Calcio – La prima finale per rimanere in serie B va alla Sampdoria: ora per salvarsi la Salernitana dovrà giocare la partita perfetta!
Modulo 3-4-2-1, gli stessi uomini che fecero l’impresa a Cittadella. Così Pasquale Marino, allenatore della Salernitana, presenta i granata al cospetto della Sampdoria e della bolgia del Marassi. Ambiente blucerchiato su di giri: ci sono oltre trentamila persone allo stadio Ferraris, dopo la retrocessione sul campo patita dalla Samp a Castellammare di Stabia, poi cancellato dalla decisione di riscrivere i playout d’ufficio, in seguito alla retrocessione del Brescia. Si gioca dopo trentadue giorni dall’ultima gara di campionato e le difficoltà sono evidenti. Dalle piccole alle grandi cose: nel fraseggio, nella fluidità della manovra. Sospese tra paura e grande caldo, le squadre si studiano, la Salernitana non è passiva ma la Sampdoria pressa forte. Nei primi dieci minuti la Salernitana concede qualche errore in disimpegno, soprattutto con Hrustic e con una posizione sbagliata di Lochoshvili che parte in avanscoperta, non recupera il suo posto sulla sinistra di Ferrari e lascia lo spazio libero per il tiro. Quando però riparte Hrustic, infilandosi dentro le praterie lasciate dalla Samp, viene fuori un contropiede che potrebbe diventare letale per i granata, ma Simy preferisce lo stop a seguire anziché il tiro immediato con il destro. Poi l’occasione gigantesca per i liguri al 12′: di nuovo sulla sinistra, di nuovo dalle parti di Lochoshvili, la squadra di Evani riconquista il pallone, poi Sibilli con una finta manda fuori giri anche Ruggeri. Il tiro a botta sicura – ad incrociare sul palo alla sinistra di Christensen, si perde a centimetri dal palo. Replay al 25′: Lochoshvili è sia contratto che distratto in marcatura, Sibilli lo supera in un amen con il dribbling, elude anche il raddoppio in marcatura di Ferrari e fionda verso il palo sinistro. Christensen in tuffo è prodigioso e respinge. Se, invece, la Salernitana riesce a liberare le proprie caratteristiche, ad esempio la velocità di Tongya, può far male. Il numero 7 granata sgasa al 36′, supera nettamente Riccio con il dribbling ma poi al momento dell’impatto con il pallone quasi lo schiaccia e non riesce ad angolare indirizzando al palo lungo. Cragno può parare comodamente.
La Sampdoria passa in vantaggio al 40′. Lo fa dopo aver collezionato l’ennesimo calcio d’angolo, che è frutto di un maggiore forcing, di un impatto più forte sulla partita. Cross teso, Christensen forse potrebbe andare in presa alta e bloccare ma respinge di pugno. Corazza e Lochoshvili sono troppo lontani da Alex Ferrari che al volo rimanda in area di sinistro. Lo fa sulle zolle di Meulensteen, appostati alle spalle di Gian Marco Ferrari e di Ruggeri sistemati male. Colpo di testa sotto misura e gol. Meulensteen aveva fatto gol alla Salernitana anche il 9 maggio, nella gara della stagione regolare.
La ripresa
Non ci sono cambi per Marino, ma c’è in campo una Salernitana più propositiva. Guadagna un calcio di punizione che Hrustic calcia sulla barriera, ma subito, dopo, al 68′, perde Cragno che si tocca la coscia e fa il gesto “mi sono rotto”. Nel frattempo il tecnico granata manda in campo Cerri al posto di Simy e Stojanovic in luogo di Corazza. Evani, invece, deve ricorrere a Ghidotti, mentre Cragno esce in barella. Ma la Salernitana resta spuntata e svangata, anzi al 41′ st subisce anche il raddoppio di Curto. Gli ultimi assalti, otto minuti di recupero, cominciano senza Borini. Aureliano lo espelle per fallo a gamba tesa su Lochoshvili. Neppure il tempo di approfittarne che Stojanovic da ingenuo si procura il cartellino rosso e pareggia i conti. Non resta che prepararsi alla “battaglia” di Salerno per sapere quale compagine blasonata resterà in serie B.