Film – Le stagioni di Louise capolavoro di animazione

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Film – Le stagioni di Louise capolavoro di animazione

Il Natale è ormai alle porte ed il cinema ce lo ricorda sempre con attenzione. Dopo i cine-panettoni di scarso successo e i kolossal USA che spopolano è in uscita un bellissimo film di animazione che piacerà ai bimbi ma anche agli adulti.
‘Le stagioni di Louise’ ci porta a pensare alle prove a cui la vita ci sottopone nel suo cammino.
Il film è il nuovo capolavoro del maestro dell’animazione francese Jean-François Laguionie, si avvale nella sua versione italiana della voce e dell’interpretazione della grande attrice cinematografica e teatrale Piera Degli Esposti.
Pellicola intensa e poetica vincitrice del Grand Prize for Best Animated Feature nel corso dell’ultima edizione dell’Ottawa International Animation Festival, Le stagioni di Louise è un imperdibile capolavoro dallo stile d’animazione spettacolare, dove la matericità della carta si unisce al fascino del segno e i moti delle maree si trasformano presto in moti dell’anima.
La storia è tutta da seguire: alla fine dell’estate, l’ultimo treno della stagione parte lasciando dietro di sé Louise. La città è ormai deserta e Louise si trova completamente sola e abbandonata da tutti coloro che hanno lasciato la cittadina balneare di Biligen. Che cosa accadrà?
Il tempo inizia a peggiorare, seguito dai moti stagionali delle maree. Le prime notti di tempesta mettono a dura prova Louise. Ma presto il tempo inizia a migliorare e a lasciare il passo a un’eccezionale calda estate indiana. Louise affronta la situazione di abbandono in cui si trova come una sfida. Costruisce con le sue mani una capanna sulla spiaggia, trovandosi all’età di settantacinque anni ad affrontare la vita come una novella Robinson Crusoe e scoprendosi più forte, intraprendente e dotata di spirito d’iniziativa di quanto immaginasse.
Un giorno un vecchio cane, Pepper, si avvicina a Louise e i due iniziano a condividere i pasti e a farsi compagnia durante le battute di pesca per procacciarsi il cibo. Louise ha trovato un fidato compagno di sventura! Louise discorre spesso con Pepper e gli chiede: “Perché i villeggianti non sono tornati anche per le vacanze di Natale o di Pasqua? Non si vede più nemmeno l’elicottero che di tanto in tanto sorvola la spiaggia! Sarà a causa dei moti stagionali delle maree? Oppure si tratta di una punizione che qualcuno mi ha inflitto?”.
Questi pensieri provocano in Louise strani sogni. I ricordi dell’infanzia emergono in superficie e offrono a Louise l’opportunità di vivere questa avventura con occhi nuovi: Louise ricorderà infatti che all’età di otto anni è stata affidata alle cure di sua nonna! Ma per quale ragione?
La grande scogliera alle spalle del villaggio sembra essere la chiave per recuperare i ricordi perduti di Louise. Pepper e Louise si mettono allora in viaggio verso una nuova avventura che li porterà a capofitto nella memoria di Louise e attraverso la quale ritroverà il ricordo di se stessa diciottenne alle prese con i primi batticuori e i piccoli problemi dell’adolescenza. Pian piano affiorano nuovi interrogativi, ma ormai contano poco. Una volta tornati alla capanna, la vita di Louise e Pepper torna a essere quella di sempre. Il cane Pepper aiuta Louise a dissipare dalla sua mente gli ultimi dubbi che la attanagliano. Questa avventura è stata solo una delle tante prove a cui spesso ci sottopone la vita. A giugno, come di consueto, i villeggianti ritornano nella cittadina e Louise decide che è meglio non porsi più certe domande.
Per comprendere le ragioni che portano Louise a credere di essere stata abbandonata, la nostra protagonista deve fare un salto nel passato ed esaminare la propria storia. Louise intraprende questa avventura in modo naturale e spontaneo. Sebbene sia nella sua natura dimenticare e confondere tra di loro le cose, i personaggi provenienti dal suo passato, e che appaiono improvvisamente durante la narrazione, diventano per lei un sostegno su cui fare affidamento. Così come accade in ogni storia che parla di sopravvivenza, Louise è la protagonista assoluta dell’avventura narrata e del percorso interiore che si ritrova a vivere. Nonostante nomi e volti svaniscano nelle profondità della sua memoria, a restare ben impressi nella sua mente sono i ricordi dei momenti gioiosi e dei piccoli drammi vissuti in passato.
La forza di Louise deriva anche, in un certo modo, proprio dai ricordi che ha perduto. Le faccende di tutti i giorni, le scoperte, l’amicizia con l’inseparabile compagno di sventure sono tutti elementi che tengono impegnata e viva la donna, impedendole di affondare in un ineluttabile declino verso la senilità e che inevitabilmente porta a un progressivo disinteresse nei confronti della vita. Quando Louise comprende che la situazione in cui si trova non deriva da una punizione impostale, come inizialmente credeva, i miraggi e le visioni svaniscono. “La primavera è arrivata e questa è la fine della storia!”, questa è la morale della storia imparata da Louise una volta di ritorno dalla scogliera. Pepper, il suo fido compagno di avventura, altro non è che un espediente filosofico. In lui Louise ritrova se stessa e qualcuno con cui condividere il proprio pensiero. Pepper cerca di rispondere ai quesiti posti da Louise, ma nemmeno lui conosce le risposte. La relazione che si stabilisce tra questi due personaggi e l’atteggiamento di questi due “perdigiorno da spiaggia” è più simile a quello di Godot che a quello di Robinson Crusoe.
Il regista è felice del suo film: “Le stagioni di Louise è probabilmente la pellicola più intima che ho realizzato. Senza dubbio è anche quella realizzata in modo più minuzioso e complesso, a partire dall’assurda situazione in cui Louise si viene a trovare e passando per le avventure che vive all’età di otto anni in cima alla scogliera e nel bosco misterioso dopo lo scoppio della guerra, momenti di cui anche io ho avuto esperienza. Per me è stato difficile descriverle e rappresentare i villaggi della costa della Normandia in cui ero solito trascorrere le vacanze. Nella mia mente rappresentano ancora un luogo ideale per una tranquilla vacanza spensierata, sono luoghi in cui mi sento protetto dalla miseria del resto del mondo e in cui mi sento protetto e isolato in un luogo privo di confini temporali dove le abitudini borghesi sono ancora intatte e tengono lontane le angosce esistenziali, come l’invecchiamento e le maree.
Per sviluppare il personaggio protagonista della storia, ho immaginato qualcuno che potesse rappresentare all’apparenza tutte le piccole fragilità tipiche di questi villaggi costieri e che alla fine del racconto emergesse come una figura infallibilmente forte. Louise è una donna senza età. Si ritrova da sola nel villaggio, senza nessuno con cui parlare al di fuori di se stessa (almeno prima di incontrare il cane Pepper), quindi l’idea di tenere un diario di bordo dei suoi giorni solitari è una scelta pressoché inevitabile e troppo allettante per essere ignorata. Questo espediente è utile per comprendere il punto di vista della protagonista e confrontarlo con ciò che intuiamo e supponiamo stia veramente accadendo nella realtà.
I suoni e i rumori tipici dei paesaggi marittimi, assieme al suono del mare e il richiamo degli uccelli sono sicuramente una parte fondamentale nella costruzione di un contorno musicale credibile e ben strutturato. I suoni naturali sono elementi necessari per dare credibilità alla situazione di abbandono della protagonista; la musica del piano di Pierre Kellner crea invece un’interessante contrapposizione volta a rappresentare la spensieratezza, l’ottimismo e la gioia di vivere di Louise. Le musiche intonate dall’orchestra di Pascal Le Pennec, il quale ha composto “The Painting” (“Le tableau”), supportano la rappresentazione delle memorie e dei sogni più intimi e profondi di Louise. Anche le voci, tanto quanto le musiche, sono state fondamentali per la costruzione del film e la sua animazione. È stato necessario determinare tutti questi elementi prima ancora di iniziare a realizzare il film e decidere quale sarebbe stata la struttura della narrazione.
Lo sviluppo dello stile grafico è venuto in seguito e in modo graduale, anche se avevo già impresso in mente quale doveva essere l’aspetto dei personaggi: Louise doveva essere un po’ tozza, ma apparire ancora estremamente in gamba per la sua età, mentre il suo compagno di avventura sarebbe stato arruffato e trasandato. In una seconda fase ci siamo occupati dell’animazione e delle immagini e poi della loro rielaborazione per far sì che corrispondessero ai caratteri dei personaggi.
Il mio gusto personale per la pittura e lo stile grafico del ventesimo secolo emergono molto nel film, così come la mia passione per i paesaggisti come Jean-Francis Auburtin e Henri Rivière, artisti capaci di ricreare sulla carta paesaggi marittimi particolari unendo la tecnica del wash-drawing a disegni a matita e ad acquarello. Quest’unione di tecniche differenti permette la realizzazione di un disegno caratterizzato da un tratto delicato tipico delle animazioni classiche e che ben si sposa con un’ambientazione marittima e le numerose sequenze ventose. Desideravo che si avvertisse in tutte le immagini un senso di libertà e che la pellicola ne fosse totalmente intrisa, come se quest’ultima fosse stata interamente disegnata a mano” ha concluso Jean-Francois Laguionie.
Piera Degli Esposti, la voce italiana di Louise ha interpretato perfettamente il personaggio: “Sono rimasta molto coinvolta dalla profondità che mostra Louise nell’affrontare l’avventura e la solitudine, ha commentato l’attrice parlando di Le stagioni di Louise. “La bimba che è in lei è ancora viva. Lagouionie ha girato un film profondamente concreto che nello stesso tempo ha una forte dimensione di gioco, e a me piace molto il gioco. Le stagioni di Louise è un grande dono, un film che spazza via la morte: la vita vince”.




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