Il DEPUTATO: quello che nessuno vi racconta sul suo lavoro e soprattutto sulla sua vita

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Ho lavorato alla Camera per dodici anni e ho visto da vicino i modi con cui uno “fa il deputato”.

In questi giorni c’è la corsa alle candidature e vedo amici firmare le accettazioni. A chi si mette a disposizione del Paese e dell’Idea e non ha mai fatto quell’esperienza vorrei dire quello che io ne ho capito. Le persone sono diverse, ma i modi di essere parlamentare sono pochi. Puoi farti «i cazzi tuoi», come ha detto un senatore, e puoi essere al servizio del partito e del Paese.

In questo secondo caso consegni il tuo tempo e la tua persona a un sistema che non calcola la tua salute, la tua famiglia, il tuo lavoro. Questo era un problema nelle passate legislature, per il parlamentare non c’era domenica, non c’era sabato. In questa legislatura sarà anche peggio. Se si vota ci devi stare. Se si vota in commissione ci devi stare. Se non si vota nella tua commissione c’è qualche collega da sostituire, ci devi stare. Ti servono i pattini per correre da un posto all’altro. Certe volte sarai così stanco che ti butterai a dormire nei peggio posti, non per pigrizia, perché sarai sfatto dall’impegno. Passerai la stragrande maggioranza del tempo a sentir parlare di cose che non ti interessano e a votare come ti dice il capo gruppo, accanto a persone che non ti piacciono. Ti verranno fatte proposte contrarie al tuo interesse, alla tua morale o dignità. Vivi in treno, in aereo o in macchina. Alcuni riesco a organizzarsi, altri no. I segni si vedono a fine legislatura: lo stress si magna la gente. Molti non ce la fanno. Tornano a casa dopo una legislatura che gli è esploso il giro vita, la pressione, la professione e il matrimonio.

A paese, tolte le persone care e intelligenti, i conoscenti si divideranno in due categorie. La prima è di chi ti disprezza perché pensa che qualcosa hai rubato, o hai aiutato altri a rubare o non hai impedito che si rubasse. La seconda è di chi ti disprezza perché avevi la possibilità di rubare e non l’hai fatto, e comunque non abbastanza.
La massa dei cittadini ti addita come causa dei suoi mali, ti accusa di non lavorare abbastanza, di dire cose sbagliate, di servire un capo che è un putribondo figuro, di non rispondere alle email, ai messaggi su fb, alle suppliche consegnate a mano.

Fare il parlamentare porta 15 pali al mese che non ti ripagano. I soldi non ripagano il sacrificio – e poi molti li devi dare al partito. Una volta che non hai visto i tuoi figli crescere e la tua vita professionale è devastata da un lustro di assenza (e i colleghi ti faranno pagare sette volte sette la nomina) con quel gruzzoletto ci fai poco. Ti sei comprato una casa, hai vissuto serate da leone – e allora? Anche se ti fai «i cazzi tuoi» il prezzo e il rischio sono altissimi.

Si paga un prezzo che il denaro, gli onori, la faccetta sull’annuario non ti restituiscono.

Se lo vai fare questo sacrificio, non ci sono «cazzi tuoi», coca, mignotte, mazzette, statue, cori, pubblicazioni, medaglie, case, conti in banca sufficienti; sei ripagato solo da una cosa: se in cuor tuo sai di aver servito senza risparmio il Paese e l’Idea.

(Marco Lombardi)




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