Papa Francesco: viaggio apostolico in Armenia

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E’ iniziato stamattina ed è in corso di svolgimento il viaggio apostolico di Papa Francesco in Armenia.
Il viaggio in aereo è stato caratterizzato da alcuni commenti del Vescovo di Roma sulla situazione europea e colombina delle ultime ore. La Brexit e lo storico accordo di pace in Colombia raggiunto 2 giorni fa a Cuba tra governo e guerriglieri delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie colombiane. Interpellato dal direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, il Papa ha commentato innanzitutto l’accordo di pace in Colombia: “Sono felice di questa notizia che mi è arrivata ieri: più di 50 anni di guerra, di guerriglia, tanto sangue versato … E’ stata una bella notizia e mi auguro che i Paesi che hanno lavorato per fare la pace e che danno la garanzia che questo vada avanti, blindino questo a tal punto che mai si possa tornare, né da dentro né da fuori, a uno stato di guerra. E tanti auguri per la Colombia che adesso fa questo passo”.

Sulla vittoria del sì al referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea ha detto di aver saputo della notizia solo sull’aereo: “E’ stata la volontà espressa del popolo e questo ci richiede a tutti noi una grande responsabilità per garantire il bene del popolo del Regno Unito e anche il bene e la convivenza di tutto il Continente europeo”.

All’inizio del saluto il Papa si era scusato con una battuta di dover dare la schiena ad alcuni giornalisti:
“Mi scuso di parlare di fronte e con la schiena, ma dicono che gli angeli non ce l’hanno, eh?”

Quindi il Vescovo di Roma è giunto intorno alle ore 15 all’Aeroporto Internazionale “Zvartnots” di Yerevan e, dopo la consueta cerimonia di benvenuto si è recato in visita alla Cattedrale Apostolica ad Etchmiadzin.
A seguire dalle 18.00 si è recato in visita al Presidente della Repubblica nel Palazzo Presidenziale ed ha incontrato le autorità Civili e con il Corpo Diplomatico nel Palazzo presidenziale

Alle 19.30 l’incontro personale con il Catholicos nel Palazzo Apostolico.

Ma andiamo con ordine: L’aereo papale è atterrato poco prima delle 13 italiane, le 15 locali, all’aeroporto di Yerevan, accolto dal presidente Sargsyan e dal Catholicos armeno apostolico Karekin II. Poco dopo, il Papa ha raggiunto in automobile la Cattedrale armena apostolica di Etchmiadzin per una sosta di preghiera ecumenica.
Per il Pontefice è stato subito un bagno di folla festante al suo arrivo all’aeroporto internazionale di Yerevan e lungo il percorso sino al centro della capitale, salutato con affetto dai tanti armeni, molti i giovani, presenti.

All’insegna dell’ecumenismo il primo impegno: la preghiera comune nella Cattedrale armena apostolica di Etchmiadzin. Dopo il saluto al Papa del Catholicos di Tutti gli Armeni, Karekin II, le parole di Papa Francesco. E’ il concetto di “fratellanza” che viene subito messo in evidenza nei due discorsi. Sembra quasi che non siano trascorsi 15 anni dall’abbraccio di San Giovanni Paolo II e il predecessore armeno, Karekin I. Poi il Papa parla dell’Armenia, messaggera di Cristo tra le Nazioni: “Mi inchino di fronte alla misericordia del Signore, che ha voluto che l’Armenia diventasse la prima Nazione, fin dall’anno 301, ad accogliere il Cristianesimo quale sua religione, in un tempo nel quale nell’impero romano ancora infuriavano le persecuzioni. Una realtà – ha aggiunto Bergoglio – che la Chiesa Cattolica e Chiesa Apostolica armena hanno condiviso in un cammino compiuto attraverso un dialogo sincero e fraterno, al fine di giungere alla piena condivisione della Mensa Eucaristica:
“Lo Spirito Santo ci aiuti a realizzare quell’unità per la quale pregò nostro Signore, affinché i suoi discepoli siano una cosa sola e il mondo creda”.

Un dialogo, dunque, ricorda il Papa, iniziato da tempo: da una parte i Catholicos, Vasken I e Karekin I, dall’altra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che hanno guardato alle sofferenze del popolo armeno: “Tra le tappe particolarmente significative di questo impegno ecumenico ricordo la commemorazione dei Testimoni della fede del XX secolo, nel contesto del Grande Giubileo dell’anno 2000”. E’ un camminare insieme importante, quella tra le due Chiese, di fronte alla nostra epoca solcata da gravi problemi politici e sociali. Il mondo è purtroppo segnato da divisioni e conflitti, come pure da gravi forme di povertà materiale e spirituale, compreso lo sfruttamento delle persone, persino di bambini e anziani, e attende dai cristiani una testimonianza di reciproca stima e fraterna collaborazione, che faccia risplendere davanti ad ogni coscienza la potenza e la verità della Risurrezione di Cristo”.
Ed è proprio il dialogo ecumenico e l’impegno verso la piena unità ch rappresenta un forte richiamo per tutti a comporre le divergenze con il dialogo e con la valorizzazione di quanto unisce:
“Si offre in tal modo al mondo – che ne ha urgente bisogno – una convincente testimonianza che Cristo è vivo e operante, capace di aprire sempre nuove vie di riconciliazione tra le nazioni, le civiltà e le religioni. Si attesta e si rende credibile che Dio è amore e misericordia”.

Ecco il testo integrale dell’intervento del Pontefice: “Con commozione ho varcato la soglia di questo luogo sacro, testimone della storia del vostro popolo, centro irradiante della sua spiritualità; e considero un prezioso dono di Dio potermi avvicinare al santo altare dal quale rifulse la luce di Cristo in Armenia. Saluto il Catholicos di Tutti gli Armeni, Sua Santità Karekin II, che ringrazio di cuore per il gradito invito a visitare la Santa Etchmiadzin, gli Arcivescovi e i Vescovi della Chiesa Apostolica Armena, e ringrazio tutti per la cordiale e gioiosa accoglienza che mi avete offerto. Grazie, Santità, per avermi accolto nella Sua casa; tale segno di amore dice in maniera eloquente, molto più delle parole, che cosa significhino l’amicizia e la carità fraterna.

In questa solenne occasione rendo grazie al Signore per la luce della fede accesa nella vostra terra, fede che ha conferito all’Armenia la sua peculiare identità e l’ha resa messaggera di Cristo tra le Nazioni. Cristo è la vostra gloria, la vostra luce, il sole che vi ha illuminato e vi ha donato una nuova vita, che vi ha accompagnato e sostenuto, specialmente nei momenti di maggiore prova. Mi inchino di fronte alla misericordia del Signore, che ha voluto che l’Armenia diventasse la prima Nazione, fin dall’anno 301, ad accogliere il Cristianesimo quale sua religione, in un tempo nel quale nell’impero romano ancora infuriavano le persecuzioni.
La fede in Cristo non è stata per l’Armenia quasi come un abito che si può indossare o togliere a seconda delle circostanze o delle convenienze, ma una realtà costitutiva della sua stessa identità, un dono di enorme portata da accogliere con gioia e da custodire con impegno e fortezza, a costo della stessa vita. Come scrisse san Giovanni Paolo II, «col “Battesimo” della comunità armena, […] nasce un’identità nuova del popolo, che diverrà parte costitutiva e inseparabile dello stesso essere armeno. Non sarà più possibile da allora pensare che, tra le componenti di tale identità, non figuri la fede in Cristo, come costitutivo essenziale» (Lett. ap. nel 1700° anniversario del battesimo del popolo armeno [2 febbraio 2001], 2). Voglia il Signore benedirvi per questa luminosa testimonianza di fede, che dimostra in modo esemplare la potente efficacia e fecondità del Battesimo ricevuto più di millesettecento anni fa con il segno eloquente e santo del martirio, che è rimasto un elemento costante della storia del vostro popolo.
Ringrazio il Signore anche per il cammino che la Chiesa Cattolica e la Chiesa Apostolica Armena hanno compiuto attraverso un dialogo sincero e fraterno, al fine di giungere alla piena condivisione della Mensa eucaristica. Lo Spirito Santo ci aiuti a realizzare quell’unità per la quale pregò nostro Signore, affinché i suoi discepoli siano una cosa sola e il mondo creda. Mi è caro qui ricordare il decisivo impulso dato all’intensificazione dei rapporti e al rafforzamento del dialogo fra le nostre due Chiese nei tempi recenti dalle Loro Santità Vasken I e Karekin I, da san Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Tra le tappe particolarmente significative di questo impegno ecumenico ricordo la commemorazione dei Testimoni della fede del XX secolo, nel contesto del Grande Giubileo dell’anno 2000; la consegna a Vostra Santità della reliquia del Padre dell’Armenia cristiana san Gregorio l’Illuminatore per la nuova cattedrale di Yerevan; la Dichiarazione congiunta di Sua Santità Giovanni Paolo II e di Vostra Santità, sottoscritta proprio qui nella Santa Etchmiadzin; e le visite che Vostra Santità ha compiuto in Vaticano in occasione di importanti eventi e commemorazioni.
Il mondo è purtroppo segnato da divisioni e conflitti, come pure da gravi forme di povertà materiale e spirituale, compreso lo sfruttamento delle persone, persino di bambini e anziani, e attende dai cristiani una testimonianza di reciproca stima e fraterna collaborazione, che faccia risplendere davanti ad ogni coscienza la potenza e la verità della Risurrezione di Cristo. Il paziente e rinnovato impegno verso la piena unità, l’intensificazione delle iniziative comuni e la collaborazione tra tutti i discepoli del Signore in vista del bene comune, sono come luce fulgida in una notte oscura e un appello a vivere nella carità e nella mutua comprensione anche le differenze. Lo spirito ecumenico acquista un valore esemplare anche al di fuori dei confini visibili della comunità ecclesiale, e rappresenta per tutti un forte richiamo a comporre le divergenze con il dialogo e la valorizzazione di quanto unisce. Esso inoltre impedisce la strumentalizzazione e manipolazione della fede, perché obbliga a riscoprirne le genuine radici, a comunicare, difendere e propagare la verità nel rispetto della dignità di ogni essere umano e con modalità dalle quali traspaia la presenza di quell’amore e di quella salvezza che si vuole diffondere. Si offre in tal modo al mondo – che ne ha urgente bisogno – una convincente testimonianza che Cristo è vivo e operante, capace di aprire sempre nuove vie di riconciliazione tra le nazioni, le civiltà e le religioni. Si attesta e si rende credibile che Dio è amore e misericordia.

Cari fratelli, quando il nostro agire è ispirato e mosso dalla forza dell’amore di Cristo, si accrescono la conoscenza e la stima reciproche, si creano migliori condizioni per un cammino ecumenico fruttuoso e, nello stesso tempo, si mostra ad ogni persona di buona volontà e all’intera società una concreta via percorribile per armonizzare i conflitti che lacerano la vita civile e scavano divisioni difficili da sanare. Dio Onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, per intercessione di Maria Santissima, di san Gregorio l’Illuminatore, “colonna di luce della Santa Chiesa degli Armeni”, e di san Gregorio di Narek, Dottore della Chiesa, benedica tutti voi e l’intera Nazione Armena e la custodisca sempre nella fede che ha ricevuto dai padri e che ha gloriosamente testimoniato nel corso dei secoli”.

Il Papa ha tenuto il suo secondo discorso ufficiale in Armenia durante l’incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico a Yerevan. “E’ per me motivo di grande gioia poter essere qui, toccare il suolo di questa terra armena tanto cara, fare visita ad un popolo dalle antiche e ricche tradizioni, che ha testimoniato con coraggio la sua fede, che ha molto sofferto, ma che è sempre tornato a rinascere”.

Il Pontefice cita un poeta armeno, Elise Ciarenz: «Il nostro cielo turchese, le acque chiare, il lago di luce, il sole d’estate e d’inverno la fiera borea, […] la pietra dei millenni, […] i libri incisi con lo stilo, divenuti preghiera». “Sono queste alcune immagini potenti” – ha detto – che ci illuminano “sulla profondità della storia e sulla bellezza della natura dell’Armenia. Esse racchiudono in poche espressioni l’eco e la densità dell’esperienza gloriosa e drammatica di un popolo e lo struggente amore per la sua Patria”.

Francesco ricorda la solenne celebrazione, l’anno scorso, nella Basilica di San Pietro, insieme al presidente, a Karekin II, Patriarca Supremo e Catholicos di Tutti gli Armeni, e Aram I, Catholicos della Grande Casa di Cilicia, e a Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX, Patriarca di Cilicia degli Armeni, recentemente scomparso. “In quella occasione – ha detto – si è fatta memoria del centenario del Metz Yeghérn, il “Grande Male”, che colpì il vostro popolo e causò la morte di un’enorme moltitudine di persone. Quella tragedia, quel genocidio, inaugurò purtroppo il triste elenco delle immani catastrofi del secolo scorso, rese possibili da aberranti motivazioni razziali, ideologiche o religiose, che ottenebrarono la mente dei carnefici fino al punto di prefiggersi l’intento di annientare interi popoli. E’ tanto triste che sia in questo come negli altri due le grandi potenze internazionali guardavano da un’altra parte”.

“Rendo onore al popolo armeno, che, illuminato dalla luce del Vangelo, anche nei momenti più tragici della sua storia, ha sempre trovato nella Croce e nella Risurrezione di Cristo la forza per risollevarsi e riprendere il cammino con dignità. Questo rivela quanto profonde siano le radici della fede cristiana e quale infinito tesoro di consolazione e di speranza essa racchiude. Avendo davanti ai nostri occhi gli esiti nefasti a cui condussero nel secolo scorso l’odio, il pregiudizio e lo sfrenato desiderio di dominio, auspico vivamente che l’umanità sappia trarre da quelle tragiche esperienze l’insegnamento ad agire con responsabilità e saggezza per prevenire i pericoli di ricadere in tali orrori. Si moltiplichino perciò, da parte di tutti, gli sforzi affinché nelle controversie internazionali prevalgano sempre il dialogo, la costante e genuina ricerca della pace, la collaborazione tra gli Stati e l’assiduo impegno degli organismi internazionali, al fine di costruire un clima di fiducia propizio al raggiungimento di accordi duraturi che gaurdino al futuro”.

“La Chiesa Cattolica desidera collaborare attivamente con tutti coloro che hanno a cuore le sorti della civiltà e il rispetto dei diritti della persona umana, per far prevalere nel mondo i valori spirituali, smascherando quanti ne deturpano il significato e la bellezza. A questo proposito, è di vitale importanza che tutti coloro che dichiarano la loro fede in Dio uniscano le loro forze per isolare chiunque si serva della religione per portare avanti progetti di guerra, di sopraffazione e di persecuzione violenta, strumentalizzando e manipolando il Santo Nome di Dio”.

“Oggi, in particolare i cristiani, come e forse più che al tempo dei primi martiri, sono in alcuni luoghi discriminati e perseguitati per il solo fatto di professare la loro fede, mentre troppi conflitti in varie aree del mondo non trovano ancora soluzioni positive, causando lutti, distruzioni e migrazioni forzate di intere popolazioni. È indispensabile perciò che i responsabili delle sorti delle nazioni intraprendano con coraggio e senza indugi iniziative volte a porre termine a queste sofferenze, facendo della ricerca della pace, della difesa e dell’accoglienza di coloro che sono bersaglio di aggressioni e persecuzioni, della promozione della giustizia e di uno sviluppo sostenibile i loro obiettivi primari. Il popolo armeno ha sperimentato queste situazioni in prima persona; conosce la sofferenza e il dolore, conosce la persecuzione; conserva nella sua memoria non solo le ferite del passato, ma anche lo spirito che gli ha permesso, ogni volta, di ricominciare di nuovo. In tal senso, io lo incoraggio a non far mancare il suo prezioso contributo alla comunità internazionale”.

“Quest’anno ricorre il 25° anniversario dell’indipendenza dell’Armenia. È una felice circostanza per cui rallegrarsi e l’occasione per fare memoria dei traguardi raggiunti e per proporsi nuove mete a cui tendere. I festeggiamenti per questa lieta ricorrenza saranno tanto più significativi se diventeranno per tutti gli armeni, in Patria e nella diaspora, uno speciale momento nel quale raccogliere e coordinare le energie, allo scopo di favorire uno sviluppo civile e sociale del Paese, equo ed inclusivo. Si tratta di verificare costantemente che non si venga mai meno agli imperativi morali di eguale giustizia per tutti e di solidarietà con i deboli e i meno fortunati (cfr GIOVANNI PAOLO II, Discorso di congedo dall’Armenia, 27 settembre 2001: Insegnamenti XXIV, 2 [2001], 489). La storia del vostro Paese va di pari passo con la sua identità cristiana, custodita nel corso dei secoli. Tale identità cristiana, lungi dall’ostacolare la sana laicità dello Stato, piuttosto la richiede e la alimenta, favorendo la partecipe cittadinanza di tutti i membri della società, la libertà religiosa e il rispetto delle minoranze. La coesione di tutti gli armeni, e l’accresciuto impegno per individuare strade utili a superare le tensioni con alcuni Paesi vicini, renderanno più agevole realizzare questi importanti obiettivi, inaugurando per l’Armenia un’epoca di vera rinascita”.

“La Chiesa Cattolica, da parte sua, pur essendo presente nel Paese con limitate risorse umane, è lieta di poter offrire il suo contributo alla crescita della società, particolarmente nella sua azione rivolta verso i più deboli e i più poveri, nei campi sanitario ed educativo, e in quello specifico della carità, come testimoniano l’opera svolta ormai da venticinque anni dall’ospedale “Redemptoris Mater” ad Ashotsk, l’attività dell’istituto educativo a Yerevan, le iniziative di Caritas Armenia e le opere gestite dalle Congregazioni religiose. “Dio benedica e protegga l’Armenia, terra illuminata dalla fede, dal coraggio dei martiri, dalla speranza più forte di ogni dolore”.

Ecco il resto del programma della visita del Santo Padre:

Sabato, 25 giugno 2016
08.45 Visita al Tzitzernakaberd Memorial Complex
10.00 Trasferimento in aereo a Gyumri
11.00 Santa Messa in Piazza Vartanants a Gyumri
[Arabo, Armeno, Francese, Inglese, Italiano, Polacco, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]
16.45 Visita alla Cattedrale Armeno Apostolica delle Sette Piaghe a Gyumri
17.15 Visita alla Cattedrale Armeno Cattolica dei Santi Martiri a Gyumri
18.00 Trasferimento in aereo a Yerevan
19.00 Incontro Ecumenico e Preghiera per la Pace nella Piazza della Repubblica a Yerevan

Domenica, 26 giugno 2016
09.15 Incontro con i Vescovi Cattolici Armeni nel Palazzo Apostolico ad Etchmiadzin
10.00 Partecipazione alla Divina Liturgia nella Cattedrale armeno-apostolica
[Arabo, Armeno, Francese, Inglese, Italiano, Polacco, Portoghese, Spagnolo, Tedesco]
Pranzo Ecumenico con il Catholicos, Arcivescovi e Vescovi della Chiesa Armena Apostolica, i Vescovi cattolici armeni e i Cardinali e Vescovi del Seguito Papale nel Palazzo Apostolico
15.50 Incontro con delegati e benefattori della Chiesa Armena Apostolica nel Palazzo Apostolico
17.00 Preghiera al Monastero di Khor Virap
18.15 Cerimonia di congedo all’aeroporto
18.30 Partenza in aereo per Roma
20.40 Arrivo all’Aeroporto di Roma/Ciampino

Raffaele Dicembrino




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