INCENDIO AL TEATRO LA FENICE DI VENEZIA

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La Fenice – Il 29 gennaio 1996 un devastante incendio doloso distrusse il teatro La Fenice di Venezia.
Il rogo impegnò i vigili del fuoco per tutta la notte. Si decise di ricostruire lo storico teatro ispirandosi al motto «com’era, dov’era», ripreso dalla ricostruzione del campanile di San Marco. Immediatamente dopo l’incendio si eseguirono tutti gli interventi necessari a prevenire ed evitare situazioni di pericolo per la pubblica incolumità, come ad esempio le opere di puntellamento delle murature perimetrali. Solo dopo il dissequestro del cantiere viene quindi avviata la rimozione delle macerie, smaltite in circa tre mesi. Già il 6 febbraio vennero stanziate con decreto legge le prime risorse finanziarie e venne istituita la figura del Commissario Delegato per la ricostruzione. Il 7 settembre 1996 venne pubblicato il bando di gara cui parteciparono dieci imprese italiane ed estere. Dopo alcuni ricorsi, la A.T.I. Holzmann si aggiudicò l’appalto col progetto dell’architetto Aldo Rossi. Dal 14 (con Die Weihe des Hauses di Beethoven, la Sinfonia di Salmi di Igor’ Fëdorovič Stravinskij ed il Te Deum di Antonio Caldara con Patrizia Ciofi, Sonia Ganassi e Sara Mingardo dirette da Riccardo Muti alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana) al 21 dicembre 2003 ebbe luogo la settimana inaugurale del teatro.

I responsabili dell’incendio furono in seguito individuati e condannati. Un imprenditore, Enrico Carella, e il suo cugino e dipendente elettricista Massimiliano Marchetti, con la loro ditta VIET stavano lavorando alla manutenzione del teatro e, per non incorrere in una penale dovuta ai ritardi accumulati dalla propria impresa, decisero di causare un piccolo incendio per provocare un ritardo imputabile a causa di forza maggiore.
Riconosciuti colpevoli con sentenza definitiva della Cassazione del 14 luglio 2003[3] Carella e suo cugino furono condannati rispettivamente a 7 e a 6 anni di prigione. Marchetti scontò due anni in carcere ed usufruì in seguito degli sconti di pena derivanti da un indulto.
Carella fece perdere le proprie tracce poco prima della sentenza della Cassazione e risultò latitante e ricercato dalla Digos e dall’Interpol. Catturato al confine tra Messico e Belize nel febbraio 2007, fu rinchiuso in un carcere di Città del Messico.
Dopo la sua estradizione stette in carcere a Busto Arsizio dal maggio 2007 per circa 16 mesi (oltre ai 224 giorni trascorsi precedentemente in isolamento a Padova). Anch’egli usufruì degli sconti dell’indulto e fu affidato successivamente al centro di riabilitazione Castelsalus di Castello di Godego in regime di semi-libertà, con obbligo di pernottamento in carcere.
L’avancorpo del Teatro, la cui facciata principale prospetta sul Campo San Fantin da cui avviene l’ingresso principale degli spettatori, a piano terreno contiene l’atrio ed il foyer, da cui, mediante lo scalone d’onore, si giunge alle Sale Apollinee propriamente dette e gravemente danneggiate nell’incendio: per esse è stato effettuato un intervento conservativo delle parti residue ed una ricostruzione filologica di quelle rimanenti, con l’utilizzo di materiali e tecniche tradizionali.
Il progetto di restauro dei decori si definisce come un «atto d’amore verso i frammenti superstiti»: usando le stesse parole di Aldo Rossi, affinché sia sempre possibile anche dopo l’intervento di restauro e di integrazione, una lettura della storia dell’edificio.
La Sala Grande è la principale delle cinque Sale Apollinee: è illuminata da tre finestre che si trovano al centro della facciata d’ingresso
Nel sottotetto, liberato dalla sua antica destinazione di laboratorio scenografico, è stata ricavata una nuova sala espositiva aperta al pubblico anche grazie alla nuova scala esterna di sicurezza. Tale spazio, uno dei più interessanti del complesso teatrale con le sue imponenti capriate lignee a vista, è stato ricostruito com’era e, per le sue proporzioni e la sua architettura, si presta alla realizzazione di manifestazioni culturali.
La sala teatrale completamente distrutta dall’incendio è caratterizzata da una ricostruzione filologica basata, sul rigoroso «com’era, dov’era», con il mantenimento di tutti i cinque ordini di palchi, corredati del medesimo apparato decorativo in cartapesta e legno anche sulla base di una minuziosa ricerca fotografica. Il concetto informatore è stato quello di riproporre la sala originaria soprattutto nella sua specifica soluzione tecnica, basata sul prevalente uso del legno accuratamente scelto e sapientemente trattato per ottenere la migliore resa acustica. Il progetto ha dato luogo anche al ripristino dell’originario accesso alla sala teatrale dalla cosiddetta “entrata d’acqua” dal rio prospiciente il teatro. Tale accesso, originariamente voluto dal Selva, nel corso del tempo non era più stato utilizzato dagli spettatori. Nel piano sottoplatea vengono ricavate alcune sale prova per gli strumentisti che, consentono ai professori d’orchestra di accedere al golfo mistico senza interferire con la sala. La modifica del sistema delle vie di fuga, oltre che l’adeguamento degli impianti, ha inoltre consentito di portare il numero degli spettatori ammissibili dagli 840, precedenti all’incendio, ai nuovi 1.000 posti.


Anche la Torre Scenica è stata devastata dall’incendio del 1996 ed il suo volume architettonico è vincolato alla configurazione precedente. La nuova macchina scenica, completamente rinnovata nell’ottica del miglioramento delle caratteristiche tecnologiche del teatro, collabora con le strutture murarie ed è stata progettata contestualmente all’Ala Nord per permettere il massimo utilizzo del palcoscenico e dei vani attigui idonei al ricovero delle scene. In tale ottica è stato realizzato un nuovo palcoscenico laterale che potrà traslare sul principale, ottenuto grazie alla demolizione dei preesistenti arconi ad ogiva che delimitavano lo spazio scenico.
Gravi danni hanno colpito anche l’ala nord quella dei camerini e dei servizi. Si tratta del corrispondente nucleo edilizio addossato al teatro vero e proprio, anch’esso danneggiato nell’incendio per il quale è possibile una maggiore libertà di progettazione in mancanza di strutture storiche di rilievo. Fin dai tempi del Selva e poi nelle successive modificazioni e ampliamenti del teatro dovuti al Meduna, al Cadorin ed infine al Miozzi, questa parte di edificio ha da sempre interagito con la zona del palcoscenico ed ha progressivamente occupato l’antico sedime della corte Lavezzera. Sono stati completamente ridisegnati i servizi teatrali tenendo conto delle esigenze funzionali del teatro stesso (spogliatoi, camerini, sale prova) razionalizzando ed adeguando alle norme vigenti scale di sicurezza ed i sistemi di risalita in generale.
Nell’ala sud gravi danni agli uffici ed alla Sala Rossi: nell’incendio, questa porzione del complesso teatrale contiene, oltre agli uffici gestionali del Teatro, riposizionati ed organizzati, il segno architettonico più forte nella ricostruzione: la Sala Nuova, ora chiamata Sala Rossi.
Tale sala è composta di una zona in piano per l’orchestra, e di un ballatoio a gradoni per i coristi o per il pubblico durante l’esecuzione di concerti da camera o conferenze, è caratterizzata dalla quinta scenografica interna che riproduce un frammento della Basilica Palladiana di Vicenza; utilizzata longitudinalmente ripropone, per il coro e l’orchestra, la medesima posizione del palcoscenico nella sala teatrale ed è stata progettata con l’obiettivo di rendere la medesima acustica della sala teatrale. Nel contempo la Sala Nuova può essere usata autonomamente con accesso dalla calle prospiciente il Rio de la Fenice, ove possono avere luogo anche concerti da camera e conferenze, ampliando così le funzionalità della Fenice, e diventando quindi un altro importante polo delle attività del corpo teatrale al servizio della città.
Anche la storia della costruzione del Gran Teatro è iniziata con un incendio: quello del Teatro San Benedetto, considerato allora uno dei più belli di Venezia, che bruciò nel 1773. Venne ricostruito, ma a causa di una questione legale i proprietari furono costretti a venderlo. Decisero quindi di costruire da zero un nuovo teatro ancora migliore del precedente: esaminarono 29 progetti e alla fine scelsero quello dell’architetto Giannantonio Selva, uno dei più famosi della sua epoca. Il Gran Teatro La Fenice – che da fuori appariva come un edificio neoclassico – venne inaugurato il 16 maggio 1792 con la rappresentazione dei Giuochi d’Agrigento di Giovanni Paisiello. Già nei primi decenni della sua storia, la Fenice ospitò alcuni fra i migliori autori italiani dell’epoca: fra il 1813 e il 1823 Gioacchino Rossini compose per una rappresentazione alla Fenice il Tancredi, il Sigismondo e la Semiramide. Negli anni successivi furono rappresentate diverse opere di Vincenzo Bellini e Gateano Donizetti.
Il Gran Teatro era diventato uno dei più apprezzati in tutta Europa, quando fra il 12 e il 13 dicembre 1836 fu colpito da un incendio. Riuscì comunque a riaprire poco più di un anno più tardi, e nel secondo Ottocento fu il teatro che ospitò il maggior numero di prime di Giuseppe Verdi dopo il teatro la Scala di Milano (a Venezia furono presentante fra le altre La traviata, Rigoletto, Attila e Simon Boccanegra). Per tutto il Novecento il Gran Teatro ospitò diverse altre opere importanti, anche di autori internazionali come Igor Stravinskij e Sergej Prokofiev.
Fu un periodo rigoglioso e di successi sino all’incendio del 29 Gennaio del 1996 che dopo anni di lavori portò ad una festosa rinaugurazione.
Per festeggiare la riapertura del teatro, la Fondazione Teatro La Fenice ed il Comune di Venezia, assieme alla Regione del Veneto, presentarono una settimana di eventi musicali nella nuova Fenice. Alla presenza, in palco reale, del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ed in diretta televisiva, Riccardo Muti aprì la Settimana Inaugurale nel ricostruito Teatro La Fenice il 14 dicembre 2003, con l’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice.
Il concerto si avviò con una pagina dal significato beneaugurante: La consacrazione della casa di Ludwig van Beethoven, cui seguì un programma improntato alla tradizione della civiltà musicale veneziana: di Igor’ Fëdorovič Stravinskij, compositore che riposa nel cimitero dell’Isola di San Michele, la Sinfonia di Salmi, seguita dal Te Deum di Antonio Caldara, compositore veneziano e protagonista della vita artistica della città lagunare fra Sei e Settecento; infine “Tre Marce Sinfoniche” di Richard Wagner, legatissimo a Venezia per avervi soggiornato varie volte e per avervi creato il secondo atto di Tristan und Isolde e parte di Parsifal oltre che diretto una sua sinfonia giovanile nel 1882 alle Sale Apollinee della Fenice. Il 15 dicembre la Fenice ospitò un concerto della Philharmonia Orchestra di Londra diretta da Christian Thielemann. Ancora Richard Wagner nella seconda serata che aprì col Preludio dell’atto primo di Lohengrin, seguito dall’Intermezzo di Manon Lescaut di Giacomo Puccini. Quindi ancora Wagner col Vorspiel und Liebestod da Tristan und Isolde. Conclusero la serata i poemi sinfonici Tod und Verklärung (Morte e Trasfigurazione) e Till Eulenspiegels lustige Streiche (I tiri burloni di Till Eulenspiegel), entrambi di Richard Strauss. Si deve alla volontà di Luciano Berio, scomparso il 27 maggio 2003, la partecipazione alla terza serata della Settimana Inaugurale, mercoledì 17 dicembre, dell’Orchestra e del Coro dell’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma e del Coro di Voci Bianche Aureliano, che, diretti da Myung-Whun Chung, eseguirono la Sinfonia n. 3 di Gustav Mahler. Ouverture in prima assoluta, lavoro scritto per l’occasione dal giovane compositore catanese Emanuele Casale, giovedì 18 dicembre.

L’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice, diretti da Marcello Viotti, quindi proposero un omaggio al compositore e direttore d’orchestra veneziano Giuseppe Sinopoli, con l’esecuzione di Lou Salomè Suite n. 2. A conclusione della serata, Viotti dirige la Messe Solennelle di Gioachino Rossini. Il 19 dicembre, il palcoscenico del Teatro La Fenice accolse Elton John. Per la prima volta a Venezia, i Wiener Philharmoniker, diretti da Mariss Jansons, furono i protagonisti del concerto del 20 dicembre, con l’esecuzione dell’ouverture de Euryanthe di Carl Maria von Weber, cui seguì la Sinfonia n. 2 di Robert Schumann ed i Quadri da un’esposizione di Modest Petrovič Musorgskij. La Settimana Inaugurale si chiuse il 21 dicembre con l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanove la Sinfonia n. 4 di Pëtr Il’ic Cajkovskij seguita da Le sacre du printemps di Igor Stravinskij.
A partire dal 1991 si tiene il concorso pianistico nazionale “Premio Venezia” rivolto alla promozione di giovani talenti artistici.
Dal 1º gennaio 2004, per festeggiare la riedificazione del teatro, La Fenice ospita il Concerto di Capodanno durante il quale vengono eseguite arie e brani d’opera. Il Concerto, giunto alla sua X edizione, è trasmesso in diretta dalla Rai che ha poi venduto i diritti alle tv di Francia, Germania, Svizzera, Austria e Albania. In differita viene trasmesso anche in Giappone e nell’intera America Latina. Ogni anno il concerto termina con il brindisi della Traviata di Giuseppe Verdi, «Libiamo ne’ lieti calici».

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