Venezuela – Tensioni in crescita: avviato procedimento penale contro Guaidò

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Venezuela – Il presidente della commissione parlamentare per le questioni legislative, Julio Garcia Serpa, ha annunciato alla televisione di stato l’inizio del procedimento penale contro il presidente dell’Assemblea nazionale, leader dell’opposizione e autoproclamato capo dello stato ad interim Juan Guaidò.

Da ricordare che 24 ore fa, l’Assemblea costituente del Venezuela, ancora controllata dall’area di Nicolas Maduro, ha revocato l’immunità parlamentare per Juan Guaidó e ha approvato un decreto con cui si autorizza l’incriminazione del capo del Parlamento. La decisione è stata adottata su proposta del Tribunale supremo di giustizia, che ha accusato Guaidó di aver trasgredito al divieto di lasciare il Paese. Da tale approvazione il leader dell’opposizione può essere arrestato in qualsiasi momento. «Nessuno ci fermerà, non si più tornare indietro», è stato il primo commento di Guaidó, che ha perà ammesso che «possono cercare di sequestrarmi in qualsiasi momento».

Il PROCESSO

Il presidente della Assemblea costituente venezuelana, Diosdado Cabello, ha sostenuto, leggendo il dispositivo adottato, che «è formalmente autorizzata la prosecuzione del processo nei confronti del cittadino Juan Guaidó, in modo che la giustizia, d’accordo con la Costituzione e le leggi, possa incaricarsi di applicare i meccanismi previsti nei diversi codici di procedura penale. Juan Guaido è il nulla — ha proseguito — e si muove con atteggiamento di sfida, ma oggi sono felici i partiti che non fanno parte del suo gruppo perché gli stiamo revocando l’immunità, e noi ora stiamo agendo in base alla Costituzione».

23 GENNAIO 2019

Il presidente del parlamento venezuelano Juan Guaidò il 23 gennaio si è dichiarato capo dello stato per la durata del governo provvisorio. Gli Stati Uniti e un certo numero di altri paesi hanno dichiarato il riconoscimento di Guaidò e hanno chiesto che il presidente venezuelano Nicolas Maduro, la cui elezione non è considerata legittima, non consentisse azioni violente contro l’opposizione. Maduro si è definito il presidente costituzionale del paese e ha chiamato il capo del parlamento dell’opposizione “un fantoccio degli Stati Uniti”. La Russia, la Cina e molti altri paesi hanno sostenuto Nicolas Maduro come legittimo presidente del Venezuela. L’Italia? Indecisa sul da farsi!

Ma cerchiamo di ricostruire questa intricata vicenda internazione nata a Gennaio 2019 con il voto in Venezuela.

I fatti del 13 Gennaio

Il 13 gennaio 2019 il nuovo presidente del parlamento venezuelano Juan Guaidó è stato trattenuto per circa un’ora dagli agenti del Sebin, il servizio d’intelligence del governo socialista di Nicolás Maduro. Guaidó è stato prelevato con la forza dall’auto su cui viaggiava. La prima a diffondere la notizia dell’arresto è stata la moglie del parlamentare, Fabiana Rosales, che era con lui.

Il ministro della comunicazione e dell’informazione, Jorge Rodríguez Gómez, è intervenuto immediatamente per asserire pubblicamente che l’arresto di Guaidó è stato irregolare ed avvenuto senza l’approvazione dei vertici del governo. Rodríguez Gómez ha precisato che i funzionari responsabili dell’arresto “saranno sollevati dall’incarico e sottoposti a severi provvedimenti disciplinari”.

Dopo la liberazione, Guaidó ha partecipato a un comizio nello stato di Vargas, dove ha mostrato alle telecamere i segni che aveva sui polsi: “Hanno cercato di ammanettarmi, ma non gliel’ho permesso. Sono il presidente dell’assemblea nazionale”, ha detto. Ha anche ribadito quello che aveva detto l’11 gennaio, cioè l’intenzione di assumere le funzioni di presidente ad interim al posto di Maduro. Riguardo alle parole del ministro della comunicazione, Guaidó ha dichiarato: “Se i funzionari hanno agito per conto proprio, allora Maduro non controlla più le forze armate”. In realtà da ottobre il Sebin dipende direttamente dall’esecutivo.

Guaidó, alla guida di un parlamento controllato dall’opposizione, si è autoproclamato presidente ad interim il giorno dopo che Maduro ha cominciato il suo secondo mandato presidenziale. Si è detto disposto a mantenere l’incarico fino a nuove elezioni e ha convocato una grande manifestazione per il 23 gennaio, Juan Guaidó, 35 anni e da pochi giorni presidente del parlamento, si è autoproclamato presidente ad interim del paese. L’obiettivo: guidare la transizione democratica fino alla convocazione di nuove elezioni.

La reazione di Maduro

La reazione del governo di Nicolás Maduro, che il 10 gennaio si è insediato per un secondo mandato presidenziale, non si è fatta aspettare. Secondo il presidente socialista, le dichiarazioni di Guaidó sono un colpo di stato organizzato dagli Stati Uniti. Maduro ha immediatamente rotto le relazioni diplomatiche con Washington dando ai diplomatici statunitensi 72 ore di tempo per lasciare il Venezuela. Nel frattempo il presidente USA, Donald Trump, ha riconosciuto Guaidó come legittimo presidente. Dell stesso avviso anche i governi di Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Ecuador, Paraguay e Perù, insieme all’Organizzazione degli stati americani, hanno dato il loro appoggio al leader dell’opposizione. Paesi contrari?  Messico, Bolivia e Cuba hanno ribadito il loro sostegno al governo di Maduro. Tuttavia il parlamento di Caracas non ha la forza politica per imporsi su Maduro. Dal 2017, infatti, i suoi poteri sono stati trasferiti all’assemblea costituente, eletta a luglio di quell’anno e controllata dal governo.

Guaidó, 35 anni, è un esponente del partito Voluntad popular, lo stesso di Leopoldo López, agli arresti domiciliari dal 2017. I rappresentanti dei governi del gruppo di Lima, creato nel 2017 da vari paesi latinoamericani per affrontare la grave crisi in Venezuela, hanno scritto in una nota: “Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Guyana, Honduras, Panamá, Paraguay, Perù e Santa Lucía condannano la detenzione arbitraria del presidente del parlamento Juan Guaidó; esprimono il loro netto rifiuto verso qualsiasi azione che minacci l’integrità fisica dei deputati dell’assemblea nazionale venezuelana, delle loro famiglie e dei loro collaboratori, e verso ogni tipo di pressione o coercizione che impedisca l’esercizio delle competenze del parlamento come organo costituzionale e legittimamente eletto”. Il presidente messicano di centrosinistra, Andrés Manuel López Obrador, si è dissociato dal comunicato del gruppo di Lima, che non ha riconosciuto la legittimità del mandato di Maduro.

A Washington il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton ha accusato il Sebin di essere controllato dal governo cubano e ha dichiarato che “gli atti d’intimidazione” della polizia segreta di Maduro “sono un grave attacco allo stato di diritto in Venezuela”. Anche il segretario generale dell’Organizzazione degli stati americani, Luis Almagro, ha criticato l’arresto di Guaidó.

Il paese ha perso il 10 per cento della popolazione negli ultimi quattro anni. Più di tre milioni di venezuelani hanno lasciato il paese per trasferirsi in uno stato vicino (Colombia o Brasile) o in Spagna per quelli che possono ottenere il passaporto. Per dare un’idea, gli esuli venezuelani sono più numerosi dei profughi del Medio Oriente arrivati in Europa negli ultimi anni.

Per quelli rimasti, la vita quotidiana è un inferno, con un’inflazione assurda arrivata a 1.300.000 per cento all’inizio dell’anno e che, secondo le previsioni, potrebbe raggiungere quota 10 milioni per cento nei prossimi mesi. Risultato: la fame, una mortalità infantile in forte aumento, mancanza di medicinali e la miseria più nera in un paese che, ricordiamolo, per decenni è stato molto ricco e segnato da un’enorme disuguaglianza.




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