Kosovo: dopo le tensioni riparte il dialogo tra Belgrado e Pristina

239

Kosovo – Il presidente serbo Aleksandar Vučić e il primo ministro del Kosovo Albin Kurti hanno accettato l’invito dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell, a recarsi a Bruxelles il 18 agosto prossimo per discutere la via da seguire nel dialogo mediato dall’Ue tra Belgrado e Pristina. L’incontro sarà ospitato dall’Alto rappresentante europeo e dall’inviato speciale dell’Ue. Nei giorni scorsi le tensioni tra i due Paesi si sono riaccese per la decisione delle autorità kosovare di non accettare più documenti di identità e targhe automobilistiche rilasciati da enti e istituzioni serbi.

“Attualmente, spiega  monsignor Lush Gjergji, sacerdote e scrittore kosovaro già Vicario generale della diocesi di Pristina, la situazione si è tranquillizzata. Non è più tesa ma nemmeno distesa. Il governo di Pristina ha cercato la reciprocità sui documenti in entrata e uscita dal Kosovo. In particolare, le targhe delle auto sono da anni superate. Sono targhe che ancora ricordano quando il Kosovo faceva parte della Serbia e della Jugoslavia. Due  sono, a mio parere, – afferma il sacerdote – le cause delle scintille nel Paese. Cinque Stati dell’Unione Europea non hanno riconosciuto il Kosovo e poi, seconda causa, manca ancora la libertà di circolazione, perché siamo l’unico Paese in Europa a dover chiedere, ed ottenere con molta difficoltà, il visto per girare l’Europa. Poi c’è il fatto che la comunità serba del Kosovo è ancora sotto la pressione di Belgrado che mantiene un influsso e questo impedisce di progredire nella pace e nella prosperità di tutti i cittadini. Perciò – ribadisce – è importante il riconoscimento reciproco e il dialogo tra Kosovo e Serbia per risolvere queste situazioni.

L’Europa ed il dialogo

Bisogna mantenere un dialogo – sottolinea monsignor GJergji – che si basa sulla verità e la reciprocità, dialogo che è partito male anni fa e che continua ad avere problemi. Il Kosovo cerca di smuovere la situazione, ma non c’è reciprocità e serve un garante internazionale che faccia rispettare gli accordi presi da ambo le parti. Sulla carta – aggiunge – si riconosce tutto ma poi nella pratica non è così. Ue e Usa richiamano alla pace, al dialogo e alla reciprocità. Ma non si può dare la colpa ad una parte ed il merito all’altra parte.

Chiesa

In un ultimo passaggio monsignor Lush lo dedica alla Chiesa: come cristiani e Chiesa cattolica del Kosovo – afferma- siamo aperti al dialogo e siamo costantemente in dialogo con la chiesa ortodossa del Kosovo e con la comunità islamica. Cerchiamo il dialogo soprattutto sulla verità e sull’ amore. La verità che crea conflitti è inutile e pericolosa. La verità – conclude – va sempre appoggiata nella carità: la nostra Chiesa è una Chiesa ponte per richiamare tutte le parti a fare la loro parte, soprattutto morale e spirituale.