Calcio – Lazio-Torino ennesima pagina nera della serie A

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Calcio – L’attesa partita di recupero tra Lazio e Torino è finita con l’essere l’esempio di un campionato condizionato dagli errori, dalla burocrazia, dalle polemiche e dal covid. Una partita nella quale alla Lazio non sono stati concessi un gol regolare e due rigori e che sono costati la retrocessione al Benevento.

Ve lo avevamo annunciato e la nostra ipotesi è stata confermata: Lazio-Torino non poteva essere una partita come le altre. Ai piemontesi serviva un punto e con quell’obiettivo hanno lottato per 96 minuti, la Lazio voleva vincere per prendersi quei tre punti che tre livelli di giudizio ed una Asl le avevano portato via e per mettere in difficoltà il presidente del Torino Cairo “nemico” del presidente Lotito e, da ieri sera, anche di Ciro Immobile.
Qualcuno sosterrà. Se Immobile avesse segnato il rigore concesso generosamente dall’arbitro al minuto 82 la Lazio avrebbe vinto: vero! Ma con i “se” non si fa la storia, figuriamoci le partite di calcio. Sul rigore concesso consiglio di andare a rivedere in quali condizioni Immobile lo ha potuto tirare: è stato “infastidito” in tutti i modi possibili prima dell’esecuzione ma soprattutto va considerato come, nel quasi silenzio generale e senza l’utilizzo della ormai famigerata Var è stato annullato un gol regolare allo stesso Immobile e non sono stati concessi due rigori nettissimi di cui uno al minuto 95 alla Lazio.
Tutto questo ha portato a momenti di grande tensione al fischio finale di Lazio-Torino anche tra dirigenti. Sugli spalti dell’Olimpico si è sfiorata la rissa tra il patron dei granata, Urbano Cairo, e alcuni membri della dirigenza capitolina tra cui il presidente Lotito, segnale dei rapporti tesi tra i due club (all’andata ci fu una lunga polemica per il caso dei tamponi in casa biancoceleste e la partita di ritorno rinviata dalla Asl non è stata apprezzata in casa Lazio). Necessario l’intervento della sicurezza che ha ristabilito la calma.

Da rammentare che la Corte Sportiva d’Appello ha confermato la sentenza del giudice sportivo, respingendo il ricorso della Lazio che mirava a ottenere il 3-0 a tavolino per la partita non disputata il 2 marzo scorso. Ma le motivazioni della corte, presieduta dal Piero Sandulli, sono pesanti nei confronti del comportamento tenuto nell’occasione dal Torino.
“Il provvedimento, a carattere interpretativo, adottato dall’ASL di Torino in data 1 marzo 2021 – si legge nelle motivazioni – desta più di una perplessità; ed invero, un atto amministrativo, peraltro con finalità di prevenzione della salute collettiva a fronte della più grave emergenza sanitaria della storia moderna dell’umanità, non può produrre effetti dal giorno successivo alla sua adozione, alla stregua di un atto giudiziario. Ciò posto, non vi è dubbio che la Società F.C. Torino S.p.A. abbia tratto profitto dal provvedimento adottato dall’autorità sanitaria torinese, peraltro, su richiesta della stessa Società granata. Al proposito, non può che richiamarsi, ancora una volta, il principio secondo il quale “il fine ultimo dell’ordinamento sportivo è quello di valorizzare il merito sportivo, la lealtà, la probità e il sano agonismo”. Tale principio non dovrebbe mai essere vanificato, neppure nella presente situazione di emergenza sanitaria, con comportamenti che, come nel caso della Società F.C. Torino S.p.A., sembrano finalizzati, invece, all’unico fine di ottenere, nelle ipotesi di calciatori risultati positivi al COVID-19, il rinvio della disputa delle gare che potrebbero essere, tranquillamente, disputate, atteso, peraltro, il consistente numero delle rose di calciatori a disposizione delle Società professionistiche. Comportamenti, questi ultimi, improntati ad una sorta di “furbizia” che non sono, in alcun modo, in linea con i principi di lealtà, probità e correttezza che devono, invece, sempre ispirare chi partecipa a competizioni che, sebbene abbiano natura professionistica, riguardano sempre un gioco, o meglio un “giuoco” per ricordare la parola ricompresa nella definizione della Federazione”.

Ma arriviamo al caso Immobile-Cairo. L’attaccante campano ha svelato con un post su Instagram cosa è successo nel dopo gara. “Al termine della partita il presidente del Torino Urbano Cairo mi ha raggiunto all’ingresso dello spogliatoio della Lazio iniziando a offendermi e rivolgendomi gravi accuse, accusandomi ai aver giocato la partita con il ‘sangue agli occhi’. Non posso tollerare ingiurie e infamie che diffamino, senza alcun valido motivo, la persona”. Lo sfogo continua: “Tutti sanno chi è Ciro Immobile. Dentro il campo, e soprattutto fuori. Posso accettare le critiche al calciatore, non gravi offese diffamatorie all’uomo che sono. Soprattutto se quest’ultime arrivano da dirigenti del mondo del calcio. Al termine della partita di questa sera il Presidente del Torino Urbano Cairo mi ha raggiunto all’ingresso dello spogliatoio della Lazio iniziando ad offendermi, a scagliarsi verbalmente nei miei confronti rivolgendomi gravi accuse infamatorie, accusandomi di aver giocato la partita con “il sangue agli occhi”, e altre cose riguardanti anche la gara d’andata di questo campionato disputata contro il Torino, arrivando perfino a dirmi che ho giocato quella gara positivo al Covid”. E conclude: “Non smetterò mai di ringraziare il Presidente Cairo per avermi dato la possibilità di consacrarmi nel Torino come calciatore, ma non posso sorvolare su un episodio che oltrepassa la dimensione calcistica. Tutti sanno chi è Ciro Immobile; un calciatore, sì, ma soprattutto un uomo rispettoso delle regole e dei principi della lealtà. Non posso tollerare ingiurie ed infamie che diffamino, senza alcun valido motivo, la mia persona”.
Via social anche la replica di Cairo: “Anch’io so chi è Ciro Immobile. Un calciatore che è venuto al Torino dopo un campionato deludente al Genoa per rilanciarsi. Ventura gli ha dato fiducia e lui ha fatto bene al Toro. Io pensavo che rimanesse volentieri almeno un altro anno e lui, Ciro Immobile, ha fatto il diavolo a quattro per andare al Borussia Dortmund. Ha avuto un’altra stagione deludente e il Borussia lo ha prestato al Siviglia. Anche lì, Ciro Immobile non è andato bene e allora mi ha telefonato e mi ha chiesto per favore di tornare al Toro. Io, che gli ero affezionato, l’ho accontentato. Ha fatto un girone di ritorno non molto brillante, ma io che ci tenevo molto a lui lo avrei voluto riscattare comunque. Ma lui, Ciro Immobile, questa volta non mi ha chiamato personalmente, ma mi ha fatto dire dal suo procuratore che per motivi personali non poteva restare a Torino. E allora non l’ho riscattato perché ho capito chi è Ciro Immobile”.
Stremato, ma felice Davide Nicola che, tra mille difficoltà, ha comunque raggiunto l’obiettivo: “Questa è stata la salvezza più complicata per tante dinamiche. Chi conosce questo ambiente lo sa benissimo, ma alla fine abbiamo ottenuto quello che ho detto ai ragazzi. Siamo ben contenti ma avremmo potuto arrivarci anche prima ma fra mille dinamiche, Covid e situazioni legate alle ultime due partite giocate ogni tre giorni siamo andati in difficoltà. Siamo venuti a Roma, abbiamo visto il Papa ed è la cosa più importante. La Lazio ha giocato alla morte e io sono estremamente contento perché la salvezza è meritata”
Il portiere granata eroe della serata Sirigu: “Forse ci ha tradito la parte mentale ed è subentrata la paura. Ci sono varie componenti e dovremo analizzare, metabolizzare e ripartire, cosa che non è successa l’anno scorso per vari motivi. E’ innegabile che quando il Torino si deve salvare a una giornata dalla fine devi capire cosa è andato storto e capire come migliorare. Non eravamo una squadra pronta per Giampaolo, ma una squadra malata che andava curata. Siamo sempre stati aggressivi, abbiamo cercato di cambiare gioco ma serviva cambiare la testa”.

Dispiaciuto per non aver potuto dare una mano al fratello Filippo ma orgoglioso della prova della sua squadra. Simone Inzaghi commenta così il pareggio contro il Torino: “Dispiace per mio fratello ma ce l’abbiamo messa tutta e penso che sia stato un bello spot per il calcio italiano – dice – Una squadra matematicamente in Europa se l’è giocata con il Torino che è venuto a fare la sua gara. Penso sia stato bello vedere due squadre battersi fino al 95° per questa partita. A chi ha giocato e a chi è subentrato ho fatto i complimenti. Questa è stata una stagione lunghissima e difficilissima, ne abbiamo fatte praticamente due giocando spesso ogni tre giorni. Adesso manca l’ultima partita, dovrò fare la conta fra infortuni e squalifiche però ce la metteremo tutta”. Sui suo futuro alla Lazio Inzaghi aggiunge: “Ci vediamo la prossima settimana con la società e prenderemo una decisione. Le parole di Tare? (‘parleremo del rinnovo a fine stagione’) Le ho interpretate in modo senz’altro in modo positivo. Con Igli ho un rapporto quasi di fratellanza e ho un ottimo rapporto col presidente Lotito. Sono con lui dal 2004, c’è grandissima stima, ha avuto parole importanti per questo gruppo, ieri che siamo stati tutti insieme a cena. Tra noi non ci saranno mai dissidi in nessun modo”.
Dulcis in fundo i curiosi provvedimenti del giudice sportivo che ha sanzionato Igli Tare e Davide Vagnati, direttori sportivi delle due squadre. Il ds biancoceleste è stato punito con l’inibizione fino al 31 maggio e un’ammenda di 5mila euro per aver affrontato in modo minaccioso l’arbitro Fabbri nel tunnel che porta agli spogliatoi, tentando di raggiungerlo e rivolgendo espressioni irriguardose. Vagnati invece sarà giustamente squalificato per la prossima giornata di campionato per aver proferito un’espressione blasfema negli spogliatoi al termine della gara




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