suo solito umorismo partenopeo.
Questo e molto altro lo troviamo in “Una Festa esagerata” pellicola che vede come protagonisti con Salemme, Tosca D’Aquino, Massimiliano Gallo, Iaia Forte, Nando Paone e Francesco Paolantoni.
La storia è presto raccontata ma per il finale a sorpresa dovrete andare al cinema: “ Ci troviamo a Napoli ed a casa Parascandolo fervono i preparativi per una magnifica festa sulla splendida terrazza dove il capofamiglia, l’ingenuo Gennaro, geometra e piccolo imprenditore edile, vive con Teresa, famelica moglie dalla feroce ambizione di salire sempre più in alto nella scala sociale. Per il diciottesimo compleanno della figlia Mirea, Teresa ha deciso di fare le cose in grande e non ha badato a spese, dal catering agli arredi, ha persino scritturato un cameriere indiano relegando in cucina la vecchia domestica non ritenuta abbastanza esotica per una festa così importante! Gennaro, pur di accontentare le donne della sua vita e con l’aiuto di Lello, l’invadente aiutante del portiere, continua ad assecondare ogni loro capriccio e a spendere una fortuna per una festa che lui stesso definisce “esagerata”. Tutto sembra perfetto, gli invitati iniziano ad arrivare, ma un’inaspettata notizia giunge dal piano di sotto, da casa Scamardella, dove abitano un padre molto anziano e la figlia zitella: la sfortuna ha deciso che il signor Scamardella doveva morire proprio il giorno della festa. Cosa fare? Come si fa una festa con un morto sotto casa?

Vincenzo Salemme confida: “Ho scritto ‘Una festa esagerata!’ come commedia teatrale e l’ho portata in palcoscenico prima che al cinema. La commedia, in teatro, ha riscosso un grande successo e molti tra gli spettatori mi hanno fatto riflettere sulla congenialità di questo testo per una sua eventuale trasformazione in film per il cinema. Sembrerebbe strano perché il racconto si svolge tutto in unità di tempo e di luogo: le due ore prima della festa per il diciottesimo compleanno di mia figlia organizzata sullo splendido terrazzo di casa nostra. In realtà la storia si snoda tra i preparativi della festa e la morte improvvisa dell’inquilino del piano di sotto, un signore molto anziano. Eppure, la forza della semplicità rende il racconto cinematografico scorrevole e ben ritmato. Non ci sono pause narrative che forse danneggerebbero la leggerezza della visione, anche grazie al fatto che i protagonisti del film devono correre nel vero senso della parola alla ricerca di una soluzione che permetta lo svolgimento della festa. Svolgimento messo seriamente in discussione dalla tragica notizia. Come si fa a ballare e cantare sul terrazzo di casa quando al piano di sotto c’è un morto!? Ho voluto sottolineare proprio questa corsa forsennata e nevrotica per consentire al film di andare spedito verso un finale sorprendente, dando ritmo però a tutto il percorso drammaturgico con colpi di scena piccoli e grandi. Disseminandolo di situazioni esilaranti e soprattutto di personaggi sempre credibili. Il film appare molto corale nonostante il tutto ruoti intorno al povero Gennaro Parascandolo (che sono io), un piccolo eroe spaesato dei nostri tempi. Un piccolo imprenditore onesto e perbene travolto dal malcostume e dalla volgarità, dall’ignoranza e dal cinismo di un gruppo folto di personaggi tutti interpretati in modo naturale e realistico da attori quasi tutti provenienti dal teatro. Credo che questo film abbia due punti di forza: umanità dei personaggi e comicità travolgente. Una commedia semplice e recitata benissimo; basata sull’esperienza preziosa del teatro. Sui palcoscenici dei più grandi teatri italiani ho potuto mettere a punto l’efficacia di certe battute, ed al cinema ho potuto arricchirle con l’esperienza di un cast diverso da quello teatrale che ha apportato nuova freschezza ad una struttura già solida. Sono molto contento e soddisfatto, ve lo devo proprio dire!”.

Come è nata l’idea di portare al cinema la sua recente commedia teatrale “Una festa esagerata?”
“E’ stata una decisione presa di comune accordo con l’amministratore delegato di Medusa Giampaolo Letta dopo che tanti spettatori venendomi a salutare nei camerini dei teatri continnuavano a ripetermi che sarebbe stato bello vedere anche sul grande schermo quella storia che li aveva divertiti così tanto. Ho chiesto così a Letta e agli altri dirigenti di Medusa di potermi avvalere in fase di sceneggiatura del prezioso apporto di un maestro della scrittura cinematografica come Enrico Vanzina, un grande amico con cui ho lavorato tanto e bene in tanti film diretti da suo fratello Carlo. Enrico è stato rispettoso della storia originale, non ha avuto paura della necessità di portare sul set una commedia nata per il teatro e ha usato al meglio un ricco patrimonio di conoscenza e di materiali provenienti da altre epoche ed altre esperienze offrendomi l’opportunità di adoperare nel nuovo racconto un passo e un linguaggio molto cinematografici. La storia che raccontiamo si svolge praticamente tutta in un palazzo tra un piano di sopra e uno di sotto ma nonostante la ferrea unità di tempo e di luogo credo che siamo riusciti a renderla fluida e ben ritmata modificando alcuni passaggi narrativi. Abbiamo deciso poi di cambiare il cast dell’edizione teatrale per evitare che la trasposizione potesse sembrare una semplice registrazione dello spettacolo. Quando sei in palcoscenico puoi fermarti a giocare e a improvvisare ma se invece lo fai anche al cinema si perde il ritmo: per gli attori abituati ai tempi teatrali sarebbe stato difficile fare questo passaggio e abbiamo pensato così che degli interpreti nuovi e senza una diretta esperienza precedente con il testo sarebbero stati più liberi e spontanei”.

“Che cosa accade in scena e quali sono i personaggi principali del racconto?”
“La storia è ambientata ai nostri giorni a Napoli in una splendida terrazza dell’elegante via Petrarca dove fervono i preparativi per festeggiare degnamente i 18 anni di Mirea (Mirea Stellato), la capricciosa e superificale figlia di Gennaro Parascandolo (il mio personaggio), un piccolo imprenditore edile ingenuo e perbene vittima dell’ansiosa mitomania e delle sfrenate ambizioni di escalation sociale della famelica moglie Teresa (Tosca D’Aquino) che ha ideato e organizzato da mesi senza badare a spese un ricevimento in grande stile che dovrà essere per tutti memorabile. Gennaro non riesce a tenere a freno queste ambizioni e lascia fare incautamente (pensa che al ricevimento interverranno 60 persone mentre gli invitati sono 160..) e continua ad assecondare ogni loro capriccio e a spendere una fortuna pur di accontentare moglie e figlia con l’aiuto di Lello (Massimiliano Gallo) l’invadente “secondino” aiutante del portiere.
Tutto sembra perfetto ma un’ora e mezza prima dell’arrivo degli ospiti un’inaspettata notizia sconvolge tutti i piani preparati con cura: il 92enne signor Scamardella (Nando Paone) l’inquilino della casa al piano inferiore dove vive con la figlia zitella Lucia (Iaia Forte) ha deciso malauguratamente di morire proprio il giorno della festa. Tutti inveiscono e recriminano per… l’affronto subito e arrivano a pensare ad una soluzione molto cinica che l’ignaro Gennaro sarà costretto a mettere in pratica”.

“Quanto hanno contato in questa storia Eduardo De Filippo e il suo teatro?”
“Nello spettacolo teatrale a cui il film si ispira c’erano riferimenti e omaggi a “Questi fantasmi” e a “Natale in casa Cupiello” ma anche in questa versione per il cinema si sente, spero, l’atmosfera di una Napoli perduta. Col passare del tempo i napoletani sono cambiati e sono andati a confondersi con tutto il resto della piccola borghesia ambiziosa e mitomane formata da persone tutte simili tra loro. A differenza di quella rappresentata mirabilmente nei decenni scorsi da Eduardo la gente napoletana ha perso un po’ la sua vera anima e io attraverso la rappresentazione di individui che perdono di vista i valori morali ho voluto portare in scena la fine di un’ epoca e di un’etica antica. Tutti noi sembriamo timidi nell’esprimere i sentimenti e poi all’improvviso esplodiamo senza nessun ritegno come dimostra la serie di personaggi descritti in scena in maniera grottesca per riflettere su miseria e nobiltà dell’animo umano e sul lato oscuro della piccola borghesia di cui si denunciano ipocrisie e meschinità che rendono le persone mostruose. Volevo raccontare in chiave realistica e divertent le cosiddette persone normali, quelli che vivono nascondendosi dietro lo scudo delle convenzioni e affrontano le relazioni sociali usando il codice dell’ipocrisia come unica strada per la sopravvivenza”

“Quanto ha sentito vicina la tradizione della grande commedia italiana del passato?”
“Da spettatore ammirato il mio tentativo di sempre è quello di ricordare con la dovuta modestia attraverso le storie che racconto al cinema quel genere meraviglioso che ho sempre adorato, quel tipo di commedia capace di graffiare e di criticare la vita sociale e il (mal)costume del nostro Paese. “Una festa esagerata” aspira ad essere un film per famiglie, destinato ad ogni tipo di pubblico come è accaduto per la sua versione teatrale, spero che al cinema possa funzionare ancora meglio coinvolgendo anche i ragazzi grazie ad un racconto esilarante e all’apporto di interpreti di varia estrazione che si sono rivelati tutti giusti e intonati. Mi piacerebbe vedere all’opera nel nostro cinema attori nuovi, freschi e meno legati ai clichè abituali e alle solite etichette e mi piacerebbe soprattutto che si consolidasse finalmente una nuova generazione di caratteristi di valore che rimpiangiamo tutti da troppi anni, vorrei vedere all’opera certi interpreti che facciano di nuovo innamorare il pubblico perchè sembrano sempre naturali. Le commedie devono essere interpretate con naturalezza e senza troppa enfasi ed esistono tanti attori di talento che aspettano solo di essere messi alla prova..”.

NTERVISTA A TOSCA D’AQUINO

“Chi è la Teresa che interpreta nel film?”
“E’ una donna molto ambiziosa, una pazza scatenata pronta a fare qualsiasi cosa per salvare la festa per i 18 anni di sua figlia che per lei rappresenta un’ occasione unica per una promozione e una legittimazione sociale che la elettrizza da tempo. E’ pronta anche a “passare sul cadavere” dell’anziano vicino di casa che muore all’improvviso e che a suo parere, si è rivelato un inquilino particolarmente maleducato e “scostumato” perchè con la sua improvvisa dipartita ha avuto la malaugurata idea di ostacolare il ricevimento da lei costruito a regola d’arte. Vincenzo Salemme quando scrive i suoi copioni adopera un tipo di scrittura molto comica e sul filo del rasoio ma il suo umorismo non è mai fine a se stesso, è in grado invece di mettere a nudo l’animo umano attraverso la rappresentazione di personaggi “mostruosi”. La Teresa di questo film da un punto di vista attoriale ha rapppresentato per me una specie di miniera, è una donna agghiacciante, decisa a tutto pur di arrivare ai suoi scopi, è un personaggio estremo ed estremamente divertente da cui c’era molto da prendere e a cui c’era molto da dare: ho cercato di renderla in scena sempre in modo naturale senza cadere nel macchiettismo, ho immaginato una sorta di Marta Marzotto.. dei poveri, per cui durante tutto il film io indosso una specie di kimono con lo strascico perchè secondo il punto di vista del mio personaggio fa molto “alta società..”. Ho cercato di portarla in scena sempre in modo naturale e senza cadere nel macchiettismo, ho immaginato una sorta di Marta Marzotto.. dei poveri, per cui durante tutto il film indosso una specie di kimono con lo strascico perchè secondo il suo punto di vista fa molto “alta società..”.

“Che cosa le succede in scena?”
“Teresa prepara meticolosamente per mesi un festeggiamento da antologia per la maggiore età di sua figlia Mirea come è tradizione diffusa al Sud dove le famiglie spesso si indebitano e accendono dei mutui in banca pur di fare bella figura agli occhi di parenti, amici e conoscenti. C’è un diffuso desiderio di mostrare e dimostrare che si possono fare le cose in grande senza badare a spese ma in fondo lo si fa senza stile e all’insegna del cattivo gusto: si sa che i veri signori non ostentano mai in modo pacchiano la loro ricchezza. Anche la figlia di Teresa, Mirea, è viziata e capricciosa e pretende a sua volta una festa indimenticabile: alla fine è difficile capire se sia peggio lei o sua madre, si rivelano entrambe dei veri e propri mostri agli occhi del paziente capofamiglia Gennaro che nonostante l’arrivo del benessere in casa è rimasto nel tempo una persona pulita e di gran cuore”.

“Che tipo di rapporto si è creato questa volta con Vincenzo Salemme?”
“Io e Salemme ci conosciamo bene fin da quando da giovani abbiamo lavorato insieme con Luca De Filippo ne “La casa al mare”, uno spettacolo teatrale con le musiche di Nicola Piovani in cui Vincenzo era anche l’aiuto regista di Luca col quale in seguito siamo tornati insieme in scena in “Questi fantasmi” e fu in quell’occasione mi rivelò che aveva anche l’ambizione di scrivere per il teatro. Successivamente abbiamo recitato insieme in tre film di cui lui era anche il regista “Amore a prima vista”, “Volesse”il cielo” e “Se mi lasci non vale” e due commedie di Carlo Vanzina, “Ex-Amici come prima” e “Buona giornata”: Vincenzo è sempre stato un regista e interprete di alto livello ma questa volta sul set di “Una festa esagerata” ho potuto constatare la sua grandissima maturità, credo che abbia dimostrato di aver fatto uno scatto in più e raggiunto un vero e propprio stato di grazia”.

“Ci sono stati momenti della lavorazione che ricorda più volentieri?”
“Moltissimi..Vincenzo è stato molto generoso, mi ha dato tutto lo spazio necessario per farmi diventare sua complice a livello creativo, è un autore che non ti tarpa mai le ali, è molto autorevole e deciso, sa tenere bene in pugno il set affrontando ogni situazione con serietà e pacatezza, sa perfettamente sempre quello che desidera realizzare ed è in grado di mettere tutti gli attori in condizione di dare il meglio ma poi è sempre il primo a divertirsi dei cambiamenti e delle innovazioni che nascono al momento quando gli capita di modificare in scena le battute del copione, molte volte abbiamo avuto grandi difficoltà a non scoppiare a ridere interrompendo le riprese… In questa occasione poi ho ritrovato in scena Iaia Forte che per me è da tempo una specie di sorella, siamo grandi amiche fin da quando avevamo recitato insieme da ragazzine in una lunga tournèe in Canada e in Messico con una compagnia che rappresentava sceneggiate napoletane. In seguito io ho seguito i corsi dell’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” e lei invece quelli del Centro Sperimentale di Cinematografia, poi ho partecipato a dei film di cui lei era la protagonista e successivamente le nostre strade si sono differenziate: Iaia alterna spesso cinema e teatro impegnato, io invece mi dedico quasi sempre alle commedie.. non è stato facile ritrovarci ma quando si è attrici nel senso più completo del termine si riesce a trovare il modo di sintonizzarsi sempre e comunque “.

“Come si è trovata invece con gli altri compagni di lavoro?”
“Ho avuto la fortuna di incontrare amici fraterni come Massimiliano Gallo, un grande attore con cui da diversi mesi condivido a Napoli il set della seconda serie tv de”I bastardi di Pizzofalcone” (io e Max ci adoriamo e stiamo progettando tante altre cose da fare insieme) e poi vecchie volpi dell’umorismo come Nando Paone e Francesco Paolantoni, la promettente Mirea Stellato e tanti altri attori con ruoli minori ma tutti particolarmente intonati, Vincenzo è stato molto bravo a scegliere sempre gli interpreti giusti, anche quelli che sono impegnati solo per una battuta..

INTERVISTA A MASSIMILIANO GALLO

“Chi è il vice portiere che lei interpreta e che cosa lo rende secondo lei così divertente?”
“Nelle residenze signorili la figura del custode è sempre stata mitica: è una persona che gestisce tutta la vita di un edificio, si occupa delle bollette per gli anziani, si rende utile e aspira ad essere indispensabile e Lello è un “secondino” che aspira a diventare il custode del palazzo in cui si svolge l’intera vicenda, si trova a vivere una sorta di fase “preelettorale” della sua carriera e per la sua “campagna” si è messo in testa di convincere tutti gli inquilini a votarlo. E’ particolarmente invadente e sempre fuori luogo, non se ne rende conto ma è presente comunque in modo ingombrante e ridicolo con imbarazzante nonchalance in ogni situazione della festa da allestire, segue e accompagna Gennaro dall’inizio del racconto sino alla fine cercando di essere utile anche in situazioni private della famiglia Parascandolo in cui lui non dovrebbe trovarsi. Quando nella preparazione del grande festeggiamento sarà necessario fronteggiare un serio imprevisto lui entrerà decisamente nel meccanismo degli eventi sempre più frenetici e non ne uscirà più sino alla fine.. Il divertimento e la sorpresa degli avvenimenti e dei colpi di scena continui dipendono dal fatto che bisogna postdatare la morte dell’anziano vicino di casa o rinviare la festa e allora tutti si industriano per fingere che il decesso sia avvenuto solo a cerimonia finita..”.

“Come si è trovato questa volta con Vincenzo Salemme?”
“Avevo già recitato con lui nel suo film “Bello di papà” e nella registrazione filmata per la Rai della sua commedia teatrale “La gente vuole ridere”: quando mi ha cercato per questo nuovo film non ci vedevamo da tempo ma in ognuno di noi era rimasta la voglia reciproca di tornare a collaborare e a divertirci. Al di là delle parole di circostanza penso davvero che Vincenzo sia un compagno di viaggio ideale, un maestro, uno di quelli che riesce a dirti precisamente che cosa è meglio scegliere in un certo percorso teatrale e attoriale, in Italia sono pochi i registi e gli autori in grado di darti un’indicazione precisa rispetto ad una certa battuta e al modo migliore di pronunciarla. Tra noi si è instaurato subito magicamente un rapporto di scambio e di felicità creativa per cui quando ci ritrovavamo ad improvvisare in scena il nostro vero problema era non scoppiare a ridere per non dover interrompere la scena che stavamo girando”.

“Quali sono secondo lei le qualità principali di Salemme?”
“E’ una persona a cui voglio bene perchè ha una sensibilità particolare rispetto alle cose che capitano e rispetto al nostro mondo che va sempre a mille all’ora senza peremtterci di soffermarci come dovremmo sulle cose importanti. Vincenzo ha una capacità innata di leggere la realtà e reinterpretarla con grande acume, se con i tuoi spettacoli teatrali raggiungi incassi stratosferici come gli succede regolarmente ti ritrovi a dover fronteggiare una costante ansia da prestazione rispetto alle aspettative del pubblico, ma lui ha abituato bene i suoi spettatori e ha giocato sempre in maniera onesta e a carte scoperte. Sul set l’ho visto molto più sereno del solito, più consapevole dei suoi mezzi, più equilibrato nel proporre la sua idea artistica, non solo attento alla recitazione di tutti i suoi interpreti ma anche maturo e vigile su ogni aspetto tecnico della regia che nelle commedie brillanti troppo spesso vieneiconsiderato qualcosa di secondario”.

“Ricorda qualche momento particolare della lavorazione?”
“Abbiamo potuto contare su un bel set non solo sotto l’aspetto formale ma soprattutto grazie ad una costante complicità creativa con Vincenzo, magnifico direttore d’orchestra e padrone di ogni dettaglio, ci siamo diveriti lavorando in maniera intensa ma in una situazione in cui ci sentivamo a casa e a nostro agio, in una condizione protetta e comoda. Per me è stata una bellissima sensazione tornare a lavorare con lui e trovarlo così in forma sotto ogni punto di vista. Mentre eravamo in scena insieme mi capitava di guardarlo estraneandomi come se facessi parte invece del pubblico ed era davvero fantastico.. spesso abbiamo fatto l’impossibile per non rovinare la sequenza che stavamo recitando ma tante volte dovevamo fermare le riprese perchè scoppiavamo tutti a ridere. Ci è capitato spesso di improvvisare e lui capiva sempre al volo se qualcosa poteva funzionare, se arrivava un qualsiasi imput immediato fuori copione la sua indicazione era sempre quella di raccogliere lo stimolo e utilizzarlo al meglio e allora in questi casi diventa difficile andare avanti controllandosi… Ricordo un giorno in cui stavamo girando all’interno dell’ appartamento dei vicini di casa e dovevamo capire che cosa fosse davvero successo al suo interno. Quando io ho iniziato a parlare in maniera un po’ strana con voce bassa e una cadenza particolare Salemme ha colto al volo l’occasione e si è messo a recitare una preghiera seguendo la cantilena….. lui è sempre capace di dar vita ad una comicità che non è mai fine a se stessa e anche di dare una sferzata forte alle involuzioni della società e del costume puntando l’indice contro la mancanza di sensibilità che ci circonda: oggi quello che poco tempo fa ci sembrava inconcepibile purtroppo risulta credibile e Vincenzo porta in scena sempre temi e riflessioni interessanti rispetto alle modalità folli della famiglia di cui è vittima sacrificale, votata solo al culto del denaro e dell’apparenza”

“Pensa che ci siano nel film delle occasioni di critica sociale?”
“Forse non si tratta di una critica vera e propria perchè a Vincenzo non piace esprimere giudizi definitivi nè lanciare messaggi ma quando un autore brillante dà vita ad un tipo di comicità “alta” deve provare a distorcere una certa realtà, diventando graffiante e tagliente anche se parte da basi realistiche”.

INTERVISTA A IAIA FORTE

“Come è stata coinvolta in questo progetto e che cosa la lega a Vincenzo Salemme?”
“Avevo recitato con Vincenzo una decina di anni fa nel suo film “No problem”, è un grande attore e per me tornare a lavorare con lui è sempre una felicità. Anche questa volta mi ha offerto un bellissimo personaggio permettendomi di interagire al meglio con lui e con diversi altri attori di valore che provengono tutti dal teatro e sono abituati al gioco creativo immediato: il nostro set è diventato presto un luogo dove ci si lanciava la palla in un gioco vivo e aperto, il che rappresenta un valore aggiunto enorme se si sta realizzando una commedia. Vincenzo è anche un regista che sa come dirigere i suoi interpreti, come guidarli e come muovere le scene e tenere i ritmi e tutti noi abbiamo potuto contare su un cast formato da attori sensibili, dotati e abituati al gioco creativo”.

“Chi è il personaggio che lei interpreta?”
“Na’ pazza.. è la vicina di casa innamorata persa di Gennaro Parascandolo che lei vuole conquistare ad ogni costo, una grande zitella dalle ambizioni represse che regge il gioco a suo fratello quando lui finge di essere il loro anziano genitore – in realtà già morto da tempo – pur di poter continuare a riscuotere la sua pensione. Entra in scena di prepotenza nella frenetica sarabanda e annuncia la ferale notizia della morte di suo padre pretendendo che venga rispettato il lutto perchè vuole impedire che nel palazzo si allestisca la festa della figlia del suo amato..si è trattato di un film divertente e felice in cui nonostante la materia sia puramente cinematografica mi sono sentita in una sorta di famiglia teatrale, una sensazione davvero gratificante e rassicurante”.

“Come si è trovata con gli altri attori?”
“Conoscevo quasi tutti già prima di incontrarli su questo nuovo set, avevo già lavorato con Salemme che non è solo un bravissimo interprete ma anche un uomo intelligente e spiritoso, amato per il suo talento e le sue notevoli capacità e in grado di instaurare sempre un’empatia immediata col suo pubblico. E’ stato poi molto piacevole per me ritrovare dopo tanto tempo anche Tosca D’Aquino con cui avevo recitato spesso in passato in teatro e al cinema mentre Massimiliano Gallo e Nando Paone hanno rappresentato entrambi per me dei primi incontri, anche se ognuno di noi conosceva bene il lavoro degli altri due, l’importanza dei tempi comici e il culto del gioco di squadra”.
“Secondo lei si tratta di un film in linea con le grandi commedie del passato?”
“Direi di sì, c’è una riflessione sull’orrore del mondo contemporaneo, l’assoluta mancanza di morale e le smodate ambizioni personali, sociali o professionali, l’alienazione che spinge tanta gente a non guardare mai l’altro con attenzione.. Ci sono diversi temi molto interessanti diluiti nella commedia senza moralismi, in fondo si può raccontare il nostro tempo anche attraverso gli aspetti più deteriori della nostra contemporaneità”.




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