Corte Costituzionale – Inammissibile referendum sulla cannabis, via libera a 5 quesiti sulla giustizia

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Corte Costituzionale – Dopo quello sull’eutanasia, la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum sulla depenalizzazione della coltivazione della cannabis. Per quanto riguarda il pacchetto giustizia, stop a quello sulla responsabilità diretta dei magistrati. Si terrà invece quello che ha l’obiettivo di riconoscere nei consigli giudiziari il diritto di voto degli avvocati sulle valutazioni di professionalità dei magistrati.

Quest’ultimo referendum si aggiunge così ai primi 4 che poche ore prima sono stati dichiarati ammissibili dalla Corte (abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità previste dalla legge Severino, limitazione delle misure cautelari, separazione delle carriere dei magistrati ed eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm). Nei prossimi giorni è previsto il deposito delle sentenze.

Si voterà in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. La consultazione verrà indetta con decreto del Presidente della Repubblica dopo la decisione sulla data del Consiglio dei ministri. Tuttavia, se prima del giorno in cui è previsto lo svolgimento del referendum il Parlamento abroga le norme oggetto della consultazione, l’Ufficio centrale per il referendum dichiara che le operazioni relative non hanno più corso. Inoltre il referendum viene sospeso e si svolge l’anno successivo in caso di scioglimento anticipato delle Camere. Per essere ritenuti validi, i referendum dovranno raggiungere il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto.

Cinque i quesiti approvati

Primo quesito: legge Severino

Il quesito propone di abolire l’intero Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità, uno dei decreti attuativi della legge, è la richiesta di Lega e Radicali. Il che significa eliminare le norme che impediscono la partecipazione alle competizioni elettorali per il Parlamento europeo e italiano e alle elezioni regionali, provinciali e comunali di chi sia stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati. E soprattutto l’articolo 11, che prevede per gli amministratori locali la sospensione, dopo la condanna di primo grado per alcuni reati.

Secondo quesito: custodia cautelare

Cancellando una parte dell’articolo 274 del codice penale, si vuole ridurre l’ambito dei reati per i quali è consentita l’applicazione delle misure cautelari e in particolare della carcerazione preventiva: via il finanziamento illecito ai partiti e via i reati puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni, a meno che non ricorra il pericolo di fuga dell’indagato o di inquinamento delle prove.

Terzo quesito: separazione delle carriere

Non permettere più il cambio di funzioni tra giudici e pm e viceversa nella carriera di un magistrato è lo scopo del referendum. Oggi sono possibili 4 passaggi, che diverranno due con la riforma.

Quarto quesito: elezione dei componenti del Csm

Il quesito propone di cancellare la norma che stabilisce che ogni candidatura va sostenuta dalle firme di almeno 25 presentatori. L’obiettivo è arrivare a candidature individuali libere, già previste nella riforma Cartabia.

Quinto quesito: consigli giudiziari

Consentire il voto degli avvocati che siedono nei Consigli giudiziari anche sulle valutazioni di professionalità dei magistrati, è lo scopo dei referendari. Lo prevede già la riforma della ministra Cartabia, ma solo se il Consiglio dell’Ordine abbia segnalato comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare




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