La Scala torna “A riveder le stelle”

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La Scala – A riveder le stelle’: sono le ultime parole dell’Inferno di Dante il titolo dello spettacolo con cui la Scala il prossimo 7 dicembre inaugurerà la stagione (ancora incerta causa Covid). “Un messaggio di speranza perché questa tragedia finirà e speriamo presto” ha spiegato il sovrintendente del teatro Dominique Meyer. Causa covid non potrà essere presente il pubblico, che la potrà seguire comunque grazie a Rai Cultura in diretta su Rai1.

Fervono i preparativi per la grande inaugurazione della nuova stagione de La Scala di Milano che si avvicina a grandi passi.

‘A riveder le stelle’: sono le ultime parole dell’Inferno di Dante il titolo dello spettacolo con cui la Scala il prossimo 7 dicembre inaugurerà la stagione (ancora incerta causa Covid). “Un messaggio di speranza perché questa tragedia finirà e speriamo presto” ha spiegato il sovrintendente del teatro Dominique Meyer.

Sarà una prima ‘unica’ e mai vista prima dato che per l’epidemia non potrà essere presente il pubblico, che la potrà seguire comunque grazie a Rai Cultura in diretta su Rai1, su Raiplay, mentre si valuta uno streaming (a pagamento) a livello mondiale.
Era tutto pronto per una speciale ‘Lucia di Lammermoor’ con la regia di Yannis Kokos, ma il focolaio del virus fra i coristi ha costretto a un cambio di piano perché, ha spiegato Meyer, non vogliamo “prendere rischi per quanto riguarda la salute del personale”. E allora “contronatura e controprogrammazione – ha aggiunto il direttore musicale Riccardo Chailly che dirigerà la serata – abbiamo cambiato rotta”. Di corsa è stato chiamato il regista Davide Livermore – reduce dal successo di Attila e Tosca nelle ultime due inaugurazioni – e sono stati contattati una serie di cantanti internazionali, fra i più famosi al mondo, che hanno risposto sì: da Juan Diego Florez e Lisette Oropesa, già impegnati in Lucia, a Marina Rebeka, a Jonas Kaufmann e Placido Domingo, Luca Salsi, Francesco Meli e persino Roberto Alagna che alla Scala non canta dal 2006, quando abbandonò il palco durante Aida dopo alcuni fischi.

Allo spettacolo, che si servirà anche di video, realtà aumentata, parti registrate ma comunque ‘live’, parteciperanno tutte le componenti del teatro, dunque orchestra e anche coro, senza dimenticare il corpo di ballo con tre coreografie (una di Manuel Legris, scelto come futuro direttore del balletto scaligero) a cui parteciperà anche Roberto Bolle, tutte accompagnate dall’orchestra, in questo caso diretta da Michele Gamba.

Sarà una parte di narrazione – fatta da protagonisti della prosa italiana – a unire il percorso musicale diviso per temi, con testi originali ma anche di Hugo, dalle lettere di Giuseppe Verdi, e pure di canzoni come Fragile di Sting.

Il viaggio musicale racconta un secolo di grande musica dal Guglielmo Tell di Rossini (la celebre ouverture sarà la chiusura dello spettacolo) a Turandot attraverso 16 titoli (fra cui 5 verdiani, 3 di Donizetti, uno di Rossini, uno di Umberto Giordano, ma anche Bizet, Wagner e Massenet). Non potrà esserci la prima diffusa in città, tradizione che da dieci anni permetteva ai milanesi di vedere insieme l’opera in decine di luoghi dal carcere di San Vittore all’Ottagono della Galleria, ma Milano – anche grazie ai video e a un ‘volo speciale’ che la sorvolerà – sarà protagonista, come una delle sue eccellenze. Ovvero la moda. “Lavoriamo con la Camera della Moda.

Abbiamo chiesto a grandi designer di vestire le cantanti”. E loro hanno accettato. I nomi delle grandi case milanesi (si possono immaginare da Dolce e Gabbana ad Armani fino a Raffaella Curiel) saranno annunciati in una conferenza a parte. E poi c’è la Rai con una serata, dalle 17, che verrà condotta da Milly Carlucci e Bruno Vespa. Un’occasione, ha spiegato l’ad Fabrizio Salini, per ribadire il ruolo del servizio pubblico che è “fondamentale” in momenti difficili come questo. “Pe la Rai – ha sottolineato Salini – sarà un onore offrire alla lirica un pubblico grande come l’Italia”.
La Scala èuno dei simboli culturali di Milano e tra i più prestigiosi teatri a livello mondiale per le sue vicende storiche, la sua meraviglia architettonica e per le opere che vanno in scena ogni stagione.

La storia della Scala inizia con un incendio che devastò l’allora Teatro Ducale, sito dove oggi sorge Palazzo Reale. Maria Teresa d’Austria decise di farne edificare uno nuovo sull’area che un tempo ospitava la chiesa trecentesca di Santa Maria della Scala. Da qui il nome del teatro meneghino.
Il progetto fu affidato al noto architetto Giuseppe Piermarini, il quale realizzò diverse opere importanti per Milano e Monza. In due anni vennero terminati i lavori, e la Scala fu inaugurata il 3 agosto del 1778 con l’opera “l’Europa riconosciuta” di Antonio Salieri. In quel periodo quella che oggi conosciamo come piazza della Scala non esisteva, ma era un quartiere abitato da palazzi antichi, e proprio per questo motivo il Piermarini progettò il porticato.

Lo scrittore francese Stendhal lo descrisse come “il più bel teatro al mondo […] È impossibile immaginare nulla di più grande, più solenne e nuovo”. Seppure pensata come luogo immutabile nel tempo, tuttavia la Scala è stata modificata pià volte nel corso delle diverse epoche.
Verso la fine del ‘700 alcuni milanesi vi praticavano addirittura il gioco d’azzardo: era uno spazio cittadino aperto, seppur quasi del tutto destinato a borghesia e aristocrazia. Successivamente venne abolito il palco reale con l’arrivo di Napoleone, mentre nel 1883 giunse in teatro l’energia elettrica. Nel 1893 la Scala venne chiusa dal Comune per le pressioni dei socialisti e venne riaperta un anno dopo grazie al patriota Guido Visconti di Modorone.

Ma i veri protagonisti della storia della Scala furono i diversi artisti e compositori che misero in scena, nel corso degli anni, le loro opere. Nei primi dell’800 con Rossini la Scala diventa ufficialmente luogo del melodramma italiano. Verso la metà dell’Ottocento andò in scena, alla presenza del re Vittorio Emanuele II, “Lucia di Lammermoor” del Donizetti, segnando dopo il periodo austriaco la rinascita dell’istituzione culturale italiana.
A seguire Verdi presentò la prima europea dell’Aida e Puccini con Edgar. In seguito ai bombardamenti che colpirono Milano negli anni ’40 la Scala fu ricostruita e l’11 maggio del 1946 con La gazza ladra di Toscanini si assistette all’ennesima ripresa.
Nel 1951 il direttore artistico Victor de Sabata istituì il 7 dicembre, giorno del patrono di Milano Sant’Ambrogio, come giorno di apertura de La Scala.




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