Tv – Serie “L’Alligatore” – in anteprima su RaiPlay dal 18 e in onda su Rai2 dal 25 novembre

310

L’Alligatore – Al via una nuova serie tv in 4 puntate dal titolo L’Alligatore con Matteo Martari, Thomas Trabacchi, Valeria Solarino, Gianluca Gobbi,Fausto Maria Sciarappa, Eleonora Giovanardi, Shalana Santana, Andrea Gherpell e la regia di Daniele Vicari e Emanuele Scaringi tratta dalla serie di romanzi best seller dell’Alligatore di Massimo Carlotto.

Arriva sul piccolo schermo la serie tv dell’Alligatore, tratta dai romanzi di Massimo Carlotto. Uno dei maestri del noir italiano approda con i suo romanzi densi di trama, colpi di scena e personaggi anticonvenzionali in anteprima da oggi 18 novembre su RaiPlay, per poi andare in onda su Rai 2 dal 25 novembre, per quattro serate

Dopo sette anni di galera patiti ingiustamente, Marco Buratti, ex cantante detto l’Alligatore, vuole riprendersi la sua vita, bersela anche e non essere indifferente. È per questo che appena uscito dal carcere accetta d’indagare sui guai dell’ex compagno di cella, Alberto Magagnin, e per farlo chiede aiuto a un altro ex compagno di cella, Beniamino Rossini. Marco comincia la sua nuova vita consapevole che fare i conti con il passato è inutile e doloroso, ma prova lo stesso a riacciuffare l’amore impossibile per Greta riuscendo  solo a farsi male. Lei non lo perdona, lo accusa di aver tradito la sua fiducia e di aver distrutto il loro sodalizio musicale e sentimentale. Finisce allora nelle braccia di Virna, una falena che gli volteggia intorno, affascinata dalla sua luce e dal suo buio. Nella sua nuova vita anfibia Alligatore deve tenere insieme mondi opposti, quello sommerso e quello fuori dall’acqua, il vero e il falso delle cose, ciò che è giusto con ciò che è sbagliato. Mette insieme in una specie di banda di pazzi Beniamino Rossini e Max detto La Memoria, un giornalista ambientalista e pacifista. Beniamino è un contrabbandiere dalla mira infallibile, sprecone, consumista, che ama le notti sensuali e una danzatrice del ventre, Sylvie. Max, insieme alla sua donna, Marielita, combatte contro il degrado ambientale, rischiando la propria e l’altrui incolumità per denunciare i balordi che inquinano.

Il regista Daniele Vicari ci racconta come: “Dinanzi ad un fenomeno letterario come L’Alligatore un regista non può porsi soltanto le domande canoniche: come faccio per mettere in scena, per dare una immagine a questa situazione, a questo personaggio, a questa storia? Perché sono domande non sufficienti, che falliscono regolarmente dinanzi alla evocativa e potente atmosfera dei racconti di Carlotto. Ce ne siamo accorti subito con il primo tentativo di scrittura perché l’“intrigo” di questi romanzi è complesso sì ma tutto sommato secondario rispetto a ciò che accade dentro i personaggi, nel loro inconscio. La trama noir o come si dice in Italia “gialla” della saga di Marco Buratti è il veicolo di mille conflitti, contrasti, paure e inibizioni dei protagonisti e dà luogo ad una atmosfera che non dipende dagli stilemi del “genere” sempre funzionali al mistero, al thrilling, alla tensione. Quella che Massimo Carlotto ha individuato è un’atmosfera emozionale che ha sui personaggi più peso dei “fatti”, degli “accadimenti”. Alligatore non canta più forse perché è stato torturato in carcere? Forse perché ha paura della propria voce? Forse perché ha perso le sue battaglie e ora vuole passare inosservato? Forse perché per poter cantare vuole di nuovo amare ed essere amato? Il vero mistero di Alligatore si nasconde dietro queste domande non dietro domande razionali come:«chi è stato?» e «perché lo ha fatto?». Queste domande sono alla base della trama noir, portano avanti la storia, risolvono i casi, ma il caso principale, irrisolvibile è quello dell’Alligatore: cosa pensa davvero Alligatore davanti ad un omicidio? Ad una ingiustizia? Ad un amico che tradisce? Cosa pensa del mondo Alligatore, della politica, del crimine, dell’amore? È da queste domande senza apparente risposta che muove la chiave di lettura che abbiamo voluto dare alla saga con Andrea Cedrola, Laura Paolucci ed Emanuele Scaringi, che ha poi diretto quattro episodi. Non basta l’adesione ad un “genere” per rendere giustizia a queste domande che sono prima di tutto esistenziali e solo in un secondo momento funzionali alla risoluzione di un “caso”. Ecco che le riflessioni sulla messa in scena hanno avuto bisogno di una condivisione ampia tra tutte le componenti della troupe, di una ricerca iconografica, musicale, fotografica.

Partiamo dalla musica, perché nei romanzi svolge un ruolo principe e così nella narrazione filmica: quando Teho Teardo ha tirato fuori la magnifica raccolta di Alessandro Portelli che per anni ha registrato per le strade e nelle case della Lousiana il blues “originario”, quello che emerge dai cuori delle persone che vivono nell’intrigo di canali più filmato del mondo, è come se avesse aperto il vaso di pandora: quelle voci roche e crude, quella musica strimpellata nelle fiere e nei cortili, viene direttamente dall’anima di Alligatore che è un’anima dolente, un’anima scesa a patti con il dolore e solo il blues esprime questa dolenza. Ecco che la Laguna Veneta diventa la nostra Lousiana. La bellezza dei canali che da Comacchio si espandono fin sopra Venezia non poteva non entrare con la sua “musica visiva” nel nostro racconto. Così dai marroni e dai verdi della laguna sono emersi i colori della fotografia di Gherardo Gossi che hanno determinato quelli della scenografia e dei costumi. Abbiamo cercato di “sentire” e “vedere” Alligatore muoversi per quei canali, nel suo ambiente naturale. Con le sorelle Vecchi, conoscitrici del mondo rock & blues che lungo il Po’ si è sviluppato dando vita ad una miriade di locali, di stili musicali, di “costumi” di bottiglie di Whisky e Rum scolate senza remore, abbiamo pensato costumi che mescolassero a quel sottobosco padano il gangster movie degli anni del proibizionismo di Howard Hawks con quello postmoderno di Paul Thomas Anderson.Così con Gherardo Gossi abbiamo messo a punto una fotografia piena di sfumature e colori saturi ispirati allo stesso filone e con Beatrice Scarpato abbiamo cercato e costruito luoghi evocativi, pieni di storia che potessero trasformare il kitsch che ci circonda in immagini iperrealistiche in grado di evocare un mondo che esiste e non esiste. Scelte affiancate da un mix di rock, blues, soul e country che caratterizza la musica di Teardo.

Per i tre protagonisti, l’Alligatore, Rossini, Max la memoria, il lavoro con gli attori è stato caratterizzato dal tentativo di indovinare nei personaggi le loro magagne, i loro buchi neri e la loro indomabile vitalità in ogni situazione. Matteo Martari è veneto nel più profondo di se stesso, è cresciuto immerso in quei paesaggi ed ha pescato nella laguna tutta l’energia e tutto il “marcio” necessari per dare ad Alligatore il vitalismo e al tempo stesso la malinconia con cui Carlotto ha immaginato Marco Buratti. Matteo ha un rapporto complesso con la propria voce, con il suo bellissimo corpo, con la sua immagine pubblica, esattamente come un cantante, ed ha fin da subito messo al servizio del racconto questa complessità. Così Thomas Trabacchi,milanese come il “vero” Rossini, ha scavato nella “mala meneghina” per costruire i tic, le fisse, il linguaggio ela forza di un personaggio che travolge ogni cosa e che sa mescolare il nichilismo tipico dei disillusi di tutte le rivoluzioni con la mitologia di una “malavita etica” che probabilmente è esistita solo nella fantasia popolare. Gianluca Gobbi ha fatto un percorso altrettanto ricco mixando l’utopia del “ricercatore sociale” con la rabbia e la cocciutaggine del combattente che si scontra con i misteri di una terra crocevia di poteri e conflitti. Per le protagoniste, Greta, Virna, Marielita e Sylvie nonostante il racconto in origine picaresco e con protagonisti uomini, abbiamo pensato che queste donne dovessero essere forti, capaci di catalizzare l’attenzione, così con Valeria Solarino, Eleonora Giovanardi, Shalana Santana e Maya Talem abbiamo immaginato mondi e stili di vita tra loro conflittuali e distanti anni luce. Queste attrici hanno messo adisposizione la loro forza e la loro passione diventando le stelle intorno alle quali ruotano le meteore dei maschi sempre occupati in chissà quale battaglia in chissà quale luogo sperduto. Gli antagonisti principali sono Castelli e Pellegrini, interpretati da Fausto Maria Sciarappa e Andrea Gherpelli. Con questi attori abbiamo pensato di lavorare ad un livello di caratterizzazione dei personaggi basato su una infinita varietà di sfaccettature, partendo dai luoghi comuni del “cattivo vincente” per sfociare poi nel “debole perdente”.Così i ruoli dei poliziotti. Il poliziotto corrotto, Marangoni, interpretato da Renato Marchetti, è luciferino, spaventevole, infìdo. Il poliziotto onesto ma ferito, Campagna, è Gerardo Mastrodomenico, caldo e potente, determinato e fragile. Anche questi personaggi hanno alla base contraddizioni e conflitti che poi emergono piano piano nello svolgimento del racconto.

La ricerca iconografica, musicale, cinematografica de l’Alligatore è basata sullo studio e sull’amore per un filone letterario e cinematografico sfaccettato e complesso che sfugge alle definizioni: l’hard boiled. Abbiamo contaminato il racconto di Carlotto con suggestioni provenienti dal cinema di genere italiano degli anni sessanta-settanta con un occhio alla serialità di massa, così l’immaginario (irraggiungibile) de Gli intoccabili di Mamet/De Palma si è mescolato nelle nostre intenzioni con l’ironia e il sentimento d’amicizia della serie Starsky & Hutch, come il sapore cinico e divertito di film straordinari come PulpFiction e Bad Lieutenant si è mescolato con il Bava di Blastfighter, senza alcuna pretesa di emulazione di questi grandi maestri, soltanto un gioco consapevolmente leggero di suggestioni volto a restituire la massima vitalità possibile al racconto di quella Louisiana “triste” che è il luogo elettivo dove esistono, combattono, soffrono, amano i nostri personaggi” ha concluso Daniele Vicari.

 




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *