Scuola – Il Coronavirus chiude le scuole in tutto il mondo

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Scuola –  E’ di queste ore la notizia che le scuole italiane rimarranno chiuse oltre il 3 Aprile 2020. La situazione scuole resta intricata in gran parte della Terra.

Poiché la chiusura delle scuole ha interrotto l’istruzione di oltre l’80% degli studenti in tutto il mondo, l’Unicef ha annunciato che aumenterà in modo significativo il suo sostegno in tutti i paesi per aiutare i bambini a continuare il loro apprendimento mantenendo le scuole sicure.

“Le scuole nella maggior parte dei paesi nel mondo sono chiuse. È una situazione senza precedenti e se non agiamo insieme adesso per proteggere l’istruzione dei bambini, le società e le economie ne sentiranno le conseguenze per tanto tempo dopo aver sconfitto il Covid-19.

Nelle comunità più vulnerabili, l’impatto si ripercuoterà per generazioni – ha spiegato Robert Jenkins, Direttore globale Unicef per l’Istruzione -. Sulla base della nostra esperienza con la chiusura delle scuole in risposta all’Ebola, più a lungo i bambini sono lontani dalle scuole, meno probabilità hanno di ritornarvi. Dare ai bambini modi alternativi per apprendere e ricostruire, in questo modo, una quotidianità è una parte cruciale della nostra risposta”.

Per aiutare a contenere l’interruzione dell’istruzione per i bambini e consentire che continuino ad apprendere in sicurezza, la stessa organizzazione internzionale ha destinato ulteriori fondi per accelerare il lavoro con i governi e i partner in più di 145 paesi a basso e medio reddito.

I 13 milioni di dollari iniziali – circa 9 milioni dei quali provengono da un finanziamento della Global Partnership per l’Istruzione – saranno utilizzati per supportare i governi nazionali e una serie di partner per l’istruzione in ogni paese per sviluppare piani che consentano una risposta rapida in tutto il sistema.

In tutti i 145 paesi, l’Unicef lavorerà con i suoi partner per supportare i piani di risposta dei governi alla crisi che includono assistenza tecnica, rapida analisi dei rischi, raccolta dati e pianificazione della riapertura delle scuole; supportare la pianificazione e l’implementazione di operazioni per rendere le scuole sicure; fornire le scuole di kit per l’igiene e la circolazione di informazioni di base sulla prevenzione della malattia; formare gli insegnanti e le persone che si occupano dei bambini sul supporto psicosociale e per la salute mentale di se stessi e degli studenti; assicurare la continuità dell’apprendimento e l’accesso a programmi di apprendimento da remoto che comprendano la pianificazione e la preparazione di programmi di studio alternativi online, via radio e via televisione.

“In Italia – ha dichiarato il Presidente dell’Unicef Italia, Francesco Samengo – oltre 8 milioni di bambini in questo momento non stanno frequentando la scuola primaria e secondaria. I nostri cittadini più giovani rischiano di scontare sul lungo periodo gli effetti socio-economici di questa crisi. 1 milione e 200 mila minorenni vivono in povertà, è a loro in particolare che dobbiamo pensare in questo momento storico: gli interventi per la didattica online devono essere in grado di non lasciare indietro nessuno, compresi i nostri studenti con disabilità o appartenenti a gruppi vulnerabili. A tal fine stiamo collaborando con il Miur per garantire a tutti i minori italiani eguali opportunità e servizi psico-educativi essenziali. Facciamo quindi appello a tutte le Istituzioni affinché garantiscano gli strumenti necessari in modo che tutti abbiano accesso al diritto all’istruzione”, ha concluso Francesco Samengo.

Anche l’Unesco ha detto la sua sul tema scuola:  l’organizzazione con sede a Parigi suggerisce di puntare sulle-eearning per accorciare le distanza con i ragazzi e le ragazze costretti a casa. Almeno dove le tecnologie lo consentono. Nella consapevolezza che la chiusura delle istituzioni scolastiche e universitarie rappresenta una misura dagli alti costi sociali ed economici. Capace di aggravare alcune condizioni già di per sé precarie. Pensiamo alla malnutrizione che attanaglia le realtà più povere, dove il pasto a scuola spesso è essenziale per sopravvivere. Ed ecco che il quadro dell’emergenza in atto assume contorni ancora più nitidi.

Ed in Italia? Dal canto suo in un’informativa data al Senato il miniostro dell’Istruzione Lucia Azzolina ha chiarito un concetto importante: “Si tornerà a scuola se e quando, sulla base delle indicazioni degli esperti, le condizioni lo consentiranno”.

Le videolezioni sono una scelta obbligata, non abbiamo alternative”, ha detto ancora la Azzolina. E poi ha annunciato che per la Maturità è orientata a prevedere “sei commissari interni con un presidente di commissione esterno”.

A proposito di videoleezioni e didattica a distanza, Giuseppe Rossi, docente universitario di didattica generale e presidente di Sirem, Società italiana di Ricerca sull’educazione mediale  ha dichiarato: “Non è semplicemente trasportare le stesse cose che faccio in presenza su altri mezzi ma è ripensare alle stesse finalità con modelli didattici e tecnologie differenti”.

La lezione, spiega Rossi, va strutturata su quattro punti fondamentali: “in presenza c’è un’accoglienza, poi c’è una parte in cui il docente spiega e poi ci sono attività e un feedback, come ricreare questo a distanza? L’accoglienza ci deve essere, un testo che parla degli obiettivi e delle modalità di lavoro. Poi devo fornire contenuti, ad esempio pagine video. Terzo le attività, dobbiamo pensare a quali attività svolgere online, lavori di gruppo, scrivere in modo condiviso, disegnare, mandare foto di disegni fatti…Lo studente deve sentirsi attivo. Poi, non deve mancare il feedback”. La videoconferenza deve avere una durata sostenibile e va inframmezzata da video e altri materiali: “La cosa bella – ci dice Rossi – è che ho molte più domande online di quelle che avevo in presenza. I ragazzi si sentono più liberi, però va frammentata la lezione, perché la grammatica è diversa”.

Ma torniamo al ministro. Citando “La peste” del Decameron di Boccaccio, la Azzolina ha illustrato come l’emergenza scolastica sia globale: “Più di tre quarti degli studenti nel mondo sono interessati a questa crisi, 1,5 miliardi, una sfida senza precedenti”. E, dopo aver confermato che l’anno scolastico in corso è salvo, “in deroga al limite dei 200 giorni minimi”, ha assicurato che sta lavorando alla ridefinizione del calendario, alla valutazione, al recupero e agli esami di Stato per le scuole medie e superiori senza peraltro entrare in ulteriori dettagli: “Chiedo una Maturità seria che tenga conto degli sviluppi dell’apprendimento”.

Sulle contestate lezioni a distanza, la Azzolina ha illustrato i risultati di un monitoraggio chiuso lunedì scorso dal ministero: degli 8,3 milioni studenti costretti a casa, “ne sono stati raggiunti 6,7 milioni”. Tra registro elettronico e nuove piattaforme, il 67 per cento delle scuole si è impegnato e il 48 per cento, secondo le indicazioni dell’Istruzione, ha fatto un collegio docenti online.

Mille assistenti informatici aiuteranno istituti e singoli studenti in difficoltà. Per questa fase emergenziale sono state trovate risorse per 136,7 milioni di euro. Settanta milioni andranno per pc e tablet da destinare a  chi ne è sprovvisto, 8,2 milioni per gli animatori digitali: “Molti Paesi europei sono più attrezzati di noi sulle attrezzature tecnologiche, lo sappiamo”.

Lucia Azzolina non ne ha parlato, ma appare quasi certo che non si realizzeranno più attività di Alternanza scuola lavoro per gli istituti che non li hanno realizzati prima di marzo e così non si faranno più i Test Invalsi: entrambe le attività oggi sono necessarie per l’ammissione al’Esame di Stato di quinta superiore, ma un decreto è pronto a togliere questo legame.

 




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