Politica – Le parole di Salvini dopo i voti della Lega a Mattarella

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Politica –  Salvini – Tanti, tantissimi non ci volevano credere. Ma davvero la Lega ha dato i suoi voti a Mattarella? Eppure la Meloni è stata chiarissima nella sua testimonianza:  “nell’ultima riunione di centrodestra sul Quirinale con tutti i rappresentanti dei partiti eravamo d’accordo solo su una cosa: No a Mattarella. Poi hanno cambiato idea”. (Giorgia Meloni a Quarta Repubblica, trasmissione condotta da Nicola Porro).

Cosa è accaduto in quelle ore? Perché Salvini ha telefonato alla Meloni dicendole passo in ufficio da te per poi non presentarsi?

Ecco la sua risposta: “Ho creduto fino in fondo che il centrodestra fosse unito graniticamente, ma ho creduto male perché i fatti mi hanno dato un’altra dimostrazione qualcuno nel centrodestra è scomparso nel senso che la Lega ha sempre votato compatta le proposte della coalizione, qualcuno in Forza Italia e in Coraggio Italia no, mi sembra evidente e questo andrà chiarito sicuramente. Io ho lavorato per fare sintesi, la Lega ha cercato di essere collante tra chi voleva andare da una parte e chi dall’altra. Noi siamo stati centrali, e non abbiamo mai sgarrato di un millimetro”.

Salvini spiega anche che cosa è successo l’ultima notte, quella in cui sembrava destinata al Quirinale Elisabetta Belloni. Su di lei c’erano Pd e Cinque stelle ed era gradita a Giorgia Meloni. E anche lui se ne era convinto. Poi la retromarcia di Enrico Letta, che ha subito l’arrabbiatura di Matteo Renzi. Al voto per Mattarella si è arrivati dopo peripezie e delusioni, probabilmente forti anche sul piano umano. Non credeva lui, invece, quando ha visto i grandi elettori di Fdi votare solitariamente per Guido Crosetto, nonostante la presentazione il giorno prima della «rosa» composta da Letizia Moratti, Carlo Nordio e Marcello Pera. Non se lo aspettava dalla Meloni.

Poi, Forza Italia, con quei troppi voti negati alla «sua» Elisabetta Casellati. E i dubbi sull’operazione, e su chi l’avesse pilotata. Ma Salvini in quei giorni ha scelto di non litigare con quelli che considerava alleati. Giorno dopo giorno, il Pd respingeva ogni proposta per il Colle da parte del centrodestra. Voleva evitare il trasloco di Mario Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale – e non era il solo – il premier sarebbe stato travolto dai franchi tiratori, e il governo sarebbe crollato. E voleva evitare Pierferdinando Casini, non per antipatia personale ma per un’operazione politica che non condivideva. Quali alternative credibili a Mattarella dopo tutto questo?

ANTONIO TAJANI, GIORGIA MELONI, MATTEO SALVINI

Nella testa del leader della Lega non frullano vendette, né risentimenti. Riflette su un’alleanza che non ha tenuto e legge amaro proprio quel che ha detto la Meloni. Forse è quel che gli ha fatto male, ma vuole lasciarsi alle spalle l’amarezza. Magari la tentazione di spedirle un messaggio, una brutta parola, ma a che serve litigare. Sarebbe uno spettacolo comunque indegno, anche se vissuto in una conversazione a due. E non è neppure il momento di scherzarci su, in queste ore non si capisce neanche l’ironia…

Salvini è già proiettato sul futuro: “Se c’è qualcuno che nel centrodestra non si sente a suo agio il mondo è grande, se qualcuno vive di nostalgia, pensa ai minestroni, “proporzionaloni” e frittatoni, torna indietro di 40 anni, non lo fa con noi”. E le elezioni del 2023? “Ci sarà chi ci sarà”.

Nel governo qualcosa dovrà cambiare. Un rimpasto? E chi lo può dire, oggi, se il governo è più forte o più debole. Ma certo è che non si può continuare ad andare avanti cosi: “Ragioneremo di tutto, sicuramente la priorità della Lega, del governo, del paese, non è una legge elettorale proporzionale”.

Salvini si dice preoccupato per l’Italia: “non è questione di rimpasto. Ma i problemi sono rilevanti. Se il governo è una squadra deve essere una squadra. Non ci possono essere ministri che fanno e alleati che disfano”.

 




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