Gianluca Vialli racconta la sua malattia (e non solo) in un libro

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Gianluca Vialli – Dopo la confessione di Gianluca Vialli al Corriere della Sera, dove l’ex calciatore rivela di aver combattuto contro un tumore, e che la sfida non è ancora finita, il mondo del calcio (e non solo) si stringe attorno all’ex bomber azzurro.

Gianluca Vialli si è raccontato a 360° in un’intervista al Corriere durante la quale l’ex attaccante di Juventus e Sampdoria ha rivelato per la prima volta di aver avuto un cancro. «Ne avrei fatto volentieri a meno. Ma non è stato possibile. E allora l’ho considerata semplicemente una fase della mia vita che andava vissuta con coraggio e dalla quale imparare qualcosa – ha evidenziato – Ti prende come un senso di vergogna, come se quel che ti è successo fosse colpa tua. Giravo con un maglione sotto la camicia, perché gli altri non si accorgessero di nulla, per essere ancora il Vialli che conoscevano. Poi ho deciso di raccontare la mia storia e metterla nel libro (’Goals. 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili’.

Da Beppe Marotta a Gianni Rivera, passando per l’Aiac e Aic, arrivano gli auguri al bomber di Samp e Juve. L’ex ad della Juventus, e attuale consigliere di Lega A, lo conosce bene: “Oltre a essere un amico è una persona di grande coraggio e grande forza. È un esempio da imitare”.

La vicinanza dell’Aiac, con il presidente Renzo Ulivieri, che a margine del Consiglio federale a Roma, ha dichiarato: “Sono momenti difficili per ogni persona che si batte in queste cose. Esprimo il mio sostegno pieno e totale a Vialli”.

Gli fa eco il presidente dell’Associazione italiana calciatori, Damiano Tommasi: “Vialli? Una scelta consapevole che sicuramente avvicina tutti noi a lui. A prescindere dai trascorsi sul campo è sempre stato vicino all’Aic, è stato anche nostro consigliere e fa piacere sentirlo parlare serenamente di una situazione complicata che speriamo sarà risolta a breve”.

Un vecchio compagno di tante battaglie come Ciro Ferrara gli scrive: “Solo tu sapevi quale sarebbe stato il momento giusto di spiegare a tutti, in questi mesi ho sempre rispettato la riservatezza. Ricorda: quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. Sei il nostro capitano e leader, non dimenticarlo mai. Un abbraccio”. Altro bianconero dei giorni vincenti, Alessio Tacchinardi: “Hai sempre vinto tante partite e tante sfide, questa è la più importante della tua vita. Sono sicuro che stai lottando come un leone da grande capitano quale eri. Ti voglio bene, un abbraccio”. Anche Riccardo Ferri ha un pensiero per Gianluca: “Sei sempre stato un grandissimo fuoriclasse, stai affrontando la sfida con grande dignità, serietà e un pizzico di grande ironia. Riconosco il grande guerriero che è in te. Un abbraccio e tanti auguri”.

Un abbraccio a Vialli giunge anche dalla Gran Bretagna: “I migliori auguri da tutti noi”, recita il tweet del Chelsea, club in cui ha militato da giocatore e da allenatore.

Ecco le sue parole al Corriere della Sera sulla sua storia…

La novantanovesima storia è la sua. Che finora nessuno conosceva. L’esperienza della malattia. Il cancro.

«Ne avrei fatto volentieri a meno. Ma non è stato possibile. E allora l’ho considerata semplicemente una fase della mia vita che andava vissuta con coraggio e dalla quale imparare qualcosa. Sapevo che era duro e difficile doverlo dire agli altri, alla mia famiglia. Non vorresti mai far soffrire le persone che ti vogliono bene: i miei genitori, i miei fratelli e mia sorella, mia moglie Cathryn, le nostre bambine Olivia e Sofia. E ti prende come un senso di vergogna, come se quel che ti è successo fosse colpa tua. Giravo con un maglione sotto la camicia, perché gli altri non si accorgessero di nulla, per essere ancora il Vialli che conoscevano. Poi ho deciso di raccontare la mia storia e metterla nel libro».

L’intervento, otto mesi di chemioterapia, sei settimane di radioterapia. Come sta ora?

«Bene, anzi molto bene. È passato un anno e sono tornato ad avere un fisico bestiale (Vialli ride). Ma non ho ancora la certezza di come finirà la partita. Spero che la mia storia possa servire a ispirare le persone che si trovano all’incrocio determinante della vita. E spero che il mio sia un libro da tenere sul comodino, di cui leggere una o due storie prima di addormentarsi o al mattino appena svegli. Un’altra frase chiave, di quelle che durante la cura mi appuntavo sui post-it gialli appesi al muro, è questa: “Noi siamo il prodotto dei nostri pensieri”. L’importante non è vincere; è pensare in modo vincente. La vita è fatta per il 10 per cento di quel che ci succede, e per il 90 per cento di come lo affrontiamo. Spero che la mia storia possa aiutare altri ad affrontare nel modo giusto quel che accade».

Lei scrive: «Se molli una volta, diventa un’abitudine».

«Vorrei che qualcuno mi guardasse e mi dicesse: “È anche per merito tuo se non ho mollato”».

La storia Gianluca Vialli inizia a Cremona il 9 luglio 1964. Proveniente da una famiglia cremonese, tira i suoi primi calci all’oratorio di Cristo Re, al villaggio Po di Cremona. Entra nelle giovanili del Pizzighettone, per poi passare alla Primavera della Cremonese.

La carriera a livello professionistico, nel ruolo di attaccante, inizia nel 1980. Vialli gioca nelle fila di Cremonese, Sampdoria e Juventus. Vince due scudetti, il primo storico con la Sampdoria nella stagione 1990-1991, in coppia con il suo “gemello del gol” Roberto Mancini, il secondo con la Juventus nella stagione 1994-1995.

Con la Juventus vince inoltre una Champions League nel 1996, battendo in finale l’Ajax ai calci di rigore; una seconda Coppa dei Campioni sfuma nel 1992 nella finale persa 1-0 dalla Sampdoria contro il Barcellona ai supplementari.

Nel 1996 si trasferisce in Inghilterra per giocare con il Chelsea, assumendo dal 1998 il doppio ruolo di giocatore-allenatore. Gianluca Vialli ha fatto parte della Nazionale Under 21, segnando 11 reti in 21 presenze.

In Nazionale maggiore viene convocato da Azeglio Vicini ai Mondiali del 1986 in Messico, dove gioca tutte le partite, pur senza riuscire ad incidere. E’ poi il perno dell’attacco azzurro durante l’Europeo tedesco del 1988, in cui segna la rete della vittoria contro la Spagna. In seguito contribuisce alla conquista del 3° posto dell’Italia nei Mondiali del 1990, anche se la sua stella viene offuscata dall’esplosione di un altro attaccante, simbolo italiano di quell’edizione casalinga del torneo mondiale: Totò Schillaci, il quale sarà anche capocannoniere per l’Italia.

Eccellente giocatore nei primi anni ’90, l’avventura in nazionale di Gianluca Vialli si esaurisce con l’arrivo del C.T. Arrigo Sacchi che non lo convoca per il mondiale USA 1994. Con la maglia della Nazionale maggiore totalizza complessivamente 59 presenze e 16 gol.

E’ uno dei pochissimi calciatori italiani che hanno vinto tutte le tre principali competizioni UEFA per club e l’unico che le ha vinte con tre squadre differenti.

La carriera di allenatore inizia – come detto al Chelsea – quando nel febbraio del 1998 Ruud Gullit viene licenziato. La squadra si trova ancora in corsa nella Coppa di Lega e nella Coppa delle Coppe e, sotto la sua guida, vince entrambe. Finisce inoltre quarto nella Premier League. La stagione seguente, 1998/1999, vince la Supercoppa Europea battendo 1-0 il Real Madrid e termina al terzo posto in Premier League, a soli quattro punti dal Manchester United campione, miglior posizionamento della squadra del Chelsea dal 1970 in poi.

Nel 1999/2000 porta il Chelsea ai quarti di finale della Champions League, nella sua prima apparizione nella competizione, raggiungendo l’apice nella vittoria 3-1 sul Barcellona, anche se poi viene eliminato nella gara di ritorno, perdendo 5-1 ai supplementari. Nonostante un brutto quinto posto in Premier League, la stagione finisce con l’acuto della vittoria sull’Aston Villa nella FA Cup, conquistata grazie alla rete dell’italiano Di Matteo.

L’ultima stagione di Vialli a Londra inizia nel migliore dei modi, con la vittoria nella FA Charity Shield contro il Manchester, il quinto trofeo conquistato in meno di tre anni, che rende Gianluca Vialli l’allenatore più vincente della storia del club fino a quel momento. Nonostante questo Vialli viene licenziato dopo cinque partite dall’inizio della stagione, dopo un avvio stentato e diverbi con diversi giocatori, tra questi Gianfranco Zola, Didier Deschamps e Dan Petrescu.

Nel 2001 accetta la proposta del Watford, squadra della First Division inglese: nonostante i grandi e costosi cambiamenti che effettua nel club, non ottiene che un quattordicesimo posto in campionato e viene licenziato dopo una sola stagione. Inizia poi una lunga disputa legale riguardo il pagamento del restante contratto.

In ambito sociale dal 2004 Vialli svolge un’importante attività con la “Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport Onlus” – fondata assieme all’ex calciatore Massimo Mauro e all’avvocato Cristina Grande Stevens – che ha lo scopo di raccogliere fondi per la ricerca sulla Sclerosi laterale amiotrofica (morbo di Lou Gerhig) e sul cancro, attraverso l’AISLA e la FPRC.

Vialli ha pubblicato in Inghilterra un libro dal titolo “The Italian Job”, in cui analizza le differenze fra calcio italiano e inglese. Il libro è stato successivamente pubblicato anche in Italia per Mondadori (“The Italian job. Tra Italia e Inghilterra, viaggio al cuore di due grandi culture calcistiche”).

Il 26 febbraio 2006 Vialli ha avuto l’onore di essere stato il portatore della bandiera olimpica nel corso della Cerimonia di chiusura dei XX Giochi olimpici invernali di Torino 2006.

Negli anni successivi lavora come opinionista e commentatore televisivo per Sky Sport.

Nel 2015 viene inserito nella “Hall of Fame del calcio italiano”.




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