Euro 2020: l’Italia soffre ma arriva in finale

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Euro 2020 –  L’Italia è in finale ma quanta fatica! Ci sono voluti i calci di rigore per regalare agli italiani il sogno di andarsi a giocare la finale di Euro 2020.
Una partita difficile sin dai primi minuti, una Spagna che ha modificato l’assetto tattico per sorprendere gli azzurri e metterli in difficoltà, una Spagna ricca di talenti ma sprecona e come sa bene chi è appassionato di calcio, chi sbaglia troppo finisce per perdere e così è stato.
L’Italia si prende la finale dell’Europeo, a nove anni di distanza dall’ultima volta, nel 2012 con Prandelli, e pazienza se per lunghi tratti siamo finiti in apnea di fronte ai palleggiatori sopraffini della Spagna. La sfida per il possesso palla l’hanno vinta loro, ma a festeggiare siamo noi.
La capacità di soffrire è un tratto distintivo di questa squadra senza limiti. Il trentatreesimo risultato utile di fila è il più complicato. Gli azzurri tengono botta nei tanti momenti difficili, poi dal dischetto completano l’impresa. Prima l’errore di Locatelli ma poi segnano Belotti, Bonucci, Bernardeschi e Jorginho. Donnarumma ipnotizza Morata e si scatena la festa.


Luis Enrique sceglie un tridente senza centravanti, con Dani Olmo falso nove. L’Italia parte bene, pressando alta, ma la Spagna si aggiusta in fretta, mandando a vuoto le intenzioni azzurre di aggredire alti. La palla ce l’hanno quasi sempre loro e i manciniani sono costretti a giocare di rimessa, cercando il lancio lungo centrale per sfruttare la lentezza di Garcia e LaporteBusquets vince quasi tutti i contrasti e sporca le linee di passaggio, mentre il diciottenne Pedri dà un saggio delle sue qualità ma raramente giungono al tiro mentre l’Italia si allunga girando a vuoto e non avendo il giusto supporto degli esterni va in difficoltà.
Nella ripresa l’Italia sfrutta la sua occasione trovando una nata da un contropiede sul quale è da apprezzare anche il lavoro di Immobile.
Rotto l’equilibrio, Luis Enrique prova con gli attaccanti, prima Morata e poi Moreno, mentre Mancini sceglie il tridentino leggero, inserendo Berardi (prova impalpabile) per Immobile e sistemando Insigne al centro. Gli spagnoli continuano a sbagliare ma a forza di insistere, la Spagna agguanta il pareggio con Morata grazie ad una difesa nell’occasione molto disattenta.
Soi va ai rigori ed è tutto da raccontare il siparietto prima dei rigori. «Bugiardo, bugiardo!» urla Chiellini a Jordi Alba, davanti all’arbitro Brych, pochi istanti prima dei calci di rigore che hanno portato l’Italia in finale agli Europei.
Ma cosa è successo? Finiscono i tempi supplementari, Mancini richiama i giocatori a sé, sceglie con lo staff i rigoristi. Stessa cosa succede sulla panchina della Spagna. Poi l’arbitro chiama i capitani per il sorteggio pre rigori. Chiellini arriva sorridendo, abbraccia il collega. Il direttore di gara tedesco spiega le regole, indica le due curve. Va deciso dove verranno calciati i penalty e chi inizia a tirarli. Ha la monetina in mano: l’Italia sceglie un verso, la Spagna l’altro. La fa cadere sul prato verde un po’ rabberciato di Wembley: è per gli azzurri. Il suo assistente lo indica chiaramente, ma Jordi Alba protesta. Crede di averlo vinto lui, il sorteggio. Qui inizia lo show di Chiellini. Indica la curva dell’Italia, mentre il capitano della Spagna fa l’opposto. Allora Giorgio lo spinge, bonariamente, sempre sorridendo. Non crede ai suoi occhi, urla «Mentiroso, mentiroso» — «Bugiardo, bugiardo» —. L’arbitro raccoglie la monetina da terra e dà ragione a Chiellini. Che allora si gira verso Alba, si aggrappa alle sue spalle annuendo. Brych, evidentemente per evitare malintesi, decide di ripetere il rituale. Nonostante qualche protesta dell’italiano. Lancia la monetina, che cade dal lato scelto da Chiellini. Stavolta non ci sono dubbi. Giorgio sceglie la curva azzurra, e dice all’arbitro che l’Italia calcerà il primo rigore. Poi dà il cinque a Jordi Alba, lo abbraccia. Se lo stringe al petto, lo prende quasi in braccio. Poi i due salutano Brych e iniziano i cinque minuti che trascinano la Nazionale in finale.

Roberto Mancini dopo la vittoria ai calci di rigore contro la Spagna che ha consentito all’Italia di volare in finale a Euro 2020. “Siamo felici di aver regalato delle belle sere agli italiani, ma ne manca ancora una – spiega il ct – I meriti sono dei ragazzi, ma non è ancora finita. Dobbiamo recuperare le forze che sono rimaste per giocarci la finale”. Una finale conquistata grazie alla forza del gruppo per il quale Mancini spende parole d’elogio: “Credevo nei giocatori che avevamo, nonostante tutti loro ci credessero poco. Sapevo che potevamo fare grandi cose e finora ci siamo riusciti”. Una partita tutt’altro che semplice per l’Italia che ha dovuto fare i conti con le doti in palleggio della Spagna, arma principale degli iberici secondo Mancini: “Gli spagnoli sono i maestri del possesso palla, abbiamo avuto difficoltà, ma volevamo fortissimamente la finale e ce l’abbiamo fatta – ammette – È stata una partita durissima, la Spagna è una grande squadra. Abbiamo fatto una buona gara, non come al solito, ma sapevamo che avremmo dovuto soffrire. All’inizio ci hanno messo in difficoltà, poi abbiamo trovato le coordinate giuste. È stata una partita tra due grandi squadre. Quando si gioca un Mondiale o un Europeo così intenso c’è anche la partita che devi soffrire per vincere, non può mica andare tutto liscio e infatti questa è stata durissima”.
Mancini ha voluto dedicare la vittoria contro la Spagna a tutti gli italiani: “Ora siamo felici, all’inizio quasi nessuno ci credeva e ora questa vittoria la dedichiamo a tutti gli italiani, anche per quello che hanno passato. Siamo felici, ringrazio i ragazzi per aver creato qualcosa di bello. Non abbiamo fatto ancora tutto: ora recuperiamo le forze, è stata durissima. Lo sapevo, sarebbe stata la più dura del torneo. È la sesta, sarebbe stata stancante, ma volevamo la finale”.
Gigio Donnarumma è stato tra i protagonisti più decisivi della semifinale con la Spagna: “Sappiamo da dove siamo partiti e da dove sono partito io. In quel momento c’era tutto, sono in una finale dell’Europeo – dice a fine gara – Con la forza del gruppo ce l’abbiamo fatta. I portieri che mi hanno preceduto hanno fatto la storia in azzurro, ce la metterò tutta cercando di batterli”. La gioia dell’ex portiere del Milan è incontenibile: “Le emozioni non si possono descrivere, per la testa mi sta passando qualsiasi cosa – spiega ancora – Me la godo con i compagni, e dedico la vittoria a Spinazzola. Con i preparatori guardiamo sempre tutto, ma poi c’è anche l’istinto”.
: “Loro sono fortissimi, però questa Italia ha un cuore grande, non molla mai e non molla niente e si è visto in campo dove abbiamo sofferto fino all’ultimo. Ci hanno messo in grande difficoltà oggi”
Un capitolo a parte merita la signorilità e la classe del commissario tecnico della Spagna. Quando perdi una bambina di nove anni per un tumore alle ossa — la figlia Xana, per lei ha una «X» tatuata sull’avambraccio — il dolore annichilisce tutto. Può distruggerti. Ma Luis Enrique resta un uomno vero, una persona speciale e le sue parole a fine partita lo evidenziano. Subito dopo il rigore decisivo Luis Enrique cammina verso la panchina degli azzurri e si complimenta con Mancini (e il suo staff). Lo abbraccia, gli dice bravo, te la sei meritata. Concetti che ribadisce, a caldo, nel post gara: «Sono felice per quello che ho visto. Ho goduto di una partita di alto livello, con due squadre forti che cercavano di giocare un bel calcio, è stato uno spettacolo per i tifosi. Voglio fare i complimenti all’Italia, spero che in finale possa vincere questo Europeo. Tiferò per gli azzurri». Ecco cosa significa perdere una semifinale ai rigori e reagire con classe, uno spettacolo al quale in Italia non siamo proprio abituati!
«Gli ho fatto i complimenti — ha ammesso Bonucci— perché da quando c’è Mancini non avevamo mai trovato una squadra che ci mettesse così in difficoltà». Infatti il tentativo degli azzurri di aggredire alti gli avversari è andato presto in fumo. Merito anche della mossa a sorpresa di Lucho, un tridente senza centravanti, con Dani Olmo falso nueve. «Morata in panchina all’inizio? Ho visto Chiellini e Bonucci con Lukaku contro il Belgio e ho pensato che forse sarebbe stato meglio giocarla senza attaccanti — ha spiegato — . È stata una scelta importante per noi, abbiamo potuto superare il pressing azzurro». Morata inizialmente escluso, poi buttato in campo e decisivo: prima con il gol del pareggio, poi con l’errore dal dischetto. Luis Enrique lo protegge, come ha fatto dall’inizio del torneo: «L’ho ringraziato e abbracciato. Ci ha permesso di sognare». La storia dell’attaccante è la sintesi dell’Europeo della Spagna, un gruppo solido nell’animo, giovane e spensierato.
Guardiola ha definito Luis Enrique «il vero segreto della Roja, ha coraggio e leadership», De Rossi (nello staff di Mancini) lo ha esaltato ricordando il suo anno sulla panchina della Roma: «Pensammo fosse un matto, ma è l’allenatore che più mi ha cambiato. Se ripenso che lo abbiamo fatto scappare dopo dieci mesi, mi sento male».




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