Politica. I leader ed il post voto – Mario Adinolfi: TENACIA DIMOSTREREMO

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Puntuali ed attese sono giunte le parole del leader del Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi  a 24 ore dal risultato elettorale.  Da attenti osservatori noi possiamo segnalarvi come il Popolo della famiglia abbia iniziato la sua avventura con molto entusiasmo ma con poca pubblicità,  come abbia pagato l’avversità di lobby e media, come abbia perso qualche voto decidendo di puntare (giustamente) dritto davanti a problematiche ed ideali che molti hanno accantonato dai loro cuori.

Il PDF è stato osteggiato (e ce lo ha comunicato lo stesso ufficio stampa dati alla mano) dalla quasi totalità dei media e tra questi spicca il dato sulle agenzie stampa che dovrebbero essere il massimo dell’imparzialità. Se a questo aggiungiamo che si tratta di un popolo di “volontari” si comprende facilmente quanta strada ancora abbia davanti a se il PDF e quante siano le possibilità di crescita. Ad ottobre  il popolo del PDF darà decisivo nell’affossare Renzi e quei politici che hanno tradito chi li ha votati per salvare le poltrone: quindi politiche del 2017 sarà tutto pronto per essere una realtà forte e rispettata da tutti e quindi avere la piana fiducia degli italiani.

Eccovi le parole di Mario Adinolfi:

Non è una questione di “arrendersi” o “non arrendersi”. Avevamo e abbiamo un progetto: la costituzione e il radicamento di un soggetto politico che faccia dei principi non negoziabili la sua ragion d’essere. Abbiamo un obiettivo preciso: far sì che con una forza anche piccola ma interdittiva e autonoma, si possa evitare la tragedia già annunciata di un ondata di leggi contro la vita e contro la famiglia di cui la leggina sulle unioni gay è solo l’antipasto. Per bloccare droga libera, eutanasia, matrimonio “egualitario”, utero in affitto, divorzio lampo, aborto ulteriormente liberalizzato, attacco all’obiezione di coscienza e altre porcate che sono pronti ad approvare nella diciottesima legislatura repubblicana e per affermare come priorità il sostegno alla vita e alla famiglia, abbiamo fondato il Popolo della Famiglia. Che ora ha qualche decina di migliaia di amici in tutta Italia, ottomila solo a Roma. I Trecento sono diventati di più e non sono manco morti, come narrazione vorrebbe. Qualche ferita, ammaccatura, aspettativa in parte delusa, sì. Ma serve tenacia nei progetti complessi e nessuno immaginava che ci saremmo svegliati il 7 giugno avendo conquistato l’Italia. Ora, dunque, tenacia dimostreremo.

Ci vediamo sabato all’assemblea nazionale del Popolo della Famiglia e insieme ripasseremo i nostri obiettivi, che sono sempre stati dichiarati: un primo passo alle amministrative, lo sguardo volto alle politiche. Più dell’uno per cento nazionale alle amministrative, con copertura mediatica zero e fuoco amico mille, continuo a considerarlo un risultato incoraggiante da cui partire con l’obiettivo di superare la soglia di sbarramento del tre per cento alle prossime politiche ed entrare in Parlamento per evitare che la diciottesima legislatura repubblicana sia quella che consegni il Paese al baratro. Il Popolo della Famiglia si strutturerà, si organizzerà meglio, ma poggerà proprio sul risultato che alcuni irridono ma è invece (date le condizioni di mezzi e di tempo a disposizione) il primo brandello del miracolo che abbiamo chiesto. E le preghiere che abbiamo rivolto a Chi ci ha chiamato a questo compito sono state solo di ringraziamento per il molto che ci è stato già dato oltre che per il moltissimo che sappiamo di dover fare.

Sfottò e ironie varie ci tempreranno, in battaglia non può andare chi non è capace di sopportare nemmeno qualche presa in giro o la prosecuzione dei tentativi di delegittimazione che arrivano dai soliti noti. Per questo sui social ho lasciato che tutti gli atterriti potessero venissero a sfogarsi, non ho toccato una riga, che tutti leggano il pubblico ludibrio a cui siamo sottoposti. Frizzi e lazzi sono facili da sopportare per chi ha chiara in testa la portata della battaglia a cui è chiamato a dare il suo contribuito. Diventano intollerabili solo per i tremebondi e i dubbiosi: quelli meglio perderli subito. Perché il combattimento sarà durissimo, altro che queste pernacchie, richiede donne e uomini veri. Sereni e consci d’essere in campo per l’unica cosa che è giusto fare, che è necessario fare: dare battaglia, perché l’offensiva sui principi non negoziabili sarà terrificante. Ormai siamo davanti a moltitudini che escono dalla messa domenicale in parrocchia e vanno a votare Movimento cinque stelle, cioè quelli che vogliono il matrimonio plurimo e interspecie, oppure Partito democratico che ha con sé dirigenti e candidati che praticano l’utero in affitto e inneggiano all’aborto. In Cei avevano pensato di rifugiarsi in operazioni alla Marchini, ma si è visto l’effetto ottenuto derivante dalla falsa valutazione che fare qualcosa per la famiglia sia fare lobby per ottenere due spicci. Sulla famiglia occorre costruire una enorme evocazione di principi culturali, comunicativi, costituzionali, politici, religiosi, civili per tornare a descrivere la realtà per come è: decine milioni di mamme e di papà che hanno fatto l’amore, per amore gratuito hanno avuto decine di milioni di figli e sono completamente ignorati dalle istituzioni nelle loro libertà fondamentali, prima fra tutte quella di un bimbo ad avere una mamma e un papà e a non essere mai trattato come frutto di una transazione commerciale che lo trasforma ipso facto in un oggetto, non in soggetto di civilissimi diritti. Invece la nostra arrendevolezza ha reso centrale non la famiglia per come è, ma quella che loro vorrebbero fosse: un’accozzaglia non identificabile di rapporti fondati su un generico amore, dove i privilegiati devono essere i 15mila coinvolti nelle 7.513 coppie omosessuali conviventi da tempo sotto lo stesso tetto descritte da Istat, che puntano ora ad imporre al mondo la loro weltanschauung forgiandolo a propria immagine e somiglianza partendo dal lavaggio del cervello ai bambini nelle scuole.

In questo scenario che all’apertura dell’anno scolastico di settembre renderà evidente la tragedia dell’offensiva degli ideologi del gender nelle classi, proporre alla famiglia una prospettiva solo “sindacale” e non valoriale significa voler andare in guerra con le cerbottane contro i caccia da combattimento. Puntare tutto sul referendum del 2 ottobre in cui vinceranno o i pentastellati o i renziani, poi, è un altro errore di prospettiva. Renzi è un avversario, ma non è il solo. A Roma perderà Renzi, ma chi vince è peggio, è portatore di un’alternativa completamente a-valoriale e in sostanza anticattolica, con tanto di video irridenti di guru camminatori sulle acque e distributori di finte eucarestie. Davvero quelli che ci spiegavano che non bisognava fare del Family Day un movimento politico ora vogliono giocare tutte le loro carte nella dimensione antirenziana per fare le mosche cocchiere di un movimento per il no al referendum che sarà l’obiettivo principale di grillini e “travagliati” vari alla Rodotà-Zagrebelski, consegnando loro l’Italia?

Il Popolo della Famiglia voterà no al referendum e speriamo che le nostre decine di migliaia di voti possano essere determinanti, ma non è il 2 ottobre il giorno del giudizio. Il Popolo della Famiglia lavorerà alla costruzione consolidata di un soggetto politico che ha nei principi non negoziabili la sua ragione d’essere, per far da diga all’ondata maligna che la prossima legislatura parlamentare rischia di far abbattere sull’Italia. Chi è interessato a far parte di questa avventura sa che il tenace secondo tempo della nostra vicenda collettiva parte sabato alle 15 al Centro Congressi Cavour di via Cavour 50a con l’assemblea nazionale del movimento. Ma lo sguardo è fisso sul traguardo delle politiche del 2017. Lì ci conteremo sul serio e i frizzi e i lazzi di queste ore si strozzeranno in gola ai molti pagliacci che non hanno capito di quanta tenacia siamo stati dotati da Nostro Signore.




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