La Siria e gli intrighi internazionali

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Siria -Il conflitto in Siria continua ad offrirci spunti interessanti sul mondo delle false notizie e delle ‘grandi manovre’ che militari e servizi stanno compiendo nella ormai più martoriata nazione del mondo.
In queste ore lo spargimento di sangue e le violenze sono proseguite senza sosta. A Damasco sono almeno 35 civili le vittime di un razzo dei ribelli anti-Assad, esploso in un mercato del quartiere periferico di Jaramana.
Sono invece una trentina i civili rimasti uccisi nel bombardamento su Douma, dove, secondo l’Osservatorio siriano dei Diritti dell’Uomo, la popolazione è stata bersagliata da colpi di artiglieria e da raid aerei. Qui le forze di Assad hanno preso il controllo dell’80 per cento dell’enclave ribelle e intensificano il loro sforzo per arrivare alla sua definitiva conquista.
Oltre alle operazioni militari nella Ghouta orientale, c’è poi la situazione di Afrin, nel nord-est della Siria, dove è in corso la campagna militare turca contro le milizie curdo-siriane. “In Siria sono oltre 150 mila le persone costrette a fuggire a causa della guerra” ha dichiarato in una nota il portavoce delle Nazioni unite, Stéphane Dujarric.
Ma al di là delle ufficialità narrate quali sono le verità nascoste sulla Siria?
Una delle notizie più interessanti riguarda il ritrovamento, da parte dell’esercito siriano, di oltre 40 tonnellate di componenti per armi chimiche nei territori che ha liberato dai jihadisti guidati sul terreno da specialisti americani, inglesi e francesi.
Sono giorni che il ministro degli Esteri russo Sergej Viktorovič Lavrov lancia l’allarme: i jihadisti stanno per fare un attacco chimico false flag. Navi da guerra della NATO sono state piazzate davanti alla Siria per lanciare missili da crociera su Damasco subito dopo il falso attacco chimico; i russi dicono di avere in mano dei documenti, evidentemente dei jihadisti, che dimostrano il piano d’attacco a Damasco, il cui scopo principale sarebbe stato di uccidere Assad (e questa non è certo una novità).
Inoltre i russi hanno evidenziato di aver sventato ben tre tentativi di attacco chimico false flag: il 12, il 13 e il 19 marzo scorsi.
Il 20 marzo, durante una riunione del comando delle forze russe, il ministro della Difesa Shoigu ha evocato questi tre tentativi sventati, e dal fraseggio ha attribuito l’accaduto a Londra. Così l’accanimento di Boris Jonson, nell’accusa falsa alla Russia di aver avvelenato la ex spia Skripal è stato collegato da Mosca alle manovre per compiere un attentato false flag tale da giustificare l’intervento occidentale diretto in Siria ed allo stesso tempo ha avuto lo scopo di mettere in allarme i suoi servizi in Siria ed aumentarne la vigilanza.
Già perché fonti ben informate ci hanno fatto sapere che Skripal va considerato un “false flag”.
Infatti, per chi non lo ricordasse, lo scorso 8 marzo un ex agente russo disertore è stato intossicato e la colpa sarebbe stata di Putin e le accuse sono cadute sulla Russia ritenuta rea di aver utilizzato (tra l’altro anche maldestramente perché il bersaglio supposto non è stato ucciso).

Ora però si viene a sapere che il 6 marzo sono iniziate in Inghilterra le più grandi esercitazioni mai effettuate nel dopoguerra, la simulazione di un attacco con il gas nervino con 300 soldati e tecnici coinvolti proprio nella città di Salysbury, esattamente dove i russi avrebbero attaccato il loro ex agente.
Da tempo in questa zona vengono effettuate periodicamente delle simulazioni di attacchi con i gas nervini (nella periferia di Salisbury sorge Porton Down, il laboratorio militare delle armi chimico–batteriologico-nucleari ), con il chiaro intento di formare le forze speciali che poi si recano ‘segretamente in Siria’.
Vi sembra possibile che i preparatissimi agenti russi abbiano avvelenato un loro ex collega vicino ad un laboratorio militare mentre sono in corso esercitazioni contro i gas nervini?
Il 13 Marzo Thierry Meyssan ha raccontato che “scavalcando la via diplomatica ufficiale, il capo di stato maggiore russo Valeri Gherassimov ha contattato il suo omologo, il generale USA Joseph Dunford, per informarlo dei suoi timori di un attacco chimico false flag nel Ghouta.
Dunford ha deciso di prendere il caso seriamente allertando il segretario Usa alla Difesa, il generale Jim Mattis, che ne riferisce al presidente Donald Trump. Constatata la sicurezza dei russi che questo colpo basso sarebbe preparato all’insaputa del Pentagono, la Casa Bianca chiede al direttore della CIA, Mike Pompeo, di identificare i responsabili del complotto”.
Il giornalista Meyssan ha poi attribuito a questo fatto il licenziamento in tronco di Tillerson, e del suo vice Steve Goldstein, da parte di Donald Trump. Apparentemente, il moderato Tillerson era parte del complotto per scatenare una guerra contro i russi in Siria, tenendo bordone alla May, all’insaputa del governo degli Stati Uniti – o almeno del Pentagono e del presidente.
Non c’è motivo di non credere a questa informazione di Meyssan; il fatto che Trump si sia congratulato con Putin per la sua rielezione – contro i consigli di suoi “consiglieri” e incontrando le furibonde critiche dei media sembra esserne una chiara conferma. Tanto più che Trump ha auspicato di incontrarsi con Putin in un “futuro non troppo lontano” per discutere di corsa agli armamenti che sta andando fuori controllo” e della Corea del Nord – suscitando altre furibonde critiche da parte dei suoi detrattori.
Riassumendo l’accaduto appare evidente come il piano originale prevedesse da un lato la messinscena di un attentato contro un ex agente doppiogiochista a Salisbury; dall’altro, un attacco chimico nella Ghuta contro i “ribelli moderati”. I cospiratori volevano approfittare dello sforzo della Siria per liberare la periferia della capitale e della disorganizzazione della Russia per le elezioni presidenziali. Al termine delle manovre il Regno Unito avrebbe indotto gli USA a bombardare Damasco e il palazzo presidenziale, e chiesto all’Assemblea Generale dell’ONU di escludere la Russia dal Consiglio di Sicurezza.
Tuttavia, i servizi segreti siriani e russi sono venuti a conoscenza di quel che si stava tramando segnalando che gli agenti statunitensi, che stavano preparando proprio dalla Ghuta un attacco chimico contro la Ghuta, non dipendevano dal Pentagono, bensì da altra agenzia USA.
A Damasco, il vice ministro degli Esteri, Fayçal Miqdal, ha convocato d’urgenza una conferenza stampa per allertare i siriani mentre Mosca è riuscita ad aggirare la via diplomatica formale ed allertare il presidente Trump di quanto stava accadendo.
Sembrerebbe ormai superfluo segnalare (ma non lo è), che i media non hanno fornito un quadro complessivo perché tutti hanno deliberatamente mascherato alcuni fatti per non smentire la narrazione dei propri governi. Londra ha tentato di provocare un grave conflitto, ma ha dovuto fare un passo indietro davanti alla Russia di Putin, al presidente Trump ed alla Siria.
Il gioco ormai si è fatto duro e sembra che alla fine soltanto i più duri potranno vincere ma intanto la popolazione soffre e la Siria appare ormai terra di conquista.




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