Economia – Capire lo SPREAD

586

SPREAD – Cosa sono gli Spread e come si calcolano, quali sono gli effetti sui mercati di uno dei termini più utilizzati nelle cronache europee in seguito allo scoppio della crisi del debito sovrano europeo. Come esaminare le curve dei rendimenti e orientare gli investimenti. Capire e saper interpretare i credit default swap, con i loro vantaggi e limiti.

Lo Spread è la differenza tra il rendimento di un titolo decennale di un determinato paese dell’Eurozona e quello omologo del Bund tedesco, preso come punto di riferimento perché considerato il titolo del debito sovrano più sicuro del blocco a 19.

È misurato in punti base ed è insomma il gap tra i tassi sui titoli pubblici dei due paesi presi in esame. Ogni punto base equivale allo 0,01%. Se il Btp a 10 anni italiano rende il 3% e il Bund decennale l’1%, lo Spread sarà pari a 200 punti base (2% di discrepanza). Il rendimento e il prezzo di un bond hanno un rapporto inversamente proporzionale. Vale a dire che quando il prezzo sale, il tasso scende, e viceversa.

Prima di vedere come si muove lo Spread, è indispensabile spiegare la correlazione tra rendimento di un titolo del debito pubblico e rischio paese. Il tasso di un Btp rappresenta il livello di rischio dell’Italia. Più alto è il rendimento e maggiore sarà il rischio che il nostro governo non sia in grado di restituire le cedole sugli interessi e quindi non riesca a rimborsare il capitale in scadenza. È quello che è successo all’apice della crisi del debito europeo a novembre 2011, quando lo Spread tra Btp e Bund decennali raggiunse il massimo storico di 575 punti.

Più lo Spread è alto e più il livello di rischio del paese, in questo caso l’Italia, sarà proporzionalmente elevato. Se lo Spread si restringe vuol dire che il mercato valuta meno alto il rischio di default del debito italiano, se si amplia, significa che viene percepito come più rischioso.

Il differenziale può aumentare per due motivi principali:

il rendimento del titolo tedesco scende
il rendimento del Btp sale.
Nel primo esempio, per la verità più raro, non ci sono oneri aggiuntivi per il debito pubblico italiano.

Il secondo caso è più facile che si verifichi, perché è difficile che si muovano molto i titoli tedeschi, considerati i più a prova di default dell’area euro e di conseguenza l’investimento più sicuro tra le offerte del mercato secondario obbligazionario della regione. Quando il Btp cresce di rendimento e il Bund resta fermo, lo Spread si allarga e significa che il governo italiano dovrà sborsare una somma maggiore in interessi sul debito pubblico. Esiste ovviamente anche la possibilità che i due titoli si muovano entrambi al rialzo o al ribasso.

Se lo Spread si allarga, significa in ogni modo che il mercato percepisce come meno sicuro il nostro paese, o per lo meno meno a prova di default rispetto alla Germania. L’Italia viene insomma in questo caso ritenuta meno affidabile della Germania in termini di capacità di restituire il debito e rispettare gli impegni presi. Di fatto quello che succede è che i titoli di Stato italiani perdono valore e di riflesso fanno aumentare i rendimenti. E gli investitori vengono allora premiati per i rischi intrapresi puntando sul debito pubblico italiano.

La conseguenza naturale di un incremento del differenziale tra BTP e Bund decennali è che i tassi dei titoli di Stato italiani diventano sempre più alti per il Tesoro e che costerà di più prendere soldi in prestito sui mercati. Nello specifico costerà di più all’esecutivo italiano collocare debito sul mercato, perché il governo è spinto a offrire cedole più alte per rendere più appetibili i propri titoli del debito.

Tutto questo non fa peraltro che aumentare il deficit dello Stato. Se il governo non vuole o non può permettere che il deficit aumenti, è costretto a varare misure di rigore per restare all’interno dei parametri da rispettare.

Inoltre se il governo italiano paga di più in interessi rispetto all’esecutivo tedesco, anche le aziende italiane finiranno a loro volta per pagare tassi più alti rispetto alle concorrenti tedesche. Significa molto semplicemente che le imprese italiane finiscono per essere svantaggiate rispetto a quelle tedesche.

Un’altra conseguenza si fa sentire sulle casse dello stato e dipende dalle mosse dei risparmiatori. Se chi investe perde fiducia nel debitore – in questo caso lo Stato – le conseguenze possono essere drammatiche, anche perché si rischia di scatenare un circolo vizioso. Più salgono tassi e lo Spread, e più sarà difficile per un paese ripagare gli interessi sul debito. Di solito il 7% viene considerata come la soglia del rendimento decennale di “non ritorno”, oltre la quale un paese non ce la fa più a rispettare gli oneri finanziari.

La mancata fiducia in un paese e nella sua capacità di ripagare si traduce in un calo delle sottoscrizioni di nuovi titoli. Nel caso italiano, siccome si tratta di titoli di un enorme debito pubblico, bond vengono emessi e scadono ogni mese. Se un investitore o un risparmiatore non si fida più basta che non rinnovi la sottoscrizione dei titoli in scadenza.

Se il mercato non rinnova i titoli, lo Stato alla lunga può fallire, la fiducia di famiglie e aziende crollare e l’economia sprofondare in una profonda crisi, che nel mondo globalizzato in cui viviamo, è facile che poi abbia ripercussioni su scala continentale e internazionale. È quello che è successo durante la crisi del debito dell’Eurozona in Grecia, in Spagna e in Italia. Ecco spiegato il motivo di tanta ansia, in particolare dal 2010 a oggi, quando si parla di Spread.

In una recente intervista il Professor Nando Ioppolo (avvocato ed Economista, recentemente scomparso), sostiene che lo SPREAD é una cosa che se la gente sapesse cos’é, molto probabilmente scoppierebbe la violenza nelle strade perché sullo SPREAD é stata fatta una campagna mediatica vergognosa basata sulla bugia.

Ioppolo spiega che il gioco inizia dalla BCE ( Banca Centrale Europea) che presta alle banche private allo 0,75% tutti gli euro che gli richiedono per qualunque motivo glieli richiedono. Dopodiché la banca (UNICREDIT nell’ esempio del Professore), con questo 0,75 ci compra i BTP che tecnicamente dovrebbero essere allo 0,76. Perché allora al 5 %? Perché così la Banca ci può speculare.

Quindi il dissanguamento generale dei cittadini italiani viene fatto per far arricchire i privati. Il funzionamento di questo indice (SPREAD) é abbastanza complesso. Se un BTP ha un funzionamento del 2 % ed ha un Valore Nominale di 100, va venduto a 98. Come farlo arrivare al 5 % ? E’ molto semplice.

Se l’ Italia fallisce ? Oggi vediamo le tv nazionali parlare di agenzie di rating come Standard & Poor’s che parlano di declassamento, andamento finanziario di un paese. Ora, se queste agenzie dicono che l’ Italia fallisce, l’ investitore o la banca vorrà assicurarsi sul fallimento dello stato e quindi comprerà un certificato assicurativo sui BTP chiedendo uno sconto che gli consente di acquistare il certificato assicurativo, il CDS ( Credit Default Swap). Se lo Spread é a 300 (3 %), il BTP di Valore Nominale 100 che dovrebbe essere venduto a 98 viene venduto a 95. Ma sorge un problema: Perché le banche e gli investitori non comprano i CDS?

Non credono nel fallimento dell’ Italia ? Ma allora tutto questo é una balla per spaventare? A quest’ ultima domanda, Nando Ioppolo risponde che lo SPREAD é stato usato, oltre che per strumento di speculazione, anche per fine politico, ovvero per poter scalzare qualcuno che fa resistenza e mettere al suo posto qualcuno che di resistenza non ne fa. E ne abbiamo avuto un esempio con il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che ha fatto dello SPREAD uno spauracchio, qualcosa di imprescindibile, forse per ingenuità, forse perché non conosce l’ economia. Sui CDS va fatto un discorso a parte. E’ vero che nessun acquirente dei BTP compra i CDS per assicurarsi sul fallimento dell’ Italia, ma é anche vero che molti speculatori e molti investitori di BTP comprano CDS senza usare i BTP, perché essi non sono un derivato assicurativo di copertura ma uno strumento di speculazione usato appunto per far utilizzare lo SPREAD per poterci guadagnare e costringere il popolo italiano a sacrifici, a stringere la cinghia per poterci speculare sui CDS. Questo porta ad un disastro pazzesco sia politico che economico, i disoccupati continuano ad aumentare ma le banche e gli speculatori continuerebbero a speculare su BTP e CDS e far in modo che lo SPREAD si alzi per poter aumentare i loro guadagni .

Secondo i dati Istat del 2009 ( prima dello SPREAD), abbiamo avuto una spesa pubblica di 500 miliardi, degli Oneri Finanziari ( soldi che lo Stato da alle banche per i servizi ) di 130 miliardi e 80 miliardi di Interessi sui BTP. Sul PIL di 1820 miliardi vanno tolti i servizi bancari e gli interessi e in questo caso sono 210 miliardi che lo Stato ha dato alle banche per chissà quale motivo. Ha senso ? Ha senso che i cittadini italiani si dissanguino, paghino più tasse, stringano la cinghia solo per arricchire le banche?

E perché nessuno ha mai parlato di come si possa contenere o arginare lo SPREAD? Secondo il Professor Ioppolo per contenere lo SPREAD basterebbero 2 cose: 1 effettuare il collocamento alla giapponese ovvero sia obbligare le banche sul territorio dello stato ad agire ad un tasso ridotto. 2 Obbligare la BCE a prestarci allo 0,75% e far acquistare i BTP allo 0,76%. Ci sarebbe un risparmio di 70 miliardi l ‘anno. Purtroppo queste cose la gente non sa o fa finta di non sapere oppure é colpa della campagna di disinformazione in atto, che é complice, di giornali e televisioni complici che non raccontano la verità.

Persone come Nando Ioppolo hanno speso la loro vita a cercare di far capire il sistema truffaldino di speculatori e banche assassine che continuano la loro politica di dissanguamento e Austerità che non porteranno mai da nessuna parte, solo a morte e distruzione, e ci chiediamo, quante vite debbano ancora essere spezzate affinché qualcuno possa veramente pensare al bene dell’ Italia.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *