Ricerche sommergibile argentino: siamo nelle ore decisive

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Sembra prendere sempre più i contorni di una tragedia (anche se la speranza resta l’ultima a morire), quella concernente la vicenda del sommergibile argentino disperso da mercoledì scorso nell’Atlantico meridionale al largo delle coste della Patagonia. Sono ore decisive perché si sta entrando nella “fase critica”: poiché con il trascorrere delle ore ci si sta infatti avvicinando al limite delle riserve di ossigeno necessarie per la sopravvivenza dell’equipaggio.

La marina ha poi reso noto che una nave degli Stati Uniti, impegnata nelle ricerche, ha individuato un bagliore bianco, anche se si ritiene che non possa provenire dal sommergibile.

Il portavoce della Marina, Enrique Balbi, ha detto che l’Ara San Juan è dotato di razzi rossi e verdi, e che le autorità faranno di tutto per identificare l’origine di tali segnali. Una nave è stata comunque inviata a controllare la zona dove è stato visto il razzo bianco.
Balbi ha poi aggiunto che una zattera di salvataggio che non appartiene al sottomarino è stata trovata nell’area di ricerca.

Cosa è successo nel sottomarino? “Nessuna ipotesi” è per ora esclusa. Il sottomarino nell’ultimo contatto giovedì scorso era nelle acque dell’Atlantico meridionale a 432 km dalla costa, all’altezza del Golfo di San Jorge. per cercare di localizzarlo sono impegnate circa 40 navi con caratteristiche tecniche diverse, una decine di aerei e persino una ventina di pescherecci. Oltre all’Argentina e agli Usa, ci sono altri cinque paesi coinvolti nella mega-operazione (Brasile, Cile, Peru’, Uruguay, Inghilterra e Francia). I mezzi stanno setacciando un’area immensa, che per l’80% è già stata controllata. E d’altra parte, nemmeno le condizioni meteo aiutano: “ci sono tempeste e onde alte cinque metri”.

Il San Juan, costruito in Germania nel 1985 e poi portato in Argentina, doveva seguire la rotta prevista dalla base di Usuahia (estremo sud del paese) fino alla città portuale di Mar del Plata.
Qualcuno, in verità, coltiva ancora qualche speranza. Come il capitano di vascello Decio Trinca, dello stato maggiore della marina militare.

Trinca ha sottolineato che “non è la prima volta che si sono perse le tracce di un sottomarino e in ogni occasione sia il personale che i mezzi intervenuti si sono rivelati efficaci, sia nelle fasi di ricerca che in quelle di soccorso. Esistono mezzi tecnologicamente avanzati che consentono di svolgere le ricerche e prestare soccorso al sottomarino e al suo equipaggio”. Riguardo alle condizioni nell’Atlantico meridionale, poi, “queste sono sì difficili, ma non proibitive”. Il problema principale è la localizzazione del sottomarino, che non si sa dove si trovi né a che profondità. “Quello che si sta facendo – spiega ancora Trinca – è cercarlo con i sonar delle navi che stanno pattugliando il tratto di mare dove si presume possa trovarsi. Nel momento in cui il sonar dovesse individuare qualcosa, una sagoma, allora entreranno in campo dei robot teleguidati per andare a controllare meglio e più da vicino”.

La speranza di trovare il sommergibile è una spinta in più per i soccorritori che hanno già allestito il piano di salvataggio: una volta localizzato il sommergibile, l’operazione di soccorso dell’equipaggio si svolgerà appontando sul sottomarino. Una particolare campana subacquea verrà posizionata sul portellone, si creerà il vuoto e, attraverso questo sistema, il personale potrà essere messo in salvo. Naturalmente il fattore tempo è determinante. Per questo tipo di sottomarino si parla di un’autonomia standard di sette giorni, “ma la sopravvivenza all’interno può essere anche molto più lunga. L’acqua, il cibo e l’ossigeno possono essere ulteriormente razionati. Certo, le condizioni dell’aria saranno peggiori col passar del tempo, ma ci sono dei sistemi chimici che la rigenerano”. Questo, ovviamente, nella migliore delle ipotesi, che però con il passare delle ore sembra sempre più lontana.
Le sue ultime coordinate, ha fatto sapere il ministero della Difesa argentino, lo individuavano nel Golfo San Jorge, 240 miglia nautiche (432 chilometri) al largo della costa, nel sud-est della penisola di Valdes, a circa 1.300 chilometri a sud di Buenos Aires. La Marina argentina ha dichiarato che la nave dispersa aveva ossigeno, cibo e acqua a sufficienza per almeno due settimane.

Il San Juan è appartiene alla classe TR-1700 alimentata da motori diesel ed elettrici. Stava tornando da una missione di routine da Ushuaia, vicino alla punta estrema del Sud America, alla sua base nel Mar del Plata, a 400 km a sud di Buenos Aires. Era partito 11 giorni fa dalla base di Mar del Plata diretto proprio ad Ushuaia dove ha trascorso 3 giorni prima di invertire la rotta. Il sottomarino è entrato in servizio nel 1983 ed è stato ammodernato tra il 2007 ed il 2014 per prolungare la sua vita operativa di 30 anni.
Le chiamate inviate dal sommergibile sono durate tra i 4 e i 36 secondi e sono state ricevute tra le 10 e 52 e le 15 e 42 senza riuscire tuttavia ad agganciare la base della Marina. “Abbiamo ricevuto sette segnali di telefonate satellitari che provengono dal sottomarino San Juan – ha scritto il ministro della Difesa argentino, Oscar Aguad su Twitter – stiamo lavorando sodo per individuare il sottomarino e siamo vicini alle famiglie dei 44 membri dell’equipaggio, che presto potrebbero riabbracciare i loro cari”.

Nella nota diffusa il ministero della Difesa argentino ha sottolineato che i tentativi di comunicazione “indicano che l’equipaggio sta cercando di stabilire un contatto” con le basi navali. Enrique Balbi, portavoce della Marina, ha affermati alla televisione pubblica che la forza e l’altezza delle onde dell’Oceano Atlantico potrebbero aver indebolito il segnale proveniente dal sottomarino.

Papa Francesco assicura la sua “fervente preghiera” per i 44 membri dell’equipaggio del sottomarino San Juan, dispersi da mercoledì scorso. È quanto si legge in un messaggio inviato, a nome del Papa, dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, all’Ordinario militare dell’Argentina, monsignor. Santiago Olivera.
Nel messaggio, il Papa esprime la sua “vicinanza” ai familiari, alle autorità militari e civili del Paese “in questi momenti difficili” e apprezza “gli sforzi che si stanno facendo per ritrovare la nave”. Il messaggio papale si conclude con l’auspicio di “serenità spirituale e speranza cristiana in queste circostanze”, grazie alla materna intercessione della Vergine Maria, a cui PapaFrancesco affida il “santo popolo di Dio”.




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