18 Novembre 1959: ANTEPRIMA MONDIALE DI BEN-HUR

546

Ben-Hur – Il 18 Novembre del 1959 nè una data storica per gli appassionati di cinema: inbfatti quel giorno ci fu l’anteprima mondiale del film Ben-Hur di William Wyler al Loews Theater di New York
Imponente kolossal in widescreen da quindici milioni di dollari, trecento set e diecimila comparse che si è portato a casa undici Oscar, lungimirante nel seguire le orme di successo del precedente I Dieci Comandamenti.
Venne presentato fuori concorso al Festival di Cannes 1960. Il film è considerato uno dei migliori kolossal cinematografici mai realizzati, ed uno dei capolavori della storia del cinema; venne premiato con il maggior numero di Oscar, ben 11, ed ha mantenuto tale record in solitaria per 38 anni, fino all’uscita di Titanic nel 1997, e nuovamente eguagliato nel 2003 da Il Signore degli anelli – Il ritorno del Re.
Nel 2004 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al settantaduesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è sceso al centesimo posto. Lo stesso istituto l’ha inserito al secondo posto nella categoria epico.

Il film narra la storia del principe ebreo Giuda Ben-Hur, tradito dal suo vecchio amico d’infanzia, il tribuno romano Messala. Ben-Hur troverà la sua vendetta in occasione della grandiosa corsa delle quadrighe al Circo di Gerusalemme, considerata una delle più spettacolari scene d’azione della storia del cinema.

Ma andiamo con ordine!

Il film prende il via quando i magi giungono alla grotta di Betlemme per adorare il neonato Gesù. La narrazione ha quindi un salto temporale in avanti di 26 anni, quando in Giudea, per ordine dell’imperatore Tiberio, giunge il nuovo governatore romano Valerio Grato e, con lui, il nuovo comandante della guarnigione, Messala, inviato per reprimere le rivolte dei Giudei. Giuda Ben-Hur è un ricco principe e mercante giudeo che, per difendere il suo popolo, entra in contrasto con Messala, suo vecchio amico d’infanzia. Durante la parata di benvenuto, dalla terrazza della casa di Ben-Hur, da cui è affacciata la sorella minore Tirzah, cadono accidentalmente delle tegole proprio sul governatore. Accusati di aver attentato alla vita del governatore, pur sapendo della loro innocenza, Messala fa imprigionare Tirzah e sua madre Miriam e condanna Ben Hur alla schiavitù come rematore sulle galee.
Mentre Ben Hur è in cammino verso il suo destino con gli altri schiavi, il gruppo si ferma a Nazareth, nei pressi di un pozzo. I sorveglianti concedono ai prigionieri di dissetarsi, ma non a Ben Hur, a cui Messala non fa lesinare trattamenti “speciali”. Egli è però soccorso dal Messia, che si mostra misericordioso e porge dell’acqua allo sfortunato ex principe. Dopo tre anni di lavori forzati, la nave su cui Ben Hur è costretto ai remi in catene viene coinvolta in una battaglia navale, durante la quale egli riesce a salvare la vita al console romano Quinto Arrio, caduto in mare. La battaglia è vinta dai Romani e così Arrio, riconoscente, libera Ben Hur e lo conduce con sé a Roma, adottandolo come figlio.
A Roma, Ben-Hur diventa campione delle corse con le quadrighe, ma il pensiero per la sorte della madre e della sorella continua a non dargli pace, cosicché decide di tornare nella sua terra natia. Durante il tragitto verso Gerusalemme, Ben-Hur incontra Baldassarre, uno dei Magi, il quale si sta recando in Giudea per vedere il Messia, cioè Gesù, che già aveva adorato alla nascita e che accidentalmente aveva confuso con lo stesso Ben-Hur durante il loro primo precedente incontro. Il vecchio Re magio fa conoscere a Ben-Hur lo sceicco Ilderim, il quale, apprezzatane la competenza e la perizia, gli propone di correre per lui nella grande corsa delle quadrighe in programma a breve a Gerusalemme, ma il principe, nonostante scopra che alla corsa parteciperà anche Messala, rifiuta perché desidera raggiungere casa sua il prima possibile.
Ritornato nella sua vecchia dimora di famiglia, andata ormai in rovina, Ben-Hur vi ritrova l’anziano e fedele amico Simonide, e la di lui figlia Ester, da sempre innamorata di Ben-Hur e da anni in attesa del suo ritorno. Ester tace a Ben-Hur la triste sorte della madre e della sorella, che sono ancora vive ma che durante la prigionia hanno contratto la lebbra, raccontandogli invece che Miriam e Tirzah sono morte da tempo in carcere, bugia che Ester escogita per risparmiare ulteriore dolore a Ben-Hur e per proteggere le due donne.
Distrutto dal dolore, Ben-Hur giura vendetta contro Messala e decide di accettare la proposta di Ilderim, perciò affronta eroicamente la corsa delle quadrighe nell’arena di Gerusalemme, uscendone vincitore nonostante il comportamento scorretto del tribuno, che tenta più volte di sopraffarlo finendo invece calpestato dai cavalli di un altro carro in gara e rimane mortalmente ferito. Negli ultimi istanti di vita, tra terribili sofferenze, Messala rivela a Ben Hur che Miriam e Tirzah sono in realtà ancora vive, ma che si trovano confinate nella valle dei lebbrosi, poco fuori dalla città. Nonostante la ferma opposizione di Ester e incurante del pericolo di contagio, Ben-Hur si reca più volte da loro e, disperato, le conduce a vedere il passaggio di Gesù Cristo, che proprio in quei momenti sta compiendo la sua dolorosa Via Crucis. Alla morte di Cristo, Miriam e Tirzah scoprono di essere miracolosamente guarite dalla lebbra e riabbracciano Ben-Hur ed Ester. Il film si conclude con un pastore che pascola il proprio gregge, con sullo sfondo il Golgota e le tre croci vuote.
Particolarmente interessante la genesi del fil,m. Nel 1958 la Metro-Goldwyn-Mayer era infatti sull’orlo della bancarotta e, per salvarsi, chiese al produttore Sam Zimbalist di realizzare una trasposizione cinematografica del romanzo Ben-Hur (Ben-Hur: A Tale of the Christ), scritto dall’eroe della guerra di secessione americana Lew Wallace. Questo romanzo aveva già avuto altre due versioni cinematografiche mute. Zimbalist affidò la regia del progetto a William Wyler, già regista di film come Figlia del vento (1938), Vacanze romane (1954) e Il grande paese (1958). Pur di assicurarsi Wyler come regista, Zimbalist non esitò a offrirgli un ingaggio di un milione di dollari: mai nessun regista era stato pagato così tanto. La produzione partì quindi per Roma per andare a girare negli stabilimenti cinematografici di Cinecittà.
Wyler secondo il critico André Bazin, lo stile di Wyler rappresenta l’estremo opposto rispetto a quello di Orson Welles o Jean Renoir. Nel saggio “William Wyler o il giansenista della messa in scena”, Bazin afferma che lo sforzo registico di Wyler è dettato dalla volontà di incidere il meno possibile sul soggetto e sulla visione da parte dello spettatore, una tensione verso la neutralità. Secondo Bazin, gli sforzi di Wyler “concorrono sistematicamente a ottenere un universo cinematografico non solo rigorosamente conforme alla realtà, ma anche modificato il meno possibile dall’ottica della macchina da presa”. Inoltre, Wyler “vuole permettere allo spettatore di ‘vedere tutto’ e di ‘scegliere’ a suo gradimento ed i risultati in Ben Hur sono evidenti.
Il sottotitolo del romanzo originale, A Tale of the Christ, che significa Un racconto del Cristo, è dovuto al fatto che tutta la vicenda si svolge al tempo e nei luoghi in cui si consuma la storia di Gesù Cristo; nel film egli, interpretato da Claude Heater, compare tre volte, senza mai essere mostrato in volto. Viene raccontata la sua nascita a Betlemme, lo si incontra di nuovo a Nazaret, dove dà un po’ d’acqua a Ben-Hur che, in catene, è portato alle galee attraverso il deserto, e lo si vede (inizialmente da lontano, poi più da vicino, ancora di spalle) all’inizio del Sermone della Montagna. Infine si vede Cristo, durante la Via Crucis, sfilare con la croce in spalla davanti a Ben Hur, Miriam e Tirzah.
La costruzione dei set stava per terminare, ma ancora non c’era un copione. La MGM aveva a disposizione 40 sceneggiature, ma alla fine venne scelta quella scritta da Karl Tunberg, ultimata il 27 aprile 1958. Ma a William Wyler non piacque molto e così la modificò ampiamente insieme allo scrittore Gore Vidal, che aveva un contratto con la MGM. Vidal ebbe l’idea di trasformare l’amicizia fraterna tra Giuda Ben-Hur e Messala in un amore omosessuale, cosa che tuttavia non piacque per niente a Wyler, che lo cacciò via. A sostituire Vidal venne chiamato il drammaturgo Christopher Fry, che diede ai dialoghi del copione un linguaggio formale e aristocratico.
Per la parte di Giuda Ben-Hur la MGM voleva Paul Newman, ma lui rifiutò. Allora vennero presi in considerazione Marlon Brando, Burt Lancaster, Rock Hudson e Kirk Douglas. Quest’ultimo voleva interpretare a tutti i costi Ben-Hur, ma Wyler voleva che facesse Messala. Allora Douglas decise di vendicarsi diventando produttore esecutivo ed attore protagonista del celeberrimo film Spartacus. La MGM fece un provino a diverse persone per il ruolo, tra cui Cesare Danova.
Infine Wyler scelse Charlton Heston che aveva già lavorato con lui ne Il grande paese.
Per la parte di Messala venne sottoposto a provino Leslie Nielsen, futura star del cinema comico. La MGM scritturò l’attore irlandese Stephen Boyd, ma c’era un problema: Wyler voleva un attore con gli occhi castani perché la maggior parte degli interpreti li aveva blu. Boyd, per interpretare Messala, fu costretto a usare le lenti a contatto.
La parte di Esther venne assegnata ad Haya Harareet, unica attrice ebrea (in quanto era nata ad Haifa, nello Stato di Israele) a prendere parte al film. Il ruolo di Miriam, la madre di Giuda Ben-Hur, andò a Martha Scott che nel film I dieci comandamenti interpretava la madre di Charlton Heston (che impersonava Mosè). Per la parte di Tirzah, Wyler scelse Cathy O’Donnell (che era sua cognata) perché gli ispirava innocenza e candore. Nella scena in cui Ben Hur viene portato a Tiro per imbarcarsi sulla galea da guerra, uno degli schiavi è interpretato da Lando Buzzanca, alla sua prima apparizione cinematografica.
Uno degli uomini presenti nelle terme quando lo sceicco scommette con Messala è un giovanissimo Giuliano Gemma, che compare pure – sempre al fianco di Messala – quando Ben Hur minaccia il suo ex migliore amico con una lancia, prima di essere mandato alle galee.
Nelle scene dove compare Gesù, l’attore (Claude Heater) è sempre in campo lungo e medio e i lineamenti del suo viso sono oscurati artificialmente, in quanto il regista aveva stabilito – per fedeltà al romanzo originale – di non mostrare in alcun modo il volto di Cristo.
Nella versione originale del film, il protagonista viene sempre chiamato Giuda. Nella versione italiana viene chiamato col titolo del film. Quando si presenta ad altre persone, o viene a sua volta presentato o citato, viene chiamato Giuda Ben-Hur. Viene chiamato Giuda solo una volta, quando Messala lo apostrofa prima della corsa con le quadrighe dicendogli: «È il nostro giorno Giuda. È fra noi due ora!»
Come direttore artistico del film venne scelto Edward Carfagno, che andò a Roma per fare alcuni sopralluoghi insieme al figlio. Una difficoltà si presentò nel realizzare la battaglia navale in cui Ben-Hur salva la vita a Quinto Arrio.
Durante le riprese della precedente versione cinematografica del romanzo di Wallace, la battaglia navale era stata realizzata in pieno oceano e per questo molte comparse avevano rischiato l’annegamento. Carfagno, per evitare un rischio del genere, commissionò ad A. Arnold Gillespie, responsabile degli effetti speciali della MGM, la costruzione di un’ampia vasca e la realizzazione di enormi modellini delle galee romane. Per fare muovere le galee durante le riprese, vennero messe in funzione delle guide posizionate sott’acqua: la vasca dava così l’impressione di essere un vasto mare, creando negli spettatori l’illusione che le navi da guerra fossero dei colossi.
La corsa in cui Messala rimane ucciso è passata alla storia come corsa delle bighe, ma in realtà i carri in gara sono delle quadrighe trainate da quattro cavalli, come si vede nel film, mentre la biga era trainata da due soli cavalli.
La produzione del film fece costruire un Circo fuori Roma per girarvi le sequenze della corsa delle quadrighe. Il Circo venne costruito sopra una distesa sabbiosa, sullo sfondo della quale era visibile in lontananza Roma, con il passaggio di automobili e persone. Lo spettatore che visiona il film, sullo sfondo del circo vede delle rupi e una città antica. Questo nuovo paesaggio venne inserito per mascherare la distesa sabbiosa e la Roma moderna.
Durante la corsa, Ben-Hur (sostituito nella scena dalla controfigura Joe Canutt) piomba su un carro fermo incidentato, viene sbalzato fuori dalla quadriga e proiettato verso i cavalli, rimanendo aggrappato per miracolo al veicolo: Canutt era figlio dello stuntman Yakima Canutt, regista della seconda unità e coordinatore delle controfigure. La scena fu un vero incidente non previsto, tant’è che Joe Canutt si tagliò il mento mentre recuperava la posizione sopra il veicolo. La scena venne poi inserita opportunamente montata nell’edizione finale del film, e alternata con primi piani di Charlton Heston per dare la necessaria continuità alla sequenza.
La fantasia degli sceneggiatori si è maggiormente sbizzarrita nello svolgimento della gara. Nelle antiche arene il regolamento era abbastanza elastico: usare la frusta e tagliare la strada per far uscire di pista il carro avversario erano considerate tattiche lecite. Ma i trucchi cui ricorre Messale per assicurarsi la vittoria non sarebbero stati ammessi in nessun ippodromo. Il suo carro munito di lame sporgenti dall’asse, con l’unica funzione di neutralizzare gli avversari, sarebbe stato immediatamente squalificato dall’arbitro. E se anche fosse riuscito a eludere i controlli, il pubblico non avrebbe mai accettato la sua competizione. E’ facile immaginare cosa sarebbe successo alla partenza. Il pubblico avrebbe fischiato l’auriga e scandito slogan affinché venisse allontanato dalla pista. Nel peggiore dei casi avrebbe invaso l’arena, linciando l’auriga dal comportamento antisportivo. Oppure la gente poteva rivoltarsi contro il comitato organizzatore, col rischio che scoppiassero gravi disordini.
Fin dai titoli di testa, la Creazione di Adamo di Michelangelo per la cappella Sistina, è chiaro che il film punta molto in alto. Ed è, infatti, uno dei più grandi film della storia di Hollywood, uno dei più costosi e ambiziosi.
Dal punto di vista narrativo, Gesù non sembra un vero personaggio ma il film, attraverso i temi della scoperta del perdono e della misericordia, svela la sua funzione cristologica.
I nodi della drammaturga classica occidentale ci sono tutti: l’amicizia che si trasforma in odio per questioni di politica e di potere, la vendetta dell’uomo virtuoso ingiustamente condannato, i legami familiari che resistono al tempo. E dentro questo, Ben Hur evolve n un doppio salto: da virtuoso diventa vendicativo e poi misericordioso.
Ben Hur è il perfetto esempio di come la potenza visiva della narrazione possa indurre la sospensione dell’incredulità e far entrare un film nella storia e nell’immaginario collettivo.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *