Il comportamento “co-dipendente” della psicoterapeuta Ludovica Bedeschi

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Ritengo che ciscuno di noi abbia ben chiaro il concetto di cosa sia una dipendenza.
Si parla quotidianamente di dipendenza da sostanze stupefacenti, da alcool, dal gioco d’azzardo, da internet, e numerose altre forme meno conosciute ma altrettanto difficili da spezzare. Ciò di cui invece non si parla tanto, è del comportamento di “co-dipendenza” ovvero di una forma patologica di comportamento che viene adottato dalle persone vicine (spesso il partner) al soggetto affetto da dipendenza, che vivono in prima persona le conseguenze della condotta patologica.
Purtroppo le persone maggiormente coinvolte nel ruolo di co-dipendenti risultano essere le donne. Le cause possono essere addebitate in parte al fatto che esse, per ragioni biologiche, sono più portate a prendersi cura degli altri e quindi anche dei propri partners o mariti. La co-dipendenza è una condizione spesso inconsapevole nelle quali parecchie persone vivono, e si caratterizza dalla convinzione(disfunzionale) di essere le uniche persone in grado di aiutare coloro che soffrono di qualche forma di dipendenza, anche perché spesso è ciò che si sentono dire dal soggetto dipendente, che scarica su di loro tutta le responsabilità derivanti dalla condizione in cui si trova. Il co-dipendente si danna per le conseguenze che il comportamento del partner hanno su di lui,sulla famiglia e sulla qualità della sua vita ma, nonostante tutto, rimane invischiato in una relazione dannosa e distruttiva che non riesce a interrompere per paura di essere la causa di abbandono e tragica fine del proprio partner disturbato.
Cosa si nasconde dietro questo circolo vizioso? Cosa spinge una persona a legarsi, e rimanere accanto, ad un’altra che soffre di qualche grave forma di dipendenza?
Bisogna dire, in primis, che il nostro modo di intendere e vivere le relazioni affettive si forma durante le nostre precocissime fasi di vita, dove i legami di attaccamento con i nostri genitori si vanno a caratterizzare e consolidare. L’immagine di noi stessi come esseri degni di amore e rispetto nasce proprio in quelle fasi, e sarà il nostro metro di valutazione di tutte le future relazioni della nostra vita. Nelle persone che soffrono di co-dipendenza è probabile che vi sia una percezione di sé ( spesso inconsapevole) di persone non amabili e per questo immeritevoli di una relazione costruttiva e appagante. Inoltre, come precedentemente anticipato, il senso di colpa gioca un ruolo cruciale nel mantenimento della relazione distruttiva con la persona affetta da dipendenza, poiché il co-dipendente pensa che senza il suo sostegno e aiuto, il partner non sopravvivrebbe alla sua condizione patologica e che, se lo abbandonasse sarebbe solo l’inizio della fine. Immaginiamo quindi,su questa premessa, quanto possa essere difficile uscire da un tale intreccio.
Ciò che purtroppo non viene percepito da queste persone co-dipendenti è che loro stesse sono ”dipendenti” dal loro ruolo presunto di figure salvifiche e quindi la loro stessa identità si basa sulla capacità immaginaria di “curare l’incurabile”. Una sorta di sfida inconsapevole verso sé ed il mondo è ciò che tiene queste persone intrappolate in legami autodistruttivi, nella speranza di poter dimostrare a se stessi di essere capaci di qualcosa di “buono”, rimanendo però come Don Chisciotte impegnati nella battaglia contro i mulini a vento. La possibilità di recupero dalla co-dipendenza prevede un percorso di conoscenza personale volto alla ristrutturazione dell’immagine di sé come persone amabili e capaci di instaurare delle relazioni basate su il reciproco sostegno e non sull’accudimento compulsivo.




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