Russiagate, il procuratore Robert Mueller, non ha riscontrato prove di collusione fra la campagna di Donald Trump e la Russia

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Russiagate – Il ministro della giustizia americano, William Barr, ha consegnato al Congresso le conclusioni principali del rapporto del procuratore speciale per il Russiagate, Robert Mueller.

Il procuratore speciale che indaga sul Russiagate, Robert Mueller, non ha riscontrato prove di collusione fra la campagna di Donald Trump e la Russia.

Dal rapporto del procuratore emerge la “totale e completa assoluzione” di Donald Trump. Cosi’ la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, citata dai media Usa.   Un giudizio rafforzato dallo stesso presidente “No collusione, no ostruzione, completa e totale assoluzione. Manteniamo l’America grande”, scrive su twitter il presidente degli Stati Uniti.

Nessuna prova di una collusione fra Donald Trump e la Russia nelle elezioni presidenziali del 2016. Si chiude con un nulla di fatto l’indagine del procuratore speciale Robert Mueller passata alla storia come Russiagate. E il rapporto di 33 pagine costituisce senza ombra di dubbio la più grande  vitoria politica e giudiziaria di Trump dal momento in cui è entrato alla Casa Bianca.

Dopo più di 2.800 citazioni in giudizio, 500 mandati di perquisizione eseguiti, più di 230 richieste di documenti di comunicazione ottenuti, circa 50 registrazioni di comunicazioni telefoniche e ben 13 richieste a governi stranieri con 500 testimoni ascoltati, il Russiagate si è rivelato un fiasco totale.

Dopo la pubblicazione dell’esito delle indagini su presunti aiuti ricevuti dalla parte della Russia di Vladimir Putin per favorire la sua vittoria alle presidenziali 2016, in una breve dichiarazione ai giornalisti, il presidente Usa Trump ha così commentato: “Dopo una lunga indagine, dopo che così tante persone sono state seriamente danneggiate, dopo che non si è guardato dall’altro lato, dove sono successe molte cose brutte, è stato annunciato che non c’è stata collusione con la Russia”.  Le accuse di collusione, ha scandito il presidente, “sono le più ridicole di sempre”. Dopo aver ribadito che la sua assoluzione è stata  “completa e totale”,  Trump ha parlato di “un colpo illegale che non è riuscito, speriamo che qualcuno vada a guardare dall’altra parte…è un’assoluzione completa”.

Ma torniamo al nocciolo della questione!

Secondo il riassunto inviato dal procuratore generale William Barr al Congresso, “l’inchiesta non ha stabilito che membri della campagna di Trump abbiano cospirato o si siano coordinati con il governo russo nelle loro attività di interferenza elettorale”. Secondo Barr, il rapporto conferma che vi siano stati “da parte di Mosca due sforzi principali di interferire” nella campagna elettorale per il 2016. E questi due tentativi si rifarebbero ad attività dell’Internet research agency russa per svolgere “operazioni di disinformazione e reti sociali negli Usa” volte a “seminare discordia sociale e interferire nelle elezioni”. Il secondo tentativo, invece, sempre secondo il riassunto, consisterebbe nel fatto che “il governo russo ha hackerato i computer e ottenuto email da persone affiliate alla campagna di Hillary Clinton e alle organizzazioni del Partito Democratico e ha diffuso tali materiali attraverso vari intermediari, tra cui WikiLeaks”. Ma senza alcuna collusione con i repubblicani. E la conclusione di Mueller è netta: non ci sarà alcuna nuova incriminazione.

Quindi Trump ne esce pulito ma non si fa a meno a dare una ‘gomitata’ al presidente russo Vladimir Putin, i cui buoni rapporti con il presidente Trump vanno tenuti ben nascosti per non dar adito ad accuse false e tendenziose.

C’è solo un punto a sfavore del presidente: il fatto che non sia stata tolta l’incriminazione per ostruzione alla giustizia. Ed è lì che si concentrerà la battaglia dei democratici, che, a questo punto, hanno solo uno strumento per colpire la tenute del presidente Usa, uscito rafforzato in maniera cristallina da questa decisione finale del procuratore Mueller.  Resta comunque evidente che tutta la costruzione dell’impeachment fallirà miseramente. I democratici non potranno che subirne un durissimo contraccolpo!

Difatti le accuse sulla collusione con la Russia sono da sempre il marchio di fabbrica dei democratici e di una parte dello Stato profondo americano, media inclusi (anche di parte repubblicana) che hanno inteso colpire “il presidente della gente”  dalla sua inattesa elezione alla Casa Bianca, narrando di interferenze ed aiuti del’nemico’ Putin innalzato a vera guida mondiale tanto da ridurre Mister Trump a  vero e proprio di presidente burattino in mano a Vladimir Putin. Anche uno sprovveduto capirebbe che un uomo come Trump, che per le sue idee è capace di andare contro il mondo intero non si farebbe mai mettere in subordine da chicchessia, figuriamoci dall’avversaria storica, la Russia. Il Russiagate è sempre stato lo strumento degli oppositori del presidente Trump per colpire la sua leadership ma, è stato messo in secondo piano come Putin e Trump abbiano dei valori e dei valori quali famiglia, nazione, identità, religione che ne fanno due alleati contro poteri forti e ricche lobby.

L’indagine, cavalcata da Barack Obama e Hillary Clinton (in primis) è colata a picco.

Fuori di testa dopo la sconfitta ed il ruolo di comprimari  i dem e gli altri grandi segmenti dei repubblicani hanno cercato in qualsiasi modo di colpire la leadership di The Donald. Ma hanno fallito. La trappola fatta di presunte spie, da Paul Manafort a Maria Butina, è stata solo una grande pericolosa montatura ed ora non resta loro che raccogliere il peso dei propri errori!.

Ma che cosa c’è scritto nel rapporto Mueller?

La squadra del procuratore speciale Robert Mueller, comprendente 19 giuristi e 40 agenti dell’FBI, ha interrogato 500 testimoni, ha condotto più di 500 perquisizioni e ha emesso più di 2800 mandati di comparizione. Il risultato delle indagini è stato il rapporto Mueller il quale è composto da due parti. Il documento “non raccomanda di fare nuove accuse, né presuppone che il procuratore speciale avanzi accuse classificate”.

La prima metà è dedicata all’intervento della Russia nelle elezioni presidenziali americane del 2016. L’inchiesta non ha dimostrato che gli attivisti di Trump hanno collaborato e/o coordinato delle attività con il governo russo per influenzare il voto nel paese. I “due principali tentativi d’intervento” sono stati effettuati attraverso l’Agenzia di ricerca su Internet e gli attacchi degli hacker. Gli aggressori erano impegnati nella diffusione della disinformazione e nelle “operazioni nei social network”, oltre che nel violare la corrispondenza tra la sede centrale di Hillary Clinton e il Partito Democratico. Il procuratore speciale “ha denunciato l’accusa di reati a un numero di cittadini e organizzazioni russi in relazione a tali azioni”, tutte le accuse sono già state rese pubbliche. Tuttavia, il quartier generale della campagna di Trump e le persone “associate a lui” non hanno nulla a che fare con questo.

La seconda parte del rapporto fa riferimento alle azioni del presidente, che potrebbero essere considerate un ostacolo alla giustizia. Mueller ha deciso di elencare solo i fatti che ha analizzati durante l’indagine, senza fare alcuna conclusione giuridicamente vincolante.

Christopher Steele è l’ex spia inglese che ha confezionato il controverso dossier sul Russiagate su commissione di Fusion Gps, del Washington Free Beacon, del Comitato nazionale democratico e della campagna di Hillary Clinton. In una deposizione rilasciata da Steele la scorsa settimana presso una Corte federale, l’ex spia britannica ha ammesso di aver impiegato “informazioni non verificate” per supportare il suo lavoro in merito alla presunta collusione della campagna elettorale dell’allora candidato Donald Trump con la Russia.

Notizia dell’ultim’ora all’insegna della totale trasparenza per “The President”: Donald Trump non ha problemi con la pubblicazione del rapporto del procuratore speciale Robert Mueller. Lo afferma la portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders. ”Non ritengo che abbia nessun problema. E’ una completa e totale assoluzione” dice Sanders a NBC. I democratici chiedono a gran voce la pubblicazione dell’intero rapporto e di tutto il materiale allegato per poter fare le loro valutazioni.

Ora è il momento, per Trump e i suoi, della rivincita. Democratici e media sono e saranno i principali obiettivi degli attacchi da destra. “I democratici hanno mentito agli americani continuamente, nella speranza di annullare la legittima elezione del presidente”, recita un comunicato del comitato per la rielezione di Trump. “I democratici e molti media mainstream hanno trascorso gli ultimi 675 giorni a mentire agli americani”, fa eco la dichiarazione del Republican National Committe.

Resta evidente la posizione di un presidente solo nel condurre una battaglia eroica contro i nemici dell’America, che verrà rispolverato nell’imminente campagna elettorale.

Risultato?  Trump 1, tutti 0!




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