L’Alder Hey Children’s Hospital mi ha fatto bloccare su Facebook di Giovanni Marcotullio

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Giovanni Marcotullio. «La parola “fascismo” ormai non ha altro significato al di fuori di “qualcosa di indesiderato”». Lasciatevi servire da George Orwell, che di totalitarismi e di inglesi ne aveva visti parecchi, pure combattendo in guerre ben più cruente delle nostre: poiché il significato della parola “fascismo” è così liquido, esso si adatta docilmente a descrivere tanto i fascisti quanto gli antifascisti, e mai come in un simile contesto è vero il fatto che la storia la scrivono i vincitori.

Game, set, match: l’Alder Hey Children’s Hospital ha vinto su tutta la linea. Alfie è morto (e in un modo tra i più abominevoli che gli esseri umani abbiano concepito per i bambini), la sua famiglia è stata ridotta al silenzio e perfino i suoi legali vengono inquisiti, ad exemplaritatem. Così sia chiaro a tutti che chi tocca questi fili – il Liverpool Care Pathway for the Dying Patient, per capirci1 – muore.

Per essere più chiari, non si scherza neppure sui social: stamane il distopico servizio d’ordine di Fakebook mi ha comunicato che sarei stato estromesso dai circuiti di Zuckerberg per 30 giorni a partire da oggi.

Chiunque può sincerarsi che la foto del post sia una foto autentica scattata nel 1930 e raffigurante una giovane militante dell’Imperial Fascist League con la bandiera in mano2: il post non conteneva insulti o invettive, e poteva al più essere tacciato di falso storico, visto che quando l’ho scritto non ero a Liverpool, come invece dichiaravo nel tag di localizzazione; e soprattutto si sarebbe potuto osservare che quella foto non era stata scattata nell’atrio dell’Alder Hey Children’s Hospital – nel 1930 anche lo stesso Josef Mengele si era appena diplomato e non aveva ancora intrapreso la via della “medicina”…

Insomma, questo innocuo post dovette attirare le attenzioni dell’Alder Hey, visto che una sua anestesista3 si è preso il disturbo di venire a commentarlo: allego il suo commento e la mia risposta.

La sua firma non è, in senso stretto, un’impronta digitale sotto alla sentenza totalitaria di Facebook, ma possiamo dire che si tratta di “un non debole indizio” in tal senso (in quanto il post riporta un’immagine storica già presente su Facebook e non vi aggiunge insulti o parole tali da attirare l’anonima attenzione del Grande Fratello).

Molte volte in questi mesi Mr. Justice Hayden aveva mostrato come avesse ragione il buon vecchio George Orwell: poiché “fascismo” è in pratica qualsiasi cosa non sia gradita, la questione dirimente è solo una – chi ha il coltello dalla parte del manico. E quindi Hayden, ritenendo “non gradita” la cura genitoriale della famiglia Evans per il piccolo “futile” Alfie, ha emesso nottetempo un’ordinanza di sottrazione del piccolo alle cure parentali (frattanto l’ospedale chiamava la polizia per impedire al giovane padre di prendersi cura di suo figlio). Povero giudice! Se avesse immaginato che davvero quei due giovani genitori le avrebbero tentate tutte non si sarebbe fatto cogliere con le braghe calate: l’ordinanza l’avrebbe emessa prima!

Ancora migliore era stato proprio la mattina del 25 aprile, quando nel suo statement del mattino Thomas aveva dichiarato che i medici gli avevano dato ragione su tutta la linea: «Hai sempre avuto ragione tu», disse alle telecamere. Quella dichiarazione non doveva circolare: Hayden dispose che il video scomparisse. E il video scomparve all’istante.

Ora, siccome il coltello dalla parte del manico io non ce l’ho, e visto che quanto ho scritto è risultato evidentemente sgradito, debbo inferirne che il fascista sono io. Pazienza: un altro grande inglese ebbe a dire che alla fin fine a un gentiluomo può non restare altra via che quella della prigione4… Ma in questo momento mi è caro ripubblicare il video girato proprio all’interno dell’Alder Hey Hospital la mattina del 25 aprile, festa di liberazione dal nazifascismo: lo avevo tolto perché in quel momento rischiava di intralciare le delicate trattative tra la famiglia e l’ospedale. Forse però aveva ragione un mio amico (che in effetti ha ragione quasi sempre): con i nazisti non si tratta. E ciò che vedevo (e che ancora avrei visto in serata!) era cosa che non credevo avrei studiato fuori dai libri di storia.

In quel momento, mentre parlavo, da circa trenta ore Alfie Evans era privato di cibo, acqua e ossigeno per ordine di Anthony Paul Hayden. Cancellai il video perché il mio e il nostro “best interest” era la vita stessa di Alfie Evans; ora che il piccolo cittadino italiano è stato assassinato dallo Stato inglese, invece, ritengo sia servizio alla verità e allo stesso Alfie la ripubblicazione di questo documento.




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