SANTA BARBARA TRA STORIA E LEGGENDA

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Santa Barbara – Santa Barbara non è solo una storia di fede. È un dramma familiare che diviene il simbolo di uno scontro culturale i cui esiti sono destinati a cambiare per sempre il volto dell’Occidente. La testimonianza di Santa Barbara segna il passaggio di consegne dal mondo pagano a quello cristiano. La forza di una giovane donna rivela l’impotenza di un Impero.
Santa Barbara è protettrice di pompieri, artificieri e marinai perchè, secondo la tradizione, morì martire nel 306 d.C. dopo essere stata rinchiusa in una torre dal padre che non volevva si consacrasse a Dio. È anche invocata contro saette ed esplosioni.


Santa Barbara nasce nel terzo secolo dopo Cristo in Asia Minore, nell’attuale Turchia, nel porto di Izmit, chiamata a quei tempi Nicomedia. Trasferitasi a Scandriglia, località attualmente in provincia di Rieti, Barbara viene – secondo la leggenda – rinchiusa dal padre Dioscuro, pagano, in una torre, al fine di tenerla al sicuro dai suoi corteggiatori. Per impedirle di usare le terme pubbliche, inoltre, Dioscuro ordina la costruzione di terme private per la figlia. Barbara, osservando che il progetto presenta solamente due finestre, invita chi si sta occupando della costruzione delle terme ad aggiungere un terzo vano, così da rievocare il concetto di Trinità. Nel momento in cui si accorge del cambiamento della costruzione, Dioscuro comprende che la figlia è diventata cristiana.
Barbara si era avvicinata al cristianesimo qualche tempo prima, quando sua madre – che a sua volta aveva segretamente abbracciato il credo cristiano – le aveva svelato la sua reale confessione religiosa. Barbara, così, dopo aver ascoltato diverse preghiere, aveva deciso di diventare cristiana, percependo il richiamo di Gesù all’interno del proprio cuore, e coinvolgendo anche la sua amica Giuliana nella conversione.


Il padre di Barbara, scoperto il credo della figlia, la denuncia alla magistratura romana, che la condanna alla decapitazione: sono i tempi in cui la persecuzione dei cristiani è ancora attiva e ben radicata nel modo di pensare romano. Il magistrato che emette la sentenza, inoltre, ordina che la decapitazione avvenga dopo due giorni di torture feroci, e venga eseguita direttamente dal padre.
Le torture iniziali prevedono la flagellazione realizzata con delle verghe, che tuttavia – stando al racconto leggendario – si trasformano in piume di pavone (proprio per questo motivo, la santa nell’iconografia verrà spesso rappresentata mentre in mano tiene delle piume lunghe); dopodiché, la ragazza viene torturata con il fuoco. Infine, si procede all’uccisione, con il taglio prima delle mammelle e poi della testa. E’ il 4 dicembre 306 dopo Cristo.
Dioscuro, dopo aver effettuato l’esecuzione, viene colpito da un fulmine, che lo uccide: è il segno che Dio l’ha punito per il suo gesto. Insieme con Barbara, viene uccisa anche l’amica Giuliana, vittima dello stesso martirio.


Esistono molte redazioni in greco e traduzioni latine della passio di Barbara; si tratta, però, di narrazioni leggendarie, il cui valore storico è molto scarso, anche perché vi si riscontrano non poche divergenze. In alcune passiones, infatti, il suo martirio è posto sotto l’impero di Massimino il Trace (235 – 38) o di Massimiano (286 – 305), in altre, invece, sotto quello di Massimino Daia (308 –13).
Né maggiore concordanza esiste sul luogo di origine, poiché si parla di Antiochia, di Nicomedia e, infine, di una località denominata “Heliopolis”, distante 12 miglia da Euchaita, città della Paflagonia. Nelle traduzioni latine, la questione si complica maggiormente, perché per alcune di esse Barbara sarebbe vissuta nella Toscana, e, infatti, nel Martirologio di Adone si legge: “In Tuscia natale sanctae Barbarae virginis et martyris sub Maximiano imperatore”.
Ci troviamo dunque, di fronte al caso di una martire il cui culto fino all’antichità fu assai diffuso, tanto in Oriente quanto in Occidente; invece, per quanto riguarda le notizie biografiche, si possiedono scarsissimi elementi: il nome, l’origine orientale, con ogni verisimiglianza l’Egitto, e il martirio. La leggenda, poi, ha arricchito con particolari fantastici, la vita della martire: si tratta di particolari che hanno avuto un influsso sia sul culto come sull’iconografia.
Il padre di Barbara, Dioscuro, fece costruire una torre per rinchiudervi la bellissima figlia richiesta in sposa da moltissimi pretendenti. Ella, però, non aveva intenzione di sposarsi, ma di consacrarsi a Dio.
Prima di entrare nella torre, non essendo ancora battezzata e volendo ricevere il sacramento della rigenerazione, si recò in una piscina d’acqua vicino alla torre e vi si immerse tre volte dicendo: “Battezzasi Barbara nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
Per ordine del padre, la torre avrebbe dovuto avere due finestre, ma Barbara ne volle tre in onore della Santissima Trinità. Il padre, pagano, venuto a conoscenza della professione cristiana della figlia, decise di ucciderla, ma ella, passando miracolosamente fra le pareti della torre, riuscì a fuggire. Nuovamente catturata, il padre la condusse davanti al magistrato, affinché fosse tormentata e uccisa crudelmente.
Il prefetto Marciano cercò di convincere Barbara a recedere dal suo proposito; poi, visti inutili i tentativi, ordinò di tormentarla avvolgendole tutto il corpo in panni rozzi e ruvidi, tanto da farla sanguinare in ogni parte.
Durante la notte, Barbara ebbe una visione e fu completamente risanata. Il giorno seguente il prefetto la sottomise a nuove e più crudeli torture: sulle sue carni nuovamente dilaniate fece porre piastre di ferro rovente. Una certa Giuliana, presente al supplizio, avendo manifestato sentimenti cristiani, venne associata al martirio: le fiamme, accese ai loro fianchi per tormentarle, si spensero quasi subito. Barbara, portata ignuda per la città, ritornò miracolosamente vestita e sana, nonostante l’ordine di flagellazione. Finalmente, il prefetto la condannò al taglio della testa; fu il padre stesso che eseguì la sentenza.
Subito dopo un fuoco discese dal cielo e bruciò completamente il crudele padre, di cui non rimasero nemmeno le ceneri.


Santa Barbara diventa, quindi, martire e santa, venerata sia dalla Chiesa ortodossa che dalla Chiesa cattolica. I dati certi a proposito della sua vita, in realtà, sono molto pochi, e la sua figura è diventata leggendaria soprattutto per merito della cosiddetta “Legenda Aurea”.
A proposito del luogo in cui è avvenuto il martirio ed è stato deposto il corpo, sono molte le tradizioni che ne parlano, spesso in maniera discordante. Secondo una di esse, per esempio, il martirio sarebbe avvenuto a Scandriglia, mentre il corpo sarebbe stato spostato nel X secolo a Rieti per metterlo al riparo dalle scorrerie dei Saraceni. Per questo motivi Barbara sarebbe stata nominata patrona della città (e infatti le è stata dedicata una cattedrale).

Secondo un’altra leggenda, invece, il martirio avrebbe avuto luogo in Egitto, mentre le reliquie sarebbero state trasferite addirittura a Costantinopoli: da lì, poi, i veneziani le avrebbero portate nella loro città alla fine del X secolo, e quindi spostate prima a Torcello e poi a Murano, con i resti della Santa che attualmente riposerebbero a Burano.
Ritenuta protettrice contro le morti violente e improvvise e i fulmini, Barbara viene festeggiata il 4 dicembre, giorno in cui è avvenuto il martirio: gli esplosivi e i luoghi in cui sono conservati vengono chiamati “santabarbara” per ricordarla.
Per questo viene invocata contro la morte improvvisa per fuoco, contro i fulmini e le esplosioni. Esplosivi e armi vengono tenuti in depositi che si chiamano, non a caso, “santabarbara”. È la patrona di artificieri, Vigili del fuoco (la cui preghiera recita La nostra vita è il fuoco, la nostra fede è Dio per Santa Barbara Martire!), minatori, marinai, artiglieri, architetti, ingegneri ambientali, muratori, campanari, ombrellai. Per festeggiarla c’è chi spara a salve in aria e chi visita le caserme dei Vigili del fuoco.

l culto di Santa Barbara, particolarmente sentito in molte località del Lazio, tra cui Rieti, Norma, Scandriglia e Nettuno, di cui la Santa è anche patrona, deve la sua diffusione soprattutto alla cosiddetta Legenda Aurea.
Secondo il racconto agiografico racchiuso nella Legenda Aurea (è giusto aggiungere), Barbara, vissuta nel terzo secolo d.C. sarebbe stata rinchiusa in una torre dal padre, pagano, per essere tenuta lontana dai numerosi corteggiatori. Per lo stesso motivo Dioscuro avrebbe ordinato la costruzione di terme private per la figlia, che però avrebbe provato a modificare il progetto originario, facendo aggiungere una terza finestra alla costruzione, come richiamo simbolico alla Trinità. Svelata così la sua fede cristiana, Barbara sarebbe andata incontro al martirio.
Sebbene la Legenda Aurea indichi Nicomedia come luogo del suo martirio, le spoglie di Santa Barbara sono conservate nella Cattedrale di Rieti, dove vennero trasferite nel X secolo per sfuggire alle razzie dei saraceni. Flagellata con le verghe, trasformatesi secondo la tradizione in piume di pavone, e torturata con il fuoco e con il taglio delle mammelle prima di essere decapitata, oggi Santa Barbara è venerata come la protettrice dai fulmini e dalle morti violente ed improvvise. Viene spesso invocata, infatti, da minatori, vigili del fuoco e militari.

Alla Santa dedicata la caserma “Santa Barbara” dell’esercito italiano, situata ad Anzio e attualmente sede della Brigata RISTA – EW. La Caserma della scuola di artiglieria contraerei di Sabaudia (LT), La Caserma sede dell’Artiglieria a Cavallo (Voloire) sita a Milano. Come protettrice dei Marinai della Marina Militare, un’immagine della Santa viene sempre posta nei depositi munizioni delle Unità Navali e delle caserme.

Il 4 dicembre a bordo delle Unità Navali della Marina Militare, secondo la tradizione, si dona un fascio di rose rosse al 1º Direttore del Tiro di bordo. È tra le Sante più venerate al mondo, specie in sud America, Asia, Europa e Stati Uniti.

L’iconografia di Santa Barbara si è diversificata nei secoli, influenzata anche dalle tradizioni culturali legati ai popoli che tuttora la venerano come protettrice “di coloro che si trovano in pericolo di morte improvvisa” in quanto rappresenta la serenità del sacrificio di fronte al pericolo senza possibilità di evitarlo.
Nelle raffigurazioni più antiche è rappresentata con un pavone. Secondo alcuni si vuol fare riferimento alle penne dell’animale in cui si trasformarono, secondo la leggenda, le verghe con cui la vergine venne torturata; secondo si tratterebbe dell’araba fenice, capace di rinascere dalle proprie ceneri, a testimonianza anche della provenienza orientale di Barbara. In altre raffigurazioni la Santa compare associata ad una torre, alle sue spalle o, in miniatura, fra le sue mani, in ricordo della torre nella quale fu rinchiusa dal padre, che simboleggia la tendenza al Divino sin dai tempi della biblica torre di Babele. La Santa è stata inoltre raffigurata anche con la pisside, il calice che contiene le ostie benedette, per testimoniare quel potere concessole di impartire il sacramento a coloro che vengono colpiti dalla morte improvvisa.

Nel 1954 Papa Pio XII dichiarò “… Santa Barbara di Nicomedia Vergine e Martire Principale Patrona presso Dio di Militari Italiani siano Artiglieri o Marinai o Genieri o Vigili del Fuoco con tutti e singoli privilegi e gli onori propri dei principali Patroni Celesti”.

 




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