Chiesa Rumena e referendum per la famiglia

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Non si fermano le polemiche sul tentativo di ‘distruggere’ la famiglia tradizionale. Proprio su questo argomento è sceso in campo, l’ufficio stampa del Patriarcato di Romania che ha rilasciato una chiara presa di posizione che vi riportiamo fedelmente: “La Chiesa ortodossa romena considera con preoccupazione le misure relative alla possibile formalizzazione, ventilata in queste ore, concernente il” partenariato civile “. Il timore è evidenziato dal disegno di legge presentato all’ordine del giorno della Camera dei deputati. Consideriamo l’istituzionalizzazione di una forma alternativa di famiglia contraria alla fede cristiana ed alla tradizione del popolo romeno, con conseguenze potenzialmente gravi per la morale familiare e sociale di tutto il Paese. Dal punto di vista cristiano, ma costituzionale, fatta eccezione per l’adozione e la parentela di sangue, la famiglia nasce esclusivamente del matrimonio tra un uomo e una donna. La partnership civile serve solo ad incoraggiare la convivenza e la perdita delle proprie responsabilità dei due partner a scapito della madre e del bambino. In particolare, (va rilevato che) il quadro giuridico che protegge “l’educazione e l’istruzione dei bambini” in modo ottimale è proprio la famiglia (art. 48 cpv. 1 della Costituzione rumena). I tentativi di ridefinire la famiglia naturale e tradizionale, moralmente e legalmente approvato in tutta la storia dell’umanità, sembra essere parte di un programma ideologico che scredita i valori ei benefici sociali della famiglia. La Chiesa ortodossa rumena continuerà a difendere e promuovere i valori fondamentali della famiglia tradizionale, utile per il presente e il futuro della società romena “.
Non è la prima volta che la Chiesa di Romania si schiera attivamente e con forza a difesa della famiglia. Il paternariato civile è una minaccia a quanto urlato a gran voce dai romeni in questi anni, si tratta l’ennesimo stratagemma per cambiare la storia di questo paese.
Ricorderete come 10 mesi fa, in meno di due mesi in Romania furono raccolte due milioni di firme (il 10% della popolazione!) per proteggere costituzionalmente la famiglia naturale.
L’obiettivo iniziale, quello di ottenere 500.000 firme entro 6 mesi stabiliti dalla legislazione del paese (entro il 24 maggio 2016) è stato ampiamente superato e con largo anticipo.
I sostenitori del referendum vogliono prevenire interpretazioni illecite dell’articolo 48 della Costituzione rumena che riconosce la Famiglia “fondata sul matrimonio libero tra coniugi, l’uguaglianza di questi e il diritto e il dovere dei genitori di assicurare la crescita, l’educazione e l’istruzione dei bambini”. La volontà è quella di specificare che per coniugi si intendono “un uomo e una donna”.
A differenza di quello che è successo in Croazia, l’iniziativa legislativa popolare non può essere trasposta direttamente in un disegno di legge. Come in Spagna, la proposta deve essere presentata da uno dei gruppi parlamentari attuali e approvato sia nel Congresso che nel Senato rumeno a maggioranza qualificata di 2/3 dopo la ratifica del referendum. La coalizione pro-famiglia che si è battuta per la raccolta delle firme risulta essere interconfessionale (ortodossi, cattolici, greco-cattolici, battisti, pentecostali, anche degli atei).
I partiti che si assumeranno l’onere di considerare questa volontà popolare hanno dichiarato che “sanno già, come è accaduto in Polonia o in Ungheria, che saranno sottoposti ad una brutale campagna dall’Unione Europea tesa ad influire sulla sovranità popolare rumena, con minacce che potranno estendersi al taglio dei fondi strutturali previsti per il paese”.
Il fine è quello di contrastare la campagna della lobby LGBT per introdurre, anche in Romania, le unioni civili, cioè il matrimonio omosessuale. La legge civile romena prevede solo il matrimonio eterosessuale. Se il quesito referendario proposto dalla Coalizione per la Famiglia sarà approvato, si chiuderebbe definitivamente la porta alle unioni civili.
Il quesito, depositato presso il Senato lo scorso maggio, è stato approvato il 20 luglio dalla Corte Costituzionale. Adesso spetta al Governo decidere la data del referendum. I sondaggi mostrano un 82% dei romeni contrari al “matrimonio” omosessuale.
Nel contempo, la piattaforma di associazioni pro famiglia della Romania ha ribadito il proprio impegno a sostenere altrettanto massicciamente, sin dalle prossime settimane, l’iniziativa dei cittadini europei (ECI) a favore di definizioni comuni all’interno della UE su matrimonio e famiglia ma, se la Chiesa è dovuta nuovamente intervenire non lo ha fatto a casa. La battaglia appare aspra e si cerca di arrivare all’obiettivo contro la famiglia in tutti i modi possibili. Per questo l’attenzione deve essere alta.
Il momento si avvicina ed il clima si fa sempre più teso: come ricorderete si terrà nella prossima primavera il referendum per la famiglia in Romania: è stato concordato dalla piattaforma pro-family che ha promosso la raccolta firme e i maggiori partiti politici di Romania.
I rumeni andranno al voto perché la piattaforma ha raccolto l’adesione di più di 3 milioni di romeni che hanno chiesto che la Costituzione venga cambiata perché alla base della famiglia ci sia il matrimonio tra uomo e donna.
L’obiettivo di quanti avevano proposto il quesito referendario era quello di far coincidere il referendum con le elezioni generali del prossimo dicembre. Con il referendum in primavera, l’obiettivo sarà raggiungere il quorum: perché il referendum sia valido e il risultato vincolante, c’è bisogno che votino il 30 per cento degli aventi diritto al voto.




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