Il coraggio di Trump e le polemiche sul caso Gerusalemme: il racconto di ore convulse

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Ci risiamo: tutti contro Trump…. o meglio i soliti noti contro Donald Trump. Già perché il presidente USA, doveva essere attaccato in qualche modo dopo il successo della riforma fiscale ed allora tutti contro di lui per la questione di Gerusalemme. Il presidente USA (‘reo’ per i media ed i democratici anche di aver riportato il Natale alla Casa Bianca) è intento a riconoscere Gerusalemme quale capitale di Israele e darà indicazione al Dipartimento di Stato di avviare l’iter per il trasferimento della ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme.
Detto, fatto! Media all’attacco! Già perché la parola d’ordine è dichiarare che il presidente vuole scatenare una guerra e riportare alta la tensione tra israeliani e palestinesi.

Naturalmente in tanti, troppi (e purtroppo anche in Italia) hanno abboccato. Per le strade, in palestra, al bar, negli uffici non si parla d’altro che del presidente guerrafondaio!

Ma non si tratta dello stesso presidente che sta evidenziando una grande pazienza con la Corea del Nord o che ha evitato che il conflitto degenerasse in Siria?

Come è facile dimenticare il buono per asserragliarsi a ciò che non convince, a ciò che si vuole evidenziare. Ormai quella di alcuni media e personaggi appare una vera e propria ‘guerra’ contro il presidente Trump, da sempre reo di aver vinto le elezioni nonostante la campagna diffamatoria fatta nei suoi confronti, ed i continui attacchi a lui rivolti .

Perché nessuno si fa un bel reportage indipendente in USA? Noi ci abbiamo lavorato? Abbiamo i nostri inviati e le cose sono molto diverse da come ve le raccontano.

Trump è sempre fortemente in sella ed anche il Russia Gate viene considerato una bufala dalla maggior parte degli statunitensi.

Donald Trump piace per il suoi carattere, per il suo combattere contro i mulini a vento, per andare avanti per la sua strada senza guardare in faccia (quasi) nessuno (perché anche lui a qualche compromesso è dovuto scendere). I meno ottimisti temono difficoltà ancora maggiori per la sua conferma al termine del primo mandato presidenziale (la campagna diffamatoria si scatenerà ancor più forte ed usciranno nuovamente donne molestate e altri scandali faziosi e tutti da dimostrare) ma ne parleremo e ce ne interesseremo al momento giusto.
Ora dobbiamo raccontarvi la “verità vera” sulla vicenda Gerusalemme.

Tanto per essere chiari va specificato che lo spostamento sarà graduale offrendo la possibilità alle parti interessate di ‘assestarsi’. Infatti L’ambasciata USA in Israele non sarà spostata a Gerusalemme prima di sei mesi. Trump ha definito una proroga che lascerà la rappresentanza diplomatica almeno per un altro semestre a Tel Aviv.

Donald Trump ha informato il presidente palestinese Abu Mazen “della sua intenzione di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme”. Lo scrive la Wafa riferendo della telefonata tra i due. Abu Mazen ha ammonito Trump “dei pericoli di una tale decisione sul processo di pace, sulla sicurezza e la stabilità nella regione e nel mondo”.

Lo stesso presidente palestinese Abu Mazen ha ammonito Trump “dei pericoli di una tale decisione sul processo di pace, sulla sicurezza e la stabilità nella regione e nel mondo”.

Nel frattempo i palestinesi hanno annunciato “3 giorni di collera” da mercoledì a venerdì per protesta contro la volontà di Donald Trump di trasferire l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. Prontamente le fazioni palestinesi hanno condannato Trump definendo la sua politica “un ricatto”. “Chiamiamo tutto il nostro popolo in Israele e nel mondo – hanno detto – a raccogliersi nei centri delle città e di fronte alle ambasciate e consolati israeliani con l’obiettivo di portare la generale rabbia popolare”.

Anche Papa Francesco si sta interessando alla vicenda: per iniziativa di Abbas, il pontefice e il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas) si sono parlati al telefono : “Il mio pensiero va ora a Gerusalemme. Al riguardo, non posso tacere la mia profonda preoccupazione per la situazione che si è creata negli ultimi giorni e, nello stesso tempo, rivolgere un accorato appello affinché sia impegno di tutti rispettare lo status quo della città, in conformità con le pertinenti Risoluzioni delle Nazioni Unite”, ha poi aggiunto il Papa durante l’ udienza generale, invitando a “saggezza e prudenza, per evitare di aggiungere nuovi elementi di tensione in un panorama mondiale già convulso e segnato da tanti e crudeli conflitti”.

Ma i confronti ed i contatti non sono finiti qui perché Abu Mazen sta cercando alleati: confermata la sua telefonata al presidente russo Vladimir Putin informandolo “sulle minacce per la città di Gerusalemme. Occorre muoversi immediatamente per proteggere Gerusalemme e i suoi santuari islamici e cristiani che sono esposti a rischi”.
A tal proposito va ricordato che per Putin, Gerusalemme Ovest capitale d’Israele, Gerusalemme Est capitale della Palestina. È sempre stato questo il piano russo per provare a riportare la pace in Medioriente ufficializzato attraverso un comunicato del ministero degli Esteri di Mosca lo scorso mese di Aprile.
La Russia è stata la prima grande potenza (la seconda nazione in assoluto dopo il Costa Rica) a riconoscere Gerusalemme Ovest come capitale. Israele considera Gerusalemme come sua capitale “unica e indivisibile” ma finora tutte le ambasciate, compresa quella degli Stati Uniti, sono rimaste a Tel Aviv, senza riconoscere formalmente le rivendicazioni israeliane.

Ma nonostante le proteste giungono conferme:il presidente Trump “e’ fermo nella sua decisione” su Gerusalemme: lo ha detto la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders, e lo ha confermato il presidente alla Nazione, spiegando come si continui a lavorare per assicurare che questa decisione sia la migliore possibile nell’interesse degli Stati Uniti. Alla domanda se il presidente non tema violenze, la portavoce ha risposto: “Vengono pesati con attenzione tutti gli aspetti”. “Sebbene il presidente Trump riconosca che lo status di Gerusalemme sia una questione molto delicata”, è stato spiegato nella call, “lui non crede che sarà risolta ignorando la semplice verità che Gerusalemme dà casa al sistema legislativo, alla Corte Suprema e al primo ministro israeliani e in quanto tale è capitale d’Israele”.

La decisione frutto di una promessa avanzata da tempo e che il presidente Trump insiste vada mantenuta ed una promessa è una promessa……




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