SERGEJ PAVLOVIČ KOROLËV il progettista capo

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Korolëv –  Il 14 gennaio 1966 muore a Mosca, per problemi insorti durante un’operazione chirurgica, l’ingegnere ucraino Sergej Pavlovič Korolëv, padre e artefice del programma spaziale sovietico. Conosciuto fino ad allora semplicemente come Glavniij Konstruktor (Progettista Capo) o come il N. 20, il nome, la vita e il lavoro di Sergej Korolëv furono coperti dal più stretto segreto fino alla sua prematura morte a 59 anni. Il suo contributo alla storia umana delle attività spaziali fu immenso, probabilmente – parere personale – anche maggiore del contributo dato dal conosciutissimo Wernher von Braun, l’artefice del successo americano dello sbarco sulla Luna.

Basta elencare i suoi successi per rendersi immediatamente conto di ciò. Supervisionò e diresse i primi e più importanti progetti di esplorazioni spaziali sovietici, tra cui di particolare rilievo: la progettazione e il lanciò del primo razzo sovietico a propellente liquido (1933); la progettazione e il successivo lancio (21 agosto 1957) del razzo R-7 “Semërka”, primo missile balistico intercontinentale (Icbm) mai costruito; il primo satellite artificiale della storia (4 ottobre 1957: Sputnik 1); i primi esperimenti con animali (3 novembre 1957, Sputnik 2 con a bordo la cagnolina Laika); le prime missioni umane nello spazio (programma Vostok), tra i quali il primo e secondo cosmonauta (Jurij Alekseevic Gagarin e German Stepanovič Titov, 12 aprile 1961 e 6 agosto 1961 rispettivamente) e la prima cosmonauta (Valentina Vladimirovna Tereshkova, 16 giugno 1963); le prime missioni spaziali con a bordo più di un astronauta (programma Voschod); la prima attività extra-veicolare: a bordo della missione Voschod 2, il cosmonauta sovietico Aleksej Archipovič Leonov effettuò la prima attività extraveicolare lasciando la capsula spaziale e rimanendo all’esterno per circa 12 minuti (18 marzo 1965).

Se ciò non fosse sufficiente per inquadrare e far capire la portata dei suoi contributi al progresso in campo spaziale, possiamo aggiungere alcuni dei primi programmi lunari sovietici, che per lui, come per von Braum, erano un test delle tecnologie da usare per raggiungere il suo vero sogno: Marte. Tra quelli di maggior rilievo, anzitutto la missione Luna 2, che raggiunse e impattò la Luna (13 settembre 1959), diventando il primo oggetto a raggiungere il nostro satellite (la missione Luna 1, lanciata il 2 gennaio 1959 ebbe successo ma mancò l’obiettivo lunare, diventando tuttavia il primo oggetto costruito dall’uomo a raggiungere la velocità di fuga dalla Terra e il primo satellite artificiale del Sole…). Poi la missione Luna 3 che, per la prima volta, riuscì a scattare (7 ottobre 1959) e mandare a Terra una serie di fotografie del lato opposto della Luna, quello a noi precluso, di fatto aprendo la strada alla planetologia spaziale. O ancora la missione Luna 9 che effettuò il primo atterraggio “morbido” sulla Luna (3 febbraio 1966) – impresa che, purtroppo, a causa della sua morte prematura, Sergej Korolëv non riuscì a vedere attuata.

Sergej Pavlovič Korolëv in una foto del 1961 con il primo gruppo di cosmonauti sovietici. Si riconoscono Jurii Gagarin (il primo seduto sulla destra di Korolëv) e German Stepanovič Titov (il primo in piedi dietro Korolëv sul suo lato sinistro)

Per finire, ma non per ordine di importanza, progettò sia il vettore Sojuz che la capsula Sojuz.  Appare particolarmente importante sottolineare il fatto che la capsula spaziale Sojuz sia essenzialmente la stessa ancora in uso, come “taxi”, per la Stazione spaziale internazionale: la sua affidabilità rappresenta un successo progettuale e realizzativo senza precedenti essendo stata progettata più di 50 anni fa.

Ciascuno dei successi riportati sopra sarebbe, da solo, fonte di soddisfazione, vanto ed appagamento di una singola carriera scientifico-professionale. Sergej Korolëv li portò a termine tutti (e molti altri qui non riportati, come il suo contributo fondamentale alle missioni sovietiche al pianeta Venere): un Gigante che andrebbe annoverato tra le persone chiave del ventesimo secolo.

Nonostante tutti questi successi Sergej Korolëv non ottenne mai riconoscimenti pubblici in quanto, per motivi di sicurezza, la sua identità venne tenuta segreta fino alla sua morte. Fu addirittura arrestato nel 1938, durante le purghe staliniane, con la falsa accusa di essere un controrivoluzionario e venne rilasciato dopo 6 anni, avendo passato i primi 6 mesi nel campo di Kolyma (Siberia orientale) lavorando come minatore. Stridente il confronto con gli Stati Uniti: nello stesso anno, Robert H. Goddard, il riconosciuto padre della missilistica americana, riceveva da parte di Harry F. Guggenheim ulteriori finanziamenti per supportare le sue attività di ricerca e sviluppo. Sembra che gli fu perfino preclusa la possibilità di concorrere per il Premio Nobel: per ben due volte, dopo il lancio dello Sputnik 1, la commissione per l’assegnazione del premio chiese all’Urss chi ne fosse l’artefice, ottenendo da Krusciov la risposta: “Non possiamo indicare una singola persona, è l’intero popolo che sta costruendo la nuova tecnologia”. Nonostante ciò la sua fede all’Unione Sovietica non cessò mai. Al funerale di stato dove i più, per la prima volta, seppero chi era e che faccia aveva l’uomo che aveva portato l’Unione Sovietica nello Spazio, tutti i vertici del paese marciarono uniti e compunti dietro al suo feretro.

La sua storia conosciuta, i suoi primi studi, la sua situazione familiari, sono importanti per comprendere la sua carriera di scienziato.
Figlio di un matrimonio ricco di dissidi, si trasferì presto con la madre a Odessa, dove studiò da falegname…
La sua inarrestabile fantasia, lo portò ben presto ad approcciare sogni molto più alti; si iscrisse alla Società di aviazione e navigazione di Ucraina e Crimea, dove ottenne la licenza di pilota.
La sua passione, lo portò a fondare la GIRD, con Friedrikh Tsander ed altri soci; fu questa, la prima vera società in Unione Sovietica, a lavorare alla progettazione dei jet a propulsione.

Diventa capo designer del gruppo, ma purtroppo è l’inizio di un periodo digrossi guai superabili soltanto con tanto coraggio e passione.
Senza un minimo sentore di quanto stesse per accadergli, Korolev viene arrestato dalla polizia segreta, accusato di sovversione e gettato nei gulag di Stalin in Siberia.
Picchiato, torturato, ferito gravemente da un ginocchio e privato di tutti i denti, il suo cuore inizia a fare i capricci.
Riesce comunque a supearare acciacchi e malanni ed ottine di essere trasferito in un campo di prigionia meno brutale, gli viene anche permesso di svolgere attività di ricerca nella missilistica. per servire la dittatura comunista.
Viene riabilitato nel 1944 e quindi rilasciato anche se, riceverà il pieno perdono (non è comprensibile capire perdono per cosa!), solo con l’avvio della destalinizzazione..
Una volta liberato, diventa ben presto figura di punta del settore missilistico sovietico.

Inizia a lavorare al programma spaziale sovietico, con la costruzione di una copia esatta del missile tedesco V2, rinominato dai sovietici, R-1.
In seguito, progettò il missile R-7, il primo ICBM, progettato per sganciare una bomba nucleare su lunghe distanze…
Korolëv, supervisionò i primi clamorosi successi sovietici, nella corsa allo spazio, come il primo satellite terrestre, lo Sputnik 1, la cui trasmissione radio dall’orbita terrestre, manda sotto shock l’America !
Programma con successo sonde lunari senza equipaggio e dimostra, che gli animali possono sopravvivere ai rigori del volo spaziale, il più famoso, fu quello di Laika.
C’è sempre il suo nome, legato al primo uomo nello spazio, Jurij Gagarin, ma anche la prima donna, Valentina Tereskova; e c’è sempre lui, dietro la prima EVA.
Korolëv, sposta il suo obbiettivo sulla luna, ma la sua vita, si interrompe, troppo presto.
Dal 1961, le sue condizioni di salute peggiorano, il suo fisico provato dalla lunga prigionia e dalle violenze subite dagli uomini di Stalin si fanno sentire.
Muore, nel gennaio del 1966; proprio mentre prende corpo, il progetto americano, con il livello massimo di investimenti, sulla Nasa e sul progetto Apollo…


Senza di lui, il programma spaziale sovietico, annaspa e declina; tutti i progetti per la luna, vengono progressivamente abbandonati.
Soprattutto non va, il gigantesco N1, da lui progettato e grande quasi come il Saturn V; i test, senza lui in vita, e senza soprattutto dei buoni livelli di comunicazione e collaborazione tra scienziati, sono un brutto insuccesso, e segnano una battuta di arresto per i sovietici…
Se fosse vissuto più a lungo, sicuramente la storia dell’esplorazione spaziale, sarebbe stata diversa e, forse, la sfida tra i due colossi dello spazio, ci avrebbe potuto regalare altre sorprese ed evoluzioni…
Forse, sia gli USA che l’URSS, sarebbero scesi sulla luna; non si dimentichi che, dopo Apollo 8, gli americani misero il turbo, al programma Apollo, proprio per evitare che l’URSS potesse supearrli nell’impresa.
Non potevano sapere che, questo grandissimo ingegnere, il cui nome era ignoto a quei tempi, fosse morto.
Se fosse vissuto più a lungo, forse, anche i sogni di Wernher von Braun, su Marte, non sarebbero stati riposti nel cassetto, con la velocità con la quale, si chiuse il programma Apollo, nel 1972.
Korolëv, morì nel 1966 e qualcosa, si ruppe, in quella folle corsa allo spazio e verso nuove scoperte che il grande scienziato russo avrebbe potuto agevolare. Ma con i “se” la storia non si fa ma certo Stalin e la sua repressione furono la causa principale della sconfitta dell’URSS nella corsa verso la Luna.




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