Matteo Zuppi – Il direttore de La Croce quotidiano, Mario Adinolfi ha incontrato il cardinale Matteo Zuppi con il quale si è confrontato ed al quale ha posto alcune domande inerenti l’attualità e non solo…..
È stato ordinato presbitero per la diocesi di Palestrina il 9 maggio 1981 ed incardinato nella diocesi di Roma il 15 novembre 1988 dal Cardinale Ugo Poletti. Nel 2006 è stato insignito del titolo di Cappellano di Sua Santità.
Ha svolto i seguenti incarichi: Rettore della chiesa di Santa Croce alla Lungara dal 1983 al 2012; membro del Consiglio presbiterale dal 1995 al 2012; vice parroco di Santa Maria in Trastevere dal 1981 al 2000; dal 2000 al 2010 ne è divenuto parroco. Dal 2005 al 2010 è stato Prefetto della III Prefettura di Roma; dal 2000 al 2012 Assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant’Egidio. Dal centro di Roma fu poi trasferito nel 2012 nella immensa periferia romana, a Torre Angela nella parrocchia dei Santi Simone Giuda Taddeo, una delle parrocchie più popolose della diocesi del Papa. Dal 2011 al 2012 inoltre è stato anche Prefetto della XVII Prefettura di Roma. È anche autore di alcune pubblicazioni di carattere pastorale.
Nominato Vescovo titolare di Villanova e Ausiliare di Roma il 31 gennaio 2012, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 14 aprile dello stesso anno. Il 27 ottobre 2015 è stato nominato da papa Francesco nuovo arcivescovo di Bologna; il solenne ingresso è avvenuto il 12 dicembre 2015.
Il 5 ottobre 2019 nella basilica di San Pietro in Vaticano è stato creato cardinale presbitero del titolo di Sant’Egidio in Trastevere da Papa Francesco.
Il primo argomento toccato è stata la “vicinanza ai penultimi” ed il pensiero del cardinale Zuppi sulle difficoltà di tante gente causata dall’emergenza coronavirus e del non rispetto dell’articolo 31 della Costituzione repubblicana italiana.
L’alto prelato ha dichiarato di avvertire le difficoltà di queste persone e l’insufficienza dei provvedimenti presi ed ha commentato. “E’ determinante la cultura del dialogo (alcuni dialoghi sono dei monologhi) specialmente in un momento in cui viviamo una situazione oggettivamente diversa. Dobbiamo saper trarre da questo delle vere lezioni perché un segno di tempi come questo non va sciupato, dobbiamo fare tesoro del grido degli “ultimi” e dei “penultimi. Ascoltare Dio ci aiuta a capire quello che sta accadendo. Dobbiamo cambiare ma non abbassare la guardia, ora accettiamo la fase 2 (anche se posso avere delle perplessità)”.
Quindi Don Matteo ha ricordato al figura di Don Orione morto nel 1940 vivendo la povertà dell’Italia di allora vivendo sempre vicino agli ultimi .
Commentando l’articolo 31 della Costituzione ha aggiunto: “si tratta di un articolo importantissimo, di oltre 70 anni fa ed è la base della nostra casa comune. Non è certamente esautorato anche se la famiglia indubbiamente è molto cambiata rispetto a quella in cui i padri costituenti vivevano e che avevano in mente. Credo che anche su l’argomento famiglia i padri costituenti abbiano saputo guardare lontano infatti il dettato costituzionale è ancora fondamentale (per la nostra società).. Certo le interpretazioni a volte divengono più importanti del testo stesso m noi dobbiamo ripartire dal testo e dalla sua chiarezza.
La domanda da porsi – ha aggiunto il cardinale – è perché non la mettiamo in pratica?
L’uomo nel benessere è un animale che non capisce dice il salmo e questo dobbiamo tenerlo bene a mente. Nel malessere capiamo? Quantomeno ci confrontiamo con i problemi concreti, nel benessere non pensiamo più che ci siano i problemi veri e pensiamo di poter vivere come se non ci fossero oppure di inventarcene altri.
Come direbbe Papa Francesco: “continuiamo a pensare di essere sani in un mondo malato”. Ebbene abbiamo scoperto che possiamo essere malati tutti e questa consapevolezza deve portare a delle scelte. Dobbiamo dare il tempo di valutare chi di dovere come agire ma poi è necessario scegliere ed agire intervenendo di conseguenza.
Il grido non si può perdere nel vento per poi ricominciare come se nulla fosse avvenuto perché sarebbe un tradimento di quella sofferenza e questa sarebbe la vera stoltezza”.
Quindi il cardinale ha aggiunto: “C’è un importante nesso tra “gli ultimi” ed “i penultimi” che li unisce tantissimo, gli anziani. Questo virus ha colpito soprattutto gli anziani e le loro famiglie che hanno dovuto arginare la pandemia. Gli anziani, a volte, sono divenuti gli ultimi perché la famiglia non ce la fa e senza aiuti concreti l’anziano viene istituzionalizzato (nonostante probabilmente sia economicamente più utile tenerlo in casa)”.
La famiglia va dunque aiutata ed agevolata in tutti i modi possibili.
Mario Adinolfi ha poi chiesto un pensiero al cardinale Zuppi sul futuro delle scuola cattoliche partendo dall’Emilia Romagna (dove il cardinale attualmente opera) per arrivare poi ad un discorso più generale. La situazione è così delicata che oggi e domani ci saranno i primi “storici” scioperi.
“In Romagna la situazione è la medesima, forse anche più critica perché le scuole legate alle parrocchie sono molte di più che, ad esempio, a Roma. Cambia la famiglia, muta la società ma questo tipo di scuole è importante e spesso riescono a sopravvivere con gli aiuti delle parrocchie. Ora però viviamo una doppia contingenza perché anche le parrocchie sono in difficoltà, dopo due mesi che non hai nessun tipo di introito, non ci sono raccolte, benedizioni, sagre e sorgono problemi legati alla liquidità con gravi difficoltà anche nel dover pagare il personale docente e non docente. In questo caso anche i “terz’ultimi” rischiano di finire in zona retrocessione. Sono state fatte richieste di prestiti: ma dopo le rituali promesse ora bisogna attendere che i fondi arrivino prima che sia troppo tardi”.
Quanto ai retaggi ideologici il cardinale li ritiene obsoleti. Gesù è molto chiaro ma non è ideologico.
E’ un grande ruolo quello delle scuole paritarie. Molte di queste scuole hanno anche il compito di grande rilievo dell’accoglienza dei disabili molto importante per aiutare le famiglie.
Forse lo sciopero verrà cancellato perché potrebbe esserci qualche soluzione in arrivo nell’interesse della casa comune al di là delle ideologie.
Per concludere un pensiero dell’uomo Matteo Zuppi sulla riapertura delle Messe in concomitanza del giorno che ricorda i 100 anni dalla nascita di Giovanni Paolo II (lunedì 18 Maggio) il Papa che ha insegnato la capacità di essere in battaglia senza essere ideologici e senza avere paura.
“Per non essere ideologici bisogna avere tanti valori. I valori sanno entrare nella realtà senza perdersi o camuffarsi, o vedere le convenienze ma diviene decisivo l’incontro con l’altro facendo emergere la verità e per stare bene in terra bisogna guardare in alto ed allora non si va a sbattere.
Come non ricordare le vittime del terrorismo esempio di come l’ideologia possa essere così folle da uccidere gli inermi.
San Giovanni Paolo il grande mi fa sempre riflettere. Ho sempre pensato che i santi fossero di altre generazione, io invece sono cresciuto con tanti santi, “i santi della porta accanto” a partire dai miei genitori. Siamo cresciuti con San Giovanni Paolo II senza farne troppo tesoro: i santi trasmettono regali che non abbiamo scartato. Lui continua a ripeterci l’affermazione dell’inizio del suo pontificato, continua a dirci di non aver paura di andare incontro al Vangelo, di andare per strada senza timore, camminando con quella passione profetica che lo portò in Sicilia a gridare a gran voce contro la violenza e l’omertà “Verrà il giudizio di Dio” rivolgendosi ai mafiosi (che in quei giorni assassinarono Falcone, Borsellino ed i ragazzi della scorta). Papa Wojtyla andò da subito verso la gente. La paure sembrano convincenti ci spingono a chiuderci ma a non dobbiamo aver paura di vivere il Vangelo e la gioia che esso porta. La spinta affettuosa, forte e convincente di fidarci di Dio ch lui ci ha sempre evidenziato” e del quale dobbiamo sempre ringraziarlo.