Pushkin: quello che ancora non sapete sul duello che uccise il Poeta

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Esattamente 180 anni fa nella periferia di Pietroburgo, sulle rive del fiume Chernaya, il genio russo veniva ferito a morte dall’ufficiale francese Georges d’Anthès. Cinque curiosità sulla fatale sfida.

l 10 febbraio ricorrono i 180 anni dalla morte di Aleksandr Pushkin, classico della letteratura e fondatore della moderna lingua letteraria russa. Rbth ha raccolto cinque fatti poco noti sul duello fatale dell’8 febbraio 1837 che portò Pushkin alla morte.

1. Due sfide a duello

Georges d’Anthès, 25 anni, ufficiale francese delle guardie russe, e Aleksandr Pushkin per due volte si erano lanciati la sfida a duello. La prima volta nel novembre 1836, pochi mesi prima del tragico scontro: fu Pushkin a sfidare a duello d’Anthès, il quale, secondo alcune indiscrezioni diffuse nella società pietroburghese, aveva mostrato interesse per la moglie del poeta, Natalia Goncharova. Ciò avvenne dopo che Pushkin ricevette una lettera anonima, il “diploma del cornuto”, che conteneva più di un accenno evidente all’infedeltà di sua moglie. Dalla lettera si poteva anche pensare che la moglie lo tradisse con lo zar (a San Pietroburgo girava voce che a Nicola I piacesse la Goncharova). Pushkin ritenne che l’autore della lettera fosse il padre adottivo di d’Anthès, ambasciatore olandese e barone di Heeckeren, e sfidò d’Anthès a duello. Ma questi poco dopo fece inaspettatamente una proposta di matrimonio alla sorella della moglie di Pushkin, Ekaterina Goncharova. Così il poeta ritirò la sua sfida.

Poco dopo il matrimonio tra d’Anthès e Ekaterina, nel beau monde iniziarono ancora una volta a diffondersi brutte voci sulla famiglia di Pushkin e il poeta, convinto che dietro a tutto ciò stesse ancora Heeckeren, gli scrisse una lettera pungente. Nella lettera Pushkin definiva in termini poco lusinghieri sia lui, sia il figlio adottivo. Così Heeckeren dichiarò che la sfida di Pushkin era rimasta valida.

Georges Charles d’Anthès, barone di Heeckeren. Litografia esposta al Museo Pushkin di San Pietroburgo. Fonte: Ria Novosti
Georges Charles d’Anthès, barone di Heeckeren. Litografia esposta al Museo Pushkin di San Pietroburgo. Fonte: Ria Novosti

2. Le difficili condizioni del duello

Il duello ebbe luogo nella periferia di San Pietroburgo, sul fiume Chernaya. Le condizioni erano estremamente severe. La distanza tra Pushkin e d’Anthès era non più di 10 passi, mentre a quel tempo in altri paesi europei spesso si sparava a una distanza di 25-30 passi.

D’Anthès sparò per primo un colpo e ferì gravemente Pushkin allo stomaco. Caduto a terra, Pushkin sparò all’avversario appoggiandosi al suolo e ferì leggermente la mano destra di d’Anthès. Due giorni dopo il duello, Pushkin morì.

3. La reazione dello zar

In Russia già Pietro I aveva vietato i duelli. In punto di morte, Pushkin riuscì a ottenere dallo zar Nicola I, attraverso il medico imperiale, il perdono del suo padrino Konstantin Danzas, che in due mesi uscì di prigione.

Nikolaj prese su di sé la cura della famiglia del poeta assassinato: pagò i debiti di Pushkin, ordinò di dare una somma forfettaria alla famiglia del poeta di 10mila rubli, assegnò una pensione alla vedova e alla figlia, mentre per i figli stabilì che diventassero paggi.

Lo zar ordinò l’espulsione di d’Anthès dal Paese e lo privò del rango di ufficiale. Sua moglie, cognata di Pushkin, lo seguì, gli diede quattro figli e morì nel 1843.

Dopo essersi trasferito in Francia, d’Anthès si diede alla politica e servì nelle missioni diplomatiche riservate di Napoleone III, che lo nominò senatore a vita. Secondo una testimonianza, d’Anthès diceva che, grazie alla sua partenza dalla Russia dovuta al duello, fece in casa una “brillante carriera politica”.

Ritratto di Natalia Goncharova (1812-1863), di Vladimir Gau. Museo Pushkin di San Pietroburgo. Fonte: Ria Novosti
Ritratto di Natalia Goncharova (1812-1863), di Vladimir Gau. Museo Pushkin di San Pietroburgo. Fonte: Ria Novosti

4. Il ruolo di Natalia Goncharova

Si ritiene che la moglie di Pushkin Natalia Goncharova sia in qualche modo colpevole della morte del poeta, perché non volle o comunque non riuscì a mettere a tacere le voci che la collegavano a d’Anthès. Ad accusare la Goncharova per la morte di Pushkin sono, per esempio, due grandi poetesse russe: Anna Achmatova e Marina Tsvetaeva. La Achmatova la definì “complice di Heeckeren nella storia precedente il duello”. “Solo una bella, una bella senza l’effetto correttivo della testa, dell’anima, del cuore, dell’ingegno. Una bellezza nuda che colpisce come una spada. E infatti colpì”,scrisse la Tsvetaeva.

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Dopo la seconda guerra mondiale, a Parigi vennero pubblicate due lettere di d’Anthès scritte agli inizi del 1836. In esse egli parla del suo amore per “la più affascinante creatura di San Pietroburgo”. Scrive che il marito di lei era “selvaggiamente geloso” e che lei ricambiava. Ma si legge anche che lei non era pronta a “sottrarsi al proprio dovere” per lui. Così ci racconta Russia Beyond.

Tra i ricercatori non c’è consenso in merito a queste lettere. Alcuni credono che il francese non stia parlando della Goncharova. Altri pensano che d’Anthès abbia voluto far luce sul suo rapporto con la bella Goncharova. Si presume che avesse bisogno di eclissare le voci di una sua possibile relazione omosessuale con il barone Heeckeren.

5. Pushkin il duellante

Il duello con d’Anthès era ben lungi dall’essere il primo per Pushkin. Si ritiene che il poeta avesse raccolto non meno di 20 sfide. Pushkin stesso ne aveva lanciate più di 20 ed era stato sfidato sette volte. Quattro duelli ebbero luogo, gli altri si riuscì ad evitarli, soprattutto grazie all’intervento dei suoi amici.

La prima volta che Pushkin sfidò qualcuno a duello aveva solo 17 anni. Si considerava offeso da suo zio Pavel Gannibal, che gli sottrasse una ragazza durante un ballo. Il duello, però, non ebbe luogo e la lite fu rapidamente risolta con la riconciliazione delle parti.

Pushkin era considerato un tiratore eccellente, ma non sparava per primo né aveva mai fatto sanguinare il nemico, fatta eccezione per il duello con d’Anthès.




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