La storia del 29 Febbraio e l’anno bisestile

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29 Febbraio -L’anno bisestile ricorre ogni 4 anni. L’ultimo anno bisestile che abbiamo vissuto è il 2016, mentre il prossimo anno bisestile sarà proprio questo 2020. Il successivo anno bisestile sarà il 2024.

 

Per comprendere cos’è l’anno bisestile e a cosa serve dobbiamo partire da una necessaria distinzione, quella tra anno civile e anno solare. Il primo è quello che ogni giorno vediamo scorrere sul calendario, quello che regola la nostra vita quotidiana, pubblica o privata, i 365 giorni “consoni”.

L’anno solare è, invece, il tempo che la terra effettivamente impiega per compiere una rotazione intorno al sole e per tornare perfettamente sulla linea dell’equinozio, tempo pari a 365,24219 giorni.

 

Ciò significa che l’anno solare dura, in realtà, circa 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi o, in altri termini che la reale durate dell’anno (l’anno solare) è superiore di circa sei ore all’anno (civile) Si tratta di una discrepanza, di cui già gli antichi si erano resi conto, che, se ignorata, darebbe luogo a un innaturale slittamento delle stagioni, per questo si decise di ovviare al problema con l’intercalazione di un giorno aggiuntivo nell’anno stesso, ogni quattro anni.

 

Andiamo ad analizzare l’iter storico dell’anno bisestile.

 

Il via all’anno bisestile ha il suo avvento dal 46 a.C., anno nel quale Giulio Cesare, su indicazione dell’astronomo alessandrino Sosigene al quale si era rivolto sotto il consiglio di Cleopatra, diede all’anno bisestile una sua prima configurazione (la cui applicazione fu leggermente rimodulata e perfezionata nell’8 a.C. da Ottaviano Augusto).

 

Nasce infatti, il cosiddetto Calendario Giuliano: prevedeva l’applicazione dell’anno bisestile una volta ogni quattro anni, ovvero negli anni la cui numerazione era divisibile per quattro.

 

I Romani aggiungevano il giorno 366  dopo il 24 febbraio; se consideriamo che gli antichi contavano i giorni prendendo a riferimento festività particolari come le Calendae (primo giorno del mese) o le Idi (tredicesimo o quindicesimo giorno del mese), ci accorgiamo che il 24 febbraio era denominato sexto die ante Calendas Martias in latino, ovvero il sesto giorno prima delle Calende di Marzo (se le Calende di Marzo sono il primo giorno di marzo e se teniamo conto che il conteggio considerava anche il giorno di partenza è facile comprendere come il 24 febbraio e il 1 marzo vi siano, appunto, sei giorni di distanza (24-25-26-27-28-1).

 

Il giorno aggiuntivo che veniva inserito una volta ogni quattro anni, dopo il 24 febbraio era, allora, denominato bis sexto die , ovvero un secondo sesto giorno prima delle Calende di Marzo, deriva da questa espressione il nome di anno bisestile.

 

Nel corso dei secoli, poi, quando i giorni furono contati a partire dal primo giorno del mese, con numeri successivi, il giorno bis sexto di febbraio divenne il 29 che caratterizza ancora oggi l’anno bisestile.

 

Un’ulteriore riforma del calendario fu quella introdotta da Papa Gregorio XIII nel 1582: il Calendario Gregoriano che utilizziamo ancora oggi si rese, infatti, necessario per correggere alcuni degli errori che ancora erano presenti nella scansione degli anni introdotta da Giulio Cesare.

 

Ad essere precisi il tempo che la Terra impiega per tornare esattamente sulla linea dell’Equinozio è pari a 365,24219 giorni.

Per riequilibrare in modo esatto questa lieve differenza con l’anno solare (di 365 giorni) dovremmo aggiungere 0,96876 giorni ogni quattro anni. In realtà, però, il Calendario Giuliano prevedeva l’aggiunta di 1,0 giorni, dando così luogo a una sovracompensazione di poco più di 10 minuti in media all’anno.

 

Il Calendario Gregoriano corregge questa inesattezza prevedendo che l’anno bisestile venga saltato in alcune speciali occasioni: la riforma del calendario introdotta da Gregorio XIII vuole, infatti, che l’anno bisestile ricorra negli anni non secolari il cui numero è divisibile per 4 e negli anni secolari il cui numero è divisibile per 400.

 

La situazione che Gregorio XIII e i suoi astronomi si trovarono di fronte, in realtà, richiese anche un’ulteriore azione sul calendario dell’epoca: accertatisi che il giorno in più, aggiunto grazie all’anno bisestile, non era riuscito a far coincidere alla perfezione l’anno solare (o tropico) e l’anno civile e che, anzi, nel corso di più di quindici secoli, particolari momenti dell’anno solare (come gli equinozi) erano spostati in avanti rispetto alle date canoniche, il Pontefice decise di far saltare i giorni dal 4 al 15 ottobre 1582; in questo modo (sottraendo giorni in eccesso al calendario) riuscì a riportare l’equinozio di primavera al 21 marzo.

 

Ancora oggi, la stessa pratica, su scala molto ridotta, dal momento che viene applicata ai secondi e non ai giorni, viene messa in atto dallo International Earth Rotation and Reference Systems Service, per riallineare il calendario al moto della Terra: questa istituzione decide, infatti, di togliere o aggiungere un secondo al Tempo Coordinato Universale (UTC), come, ad esempio è avvenuto lo scorso 30 giugno del 2015, allo scopo di compensare il rallentamento della rotazione terrestre dovuto all’attrazione gravitazionale della Luna.

 

Secondo le regole sopra, sono stati bisestili il 1896 e il 1996 (anni non secolari il cui numero è divisibile per 4), come anche il 1600 e il 2000 (anni secolari il cui numero è divisibile per 400), mentre non sono stati bisestili il 1800 e il 1900 (anni secolari il cui numero non è divisibile per 400). Per questa stessa regola, mentre il 2000 è stato un anno bisestile il 2100 non lo sarà.

 

Molta curiosità desta la credenza che  l’anno bisestile sia sfortunato (“anno bisesto anno funesto”).

 

Fin dall’epoca romana sono fioriti intorno all’anno bisestile una serie di proverbi e di modi di dire che sottolineano nella quasi totalità dei casi, il fatto che l’anno a cui viene aggiunto un giorno sia un anno sfortunato, foriero di tragedie e di sventure.

“Anno bisesto anno funesto e triste quello che gli viene appresso; anno bisesto tutte le cose van di traverso; anno bisesto tutte le donne senza sesto; anno che bisesta non si sposa e non s’innesta; se l’anno è bisestile, riempi il sacco e il barile; anno bi-sestile chi piange e chi stride, anno bisesto che passi presto” sono alcuni dei motti più utilizzati e che si sentono uscire dalla bocca di molti ancora oggi.

 

Per capire la cattiva fama dell’anno bisestile dobbiamo, ancora una volta, rivolgerci all’antica Roma, in particolare ai suoi usi e ai suoi costumi: febbraio era infatti, per gli antichi romani, il Mensis Feralis, il mese dedicato ai morti e ai riti funebri, un mese poco allegro, dedicato ai defunti perché il calendario arcaico lo identificava con l’ultimo mese dell’anno prima del nuovo anno che nasceva a marzo, con l’arrivo della primavera.

 

A febbraio i Romani celebravano le Terminalia, dedicate a Termine, dio dei Confini, e le Equirie, gare che avevano la funzione di ricordare e simboleggiare la conclusione di un ciclo cosmico quindi, in definitiva, due simboli della morte e della fine.

 

Ai mores romani dobbiamo aggiungere anche una motivazione di natura squisitamente psicologica: l’anno bisestile è un anno poco frequente, fuori dal comune e come bene sappiamo gli umani amano ciò che è “normale” il resto muove paura e preoccupazione.

 

Poi ci sono una serie di eventi che hanno accentuato la superstizione “moderna”.

 

Il 29 febbraio del 1960 un terremoto colpì la città di Agadir, in Marocco, uccidendo un terzo della sua popolazione; nel 1976 il Friuli fu colpito da un forte terremoto; nel 2004 si scatenò lo tsunami nell’Oceano Indiano; il 2012 era identificato con l’anno nel quale sarebbe avvenuta la fine del mondo da parte dei Maya.

 

In realtà nonostante le tante dicerie e i tanti proverbi che caratterizzano l’anno bisestile, questa ricorrenza è vista dalla tradizione popolare come un momento favorevole per intraprendere nuove imprese o cambiamenti di vita o di mestiere.

 

Anche i nati il 29 febbraio (tra le personalità celebri Papa Paolo III e Gioccahino Rossini), in anni ordinari festeggiano il compleanno il 28 febbraio o il 1 marzo, a loro discrezione, sembrano essere accompagnati da una buona stella nella loro vita.

 

Infine, una antichissima tradizione irlandese vuole che le donne possano dichiararsi agli uomini solo il 29 febbraio e che a loro debba essere riservato un dono, soprattutto in caso di rifiuto.

 

In America e in Inghilterra l’anno bisestile è il “leap year” (anno saltellante). In Francia, e solo il 29 febbraio, esce in edicola il giornale “La Bougie du Sapeur”. I profitti della vendita vanno tutti in beneficenza.

 

Che dire poi della Svezia dove hanno avuto il doppio anno bisestile? Proprio così, oltre al 29 anche il 30 febbraio! Siamo nel 1712 e per “far tornare i conti” nel passaggio tra calendario giuliano e calendario gregoriano, hanno dovuto inserire il 30 febbraio! Stessa cosa ma nel 1930 in Unione Sovietica.

 

Il 29 febbraio si festeggiano: Sant’Augusto Chapdelaine, Sant’Ilaro papa, Sant’Osvaldo di Worcester (vescovo), Beata Antonia di Firenze (badessa). Precisazione: non si creda che i santi che si venerano il 29 febbraio vengano ricordati solo ogni quattro anni. Negli altri anni, essi vengono aggregati ai santi del giorno prima.

 

Tra tutti, spicca sicuramente il nome di Papa Paolo III, quell’Alessandro Farnese nato a Canino, il 29 febbraio del 1468, papa della Chiesa cattolica dal 1534 famoso perché ritratto in una delle opere più belle di Tiziano Vecelio, che autorizzò la fondazione della Compagnia di Gesù su proposta di Ignazio di Loyola e convocò il Concilio di Trento nel 1545. Tra i festeggiati oggi il compositore Gioacchino Rossini e il  il life coach statunitense Anthony Robbins, “motivatore” di tanti leader.

 

Secondo un’interpretazione curiosa compirebbe gli anni anche un personaggio bizzarro: Leprotto Bisestile, inseparabile amico del Cappellaio Matto, con cui beve tè e festeggia non-compleanni, nell’edizione disneyana di ‘Alice nel paese delle meraviglie’,

 

Due i club che chiamano a raccolta, ogni 4 anni, tutti i nati del 29 febbraio.

Uno è nato 20 anni fa: il ‘Club mundial de los bisiestos’ si dà appuntamento nella città basca di San Sebastian, per una grande festa. Nel 2012, si presentarono in 500.

Negli Usa, c’è invece il ‘The Honor society of Leap Year Day Babies’, club virtuale, ma totalmente gratuito, che mette in contatto le storie di 10mila persone. Festeggiano in casa invece i Keogh, una famiglia con tre generazioni – dal nonno Peter Antonhy al figlio Peter Eric e la nipote Bethany Wealth – tutte nate in quel giorno.

 

Oggi il giorno fatidico che ricorre solo ogni 4 anni sembra diventato un’occasione di cui approfittare.

 

La Confederazione europea di pallavolo ha proposto il «One Day More For Volleyball», un giorno in più per la pallavolo, per promuovere questo sport. Inoltre c’è la campagna #24more, lanciata dalle no profit Amani Institute e iLEAP, rivolto alla ricerca di in equilibrio tra vita e carriera, mentre a Bologna, per divertirsi, è nato l’«Errore Day» (28-29 febbraio). Ma, più seriamente, il 29 che è “raro” sarà anche la Giornata nazionale delle malattie rare.

 

Morale? Il 29 Febbraio? Un giorno in più (donato) tutto da vivere!




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