THAILANDIA – Nuove elezioni: cercasi democrazia

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THAILANDIA – Nuove elezioni: la nazione alla ricerca della democrazia.

Thailandia – Domani domenica 24 marzo si terranno le prime elezioni generali della Thailandia dopo cinque anni di governo militare. La popolazione spera in un voto pacifico, che porti la Thailandia verso la democrazia”.

La Thailandia ha vissuto un periodo di turbolenza e instabilità. Con il colpo di stato del 2014, per la dodicesima volta nella storia della nazione, dopo la fine della monarchia assoluta negli anni ’30, i militari hanno rovesciato il governo.
“Secondo gli osservatori, e secondo i sondaggi, la situazione è molto equilibrata e nessun partito otterrà la maggioranza nella Camera” nota a Fides Jon Phummali, leader laico cattolico. “Come cristiani e come cittadini, preghiamo e speriamo che le elezioni siano pacifiche, libere ed eque. Aspiriamo a ripristinare il pieno governo civile”.
Tuttavia gli analisti politici nutrono perplessità sul fatto che le elezioni siano davvero libere e corrette: “I militari stanno giocando secondo le proprie regole” osserva Thitinan Pongsudhirak, professore di scienze politiche dell’Università Chulalongkorn di Bangkok. “Il paese è bloccato da un governo militare-autoritario e il leader della giunta, Prayut Chan-ocha, non sembra volersi fare da parte per dare un reale futuro democratico alla nazione”, ha detto. La nuova Costituzione, elaborata dalla giunta nel 2016, le conferisce il potere di nominare tutti e 250 i membri del Senato, che ha voce in capitolo sulla nomina del Primo ministro: in tal modo la giunta cerca di appropriarsi del sistema per favorire la continuazione del dominio militare.
I militari hanno preso il potere in Thailandia nel colpo di stato del 2014, dopo mesi di scandali politici e disordini nelle strade, e avevano promesso di mantenere solo temporaneamente il potere per ristabilire la pace sociale. Tuttavia, dopo aver preso il potere, la giunta militare riunita nel “Consiglio nazionale per la pace e l’ordine” ha prolungato la sua stagione di governo, con diversi rinvii del voto. I membri del Consiglio sperano di tornare al potere grazie al voto e il leader militare Prayut Chan-ocha aspira alla carica di Primo Ministro. Il leader del partito appoggiato dall’attuale giunta militare al potere ha espresso fiducia sul fatto che gli elettori apprezzeranno il suo programma, che punta a coltivare tecnologie agricole, promuovere un turismo sostenibile e incentiverà le “start up”, mirando a una crescita economica del 6% all’anno. I partiti di opposizione, come “Pheu Thai” e il partito “Future Forward”, un partito progressista che ha elaborato un’agenda di riforme costituzionali, auspicano e sostengono fortemente un governo civile che estrometta dal potere i militari.
Tra i candidati alla carica di Primo Ministro, il leader del partito “Future Forward”, Thanathorn Juangroongruangkit ha dichiarato: “Sono stato in 77 province in Thailandia e tutti gli elettori con cui ho parlato nel mio percorso elettorale si sono detti stanchi della giunta militare. Ma sappiamo anche che i militari useranno tutti le armi a loro disposizione per rimanere al potere”.
Il paese è stato a lungo diviso politicamente tra due schieramenti: i “populisti” che attingono alle fasce rurali e più povere della popolazione, e i loro oppositori, che ottengono voti dalla classe media urbana e dalle élite. Dopo anni di instabilità e di ondate di manifestazioni di piazza che hanno paralizzato la nazione, i militari hanno preso il potere, hanno introdotto una nuova Costituzione e hanno cambiato le regole del processo elettorale in modo da facilitare il loro controllo del potere. Infatti su un totale di 750 seggi del Parlamento, 500 membri della Camera Bassa vengono eletti, mentre i 250 seggi del Senato non sono assegnati col voto, bensì sono nominati dalla stessa Giunta. I seggi necessari per diventare Primo Ministro e governare sono 376. Oltre 50 milioni di elettori, tra i quali circa 6 milioni di giovani che votano per la prima volta, andranno alle urne.

L’aria a Bangkok è cambiata. Non è per via della nube di smog che discende in queste settimane sulla metropoli asiatica, ma perché è in corso la campagna elettorale. Più volte rimandato dai militari con la scusa che le elezioni avrebbero coinciso con i preparativi per l’incoronazione di re Maha Vajiralongkorn, la cui data ufficiale è fissata per il 4 maggio, l’appuntamento del 24 marzo si avvicina e presenta grosse sorprese. Anzitutto, per quel che riguarda l’esecutivo. I partiti – sono 83 quelli riconosciuti dalla Commissione elettorale centrale – hanno presentato le liste definitive dei 2.810 candidati. Ogni movimento politico ha indicato almeno tre personalità considerate adatte a concorrere per la carica di Primo Ministro. I profili dei 68 aspiranti sono stati vagliati dall’Assemblea Nazionale della Morale. Il Palang Pracharath (PP), partito conservatore fondato da ex militari della giunta al potere, ha candidato l’ex generale nonché attuale premier Prayut Chan-o-cha. Il capo del Consiglio Nazionale per la Pace e l’Ordine (CNPO) dal maggio 2014 non solo non si è dimesso dalla carica che ad oggi ricopre, ma si è detto disposto a portare avanti la campagna elettorale. Anche l’attuale vicepremier, l’economista Somkid Jatusripitak, compare nella lista del PP. Il Partito Liberale (Seri Ruam Thai) ha presentato ricorso alla Commissione elettorale contro la decisione del PP di candidare Prayut.




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