Golpe in Turchia analisi e dettagli

276

Golpe in Turchia analisi e dettagli. Capire chi ci sia dietro il tentato colpo di Stato in Turchia è difficile. Quando abbiamo visto i carri armati in azione prendere il ponte sul Bosforo e le principali vie di Istanbul e Ankara in molti abbiamo pensato a qualcosa di importante che stava per cambiare la storia della Turchia. Molti, troppo analisti hanno subito dato Erdogan per spacciato ma non è stato così! Ma che cosa è successo veramente in Turchia? Ci sono gli USA dietro il fallito golpe? Gli Stati Uniti avrebbero potuto organizzare quest’azione in modo così grossolano? Oppure il golpe è fallito per l’intervento della Russia che proprio nei giorni scorsi si era riavvicinata alla Turchia? Poche certezze e molti interrogativi ma come al solito in tutto questo caos vi saranno ingenti somme di denaro in ballo.
Cerchiamo di darvi risposte ricostruendo i dati che abbiamo raccolto in questi giorni grazie alle nostre fonti sul posto ma anche negli Stati Uniti ed in Russia.
Questo in Turchia è stato un colpo di Stato mancato o un colpo di Stato che non ha avuto il coraggio di arrivare fino in fondo. Perché gli F16 dei golpisti avevano nel mirino l’aereo sul quale volava il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e non lo hanno abbattuto? E poi un’anomalia che ricorda il tentato golpe ai danni di Hitler nella seconda guerra mondiale quando si cercò di trovare il consenso e l’aiuto dell’esercito mascherando l’azione con un’esercitazione. Alcuni dei militari arrestati hanno dichiarato che per loro quella di venerdì scorso, era solamente un’esercitazione. Chi gliel’aveva detto? Il capo dell’aviazione Akin Ozturk?
Esiste poi la pista, da prendere seriamente in considerazione, dell’”autogolpe“. Erdogan avrebbe saputo del colpo di Stato, ma avrebbe lasciato fare. se non addirittura, coordinato il tutto, per avere poi la possibilità di eliminare gli ultimi oppositori rimasti. In tutto questo ci sono dei rischi ma magari avendo saputo tutto in anticipo, mediante qualche soffiata di un paese amico, il rischio non sarebbe stato poi così alto.
Una terza ipotesi è quella che avrebbe visto come organizzatori del golpe NATO ed USA.
rafforzare questa ipotesi ci sono le tracce che collegano la base di Incirlik – quella, per capirci, poi isolata da Erdogan – ai caccia utilizzati dai golpisti. Un aereo cisterna americano avrebbe inoltre rifornito gli insorti. Inoltre, le menti del golpe erano parecchio vicine agli ambienti della Nato. La tensione tra Turchia e Usa è alle stelle, anche perché, negli ultimi mesi, Erdogan ha ricominciato a parlare con Putin.
Ma perché il golpe è fallito? Sono certamente stati fatti degli errori. In primis non vi è stata coesione tra corpi militari, unione fondamentale per portare a termine positivamente un’azione di questo tipo. Infatti la Marina si è subito dissociata, così come la prima linea dell’esercito, mentre aerei ed elicotteri pro e contro Erdogan si sparavano tra loro. Altro grave errore è stato sottovalutare Erdogan che è stato lasciato libero di fuggire e di rilasciare comunicati; non sono stati presi provvedimenti restrittivi nei confronti della leadership del governo islamista e misure cautelative adeguate nei confronti di quegli apparati fedeli agli islamisti. L’esercito è risultato scoordinato ed i luoghi strategici come tv, vie sensibili, sede dei servizi segreti e caserme di polizia non sono state adeguatamente penetrati e presidiati.
Troppo blandi anche i movimenti del golpe: tutto andava risolto rapidamente ed invece si è arrivati ad una vera e propria guerriglia interna che ha sfavorito gli insorti.
Avrete poi notato come gli islamisti si siano riversati in strada, accogliendo le richieste di Erdogan mentre il popolo turco anti-Erdogan non si è mosso, aspettava che tutto finisse comodamente seduto davanti alla televisione ricordando un po’ quei paesi in cui tutti si lamentano ma nessuno scende in piazza per far valere, democraticamente, le proprie ragioni.
Tutto questo non ha fatto che generare altro caos: da un a parte i sostenitori del governo-regime islamista “democraticamente eletto” festeggiano senza rendersi conto che il fallito golpe non è una vittoria per Erdogan e Akp, ma piuttosto il passaggio verso un’ulteriore fase che a medio termine porterà comunque alla sua caduta. La Turchia è instabile, l’appoggio degli islamisti al grido “allahu akbar” e la mobilitazione degli imam dei Fratelli Musulmani non rassicura nessuno, nè l’UE e nemmeno la Russia. E poi le violenze di questi giorni e la possibile restaurazione della pena di morte non tranquillizzano neppure i tedeschi che sembravano i più convinti fautori della Turchia nell’Unione Europea.
Dall’altra parte, i militari hanno dimostrato di essere divisi, frammentati mentre il popolo anti-Erdogan sembra attendere che qualcuno faccia qualcosa e che la cacciata di Erdogan gli venga servita su un piatto d’argento. A questo quadro a tinte grigie dobbiamo aggiungere e sottolineare che la polizia spalleggia gli islamisti, venendo meno al proprio compito di tutelare i cittadini tutti. Ed il paese va verso la totale deriva islamista, quella in grado di far transitare armi ai jihadisti in Siria, che usa i muezzin per chiamare i “fedeli” in strada a favore di Erdogan e che cura i comandanti dell’Isis nei propri ospedali. Secondo voi possiamo accogliere nell’Unione Europea un paese in queste condizioni? Veramente significherebbe il suicidio totale del vecchio continente!
Da quella notte spuntano molte altre riflessioni: verso la i mezzanotte lo scenario sembrava chiaro: i golpisti prendono il potere, il silenzio di Erdogan nasconderebbe una sua fuga all’estero (inizia, in tal senso, una girandola di notizie che vede il presidente turco prima a Berlino, poi a Londra, poi a Roma ed in fine a Doha), il black out delle tv e dei social fa tenere sotto controllo la situazione agli autori del Colpo di Stato. Ma chi pronostica scene di arresti e di sospensione di governo e parlamento, è costretto a ricredersi; avviene a cavallo della mezzanotte una sorta di black out questa volta dal lato golpista: la sensazione è che chi vuol prendere con la forza il potere, non sta usando la forza e né il pugno di ferro contro rappresentanti del partito di governo e di qualsiasi istituzione che in teoria si vorrebbe rovesciare. Il golpe assume quindi strane e paradossali connotazioni, che a distanza di ore contribuiscono a rendere ancora più fosco il quadro; lo scenario poi, cambia del tutto quando clamorosamente sulla CNN turca il presidente Erdogan, poco dopo mezzanotte, parla utilizzando l’applicazione FaceTime ed invita la popolazione a scendere in piazza e ad opporsi al colpo di Stato. Sempre di questi minuti, è un’altra importante anomalia: dall’Europa e dal mondo arrivano blande dichiarazioni da parte dei capi di Stato e di governo. Il primo a parlare è il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, il quale auspica un ritorno alla calma, dagli Usa e dalle cancellerie europee si afferma più semplicemente che “si sta seguendo con apprensione la situazione”, senza condannare il colpo di Stato, circostanza che secondo molti è scontata vista la delicatezza del ruolo della Turchia nella Nato.
Intanto dopo l’appello di Erdogan, cambia lo scenario anche nelle immagini provenienti dalle grandi città; ad Istanbul il ponte sul Bosforo, prima chiuso ed isolato, è percorso a grande velocità da auto che suonano i clacson, poco distante un capannello di cittadini è a terra perché sente degli spari. La situazione appare confusa; alcune immagini mostrano scene di giubilo, altre fonti parlano invece di scontri specialmente in piazza Taksim e ad Ankara, intanto i corrispondenti internazionali da Istanbul riferiscono di come dalle moschee si inciti ad assecondare la richiesta di Erodgan di scendere in piazza.
Dopo l’una di notte, un video sembra dimostrare il capovolgimento della situazione in Turchia: un gruppo di soldati viene tenuto a braccio da alcuni poliziotti e vengono condotti in una caserma. È il segno che la polizia, rimasta fedele ad Erdogan, inizia ad avere la meglio sui golpisti; in molti si chiedono ancora adesso cosa sia accaduto proprio in questi minuti: in particolare, come mai i golpisti, osannati poco prima dalla folla e determinati a prendere il potere, dopo non aver arrestato nessun membro del parlamento cedono facilmente le armi alla Polizia? Come mai l’esercito, che ha utilizzato anche i caccia F16 ed ha bombardato alcuni edifici nella capitale, si tira indietro alle prime dimostrazioni pro Erdogan? Come evidenziato sopra, il golpe assume contorni quasi paradossali: i militari chiamati a prendere il potere con la forza, non usano la forza e cedono dopo appena tre ore dall’inizio del colpo di stato, il quale invece a mezzanotte viene dato per riuscito e compiuto.
Alle due di notte, il Ministero della Giustizia annuncia che il governo ha ripreso il controllo di tutte le aree del Paese e che la situazione è in via di normalizzazione; le immagini intanto, mostrano ancora carri armati questa volta circondati dalla folla che obbliga in alcuni casi i militari ad uscire. Dai video di questi minuti, si denota soprattutto lo smarrimento di molti membri dell’esercito, che sembrano comportarsi come se non avessero ricevuto alcun ordine; a questo punto, è chiaro che il golpe è fallito. Mentre oramai a cavallo della mezzanotte l’era di Erdogan sembra conclusa, dopo appena due ore la situazione è completamente ribaltata; il presidente turco rimane in sella, mentre Usa e Germania si esprimono chiaramente a suo favore affermando l’importanza del mantenimento ‘dell’ordine democratico’ in Turchia.
All’alba Erdogan appare all’aeroporto Ataturk di Istanbul, probabilmente non ha mai lasciato il paese.
Da qui una nuova fase che prosegue anche in queste ore: rimossi centinaia di giudici, nove dei quali della Corte Suprema, annuncio della volontà di ripristino della pena di morte, arresto di quasi tremila militari, alcuni dei quali vengono ritratti mentre sono picchiati con delle cinghie da dei manifestanti. La Turchia si ritrova con un presidente con nelle sue mani un potere sempre più assoluto.
Le purghe delle autorità turche hanno colpito anche la polizia. Sono 7850 gli agenti costretti a riconsegnare arma d’ordinanza e distintivo per poi essere esonerati dal servizio nella nottata di ieri in Turchia, proprio mentre alcuni aerei dell’Aeronautica turca hanno compiuto dei voli di pattugliamento nei cieli di Ankara, Istanbul e Izmir per ordine del governo.
In totale, i dipendenti del ministero dell’Interno sollevati dai loro incarichi sono quasi 9 mila di cui 7.850 poliziotti, 614 gendarmi, 30 prefetti e 47 governatori di distretti provinciali. In manette sono finiti anche 103 tra generali e ammiragli (un terzo del totale). Poi c’è il personale legato alla magistratura e infine circa 1.500 dipendenti del ministero della Finanze che sono stati sollevati dai loro incarichi.
Le autorità turche hanno inoltre introdotto una nuova regolamentazione che vieta l’espatrio ai dipendenti pubblici, con alcune eccezioni per alcuni passaporti speciali, che necessiteranno comunque della previa approvazione dell’istituzione presso cui si lavora. Il provvedimento riguarderebbe quasi il 5% della popolazione turca.
Ma cosa troviamo dietro aquestogolpe, tra cause dirette e indirette: la rottura degli interessi strategici della Turchia, che puntava a diventare un Paese leader del mondo musulmano annettendosi economicamente la Siria e l’Iraq e quando nel 2011 il piano è naufragato tra guerre e rivolte Erdogan ci ha provato con altri mezzi, la guerriglia jihadista, all’inizio comunque approvata dagli americani i funzione anti-Assad e anti-Iran. Poi sono venute le intese con Teheran sul nucleare e l’intervento della Russia a cambiare i dati strategici. Non solo: sia gli Usa che la Russia hanno appoggiato i curdi siriani in chiave anti-Isis, vero incubo strategico per la Turchia. E ora si metteranno forse d’accordo per spartirsi le zone di influenza nella regione. Erdogan si sente “tradito” dagli Usa, i golpisti da Erdogan per la sua politica anti-Nato e a loro volta hanno “tradito” il presidente che ha fallito i suoi obiettivi espansionistici. Così si è aperto un nuovo vaso di Pandora in Medio Oriente.
Come non ricordare quando due settimane fa ci sia stato il riavvicinamento (che molto fastidio ha dato agli USA ed all’intera NATO tra Russia e Turchia. Erdogan ha addirittura chiesto scusa a Putin per l’aereo abbattuto: proprio da questo riavvicinamento nascono molti interrogativi sul golpe.
La Russia ha una forte intelligence in Turchia ed assieme al ruolo attivo nel conflitto siriano Mosca offre una partnership unica alle agenzie di sicurezza turche, monitorando le attività e i movimenti degli islamisti. Infatti, Mosca ci guadagna parecchio. La linea di fondo è che Mosca non può trascurare la possibilità fatale che Hillary Clinton sia il prossimo presidente degli Stati Uniti e che le pratiche di Petraeus siano riaperte. Entrambi i Paesi hanno diplomatici eccezionali dalla ricca esperienza nel loro arsenale diplomatico, parlando della storia dei secolari rapporti reciproci. Non è mai stato un rapporto facile, essendo i due imperi scontratisi e convissuti per molto di tempo, con gli inevitabili alti e bassi. Ma il rapporto non è mai andato perduto e continua ad essere una realtà interessante per entrambi. D’altra parte la Russia vede la Turchia come importante Paese della NATO le cui politiche regionali sono spesso in contrasto con l’occidente. Il Mar Nero è un esempio calzante. Russia e Turchia hanno storicamente dominato il Mar Nero ed il piano degli Stati Uniti d’imporre una presenza della NATO nella regione dipende in modo critico dalla volontà di Ankara di piegare le disposizioni della Convenzione di Montreaux del 1936 sul regime dello Stretto del Bosforo, limitando esplicitamente l’accesso di navi da guerra di nazioni esterne al Mar Nero.
La Russia ha urgenza, in quanto gli Stati Uniti hanno di recente avviato l’escalation navale nel Mar Nero e annunciato l’intenzione di schierare una seconda portaerei, l’USS Eisenhower, nel Mediterraneo, nell’ambito del rafforzamento militare per intimidire la Russia in generale, in relazione all’intervento russo nel conflitto siriano. (Hurriyet) La Turchia, d’altra parte, sarà pronta a negoziare con la Russia una soluzione sul problema curdo-siriano che assicuri i suoi legittimi interessi nella sicurezza. È interessante notare che c’è congruenza di interessi tra Ankara e Damasco (e Teheran) per impedire l’emergere di un’entità curda nella Siria settentrionale, al confine della Turchia. La Russia può farvi da arbitro. Nel complesso sarebbe ‘vantaggioso’ per la Turchia e la Russia riconciliarsi. Tuttavia, il vantaggio complessivo va alla Russia in quanto la riconciliazione con la Turchia segue la Brexit, che annuncia venti di cambiamento nella politica eurasiatica che potrebbero rafforzare i negoziati di Mosca con Unione europea ed occidente
Quindi eccoci tornate al punto di partenza? Possiamo trovare cause, errori, meriti, violenze, incomprensioni ma tutto va sempre a finire sull’economia.
I perché del golpe, non golpe? Economia e potere! Come sempre…………..

Raffaele Dicembrino




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *