Movienerd – Cinema – Nelle sale “The Informer – Tre secondi per sopravvivere”

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The Informer  – Una corsa contro il tempo per un uomo costretto a collaborare con l’FBI pur di riavere la libertà. “The Informer – Tre secondi per sopravvivere” dopo pochi giorni dalla sua uscita nelle sale italiane è già 10° in classifica al Box Office, soltanto nelal giornata di domenica  ha incassato € 39.743,00 e registrato 5.723 presenze.

Pete Koslow (Joel Kinnaman) è un ex soldato delle operazioni speciali e veterano della guerra in Iraq e Afghanistan. Dopo essere stato in carcere per aver ucciso un uomo durante una rissa in un bar per proteggere la moglie Sofia (Ana de Armas), Pete ora lavora come corriere della droga per la mafia polacca di New York, un cartello comandato da Rysard Klimek, anche chiamato

Il Generale (Eugene Lipinski), un gangster spietato. Ma Pete è anche un informatore per l’FBI, che fornisce informazioni all’Agente Erica Wilcox (Rosamund Pike), che sta cercando le prove per incastrare Il Generale.

L’operazione segreta di Wilcox sta arrivando alle battute finali, e sia lei che Pete sperano che l’ultima partita di Fentanyl, contrabbandata negli Stati Uniti in buste diplomatiche, porterà al suo arresto. E con la caduta del Generale, Pete, la moglie e la figlia di otto anni Anna (Karma Meyer) saranno finalmente liberi. Ma quando Stazek Cusik (Mateusz Kosciukiewicz), lo spietato nipote dal grilleto facile del Generale, decide di dedicarsi ad una piccola attività a latere invece di portare la partita direttamente al Generale, la trappola di Wilcox va in fumo in un attimo. Il compratore si rivela essere Daniel Gomez (Arturo Castro), un poliziotto sotto copertura di New York. Pete cerca di allontanarlo, ma il nervoso Gomez punta una pistola verso Pete, e Stazek lo uccide. Wilcox va nel panico e invece di tirar fuori Pete come stabilito, lo pianta in asso. Pete e Stazek vanno a trovare Il Generale che dice a Pete che ora deve la vita a Stazek. In cambio però Pete deve rinunciare alla libertà vigilata e tornare al carcere di Bale Hill, dove era stato detenuto in passato, per occuparsi lì delle operazioni di droga.

Il partner di Gomez, il Detective di primo grado Edward Grens (Common) del dipartimento Criminalità Organizzata, inizia ad investigare sull’omicidio di Gomez, credendo erroneamente che il responsabile sia Pete. Nel frattempo, Pete si incontra con Wilcox e il suo capo, l’Agente Montgomery (Clive Owen), che gli chiede di seguire il piano del Generale, insistendo che si tratta dell’unico modo di recuperare il casino e incastrarlo una volta per tutte. Una volta entrato nel carcere di Bale Hill, Pete dovrà fare una lista di detenuti e guardie penitenziarie coinvolti negli affari del Generale, e passare l’informazione al direttore del carcere.

Pete non intende tornare a Bale Hill e Montgomery lo minaccia di arrestarlo come complice nel delitto di un poliziotto del NYPD. Andrà in carcere comunque, dice Montgomery, e la sua famiglia non smetterà mai di scappare. Scavando più a fondo nel passato di Pete, Grens sospetta che si possa trattare di un informatore dell’FBI e non essere colpevole come aveva pensato inizialmente. Grens si presenta all’ufficio di zona di New York per fare domande a Montgomery e Wilcox, che negano in tutti i modi di sapere dell’esistenza di Pete. Dopo la visita di Grens, Montgomery ordina a Wilcox di “bruciare” Pete prima che il NYPD scopra la verità dietro all’omicidio di Gomez. Wilcox è combattuta, sapendo benissimo che bruciare Pete ne comporterebbe la morte.

Nonostante tutto, mettendo la sua carriera davanti alla sicurezza del suo informatore, fa sapere all’avvocato del Generale che Pete è una spia. Accorgendosi di aver ricevuto il benservito e che la sua vita è in grave pericolo, Pete chiama Sofia, dicendole di prendere la bambina e scappare. Ma prima che riescano a fuggire, Stazek va a casa di Pete per far fuori Sofia e Anna. Grens arriva appena in tempo per evitare che vengano uccise, ma viene ferito nella sparatoria che ne consegue. Sofia uccide Stazek per difendersi.

A Bale Hill, un carcerato cerca di accoltellare Pete, che sopravvive all’attacco e usa la confusione generata per prendere in ostaggio Slewitt (Sam Spruell), un secondino corrotto. Pete sfrutta la situazione di stallo con la Polizia e l’FBI per scatenare un’esplosione di gas e scappa dalla prigione in ambulanza, con la divisa di Slewitt. Nella fuga è aiutato da Wilcox, la cui coscienza finalmente ha la meglio. Con Pete latitante, Sofia e Anna sono messe sotto protezione. Wilcox si incontra con Montgomery sul traghetto per Staten Island. È una trappola. Wilcox indossa una cimice e Montgomery è arrestato per corruzione, ostruzione alla giustizia, e il suo ruolo nella copertura dell’omicidio di Gomez. Poi Grens dice a Pete di rimanere nascosto finché l’FBI e il NYPD arrestano il Generale. Solamente allora Pete potrà riunirsi con la sua famiglia.

Un crime thriller adrenalinico, ricco d’azione, con una forte componente emozionale, The Informer è tratto da “Tre Sekunder,” o “Tre secondi”, romanzo svedese di Roslund & Hellström, il team di scrittori di romanzi criminali composto dal giornalista Anders Roslund e dal compianto Börge Hellström, ex criminale divenuto autore.

Pubblicato in Svezia nel 2009 e tradotto in inglese l’anno seguente, il libro è stato inizialmente opzionato dal produttore britannico Ollie Madden (Spooks: il bene supremo) per la Shine Productions nel Regno Unito che ha commissionato a Matt Cook (Codice 999) e Rowan Joffe (The American) la scrittura della sceneggiatura trasferendo la storia dalla Svezia all’America.

Cercando un partner di produzione americano, Madden sigla un accordo con la Thunder Road Films, la società di produzione di Sicario, John Wick e The Town. Un anno e mezzo dopo, ad una settimana dall’inizio delle riprese la lavorazione del film è stata costretta ad interrompersi.

Solitamente non c’è una seconda chance; è notoriamente difficile resuscitare i film una volta che sono in stallo. “È molto difficile ricreare l’entusiasmo nelle persone”, spiega il produttore Basil Iwanyk. “Abbiamo dovuto ricominciare da zero”. Vale a dire trovare un nuovo regista e un nuovo cast. Fortunatamente, l’attrice britannica Rosamund Pike, star con una nomination all’Oscar per L’amore bugiardo, aveva ricevuto il copione dalla sua manager, Shelley Browning, e ne era rimasta entusiasta. “Non era per il ruolo da protagonista”, racconta Iwanyk che aveva lavorato con Pike a La furia dei titani e A Private War, “ma Ros mi ha detto: ‘Mi piace molto il ruolo. Fammi sapere cosa si decide per la regia’”. Il ruolo era quello dell’agente dell’FBI moralmente combattuta Erica Wilcox. Ma a Pike piaceva molto anche il mood old-school del copione che le ricordava i classici thriller criminali ambientati a New York degli anni 1970, film come Il braccio violento della legge e quelli diretti da Sidney Lumet (Serpico). “Sentivo che era il tipo di film che probabilmente non si sarebbe fatto più per molto tempo”.

“Era un thriller intelligente. E quell’universo di poliziotti, malavita ed FBI, lo trovo estremamente avvincente nei film. Un tempo era pane quotidiano per gli studios. Ma ora stanno diventando sempre più rari. È un vero e proprio film sui personaggi più che un action film, sebbene ci sia moltissima azione”. “È il tipo di film che ho sempre amato guardare e sempre amato fare”, conferma Iwanyk che, da executive della Warner Bros., ha partecipato a Training Day e Insomnia e prodotto The Town, Sicario e I segreti di Wind River. “Erano tutti film su poliziotti e cattivi, e solitamente gli studios non li fanno più. Non capisco il perché. Il film era pensato per essere come un film di Sidney Lumet. Era quella la nostra ispirazione. Ho sempre amato i poliziotti che hanno abbastanza lati oscuri quasi da scivolare nel territorio dei cattivi, e i criminali che sono abbastanza buoni da scivolare nel rango dei buoni. E quando hai tutti quei personaggi in ballo, allora il film sarà davvero figo”.

Grazie a Browning il copione arriva anche all’attore-scrittore-regista italiano Andrea Di Stefano il cui primo lungometraggio Escobar gli aveva portato grandi riconoscimenti. Il debutto di Di Stefano vedeva Benicio Del Toro nei panni del famigerato trafficante di droga, e l’attore premio Oscar aveva raccomandato l’italiano a Iwanyk già da quando avevano lavorato a Sicario.

“Ho guardato il film di Andrea e ho sentito che c’era un enorme potenziale”, racconta Iwanyk. “Era una storia su Pablo Escobar ma non raccontata nel modo in cui ci si aspetta. Veniva raccontata da un personaggio esterno, ed era essenzialmente una storia d’amore drammatica con alla base questa figura incombente”, dice il produttore Mark Lane di The Fyzz Facility, la casa di produzione e finanziamento del Regno Unito che si è associata a Thunder Road per portare sullo schermo The Informer. “Era indubbio che Andrea aveva un ottimo occhio”. Inoltre, Di Stefano propose un’interpretazione fresca della sceneggiatura di Cook e Joffe che conquistò Iwanyk.

“La sua visione era incredibile. Essendo uno scrittore, regista e attore, Andrea è riuscito a entrare nella testa dei personaggi”, rivela. “Ci ha dato la versione che amavamo, con un’interpretazione ancora migliore e più fresca. L’ha resuscitato. Ha qualcosa del miracoloso”. Di Stefano voleva spostare il focus della sceneggiatura più marcatamente verso Pete e la sua famiglia, aggiungendo una base più emozionale. “Proprio come per Escobar, ha usato la storia familiare per sviluppare l’aspetto thriller”, dice Lane. “Comprendiamo quanto Pete abbia da perdere insistendo sull’importanza della sua famiglia”.




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