IKEBANA GARDEN dell’11 Aprile a Roma tra gioielli e cinema

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IKEBANA GARDEN è il titolo dell’evento proposto dalla Boutique Roberto Coin, via del Babuino 73 Roma
Esplicito omaggio all’arte e alla cultura giapponese, l’evento sottolinea la particolare sensibilità con cui l’imprenditore vicentino interpreta la natura e l’estetica orientale nel design dei suoi gioielli.

Il focus della serata si concentra sulle storiche collezioni IKEBANA e GARDEN, ma anche su altre di grande successo contemporaneo, come la collezione ANIMALIER, capolavoro d’arte orafa nel tratto realistico, la collezione CENTO caratterizzata da un taglio brillante unico al mondo che vanta il doppio delle sfaccettature standard e SAUVAGE PRIVE’ la collezione ispirata dalle linee essenziali e futuristiche.

A rendere la serata straordinaria, la presenza dell’attrice e regista Mujah Maraini-Melehi, con immagini dal suo film-documentario “Haiku sull’ albero del prugno”, storia di Fosco Maraini e di sua moglie Topazia Alliata di Salaparuta che vissero in Giappone tra gli anni ’30 e ’40 e di cui il film narra le vicende, tra ricordi di famiglia, pagine di diario ed espedienti visivo-narrativi tipici delle arti giapponesi.

Il film, applauditissimo e premiato a prestigiosi festival cinematografici, sarà poi proiettato al Cinema Farnese (Campo de’ Fiori Roma) il 2 maggio 2018 alle ore 20.30 durante una speciale serata-evento sponsorizzata da Roberto Coin.

Il CONCEPT dell’evento IKEBANA GARDEN dell’11 Aprile presso la Boutique Roberto Coin:

IKEBANA GARDEN offre all’ospite un viaggio esperienziale che ripercorre l’essenza creativa delle collezioni Roberto Coin.

In primis, un’esperienza di bellezza ed equilibrata eleganza: il visitatore, al suo ingresso in Boutique, si immerge in un giardino orientale. Creazioni floreali e materiali naturali tipici dell’ikebana penetrano all’interno gli spazi espositivi, si combinano ai preziosi e invadono gli spazi esterni, facendosi opera d’arte grazie alla performance di due maestre di ikebana di scuola Sogetsu.

Avanzando nel percorso, un’esperienza sensoriale e narrativa succede al giardino: nel gioiello Roberto Coin essa è rappresentata dal rosso rubino nascosto in ogni creazione per narrare un’antica leggenda egizia. Nel corso della serata, una sommelier guida l’ospite attraverso una degustazione di saké diversi per aroma e provenienza geografica, abbinati al classico sushi o a delicatesse italiane. È qui che il visitatore scopre una storia straordinaria, quella narrata da Mujah Maraini-Melehi sull’ antropologo, giornalista e fotografo Fosco, sua moglie Topazia e le figlie Dacia, Yuki e Toni in Giappone.

Terza ed ultima fase è quella del messaggio personale che ogni gioiello esprime con la sua bellezza, preziosità e simbolismo. Questo momento è affidato all’arte della scrittura giapponese per eccellenza: la calligrafia. Una maestra calligrafa ne darà dimostrazione esibendosi nella scrittura di kanji benaugurali.

Tra gli ospiti della serata: l’Ambasciatore del Giappone presso il Quirinale S. E. Keiichi Katakami (visita prevista dalle ore 18.00 alle 18.30), Mujah Maraini-Melehi, Margherita Buy, Ritanna Armeni (giornalista e scrittrice), Uemon Ikeda (artista), Nicola Sani (compositore), Gloria Aura Bortolini (regista e fotografa), Anna Marzotto (imprenditrice) e molti altri.

A ricevere gli ospiti sarà Pilar Cabo Coin, Direttore Marketing del brand e moglie di Roberto Coin.

Il brand Roberto Coin

Nel 1996 per la prima volta nella storia, una collezione di gioielli viene firmata con un piccolo rubino incastonato all’interno di ogni suo pezzo. Il nome della collezione è Appassionata e, insieme a questa firma inconsueta che prende ispirazione dal mondo delle leggende, segna l’inizio della storia del brand Roberto Coin.

A guidarlo è l’inarrestabile passione che il suo omonimo fondatore nutre per la vita e la creatività.

Mosso dalla necessità costante di trovare nuove fonti di ispirazione, Roberto Coin rende ogni sua creazione il risultato di un percorso entusiasmante, di un viaggio attraverso le culture e le loro contaminazioni, la natura e i suoi paesaggi, in un perfetto equilibrio tra passato e futuro. I suoi gioielli raccontano una storia sempre diversa, che li avvolge con un’inconfondibile identità stilistica. Sono poi le mani degli artigiani italiani, custodi delle antiche tradizioni, a dare una forma all’immaginazione di Roberto Coin. Con la loro abilità danno vita a opere d’arte in miniatura, a ognuna delle quali consegnano una storia firmata sempre col famoso rubino.

Un’estetica precisa e la sperimentazione nel design hanno reso i gioielli del brand degli esempi inediti di eleganza e innovazione, portando Roberto Coin ad affermarsi in pochi anni tra i nomi più noti e interessanti del panorama internazionale del gioiello.

Oggi Roberto Coin è universalmente riconosciuto come un talento pionieristico e come l’ideatore di molti tra i più interessanti trend del gioiello degli ultimi decenni.

L’istinto di dare vita a qualcosa di nuovo e diverso porta Roberto Coin a lanciare ogni anno circa 5 collezioni complete, capaci di soddisfare le molteplici esigenze dei mercati internazionali. Queste collezioni si possono trovare in oltre 1000 boutique distribuite in 60 paesi nel mondo e sono tutte ambasciatrici di un messaggio preciso, nel quale è racchiusa la missione del loro creatore: offrire a ogni donna l’opportunità di possedere un gioiello originale, lontano dall’omologazione e in grado di esaltare le qualità sia estetiche che caratteriali che rendono ogni donna unica e diversa.

L’artista Mujah Maraini-Melehi

Regista, produttrice e sceneggiatrice, cresciuta tra Marocco, Italia e Stati Uniti, Mujah si laurea in Lettere al Sarah Lawrence College di New York specializzandosi in teatro con Shirley Kaplan e in critica cinematografica con Gilberto Perez. Studia filmmaking alla Boston University, recitazione alla Royal Academy of Dramatic Arts di Londra, all’Actor’s Studio di New York e privatamente con John Strasberg e Allen Savage. Recita al Teatro La Mama di New York sotto la guida di Ellen Stewart. Continua a lavorare in teatro e televisione negli Stati Uniti, dove vive per oltre vent’anni. Il documentario Haiku on a Plum Tree segna il suo esordio alla regia e il suo ritorno in Italia.

Sinossi del film “Haiku on a Plum Tree “

Tokyo 1943: l’antropologo italiano Fosco Maraini e la moglie Topazia Alliata rifiutano di firmare per la Repubblica di Salò. A seguito della loro scelta vengono mandati a Nagoya in un campo di Prigionia con le loro tre figlie Dacia, Yuki e Toni. Mujah, figlia di Toni, a distanza di tanti anni, va in Giappone per ripercorrere l’esperienza familiare e rielaborarla facendola propria attraverso il recupero della memoria e grazie alle testimonianze, tra gli altri di: Topazia Alliata, Fosco Maraini e le figlie Toni e Dacia Maraini. Attraverso preziose testimonianze e materiali spesso inediti è ripercorso un frammento di storia poco noto ai più in un viaggio a ritroso nel tempo supportato dall’uso del Dogugaeshi, il teatro giapponese di schermi. Grazie alle scenografie, animazioni e marionette dell’artista newyorkese Basil Twist e alle musiche di Ryuichi Sakamoto la memoria diventa tangibile conducendo lo spettatore verso un universo di mistero e memoria.

“Haiku è un viaggio personale – dice la regista – come nipote, figlia e madre, sono andata alla ricerca del mio passato e di un lascito familiare collettivo. Un percorso di comprensione e riconciliazione attraverso le generazioni. Un viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio: verso quel Giappone dove mia madre è nata, e in cui non è più voluta tornare”.

Il film “Haiku on a Plum Tree “

Haiku on a Plum Tree (Haiku Sull’albero Del Prugno) è un documentario che si muove tra memoria visiva e memoria collettiva in un viaggio generazionale che la regista compie alla ricerca di un senso e di un’eredità storica ed emozionale attraverso ciò che ha lasciato la famiglia Maraini a partire dai ricordi della prigionia in Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1938 Topazia Alliata e suo marito, Fosco Maraini partivano per il Giappone, lasciandosi alle spalle un’Italia oppressa dal Fascismo. All’indomani dell’8 settembre 1943, Topazia e Fosco decidono, separatamente, di non firmare per la Repubblica di Salò, condannando loro stessi e le figlie (Dacia, Yuki e Toni) ad essere le uniche bambine in un campo di prigionia giapponese e lei, Topazia, l’unica donna. La famiglia avrebbe affrontato due anni molto difficili prima di essere liberata alla fine della guerra. Durante la prigionia Topazia annotava pensieri ed emozioni su un piccolo diario le cui pagine ingiallite lo rendono, ad oggi, uno dei protagonisti fondamentali di questa storia. Per il suo carattere di testimonianza diretta, il diario che racconta quegli anni, interrotto qui e lì da qualche scarabocchio di Dacia bambina, costituisce il filo conduttore della narrazione.

Haiku on a Plum Tree è stato scritto da Mujah Maraini–Melehi e Deborah Belford de Furia per la regia di Mujah Maraini–Melehi. Le musiche sono di Ryuichi Sakamoto che ne ha composto il tema originale “Italian Ainu”. Le scenografie e le marionette sono di Basil Twist. Direttore della fotografia Maura Morales Bergmann, il montaggio è di Letizia Caudullo. Il film è prodotto da Maurizio Antonini e Mujah Maraini–Melehi, una produzione Interlinea Film e Haiku Film con il contributo del MiBACT– Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale Cinema, della Regione Lazio, con il sostegno dell’ Istituto Italiano di Cultura Tokyo, con la collaborazione del Gabinetto Vieusseux, e dell’Archivio Alinari.

Haiku on a Plum Tree è anche il risultato di una produzione dal basso, grazie alla rete e a una campagna di crowdfunding che ha permesso di raccogliere quasi 60.000 dollari in un mese sulla piattaforma Kickstarter. 193 finanziatori dal basso hanno contribuito con il loro supporto alla realizzazione del film provenienti da 8 paesi del mondo, molti dagli Stati Uniti.

Fonte (Irina ras)




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