TRUMP: CERCANO DI FERMARCI MA FALLIRANNO

152

TRUMP – “Rimettetemi alla Casa Bianca” e “l’America sarà nuovamente un Paese libero “e voi sarete vendicati”: così l’ex presidente Usa nel primo comizio della sua campagna presidenziale.

“Rimettetemi alla Casa Bianca, il loro regno finirà e l’America sarà di nuovo una nazione libera”. Lo ha detto Donald Trump a Waco, Texas, il 25 marzo, nel primo comizio della sua campagna elettorale per le presidenziali del 2024, tenuto a ridosso di una potenziale incriminazione. Trump ha dichiarato che i suoi “nemici cercano disperatamente di fermarci” e che “i nostri avversari hanno fatto di tutto per schiacciare il nostro spirito e spezzare la nostra volontà”.

La promessa ai tanti fan: «Sarete vendicati»

L’ex presidente repubblicano ha poi aggiunto: “Ma hanno fallito. Ci hanno solo reso più forti. E il 2024 è la battaglia finale, sarà la grande battaglia. Se mi rimetterete alla Casa Bianca, il loro regno finirà e l’America sarà di nuovo una nazione libera”.“Sarete vendicati e orgogliosi”, ha continuato Trump, sottolineando che “i delinquenti e i criminali che stanno corrompendo il nostro sistema giudiziario saranno sconfitti, screditati e totalmente disonorati”. Scendendo dal suo aereo personale all’aeroporto di Waco, Trump è stato accolto dal coro “Usa, Usa” e dall’ovazione di migliaia di fan. Molti suoi sostenitori agitavano cartelli con scritto “Caccia alle streghe” e indossano t-shirt con lo slogan “God, guns and Trump”.

 

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump incontra i suoi sostenitori all’aeroporto regionale di Waco il 25 marzo 2023 (foto Afp/Bell/Getty Images)

Caso Trump-pornostar, attacco al procuratore di New York

In un altro passaggio del suo intervento, Trump ha poi attaccato il procuratore di New York, Alvin Bragg, alla vigilia della riunione del gran giurì che potrebbe decidere sulla sua incriminazione per il caso della pornostar Stormy Daniel. Bragg, ha spiegato Trump, “mi persegue per niente, non è un reato, non è un reato minore, non è un affair”. “Non mi è mai piaciuta faccia da cavallo”, ha aggiunto, riferendosi con un epiteto offensivo alla sua principale accusatrice. Nelle ultime ore, la vicenda Trump-Daniel ha registrato l’invio, da parte dei repubblicani della Camera, di una lettera al procuratore Bragg, per sollecitarlo a collaborare con la loro richiesta di informazioni sulla potenziale incriminazione di Trump, accusato di aver pagato il silenzio della pornostar Stormy Daniel.

“Questa questione non coinvolge semplicemente interessi locali o statali”, hanno scritto i presidenti di tre commissioni del Congresso nella lettera, dopo aver chiesto l’audizione del procuratore e la consegna di documenti della sua inchiesta. “Piuttosto – proseguono – la potenziale incriminazione penale di un ex presidente degli Stati Uniti da parte di un procuratore locale eletto del partito politico avversario (e che dovrà affrontare la prospettiva di una rielezione) implica interessi federali sostanziali, in particolare in una giurisdizione in cui anche i giudici del processo sono eletti dal popolo”. Nei giorni scorsi la procura di Manhattan aveva respinto la richiesta iniziale dei deputati repubblicani, definendola “un’incursione illegale nella sovranità di New York”.

De Santis nel mirino

Nel mirino dell’ex presidente è poi finito anche Ron DeSantis, considerato il suo principale rivale potenziale nelle presidenziali, accusato di ingratitudine dopo che lo aveva supplicato per un endorsement a governatore della Florida che lo lanciò “come un razzo”. Poi ha sminuito il merito dei suoi successi, sostenendo che “la Florida è uno stato di successo da decenni, ben prima dell’arrivo di questo tizio”. “Vuole tagliare il Medicare (la sanità per gli ultra 65enni) e il social security (la previdenza)”, ha proseguito, usando il nomignolo che gli ha affibbiato: ’Ron DeSanctimonious’ (ipocrita).